lunedì 24 dicembre 2007

Festività

Beato chi ha figli piccoli, con loro il Natale ha un sapore diverso.

A tutti coloro che frequentano abitualmente questo blog, agli amici conosciuti con questo mezzo, a quelli che mi mandano le email di insulti, a coloro che passano di qui per caso tanti auguri.

Tanti auguri di passare un periodo sereno, con le persone che amate, rilassandovi e occupando il tempo con le vostre passioni.
Che il nuovo anno vi offra le opportunità che meritate e che voi sappiate agguantarle.

Tanti auguri,

Buon Natale

domenica 16 dicembre 2007

Confindustria

Negli ultimi giorni ho notato che l'Elefantino ha dedicato parecchio spazio al rinnovo del Presidente di Confindustria.

Sono molto affaccendato e non ho approfondito se c'è per caso un mandante.

Quello che mi stupisce è che siano due le accuse principali verso la candidata alla Presidenza.
  • quello di aver "fatto carriera" all'interno dell'organizzazione
  • quello di essere persona di "immagine".
Sulla prima ci sono effettivamente pro e contro.
I pro sono che conosce la macchina, è conosciuta e non rischia certo di trovarsi impreparata rispetto a struttura e complessità del sistema.
I contro sono che essendo l'arrivo alla presidenza un progetto che dura da anni probabilmente c'è in giro un po' di gente con qualche cambialina nel cassetto da escutere.

Sulla seconda mi stupisco che chi è stato ministro (e influentissimo consigliere) di Silvio Berlusconi che ha portato una fortissima componente di immagine nella vita sociale e politica italiana (e Confindustria con Montezemolo si è adeguata) si stupisca dell'attenzione all'immagine di altri.

Da parte mia, per quanto la conosco, posso dire che la signora è brava e preparata, e ha affiancato comunque il lavoro di fabbrica a quello di confindustriale.

Siamo certi che in una situazione come quella di oggi un profilo come quello che si richiede nel Foglio negli ultimi giorni sarebbe il Presidente adatto di Confindustria?
E' vero forse sono finiti i tempi del Presidente per puro spirito di servizio ma si omette di dire che quei leader facevano e disfacevano nella torretta (ne ho già parlato) senza ascoltare nessuno.
Che la Confindustria di oggi è diversa da quella di allora.
Che come ci sono sempre meno tute blu ci sono sempre meno metalmeccanici in Confindustria.

E sinceramente andare a rendere Marzotto (spero almeno la mattina) come intervistando mi pare poco appropriato, vista la sua esperienza ai vertici della associazione.

Che poi il ruolo delle parti sociali debba oggi essere ripensato può essere vero ma siamo certi che per farlo sia adatto un Del Vecchio (anni 72) o un Bombassei (67)? Il problema di chi ha quell'età, pur rispettabilissimo e capace (vorrei fare un centesimo di quello che hanno saputo fare loro) è che ha sempre, nella mia esperienza, un atteggiamento di fondo legato a schemi sulle parti sociali non sempre attuali.

Anche certe situazioni di Presidente a vita (fate una capatina Monza ad esempio) o interesse personale vanno sanate, ma lì la colpa è anche della mitica base che dovrebbe farsi sentire di più e non farsi prendere in giro.

E poi sinceramente oggi non vedo persone con buona esperienza della macchina Confindustriale (un inesperto è sempre poi nelle mani del Direttore) che potrebbero essere alternativi.
L'unico era oltre a Bombassei, probabilmente, Squinzi.
Mi si perdoni, non lo conosco, me ne parlano in modo ottimo, ma Confalonieri no, proprio no.

giovedì 13 dicembre 2007

Punti di vista

Prima Santoro che adesso, toccando i potenti di turno, non è più un idolo della sinistra.

Adesso Luttazzi che riesce a farsi cacciare anche da La7.

Questi martiri dal portafoglio bello gonfio sono davvero idoli della massa?

Incidentalmente volevo notare che personalmente sentire parlare di cacca non mi fa più ridere da quando andavo alle elementari.
E neppure Luttazzi mi fa più ridere da anni. Anzi quando faceva il clone di Letterman mi faceva tristezza.
Ma da paese cattolico abbiamo una lunga tradizione di martiri.

mercoledì 12 dicembre 2007

Lean economy

La lean production ci ha portato ad una lean economy.
Bello, basse scorte, servizio rapido, ottimizzazione della distribuzione.

Peccato che tutto si basa sulla logistica. E se si ferma quella, come in questi giorni, non funziona più nulla.

Adesso anche gli addetti ai lavori capiranno a cosa servono quelle enormi distese di capannoni che nascono come funghi qui e là soprattutto in corrispondenza di importanti svincoli autostradali.

Ci fosse Babbo Natale

Ci vorrebbe davvero Babbo Natale con le sue renne.
Già di solito queste settimane sono caotiche nei trasporti: si cerca di chiudere il fatturato dell'anno, c'è da spedire i regali, ci sono davanti parecchi giorni di chiusura, c'è da rifornire per pranzi e cenoni, da reintegrare le scorte per i regali.
Naturalmente i camionisti decidono di fare lo sciopero quando incide di più.
Ma due o tre giorni persi in questo periodo sono irrecuperabili.

