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sabato 23 maggio 2009

Proprietà di linguaggio (web 2.0)

Leggo spesso, frequentando l'ambiente (a dir la verità entrambi) le lamentele dei geek o responsabili o chiamateli come volete sul fatto che le imprese non "capiscono" il web (2.0 ma spesso anche 0.5).
E contemporaneamente sento le imprese che spesso si lamentano del fatto che con quelli di internet non si capisce mai nulla.

Conosco bene il problema.
Come ho detto diverse volte guido una azienda che lavora in modo globale, in moltissimi paesi, in tutto il mondo.
E il problema più grosso è conoscere il linguaggio. Ed usarlo.
Per noi fa parte ormai del DNA aziendale ma mi rendo conto che come per tutte le cose consolidate applichiamo tecniche molto complesse in modo per noi naturale.
Sappiamo entrare in empatia con un arabo o un cinese, un olandese o un africano. A dirlo (e per noi a farlo) sembra semplice. Invece è la semplificazione data dall'esperienza di una attività complessa.
Un po' come la differenza di usare un computer in modo avanzato per un geek o per la classica, mitica, segretaria.
E spesso me ne rendo conto di fronte allo smarrimento di colleghi con i quali parliamo non di esportare in paesi lontani ma sul fare trattative con un tedesco.

Un lungo preambolo (la brevità notoriamente non è tra le mie qualità) per dire che la mia impressione è che l'atteggiamento di molti operatori web 2.0 sia: piccoli imprenditori ignoranti che non capiscono nulla.
Ma siamo davvero sicuri?

Intanto già operatore di web 2.0 che incontro , definizione che ricevo. E questo la dice già lunga.

Ma quando chi è di fronte a me non capisce il primo problema che mi pongo è "ho usato il linguaggio appropriato?".
Io sono un mezzo Geek ma siamo sicuri che affrontare uno che produce vino (tanto per ricollegarmi al winecamp) e quindi è di estrazione contadina e parlargli di SEO, conversazione, blog ecc ecc sia entrare in empatia?
Compito del venditore è capire le necessità del cliente e mettersi al suo livello.
Troppo spesso l'atteggiamento dei webber 2.0 è "senti troglodita che vivi ai tempi della pietra, adesso vengo qui e ti spiego il verbo, anche se siccome sei un ritardato non lo capirai gettando via delle opportunità".
La cosa che leggo di più è "le PMI non capiscono" ma voi siete sicuri di esservi spiegati?

Oltretutto peccato che come detto in questi giorni il 90% della gente poi cerchi sui siti tette, culi e gossip e che i blog più frequentati come numeri sono lontani anni luce dalla buona parte dei giornali.
Ci sono giornaletti locali che fanno decine di migliaia di copie. Quanti siti in Italia fanno decine di migliaia di visite in un giorno?
Per promuovere il mio negozietto vale più il giornaletto locale, fosse quello della parrocchia o la pubblicità sul web? Siete sicuri sicuri sicuri della risposta?

E quanti sono in Italia quelli che vivono in rete collegati come noi?
Siamo quattro gatti, alla fine sia pure quelli divisi per "giro" si conoscono tra di loro.
Quanta gente fa un *camp? 300?
Alla assemblea di Confindustria c'erano (se ricordo bene) 3400 persone, (tra l'altro spesso ben più influenti, mi si perdoni, di un po' di blogger). E con una intensissima rete di contatti.

Insomma occhio a non vivere in una bolla o in un universo parallelo pensando che sia il tutto.
Certo, poi ci sono prodotti per i quali 2.0 funziona, ma il percorso + ben più lungo di quanto molti pensano.

Sono abbastanza vecchio per ricordare che i futurologi pensavano al 2000 con le auto che volano!

martedì 22 luglio 2008

Web 2.0


Le relazioni e la corretta profilazione dei clienti sono ottime possibilità per chi fa e-business.
Amazon da quel lato è maestra.

Ticketone mi sa che deve fare ancora della strada, siamo sicuri che con i biglietti che compero di solito io sia in target per un concerto di Claudio Baglioni?

mercoledì 31 ottobre 2007

Innovazione (di altri)

Mi spiace essere d'accordo con Steve ma l'innovazione inserita in una della aziende di famiglia, il Sole 24 ore di cui sono azionista allo 0,000000000 qualcosa percento (via Confindustria) non ha fatto un gran lavoro sul sito.

La prima cosa che ho fatto, tanto per capire, è stato entrare nel My24. E mi sono trovato in ambiente NetVibes. Nulla di male, ma io pensavo di essere dentro il Sole24 ore.
Sono internazionale e l'inglese più o meno lo leggo. Ma mi aspettavo qualcosina in più a livello servizi locali e personalizzazione dei canali del "Sole".

Di pagine generaliste ho già fatto il pieno, igoogle, windows live, Yahoo ecc ecc.
Col nuovo portatile ho pure svista con i gadget.
E se volevo NetVibes mi iscrivevo a quello, non via Sole.

Tra l'altro mi pare di una lentezza entusiasmante.

PS la verità è che sono molto arrabbiato perché ne "il meglio del blog" pensavo mi linkassero ;-)
A scanso di equivoci... scherzo

lunedì 4 giugno 2007

Power users

Il mondo dei Blog è fatto principalmente di persone molto coinvolte nel web 2.0.
E quindi utilizzatori della rete abbastanza profondi. Gente che parla di corporate blogs, di social media ecc.

Spesso capita che si parli dei siti web, anche fra conoscenti o addetti ai lavori.
Quasi sempre le persone appassionate di computer, navigatori ecc mi dicono che il nostro sito aziendale fa abbastanza schifo e non esprime la potenzialità dell'azienda (e in parte concordo).

Poi mi capita di parlare con i clienti e mi dicono che il tuo sito è meglio di quelli dei concorrenti perché è più semplice e veloce.

L'impressione è che spesso ci si faccia trascinare da quella cerchia abbastanza ristretta di "power users", dei quali grafici e gestori dei siti fanno parte mentre il mondo lì fuori è fatto di "users". Senza dimenticare che è vero che ormai moltissimi lavorano in banda larga, ma moltissimi vanno con linee a carbone, quanti posti ci sono in Italia senza ADSL?, e in Sud America, fuori dalle grandi città come sono le connessioni? Scaricare dei flash di presentazione senza skip da 300k e più è oltremodo seccante in certe condizioni.

Non solo, quanti splendidi siti tutto-flash avete incontrato nella vostra vita immobili il cui ultimo aggiornamento era la pubblicazione? Fino a numeri di telefono o indirizzi vecchi, intendo.
E quanti ancora oggi hanno fetentissimi link a pagine "under construction" magari con il disegnino?

Insomma, il sito deve essere coerente alle politiche di marketing aziendale.

Se opero in un mercato del lusso, se la politica importante è quella del marchio, se il mio target sono i ragazzi di 16 anni che vivono su myspace ok.
Ma se il mio target sono i pensionati o faccio il fabbro siamo sicuri che mi servono gli effetti speciali?