Sono uno strenuo sostenitore del fatto che un capo debba fare il coach e il tutor.
Ottimo e bellissimo, fa crescere le persone, crea un buon clima in azienda, motiva le persone.
Ma al capo chi ci pensa?
Avete presente quanto è difficile fare il coach? Alla fine i problemi di tutti diventano i tuoi, devi essere competente, capace, sapere un pò di tutto quello che succede, allenare le persone a trovare le soluzioni facendogli intravedere la strada e cercando di fargli fare il ragionamento che lo porta a sceglierla.
E il tutor? Devi occuparti della persona oltre che del collaboratore, pensare al suo benessere psico fisico senza però essere invadente, devi farlo sentire protetto ed essere capace di riprenderlo in modo costruttivo e motivante.
Oltretutto vale sempre il vecchi detto del dito e braccio, se li "coccoli" vorranno sempre di più.
E magari alla fine dopo tutto questo sforzo ti trovi davanti quello che se ne va per cento euro in più o per avvicinarsi a casa o perché in un altro posto gli offrono mari e monti (all'assunzione le promesse van via facile).
E il capo chi lo aiuta?
Avete presente lo stress e la quantità di problemi, variabili, cose che uno si trova a dover gestire? Certo ci pagano per quello. Ma in certi momenti la pesantezza diventa quasi insostenibile.
Se poi si lavora con persone della famiglia diventa difficilissimo gestire l'equilibrio tra il rapporto di lavoro (se sbagli devo riprenderti) e quello affettivo (ma non c'entra nulla col fatto che ti voglio bene).
E volete mettere quanto è più facile usare il vecchio sistema delle urla e del "fai così perché lo dico io"?
Ma io sono testardo e un gran romanticone. E la storia mi dice che molti di quelli che ci hanno lasciato ci hanno rimpianto.