Premessa (scritta alla fine) credo sia il post più lungo che ho scritto, ma vorrei farvi capire come mi sento e perché la demagogia e le idee di fondo della finanziaria mi fanno paura.
Sono ricco e NON piango.
Fra azienda e personali paghiamo una cifra di tasse molto elevata, più di quanto stai pensando.
Ma se devo dirla tutta negli ultimi anni guadagno una cifra che qualche anno fa sognavo soltanto, le trenta persone che si sono aggiunte all'azienda (e che pagano le tasse, hanno un lavoro ecc ecc) sono il nostro piccolo contributo aggiuntivo alla società.
il 43% ho pagato nel 2006, il 43% pago nel 2007. Perché checché ve la raccontino l'anno scorso noi ricchi si è pagato il 39% + un contributo di solidarietà del 4%. Guarda caso il totale fa 43.
Sono in Lombardia, il ticket pagavo il ticket pagherò.
Lo scaglione variato porta a maggiori esborsi per 1200 Euro, se guadagni tanto ti girano ma non fanno la differenza come per chi guadagna proprio all'interno o sul bordo dello scaglione.
Pagherò più ICI (se guadagni bene la casa di solito è adeguata), il superbollo sulla SUV (ma avete presente cosa costano di manutenzione?) che non cambierò (e lo stato perderà l'IVA della nuova vendita), l'addizionale ecc ecc.
Sono un pirla ma voglio vivere tranquillo e pago le tasse. Alla fine se proprio mi serve mi alzerò un pò lo stipendio per mantenere lo stile di vita, soddisfacente ma non dispendioso, niente barca, niente case al mare, una vacanza di costo medio all'anno e qualche toccata e fuga, o week end da biker (di solito ultra economici). Tante cene a casa pochissime al ristorante, qualche buon vino, libri, CD, qualche gadget elettronico. Se va proprio bene magari un quadro.
Se Springsteen fa un tour un pò di spese extra per seguirlo.
Un pò di beneficenza, ben più degli aggravi di tasse, ma quella è una scelta mia .
Insomma Visco non mi cambia personalmente la vita.
Ma... c'è sempre un ma.
La preoccupazione è per il futuro, il mio reddito deriva dalla competitività della mia azienda.
La competitività deriva dalle nostre capacità di capire il futuro.
Se siamo bravi a capire il futuro dobbiamo poi investire per sfruttare le opportunità che si presentano.
Per investire dobbiamo guadagnare, avere flussi di cassa positivi, costi competitivi, poi dobbiamo magari ampliare lo stabilimento, assumere persone magari stagionali. Dobbiamo girare per vendere, fare omaggi, fare fiere, pubblicità, pagare provvigioni, usare telefonini, un sacco di cose mal viste dai nostri politici in quanto potenziali aree di evasione o elusione.
Ma se i flussi me li uccidono col TFR e con le tasse anticipate (ormai siamo vicini al 100%)
Se avrò una tassazione più elevata: non dimenticate che ad esempio rendere indeducibili costi tipo le auto di chi va in giro è un metodo per alzare le tasse.
Se l'ambiente verso l'impresa mi sembrerà che diventi ostile con il rischio di dover assumere i "precari", con un aumento dei contributi, con messaggi tipo "fai piangere il ricco" come se essere bravo fosse una colpa, se vedrò aumentare gli sprechi con la protezione delle corporazioni, dei vecchi metodi della tassa per mantenere un sistema che è inefficiente, se invece di vedere opportunità vedrò paletti, limitazioni, volontà punitiva, ammesso che queste cose non azzoppino già l'azienda da sole potrei chiedermi
ma chi cavolo me lo fa fare?
Questo è il problema.
Su quello che guadagno io fate quello che volete, tartassate, uccidete, cavate il sangue, vorrà dire che troverò un modo per difendermi legalmente, anche magari smettendo di crescere o di lavorare per evitare di essere massacrato (problemi di quelli che avrei potuto assumere, non miei).
Ma se mi uccidete la competitività aziendale mi togliete (e lo togliete ai miei collaboratori) la speranza e il futuro.
Cari politici, dalle vostre ovattate stanze, dalle vostre auto blu che sfrecciano veloci con scorta, dai vostri jet privati e elicotteri, dall'incontrare i vostri simili e sodali non lo vedete ma là fuori ci sono due grandi guerre in corso.
L'uomo è animale di guerra, la civilizzazione fa che (forse) non ci spariamo addosso ma:
- c'è una guerra dei poveri che ci vedono ricchi e usano religione (islam) e ideologia (centro e sud america) per sollevare le popolazioni verso di noi e approfittare per sfruttarci (e questa mi interessa come persona e magari ne riparleremo)
- poi c'è la
mia guerra, una guerra che si gioca nelle ovattate stanze dei consigli di amministrazione, delle sale riunioni, sulla strada presso i clienti, in fabbrica, negli uffici e negli impianti dei servizi. Siamo in guerra! Siamo in guerra economica (che ha sostituito quella cruenta delle armi) con Germania, Spagna, Giappone, Cina e molti altri che vogliono rubarci la supremazia territoriale del giro d'affari.
Non ho un'azienda protetta, vivo del commercio mondiale, di mercati aperti, di concorrenza.
E qui non si sta facendo nulla per darci qualcosa che ci permetta di difenderci, pensando che tutto possa girare lo stesso solo con i servizi (a chi?), che le aziende, i prodotti, il sudore e il lavoro duro siano superati. Pensando di poter ideologicamente innestare una uguaglianza assoluta che non esiste nel mondo animale e in natura.
In Italia la verità è che siamo troppo ricchi, abbiamo la pancia piena e camminiamo sul sentiero tranquilli e appagati... mentre un branco di lupi affamati sta avvicinandosi di gran carriera nel bosco.