martedì 27 settembre 2011

Mischiare le carte

Si sa i politici sono dotati di orecchie strane, che sentono solo quello che fa comodo.

Per intenderci una volta per tutte la proposta di Assonime, fatta propria, con qualche variazione, da Confindustria prevedeva:

Gettito invariato

Aumento dell'IVA (tutte le aliquote)
Patrimoniale (una cosa ridicola 0,5 permille, 500 euro per milione)

da utilizzare per
abbassare la prima aliquota irpef (o alzare la soglia minima, che è uguale) 50/60% dell'intervento
abbassare leggermente il cuneo fiscale possibilmente via Irap (50/40%)

anche un bimbo capirebbe che maggiori sostegni al reddito, irpef più bassa per i meno abbienti e un migliore sistema di welfare sul lavoro aiuta i deboli. E compensa probabilmente l'IVA in più versata per chi è nella fascia bassa (i "ricchi" pagherebbero più tasse e il beneficio sarebbe marginale sulla prima aliquota).

Ma come sempre accade se parli di entrate ci sentono benissimo, per il resto faranno un tavolo, una commissione, un indirizzo, una proposta di legge, insomma, avete capito.

Poi la proposta poteva non piacere ma almeno aveva un senso.

Il risultato è che Confindustria è per l'aumento IVa e patrimoniale.

lunedì 26 settembre 2011

Pagliacci

Siccome non si smentiscono mai, ricevo questa email e la pubblico:

Istituto nazionale per il Commercio Estero-Ente soppresso ai sensi della Legge 15 luglio 2011 n.111


Il Ministero dello Sviluppo Economico - Direzione generale per le politiche di internazionalizzazione e la promozione degli scambi - ha richiesto il supporto dell'ex ICE per dare ulteriore diffusione alla missione in Georgia ed Azerbaijan del Ministro Paolo Romani che si recherà a Tbilisi e a Baku dal 9 all’11 ottobre 2011, con una delegazione di imprese.



Servono commenti?

A prescindere

Tutti oggi se la sono presi con Brunetta.

Non sono tra gli estimatori di questo governo; ormai si pensa che dicano cazzate a prescindere, e anche loro hanno fatto di tutto per arrivare a questo risultato.

Ma che i documenti rilasciati dalla pubblica amministrazione o le CCIAA siano richieste dalla pubblica amministrazione che ne ha bisogno, senza passare attraverso l'azienda, non è una cazzata.
Anzi, forse sarebbe il momento buono nel quale la PA si mette a fare seriamente una rete di interscambio dati.
E, a mio parere, sarebbe il metodo giusto per fare in modo che le aziende controllino e tengano a posto tutte le cose dei rapporti con la PA.

Faccio l'esempio del DURC (il documento che dice che sono a posto con i contributi INPS). Se sono io a fornirlo per assurdo posso costruirlo falso. Se l'appaltante lo ricevesse direttamente dall'INPS sarebbe certo e aggiornato.

Non conosco l'attuale certificazione antimafia, non partecipiamo a nessun appalto per scelta, ma in passato era una pagliacciata. E mi pare non abbia evitato che gli appalti siano andati agli amici degli amici.

Forse sarebbe ora di passare dai controlli formali a quelli sostanziali. Quella si che è la rivoluzione di efficienza per la nostra PA.

Se poi pensate che ogni volta alla PA, per qualsiasi cosa, devo fornire la visura camerale forse capite cosa intendo.

Ah, certo, dimenticavo, per ogni documento pago la CCIAA, il bollo e tangenti varie. Forse la ragione è quella.

Re-Edit Ah, per la cronaca mi son fatto una ricerca. Qui si trova la guida.
Come notate in fondo dai costi (moltiplicare per migliaia di documenti) non è un brutto business. Ma qualcuno mi deve dire perché non può richiederlo l'ente in via elettronica (oltretutto avrebbero tutto automatizzato con si/no).

giovedì 22 settembre 2011

Il cuneo

Poniamo il caso, ma solo un caso, che ci sia un governo in forte difficoltà e un paese allo sbando.

Poniamo il caso che le parti sociali più importanti, pur in presenza di forti contrasti e differenza di vedute riescano a trovare un accordo su alcuni punti, il primo dei quali è la rappresentanza sindacale.

Sempre per pura immaginazione possiamo pensare che le parti sociali, già che son lì, magari parlino anche di proposte e problemi attinenti il governo di cui sopra.

Come disinnescare questo pericolo?
Visto che insistono tanto su questa storia del cuneo (che forse quelli del governo mica hanno neppure capito tanto bene) gli diamo il cuneo.