Meno male che c'è Prodi

Per fortuna abbiamo un governo di sinistra.
Potranno precettare degli scioperanti e usare la polizia per pestare e arrestare senza che nessuna anima candida si scandalizzi.
Tanto sono al 90% padroncini grassi imprenditori evasori.
Eppure i Verdi dovrebbero essere contenti. No benzina no auto no traffico no inquinamento.

venerdì 7 dicembre 2007

Maternità e lavoro

Chi scrive è a favore della nascita dei figli.
La cosa più bella in assoluto che ho fatto nella vita sono le mie ragazze...
Allo stesso tempo sono per l'occupazione femminile, visto che sono circondato (pur metalmeccanico) da donne e da noi anche a livello di retribuzioni fra i top ci sono delle donne.
Senza contare che ho conosciuto nella mia vita diverse donne molto più capaci dei maschi. Una magari l'anno prossimo potrebbe diventare Presidente di Confindustria.

Quando possiamo concediamo anche il part-time e cerchiamo di essere flessibili sulle esigenze delle madri. In qualche caso (dove possibile) abbiamo fatto operazioni di parziale telelavoro.
Insomma con i fatti e non a parole credo di essere per le pari opportunità.

Ciò non toglie che dal punto di vista aziendale il part-time così come l'essere mamma comporti una serie di problemi (non dipendenti dalla madre, certo) che inevitabilmente incidono sulle possibilità di carriera, visto che fare carriera significa avere più responsabilità.

Un paio di esempi.
Il Part-time.
Avere una persona che ha delle responsabilità che fa il part time è una limitazione, prima di tutto occorre sempre programmare le attività che prevedono la partecipazione della signora nel suo orario di lavoro. Poi può capitare che arrivi il contatto della signora in orario non di lavoro (certo, la colpa è sua che non ha appuntamento ma i clienti sono così) oppure occorre organizzare una riunione o dare una risposta in urgenza.
Tutti casi che limitano in parte la reattività dell'azienda agli accadimenti. Spesso nulla di trascendentale, ma sul medio periodo cose che incidono. Per quanto sopra spesso si prevede per chi fa il part-time già il "sostituto" nel momento dell'incarico.

L'assenteismo.
Già parliamo di una cosa (tralasciando i fannulloni che se ne approfittano) contro la quale si può fare poco, può capitare a tutti di ammalarsi.
In questo caso poi ci sono particolari periodi della vita nei quali i bambini sono molto soggetti alle malattie (quando iniziano ad andare all'asilo ad esempio) e quindi alle normali situazioni personali si aggiunge il rischio figli.
In questo tendenzialmente una soluzione sarebbe una alternanza padre e madre (se ambedue lavorano) ma in Italia è poco o nulla praticata.

Va poi considerato il periodo di assenza per la maternità e qui deriva molto da fortuna e attitudine della futura mamma. Ci sono i casi più disparati, da assenze di anni a assenze di mesi (quelle obbligatorie o poco più).
In periodi di cambiamenti continui e repentini a volte il rischio, se l'assenza è lunga, è che l'azienda che si trova al ritorno sia profondamente diversa da quella lasciata.
E l'azienda (ormai siamo tutti con il personale giusto giusto quando non meno di quello necessario) non riesce a tenere "fermo" il posto per chi se ne va, oppure se deve fare promozioni e spostamenti o cambiamenti organizzativi mentre uno è assente spesso si trova "costretta" a privilegiare chi è in azienda e può seguire il progetto. Non sempre è possibile aspettare.

Insomma pur con tutta la buona volontà unire maternità e lavoro è e resterà problematico.

Una discreta soluzione, ma occorre una famiglia già benestante e ottima professionalità, è cambiare proprio: licenziarsi e passare ad un lavoro fattibile da casa nel periodo di inizio maternità, ritornare a lavorare quando la situazione si è stabilizzata magari facendo un passo indietro per prendere la rincorsa e ricominciare.
Oppure fare i figli nel periodo universitario (credo sarebbe biologicamente anche più corretto) ma vedo che la tendenza è opposta.
Certo è che più si va avanti più può essere un bel macigno, maggiori sono le responsabilità, maggiore sarà l'impatto.

La vita è una ruota

Molti di quelli che facevano queste cose oggi siedono comodamente in Parlamento.
E la loro pensionicina d'oro è stata salvata dal signore sopra rappresentato.

sabato 1 dicembre 2007

Occorre essere paranoici

In azienda bisogna essere paranoici.
Il momento più pericoloso è quando le cose vano bene, magari molto bene.

La tensione comincia a calare e il cliente invece che il il centro di tutto comincia ad essere visto come un rompiscatole che ha un sacco di pretese, con noi, che siamo così bravi a fare il nostro lavoro.

Allo stesso tempo l'ego dell'imprenditore/manager comincia ad ampliarsi in modo sconsiderato andando a coprire lo scibile umano terraqueo.

Allora comincia a costruire una sede assolutamente sproporzionata all'azienda impegnando gran parte dei soldini accumulati o che arriveranno in questa impresa (sindrome della statua a cavallo). Peccato che spesso i piani di crescita rallentano e la statua diventa il macigno che tira a fondo il tutto.

oppure a scelta, siccome sono bravo e molto più furbo degli altri (anche solleticato da qualche organizzazione in vista di laute commissioni) faccio una bella acquisizione. Tanto vanno male perché quello lì non è mica capace, ma se la gestiamo noi...
Peccato che ciò che vale nella mia azienda è valido per la mia (ambiente, personale, clima aziendale ecc) ma non è detto che valga anche in altre.

Certo, ci sono anche quelli di grande successo che riescono in queste imprese, ma moltissimi che proprio su queste cose cadono.

Allora bisogna essere paranoici e quando va bene cercare di capire da dove arriverà (perché arriverà di certo) la prossima botta. E prepararsi a difendersi.