sabato 30 gennaio 2010

Stranezze

Probabilmente non diventerò mai ricco perché non so fare i conti.

Nella mia testa se un cliente fa un pezzo del lavoro dovrei incentivarlo (devo fare meno lavoro io).

Invece le mitiche Poste Italiane, ormai bazar di libri, CD, DVD e amenità varie tra le quali siamo costretti a fare lo slalom (modello Autogrill) per fare una operazione non la pensano così.

La casella postale permette alle poste di smistare la posta in sede e non doverla dare al postino.
Quindi meno lavoro.
Invece con quest'anno, dopo nuove assurde regole, passa come costo da 50 a 200 Euro.

Detto fatto, casella cancellata, che venga il postino a consegnarmi qualche chilo di posta al giorno.

Ma forse io ragiono da imprenditore, loro ragionano nella creazione di posti e non di valore.

lunedì 4 gennaio 2010

Quale fisco


Da sempre si parla molto del fisco sulle aziende.
Anche per il lavoro che faccio una alta tassazione sui redditi aziendali mi vede molto contrario. Ne ho già parlato parecchie volte (una specie di mantra, si sa mai che qualcosa si muova).

Come ho detto a mio parere gli utili aziendali non distribuiti dovrebbero essere esento o quasi dalla tassazione. E quelli distribuiti essere tassati in capo al beneficiario.

Il mio discorso è semplice, basterebbe il buonsenso (che non alberga, al contrario del populismo e retorica nella mente dei politici): le imprese creano lavoro e benessere, la loro funzione la svolgono in quel modo.
Pensateci un attimo: se pago poche tasse diventa meno interessante evadere.
Diventa più facile capitalizzare l'azienda. Molti miei colleghi smetterebbero di preoccuparsi di pagare poche tasse e si dedicherebbero (spero) più a sviluppare il business.

I risultati di una economia con poche aziende temo li potremo vedere in un prossimo futuro.
Non solo lo stato incasserà meno tasse per la disoccupazione ma dovrà anche spendere in welfare.
Una media azienda porta allo stato  già parecchie centinaia di migliaia di Euro tra tasse dei lavoratori, tasse su consumi energetici, imposte, bolli e balzelli vari.
E' vero che le tasse dei lavoratori le pagano i lavoratori e sono le loro, ma grazie all'azienda che gli dà lavoro, non ci fosse quel lavoro sparirebbero anche le tasse.
Davvero chiedere meno tasse è il solito piagnisteo?

Davvero siamo sicuri che non valga la pena di favorire le aziende in un momento come questo?

Sui dati usciti in questi giorni sul Corriere poi, la solita demagogia.
Vero che ci sono tanti che guadagnano poco in media, ma faccio l'esempio di casa mia: mia moglie col suo lavoro guadagna qualche migliaio di euro l'anno (non è un buon momento) ma può permetterselo avendo la famiglia altre entrate. Mia figlia guadagna qualche centinaio di euro l'anno coi suoi lavoretti part time. La colf (regolarmente assunta ad ore) guadagna poche migliaio di euro l'anno.
Poi c'è il pirla che fa parte dei 76.000 "ricchi".
Se facciamo la statistica cosa succede? Grandissima disparità sociale, ma il pirla mantiene gli altri.

Perché quando fanno le statistiche non eliminano i marginali? Perché non aggregano per nuclei familiari?

Per i negozianti poi, quando usciranno quelle del 2009 si griderà allo scandalo. Ma avete qualche amico negoziante? Secondo voi si è arricchito nel 2009? Perché allora così tanti negozi chiudono?

La verità è che ai governi conviene la lotta sociale (divide et impera) sul discorso tassazione per concentrare la rabbia della maggior parte della gente verso gli evasori piuttosto che sul come spendono i soldi delle tasse.

domenica 3 gennaio 2010

Acceleratore

Una cosa che ho notato nelle mie frequentazioni.

Tutti si lamentano, ma spesso la grande crisi del 2008/2009 a mio parere è stato solo un acceleratore che ha colpito in modo durissimo, mettendole a terra, aziende che secondo me erano decotte.

Spesso c'erano aziende mal gestite o razziate dai proprietari, qualche stronzo avrà rimpatriato quei 95 miliardi di euro no?, non dimentichiamo che l'evasione sono prima di tutto soldi rubati dai soci all'azienda.
Quindi, già prima della crisi, ci si trova con aziende sotto capitalizzate, con debiti enormi e margini risibili (se non in perdita). Magari che non fanno più grossi investimenti

La crisi arriva e accelera problemi che sarebbero stati inevitabili comunque.

Le aziende ben gestite, equilibrate la crisi l'hanno sentita, eccome se l'hanno sentita, ma alla fine se la stanno cavando. Certo con grandi sacrifici, senza sapere bene come saranno strutturate tra un anno, ma se la stanno cavando. E per loro, credetemi, nella maggior parte dei casi le banche stanno facendo la loro parte (magari ricavando qualche margine extra ma di quello riparleremo).

Quando quindi vi trovate davanti un'azienda che sta saltando per la crisi andate a vedere i bilanci degli anni passati. Se vedete le aziende che perdevano già prima la crisi è chiaramente una scusa.
Ma ce ne sono tantissime che avevano utili/perdite costanti tra +10.000 e - 10.000,  quando non utile tra i 3000 e i 5000 per anni e anni (giuro, ce ne sono un sacco) dei maghi del budget in grado di programmare in modo strabiliante l'utile aziendale.
O piuttosto gente che faceva il bilancio in un qualche modo?
Ma secondo voi è la crisi che ha condannato questa gente?

Poi ci sono le aziende che sono cresciute a suon di acquisizioni a debito, alle quali ora mancano i flussi per ripagare il debito. E questa è ancora un'altra storia.

sabato 2 gennaio 2010

Prepararsi


Quest'anno niente auguri e cose così (neppure nella vita) non è uno dei periodi migliori a livello personale. Meglio lasciar perdere e parlare di business.

Il 2010 sarà un anno difficile, alcuni nodi stanno per arrivare al pettine: primo fra tutti il problema occupazionale, molte aziende in crisi profonda stanno per esaurire gli ammortizzatori sociali e devono decidere cosa fare.
Inevitabilmente per molti la riduzione del personale, visti i livelli produttivi, è l'unica via.
Questo non può che deprimere ulteriormente l'economia. Certo chi non ha certezza del proprio futuro non è portato a spendere.

Ma è un momento importantissimo per le aziende.
Quelle lungimiranti già da qualche tempo hanno iniziato a investire e a fare i piani per il prossimo futuro. Quando ci sarà una ripresa del mercato, magari parziale, magari diversa da quella che si vorrebbe, ma inevitabile.
Molte aziende chiuderanno e questo aprirà spazi a quelle rimanenti, il cambio di mentalità (anche e soprattutto dei clienti) aprirà spazi nuovi e nuove nicchie di mercato, alcuni acquisti a lungo rimandati verranno fatti.

Allora diventa fondamentale cercare di capire l'evoluzione del proprio mercato e prepararsi per approfittarne.
Dico sempre "in qualsiasi momento c'è qualcuno che sta facendo i soldi" e, credetemi, è così.

Invece vedo e sento troppi colleghi disillusi e sfiduciati. Che subiscono il mare invece di cercare di governare la barca. Salvo poi lamentarsi di tutto e di tutti.

Il futuro è nelle nostre mani e come diceva un tipo che mi manca molto "the future is unwritten".