Infiliamo in un decreto che parla di tutt'altro una norma senza senso che dice che in base ad accordi col sindacato si può superare il totem dell'articolo 18. Una balla grossa come una casa perché già oggi, trovando l'accordo con i sindacati, si può licenziare. E se non ci credete chiedete alle migliaia che hanno perso il lavoro nelle ristrutturazioni aziendali.

Basta poi suggerire all'orecchio di qualche connivente oppositore che è un attacco all'articolo 18 e a lui non pare vero di fare finalmente una bella sparata in TV sui diritti dei lavoratori violati da un governo fascista, e creando opere d'arte come quella qui rappresentata. Anche se non è vero. Ma questo ormai non è più importante per i media.

Sempre ipoteticamente eccolo lì un bel cuneo piantato in mezzo per divaricare le parti sociali ed evitare problemi.

Peccato, per il governo e i suoi sottopanza tipo quelli del Giornale che a volte non solo nelle favole chi fa il leader sia meno accecato dei suoi mille e mille suggeritori e non caschi nel tranello.

PS avendo fregato l'immagine segnalo anche idee solo leggermente diverse dalle mie. mentre attendo con impazienza il "futuro governo confindustriale di centrosinistra" .

mercoledì 21 settembre 2011

Poteri fortissimi

Confindustria è un sistema complesso, oltretutto formato da primedonne abituate a fare e disfare a casa propria (imprenditori e capi azienda) con caratteri, nella maggior parte dei casi, a partire dal sottoscritto, non esattamente accomodanti.
(spoiler, se conoscete bene la struttura saltate alle ultime righe al [landing point])

A questo va unita la complessità della rappresentanza basata su due direttrici: territorio e settore.
Una azienda di mobili della Brianza è quindi tipicamente associata a Monza e a Federlegno.
Al territorio spetta occuparsi dei problemi locali con Comuni e Provincie (che so, PGT, strade, ecc)  a quella di settore dei problemi del settore in ambito nazionale e internazionale (normative, andamento del settore, leggi che lo riguardano).
Esistono poi altri due livelli che si rapportano con i livelli istituzionali: Regionale (al quale sono associate le territoriali) e Nazionale (al quale sono associate territoriali e settoriali) che è il più conosciuto.
Quindi ai livelli elevati sono rappresentate le varie associazioni e non direttamente le aziende, anche se poi ci vanno i rappresentanti delle aziende, normalmente quelle più rappresentative.

Vi siete persi? Certo. Lo so, è complesso.
Se poi aggiungiamo che in ogni territoriale esistono comitati (o delegati) per la PMI e Giovani Imprenditori che a loro volta hanno tutti i livelli e che sono poi rappresentati a tutti i livelli vi complicherò ancora più l'idea.

In quel cesso di sito che ci ritroviamo qui trovate un po' di numeri e qui potete sorridere su quanto possiamo diventare lobbisti particolareggiati; sinceramente certe categorie tipo "Associazione delle Organizzazioni di Ingegneria e Consulenza Tecnico Economica" mi erano sconosciute.

A questo unite il fatto che sono rappresentate da aziende piccolissime a multinazionali (anche straniere se hanno strutture in Italia) e che ultimamente (anche se molti, come il sottoscritto, non sono d'accordo) sono entrate molte aziende pubbliche tipo FS, Poste e anche alcune banche.

Ci sono poi interessi contrastanti secondo voi la associazione dei produttori e distributori "Associazione Nazionale Industriali Gas" ha gli stessi interessi dei consumatori della "Federazione Imprese Siderurgiche Italiane"?
E gli interessi del 90% delle PMI contrastano fortemente e spessissimo con quelli delle grandi aziende.

Vista la complessità e gli enormi interessi qui rappresentati come potete immaginare quale fatica e quale lavoro di mediazione ci sia dietro alla gestione di un baraccone del genere.
E perché a volte su certi passaggi le posizioni siano quantomeno "sfumate".

Tra l'altro, come ulteriore fattore, è una lobby che per mandato è filo-governativa e a-partitica (politica la facciamo tutti, ogni giorno). Dovendo cercare di intervenire sulle leggi mentre sono ancora in commissione deve avere un rapporto con tutti e un filo diretto con chi è al governo.
E' poi in "concorrenza" nella rappresentatività con Rete Imprese Italia (quando ancora c'era qualcosa da spartire) e le controparti sindacali


Tutta questa menata per fare capire che la signora Marcegaglia, seduta sulla prestigiosa ma scomoda poltrona ha una giacchetta antistrappo tirata da mille parti.
Le persone sedute ai vertici oltretutto sono, nella maggior parte, dotate di lobby autonoma e in grado di parlare direttamente con chiunque. Marchionne, Scaroni, Tronchetti, Confalonieri non hanno certo bisogno di Confindustria per parlare con Berlusconi.

