Leggo spesso, frequentando l'ambiente (a dir la verità entrambi) le lamentele dei geek o responsabili o chiamateli come volete sul fatto che le imprese non "capiscono" il web (2.0 ma spesso anche 0.5).
E contemporaneamente sento le imprese che spesso si lamentano del fatto che con quelli di internet non si capisce mai nulla.
Conosco bene il problema.
Come ho detto diverse volte guido una azienda che lavora in modo globale, in moltissimi paesi, in tutto il mondo.
E il problema più grosso è conoscere il linguaggio. Ed usarlo.
Per noi fa parte ormai del DNA aziendale ma mi rendo conto che come per tutte le cose consolidate applichiamo tecniche molto complesse in modo per noi naturale.
Sappiamo entrare in empatia con un arabo o un cinese, un olandese o un africano. A dirlo (e per noi a farlo) sembra semplice. Invece è la semplificazione data dall'esperienza di una attività complessa.
Un po' come la differenza di usare un computer in modo avanzato per un geek o per la classica, mitica, segretaria.
E spesso me ne rendo conto di fronte allo smarrimento di colleghi con i quali parliamo non di esportare in paesi lontani ma sul fare trattative con un tedesco.
Un lungo preambolo (la brevità notoriamente non è tra le mie qualità) per dire che la mia impressione è che l'atteggiamento di molti operatori web 2.0 sia:
piccoli imprenditori ignoranti che non capiscono nulla.
Ma siamo davvero sicuri?
Intanto già operatore di web 2.0 che incontro , definizione che ricevo. E questo la dice già lunga.
Ma quando chi è di fronte a me non capisce il primo problema che mi pongo è "ho usato il linguaggio appropriato?".
Io sono un mezzo Geek ma siamo sicuri che affrontare uno che produce vino (tanto per ricollegarmi al
winecamp) e quindi è di estrazione contadina e parlargli di SEO, conversazione, blog ecc ecc sia entrare in empatia?
Compito del venditore è capire le necessità del cliente e mettersi al suo livello.
Troppo spesso l'atteggiamento dei webber 2.0 è "
senti troglodita che vivi ai tempi della pietra, adesso vengo qui e ti spiego il verbo, anche se siccome sei un ritardato non lo capirai gettando via delle opportunità".
La cosa che leggo di più è "le PMI non capiscono" ma voi siete sicuri di esservi spiegati?
Oltretutto peccato che come detto in questi giorni il 90% della gente poi cerchi sui siti tette, culi e gossip e che i blog più frequentati come numeri sono lontani anni luce dalla buona parte dei giornali.
Ci sono giornaletti locali che fanno decine di migliaia di copie. Quanti siti in Italia fanno decine di migliaia di visite in un giorno?
Per promuovere il mio negozietto vale più il giornaletto locale, fosse quello della parrocchia o la pubblicità sul web? Siete sicuri sicuri sicuri della risposta?
E quanti sono in Italia quelli che vivono in rete collegati come noi?
Siamo quattro gatti, alla fine sia pure quelli divisi per "giro" si conoscono tra di loro.
Quanta gente fa un *camp? 300?
Alla assemblea di Confindustria c'erano (se ricordo bene) 3400 persone, (tra l'altro spesso ben più influenti, mi si perdoni, di un po' di blogger). E con una intensissima rete di contatti.
Insomma occhio a non vivere in una bolla o in un universo parallelo pensando che sia il tutto.
Certo, poi ci sono prodotti per i quali 2.0 funziona, ma il percorso + ben più lungo di quanto molti pensano.
Sono abbastanza vecchio per ricordare che i futurologi pensavano al 2000 con le auto che volano!