Ed ecco perché c'è l'accusa, vera, che troppo spesso Confindustria è attenta agli interessi di bottega e quindi molto filo-governativa.
Oltretutto, grazie ad un efficiente e capace ufficio studi, è molto ascoltata anche a livello internazionale (il Presidente incontra in modo regolare i maggiori leader) e quindi le parole vanno dosate.

Ho, capito (se siete arrivati qui), non vengo al dunque.
Volevo spiegare, a chi non la conoscesse, la struttura e le sue problematiche. E poi arrivare al dunque.

[landing point]

Perché oggi improvvisamente da mediatrice Confindustria è passata all'attacco?
Perché anche i grandi, i cosiddetti poteri forti, si sono rotti le scatole.
Perché ormai anche loro sanno che di soldi da distribuire non ce ne sono più.
Perché tutti hanno capito che qui rischia di saltare il banco, non i singoli giocatori.

Perché anche i grandi sono oggi disposti a rinunciare alle prebende di un tempo in cambio di serie riforme e una modernizzazione dello Stato unita a una revisione del sistema fiscale che favorisca anche i dipendenti/consumatori oltre alle aziende.

E questa, vista da dentro, vi garantisco che è la vera notizia e un cambiamento epocale.

lunedì 19 settembre 2011

Familismo

Si parla molto spesso del difetto di molti di noi imprenditori che portiamo i figli alla direzione delle aziende. Spesso, per chi accusa, senza meritocrazia.

Se non altro lo facciamo con i nostri soldi e se la scelta va su un incapace chi ci perde è la famiglia.

Qualcuno mi spiega perché dobbiamo invece avere il Trota, il figlio di Di Pietro ecc. in politica?
Perché i "figli di", che strano, spessissimo trovano un posto pubblico o semi pubblico?

E per chi sa come funziona il mercato dei voti sentire Di Pietro che dice "si ma mio figlio deve trovare i voti per essere eletto" appare più una presa per il culo che una giustificazione.

domenica 18 settembre 2011

La grande truffa dei solidali

Anche oggi, per l'ennesima volta, per quei 5 minuti di TG che vedo facendo colazione mi sono sentito dire "occorre una maggiore attenzione per i poveri".
Che poi è di solito seguita da "le tasse sono necessarie per aiutare i bisognosi" ecc.

Nulla di più truffaldino e falso.

I bisognosi si aiutano mettendo i ricchi in condizioni di fare impresa e dare un lavoro ai bisognosi.
Una politica industriale serve a quello. Favorire le imprese rispetto alle rendite finanziarie serve a quello. Abbassare il cuneo fiscale serve a quello.

Una scuola che funziona, venture capital che funziona, un po' di libertà di fare impresa consentono ai meritevoli di cercare di fare la propria azienda. Togliere lacci e lacciuoli aumenterebbe la mobilità sociale in un paese ingessato dove la cosa peggiore è che se nasci povero e sei in gamba difficilmente riuscirai a ottenere quello che meriteresti.

L'Italia nel dopoguerra è uscita dalla povertà grazie alla crescita industriale, e ci sta tornando grazie ad uno stato onnivoro che drena tutte le risorse per se e per mantenere tutte le sanguisughe che vi ci sono attaccate.

Combattere chi fa il mio mestiere e fargli venire la voglia di scappare è il contrario di quello che vi raccontano del togliere al ricco per dare al povero.
Io probabilmente resterò ricco ma i poveri aumenteranno (i miei dipendenti).
Oltretutto, in una situazione come l'attuale, chi si rompe le scatole sono quelli corretti, che pagano le tasse, attenti alla sicurezza, che non fanno lavorare in nero, che hanno una visione anche sociale della propria azienda. E  restano quelli al quali il sistema marcio va bene perché nel marcio vivono e proliferano.
Se ne va chi fa anche beneficenza e resta chi ruba dalle offerte in chiesa.

Volete aiutare davvero i bisognosi? aiutate i ricchi "sani" (che gli altri vanno combattuti siamo d'accordo).
Se no sono solo belle parole, spesso dette da chi, come la Chiesa (e mi dispiace), tra i poveri ha il proprio "target" e il business della raccolta fondi e quindi ha interesse che non scompaiano.

venerdì 16 settembre 2011

CV - A volte tornano

Questo riepilogo non è disponibile. Fai clic qui per visualizzare il post.

Vi mando volentieri tutti a ...

Non sono un bigotto, anzi chi mi conosce sa che tendo piuttosto dal lato libertini.
Non sono in condizioni di giudicare le abitudini sentimentali degli altri.
Capisco e conosco gli appassionati di gnocca.

Ma che un vecchio ormai semi idiota, ricco oltre ogni necessità terrena possa essere così povero di spirito di essere acquistabile con qualche bella ragazza mi mette tristezza per lui.
Incontinente anche al telefono dove spara cazzate a raffica. Senza un minimo senso del ridicolo, non pretendo serietà e senso dello stato da dei pagliacci.

Quando poi il vecchio rincoglionito fa il Presidente del Consiglio di una (ex) delle maggiori potenze mondiali la cosa diventa preoccupante.
E mi fa incazzare.
E mi fanno incazzare tutti i parassiti (molto più parassiti di qualsiasi evasore) che ha attorno e che, nostri rappresentanti, stanno svendendo e rovinando il nostro paese per mantenere le loro poltrone e i loro privilegi.

E sono tutti sulla stessa barca, intendiamoci, con una opposizione più spaventata della maggioranza che caschi tutto. Perderebbero anche loro i privilegi e nella per loro malaugurata idea andassero al potere non avrebbero la minima idea di cosa fare. Patrimoniale a parte, che sarebbe il colpo finale (e alla quale arriverà probabilmente comunque presto anche il vecchio demente alla ricerca di soldi).

Milioni di dibattiti e tutti che parlano di come reperire risorse.
Avessi sentito uno che dice che occorre diminuire le spese!

Ciò che mi viene in mente è irripetibile.

martedì 13 settembre 2011

Ritorno al passato

L'ho promesso un sacco di volte, ma non ho mai mantenuto la promessa.
Tempo fa facevo un giochino con i Curriculum Vitae che alcuni trovavano interessante.

In pratica analizzando un CV (sempre rigorosamente anonimizzato) fornivo il "punto di vista" del lettore.
Certo, magari forzando un po' le cose, sia per estremizzare che per fare diventare la cosa interessante, ma in genere lasciando il fondo di verità.

Visto che sto cercando di rivitalizzare un po' il blog e ultimamente ho ripreso a postare chi volesse una analisi tra il serio e la presa in giro del proprio CV (astenersi permalosi) può mandarlo così com'è o anonimizzato (ma non è la stessa cosa) all'indirizzo mail che trovate in alto a destra del Blog.
Garantisco riservatezza.

Grandi Elusori

Continuiamo con la mia "saga dell'evasore" arrivando alle medie e grandi organizzazioni.

Per evidenti ragioni (anche se mi dicono che c'è chi lo fa e mi chiedo come) le grandi organizzazioni non fanno il nero spiccio.
C'è qualche difficoltà per Esselunga a organizzarsi per non fare lo scontrino, o per Fiat per vendervi una Punto in nero.
Il nero spiccio comporta il maneggiare contanti, e non è percorribile se ci sono molti dipendenti.

In questi casi i meccanismi sono molto variegati e vanno dall'evasione pura, all'elusione, all'ottimizzazione fiscale.

Va premesso che i controlli di queste aziende sono molto molto difficili e nella marea di operazioni che vengono fatte è spesso difficile trovare quelle incriminate. Parliamo di migliaia, spesso milioni, di documenti da analizzare.

L'evasione pura, spesso per procurarsi fondi neri destinati a tangenti o a pagare commissioni fuori dal circuito ufficiale avviene principalmente con false operazioni.
Fatture che finiscono nel calderone delle spese e che permettono attraverso vari caroselli di fatturazione di trovarsi con giacenze in conti locati in paesi non molto trasparenti.

Non scandalizzatevi se si parla di fondi neri, si pagano tangenti in tutto il mondo, e gli integerrimi tedeschi sono tra i maggiori pagatori (anche in Italia trovarono Siemens con le mani nel sacco) e certi business come le armi si muovono solo se adeguatamente oliati. Non è giusto ma così va il mondo.

C'è poi tutta la parte elusione e ottimizzazione. Basta vedere il tax rate medio per le grandi aziende quotate per capire che sono molto distanti dalle PMI.
E leggevo un articolo di Penati ieri su Affari e Finanza che parlava del 38% delle grandi quotate e del 52% per le piccole. In una piccola impresa può arrivare comodamente all'80% se fa poco utile (l'IRAP pesa inversamente all'utile).
E' vero che molte quotate sono holding quindi non subiscono il perverso effetto IRAP, ma non è solo quello.

I metodi utilizzati per eludere sono moltissimi e sempre in "movimento" (e il nostro ministro delle finanze ne è stato un autore molto acclamato).
Si va dai transfer pricing per le aziende all'estero (il grosso dell'utile resta là) alla cessione dei marchi con pagamento royalties in paesi a bassa fiscalità (il marchio Tod's è di Della Valle in persona e locato in Lussemburgo, gli U2 hanno i diritti delle canzoni in Olanda) alle commerciali in paesi a bassa fiscalità (compero a poco e faccio utile poco tassato con la commerciale).
Va detto che tutti questi metodi sono elusione e non evasione. Spesso tecnicamente ineccepibili, soprattutto se si utilizzano paesi europei come Lussemburgo o Olanda.

E' una questione di cifre. Per importi piccoli non vale la pena, ad esempio, di avere una stabile organizzazione in Olanda. Che vuol dire personale ed uffici. Se risparmio qualche milione di euro di tasse vale la pena di affittare un ufficio ed assumere un paio di persone.

Per le persone fisiche (famosi i casi di Pavarotti e Valentino Rossi) spesso c'è la residenza fiscale in paesi con tasse più basse. E per i beni l'intestazione a società (tipo le barche di Vasco Rossi o Briatore) con affitto.

L'elusione fiscale è una lotta in punta di fioretto, l'amministrazione cerca di frenarla e, proprio per le cifre in gioco, le migliori menti cercano nuovi metodi per continuarla.

La globalizzazione moltiplica poi a dismisura queste cose. Che sono mondiali.
Da Google a Facebook, alle multinazionali alimentari o farmaceutiche è un continua verifica della ottimale struttura fiscale.
Spesso se si parla di società di servizi (ad esempio nell'informatica) è facile eludere anche con piccole società, operando (i server possono essere ovunque) con società di diritto USA nel Delaware o anche a Londra (alcune note società che si occupano di SN in Italia fanno così). Tutto regolare, niente di illegale.

Va detto a chiare lettere che l'ottimizzazione fiscale è uno dei compiti di un bravo gestore di una azienda. E se sta nelle leggi sta solo facendo il suo lavoro che è quello di massimizzare il risultato.

Questo comporta quello che vado dicendo da tempo. E' difficilissimo tassare i grandi patrimoni.
Un po' come le eredità: le tasse sulla eredità la paga chi ha un appartamento, ma chi ha ingenti patrimoni ci pensa per tempo.
E se i risparmi fiscali sono misurabili in decine di punti percentuali quando si parla di milioni si arriva ai milioni. E vale la pena mettere persone a studiare i metodi.
Non a caso Tremonti guadagnava milioni come commercialista.

Possiamo pensare che non è giusto, ma è una lotta persa, funziona così tutto il mondo e in alcuni casi lo stringere troppo i cordoni non ha fatto altro che spingere le grandi aziende, che possono farlo, ad andarsene dai paesi troppo fiscalmente penalizzanti.

E' il mercato, ed esiste anche un mercato delle tasse. Non a caso gli stati americani si fanno concorrenza anche su quello.

Una cosa è certa. I grandi ricchi di tasse ne pagano poche, in proporzione, comunque.

giovedì 8 settembre 2011

Tanti piccoli evasori

Accontentata la fame di lotta di classe inserendo i piccoli imprenditori torno sui privati. Non per cattiveria o per persecuzione, ma per fare capire, a chi ha voglia di leggere e non si fa trascinare dai preconcetti che l'evasione è diffusa anche tra chi dice "pago le tasse" e sul guadagno le paga in quanto trattenute alla fonte.

Una categoria di lamentosi che spesso succede che dimentichi di denunciare un po' di reddito è quella degli insegnanti. In fondo una parte del baratto è ti pago poco lavori poco, come orario.
Quanti insegnanti il pomeriggio poi danno lezioni private?
Non tutti certo, dipende anche dalla materia e dalla località.
Ma le tariffe, almeno qui in Lombardia non sono proprio a buon mercato. Secondo me ci sono insegnanti che viaggiano a migliaia di Euro al mese.
Secondo voi così, ad occhio, lo inseriscono nella denuncia dei redditi?
Ho personalmente qualche dubbio.

Capitolo donna di servizio e o badante. Quanti la hanno regolarmente assunta?
Pochi pochi, anzi quasi si fa fatica a trovarla da assumere.
Anche qui l'evasore è il datore di lavoro (non versa i contributi) e permette (anche se spessissimo sarebbero sotto la soglia per fare la denuncia) di evadere alla persona di servizio.

Eppure da quando sono stati istituiti i buoni lavoro sarebbe facile e meno complicato pagare versando contemporaneamente i contributi.
Per la cronaca stiamo parlando di un comportamento (mancato versamento contributi) che a me potrebbe costare la galera e il caso Manfrotto ha fatto scandalo per le ore di straordinario pagate in nero senza contributi. Certo, sempre con le dovute proporzioni, ma l'ambito è quello.

E di affitti vogliamo parlare? Ci sono persone arricchitesi affittando in nero a studenti ed extracomunitari.
Oppure la casa al mare che ti costa 2000 euro d'estate ma "senza contratto, pagamento contanti se no non conviene".

E il settore "arte"? Quanti artisti vendono dipinti, musicisti che suonano nei locali ecc che probabilmente "dimenticano" di inserire gli importi (poco o tanto è comunque da fare) nella denuncia dei redditi.

Insomma non occorre fare delazione sull'evasore vicino di casa, spesso basta guardare nello specchio.
E la scusa che è qualche migliaio o centinaio di Euro come già detto non vale.
Intanto la legge si rispetta e basta, e poi 100 euro evasi a testa fan sempre circa 5 miliardi se siamo 50.000.000.

mercoledì 7 settembre 2011

Piccolo imprenditore, feccia degli evasori

Come promesso continuo con la "saga dell'evasione", oggi faccio felici tutti, e i loro pregiudizi tranquillizzanti, parlando di evasione dei miei (piccoli) colleghi, tratterò in altri post i grandi evasori.

Lo dico subito, a scanso di equivoci. Per me il più grande aiuto agli evasori sono gli studi di settore. Esattamente il contrario di quello che pensano moltissimi.

Per come sono fatti gli studi di settore, ad un evasore indicano il "minimo" che va versato per vivere tranquillo.
Non a caso, ad esempio, i ristoratori, spesso "tarano" l'emissione di ricevute per raggiungere il budget.
La mia esperienza con gli studi di settore è limitata ad una immobiliare di gestione (la nostra azienda è considerata tra le "grandi"), ma li ho trovati assurdi.
Per intenderci (magari adesso sono cambiati, correggetemi nel caso) non c'era modo per dire se eventuali immobili erano sfitti e nel caso di immobili commerciali se erano in zone di pregio o periferiche. Come ognuno capisce un negozio di 100 mq in via Condotti o Montenapoleone ha rese diverse da un negozio di 100 mq in una via laterale periferica.

Da quanto mi dicono molti di questi difetti sono trasversali. Un conto è un bar in una stazione della Metro a Milano, un conto in periferia.
Non solo, ma molto degli studi di settore è basato sugli acquisti e sui dipendenti.
Ecco perché vi sarà capitato di vedere baristi e ristoratori al supermercato (per carità, magari si sono fatti fare la fattura anche lì eh, è possibile) con carrelli pieni di roba. Se compero con scontrino non appare negli acquisti e non mi incrementa il fattore ricavi.
Idem per il personale, se risulta che siamo io e mia moglie part time (perché altre 3 persone sono lì in nero) più di tot lavoro non possiamo fare.

Allora gli studi di settore (anche se so che qualche correttivo è stato fatto) se hai un bar in un paese di montagna non turistico di 200 abitanti rischiano di strozzarti, se hai un bar in piazzetta a Portofino e con un tavolo di aperitivi incassi quanto l'altro in una settimana sono un comodo "minimo" sul quale appoggiarsi.

Ho fatto il discorso bar ma vale per il 90% dei lavori artigianali o semi-artigianali. Ancora più facile nel caso di lavori che non prevedono neppure consumi, tipo dottore.
Naturalmente tutto questo vale se si lavora per il consumatore, perché lavorando per le aziende queste (che scaricano, salvo "catene del nero" di cui parlavo in altro post) la fattura la vogliono.
Quindi ad esempio facendo assistenza tecnica informatica avere come clienti principalmente aziende o privati cambia molto la possibilità di evasione.

Se non fosse come dico non avremmo la chiusura di un sacco di attività marginali strozzate dalle tasse, se guadagnassero davvero tanto col nero, farebbero semplicemente qualche fattura in più per sopravvivere.

Ma se va bene, fatto il budget dello studio di settore, il piccolo imprenditore comincia ad offrire al consumatore lo sconto se non vuole la fattura.
Come detto sulla singola operazione concettualmente guadagna il consumatore, sulla ripetitività naturalmente l'importo si alza per l'imprenditore.
Il risultato deriva dal numero di clienti e se faccio una operazione in nero da 20 Euro (ci sono comunque quasi sempre spese) e ne faccio 10 al giorno prendo lordi 200 euro, diventano 4000 al mese. Una evasione di circa 1200 euro
Se sono un dottore senza spese e faccio 10 visite in nero al giorno (e ne ho visti) a 100 Euro e visito 3 giorni a settimana porto a casa intorno ai 150.000 euro l'anno evadendone circa 60.000.
NB Le cifre sono semplificate poi ci sono INPS ecc.
Ma ricordate sempre che nel lavoro in nero non evade il 100%, ci sono eventuali spese e l'evasione è relativa alla quota tasse non pagate.

Come fermarli?
Va detto che senza una coscienza civile e un controllo (al costo di pagare la propria quota di tasse) del consumatore è complesso perseguire questi evasori.
Ancora oggi ci sono ristoranti che non accettano altro pagamento che i contanti, ma so che molti evadono nonostante l'uso di pagamenti con carta di credito.
Con milioni di partite IVA e stando negli studi di settore la possibilità di essere scoperti è ridicola, e nel caso (ma ne parleremo) se c'è un buon tesoretto è utilizzabile per ammorbidire i controlli.

Nella mia esperienza moltissime piccole attività marginali evadono anche per cercare (spesso senza riuscirci) di sopravvivere, i giri di affari sono piccolissimi e le cifre evase basse.
E poi ci sono (c'erano, sono finiti certi tempi) invece gli evasori che davvero fanno le centinaia di migliaia di euro denunciando spicci. Ma nei termini degli studi di settore.

Quando sento le medie delle categorie mi capita di pensare a certi negozi marginali e chiedermi seriamente se ci arrivano a vendere (non guadagnare) per le cifre medie; mentre per altri siano una piccola quota parte di quanto vendono. Una roba da minimum tax, insomma.

Ultimamente da un lato assistiamo alla schizofrenia di verbali assurdi e campati in aria che poi non portano gettito (vedere qui quanto poco poi si incassa) ma che servono a fare annunci.  Dall'altro, assurdo non si facesse prima, c'è finalmente un maggiore uso dell'incrocio dati sulle varie banche dati patrimoniali e reddituali che può portare discreti risultati.

Soluzioni particolari non ne ho; "bisogna lottare contro l'evasione", ascoltato migliaia di volte è una affermazione non un metodo.
La migliore, come detto, è certamente il controllo civile di tutti noi.
Certo l'uso intensivo di intelligence sulle banche dati è l'altro. Sia patrimoniale che di spese.

Ma gli evasori ci sono in tutto il mondo, e le incidenze da noi sono molto diversificate sul territorio.
In alcune aree l'incidenza è simile a quella dei migliori paesi.

Non a caso in Grecia e Nord Africa l'evasione è più che da noi e in Germania e Svezia meno. Diciamo che c'è un certo legame tra latitudine ed evasione.

Questo, anche se non è una giustificazione, va tenuto a mente per capire bene il problema.

lunedì 5 settembre 2011

Cancellazioni multiple

Il governo aveva cancellato l'articolo 18 inserendo l'arbitrato.

Adesso ri-cancella l'articolo 18 inserendo una norma (che non ho letto, non vale la pena di perdere tempo dietro a norme che durano lo spazio di una mattina nella "manovra") che permette "di licenziare con l'accordo dei sindacati".

Tutto fumo negli occhi e pubblicità gratuita allo sciopero di domani.
Licenziare con l'accordo dei sindacati si può, da sempre.

Basta chiederlo alle migliaia di lasciati a casa per ristrutturazioni, chiusure aziendali ecc con l'accordo sindacale.

E in Italia la nostra legislazione rende più facile licenziare 2000 persone che una.

Non a caso, nel caso uno volesse licenziare una o due persone il metodo migliore è il seguente:

Incontrare i sindacati e dire in sequenza (immaginate che il sindacato dica "no trattiamo" ogni volta).

  1. chiudo la fabbrica
  2. allora devo ridurre il personale del 50%
  3. no guardate così non ce la faccio ad andare avanti ne licenzio 15
  4. almeno 10 dovete farmeli licenziare
  5. ok allora due ma decido io chi
L'impresa ottiene il risultato e il sindacato andrà in giro a bullarsi di avere salvato x posti di lavoro.

E senza articolo 18 come farebbe a difendere il singolo scansafatiche (che anche i colleghi vorrebbero licenziare?) e a far finta di fare il suo lavoro?

A scanso di equivoci per il 90% delle imprese, quelle oneste (le disoneste lo sono su tutto), licenziare una persona è una sconfitta e un costo. Sconfitta perché non hai saputo crescere per dare lavoro a tutti o non hai saputo tenere aggiornata la persona, costo perché licenzi una persona che, poco o tanto, hai formato.

sabato 3 settembre 2011

Evasione ed evasori

Il mio post id ieri ha suscitato parecchi commenti, sia nel blog che su Twitter.

Come spesso accade i post sono in parte semplificazione, in parte provocazione e come ho detto ho intenzione di occuparmi dell'argomenti in vari post e con vari punti di vista.

Una cosa, però, mi sento di dirla subito.

Tra le righe molti dei commentatori di ieri hanno fatto il ragionamento "quello che evade è l'artigiano (professionista, azienda, insomma il fornitore) mentre per il consumatore è una piccola cosa e un peccato veniale".

Questo è il problema dell'Italia.
Finché non ci saremo convinti e non avremo la consapevolezza che i comportamenti collettivi sono una semplice conseguenza dei comportamenti dei singoli non andremo da nessuna parte.

Il fatto che io (e l'ho fatto) eviti di farmi fare la fattura per risparmiare 100 euro non è "veniale" perché se tutti fanno come me, visto che siamo 50.000.000 alla fine mancano 5 miliardi di imposte. E questo dice anche come nasce la grande evasione.

Non solo, ma il fatto di non farmi fare la fattura, come ho detto (forse male) ieri, scatena una catena di mancate imposte.
Allora non è vero che è peggio l'artigiano di quello che non si fa fare la fattura.
Semplicemente se tutti si facessero fare la fattura (e pagassero la loro quota di imposte) l'artigiano fatturerebbe tutto e alla fine pagherebbe anche le sue imposte sul reddito.
Mentre il suo beneficio è proprio sulla quantità (e non sulla singola operazione che come detto conviene più al consumatore).

Ognuno in questi casi fa i conti con il suo senso civico.
Noi lavoriamo molto poco rispetto alle nostre potenzialità in ampie aree del nostro paese.
Per il semplice motivo che non accettiamo di vendere senza fattura. E per molti potenziali clienti questo è inaccettabile (!).
Se tutti facessero come noi l'evasione in quelle aree sarebbe minore o inesistente.

Ognuno è responsabile del suo pezzettino di Stato.

venerdì 2 settembre 2011

Caro lettore dipendente, l'evasore sei anche tu

Il mantra della "Italia che non funziona" è l'evasione fiscale, ormai anche per i nostri governanti (tra l'altro esperti del tema).

Il vero, grande problema, è che la percezione, come spesso accade, è che gli altri siano gli evasori.

Invece, caro lettore, l'evasore sei (anche) tu.

Parliamo oggi di IVA (tornerò sul tema lavoro, grandi evasori, evasione IVA delle aziende e artigiani ecc).

Non tutti hanno ben presente il meccanismo dell'IVA.
L'IVA è una tassa sui consumi, la pagano quindi i consumatori.
Per le aziende è neutra, io la incasso dal cliente e verso allo stato la differenza tra l'IVA su quanto ho comperato e quella su quanto ho venduto. Avendo io (si spera) dei margini vendo più di quanto compero (so che semplifico ma non voglio fare un trattato).


Ogni giorno ciascuno di noi, al di là delle già esagerate tasse sui redditi, paga ancora tasse (tra il 4 e il 20%) su ogni cosa che compera.

A tutti sarà capitato di sentirsi dire "se vuole la fattura le devo mettere l'IVA". E siccome l'IVA è il 20% moltissimi, spesso, per non pagarla, non chiedono la fattura.
A me è capitato recentemente un appartenente alle forze dell'ordine che è venuto in fabbrica e voleva comperare qui per "risparmiare l'IVA".


Ecco, chi ha evaso è chi non vuole pagare l'IVA.
Perché l'IVA non è una tassa a carico dell'artigiano, ma del consumatore (l'artigiano la versa allo stato).

Quando si compera casa, la maggior parte delle persone, se ne ha la possibilità, cerca di dichiarare un valore inferiore per non pagare IVA (se compera da un costruttore) e imposte di registro. E' evasione.

Quindi se cerchiamo (mi ci metto dentro) di risparmiare comperando senza IVA, gli evasori siamo noi. Anche se facciamo i dipendenti, anche se ci trattengono fino all'ultimo Euro di tasse in busta paga.
Siamo evasori. Punto.

Questo comportamento tra l'altro ha implicazioni fortissime su tutta la "catena del valore" e delle relative tasse.
E' evidente che l'artigiano che mi fa una fornitura senza IVA (e quindi senza fattura) a sua volta deve comperare da qualche parte senza fattura (spesso magari compera con scontrino dalla GDO) e magari è incentivato a pagare in nero una parte dello stipendio del dipendente.
E questo meccanismo appunto si trasferisce su tutta la catena.

Due cifre tanto per chiarire su chi poi è il "grande evasore".

Per il consumatore il risparmio è 20% (più magari un po' di sconto) ma stiamo sul 20% di tasse evase.

Se l'artigiano non ha spese in nero e ha fornito solo mano d'opera il suo guadagno è 100%, ipotizzando un reddito medio evade circa il 30%.

Se invece ha delle spese (ad esempio i materiali) e il suo guadagno in nero è il 50% dell'importo sempre ipotizzando una tassazione del 30% è già al 15% di evasione.
Quindi già in questo caso il "grande evasore" è il consumatore.

Tu, caro lettore stipendiato che dici che paghi "tutte le tasse".

A meno che tu non sia uno dei 4 pazzi (che si racconta nelle fiabe esistano) che pretendono sempre sempre la fattura.

E ricordatevelo, quando vi dicono "se vuole la fattura le aggiungo l'IVA" e dite no state evadendo.