venerdì 27 ottobre 2006

Bibbia

Piccole aziende di successo: "i capi azienda sono obbligati legalmente e moralmente verso i loro investitori"

Certi valori valgono in tutto il mondo, USA come Italia.
Lo spazio per il business esiste.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

dallo stesso sito consiglio:

- "Coltiva le relazioni con i dipendenti, i clienti e i fornitori", i rapporti personali, le interazioni uno a uno, l'impegno reciproco hanno l'effetto di generare spirito di appartenenza e propositi comuni;


.. sono quello che lavora nella megacorp all'estero.. beh il nostro ceo (quello da 500k$+ annui) fa tutto questo.. on a regular basis... mica male, con 13k+ persone in azienda.. :)

un saluto.. ma dove andra' a finire l'Italia di questo passo? se ne parla spesso qui, e tutti noi emigranti siamo terrorizzati all'ipotesi di un ritorno a casa adesso.. :)

ciao

Anonimo ha detto...

Grazie x la recensione e per il gradimento del contenuto.
Il problema fondamentale della piccola impresa italiana, tra gli altri, è che troppo spesso la flessibilità viene scambiata con l'improvvisazione.
Dal mio osservatorio privilegiato [facendo il consulente si ha modo di vedere tante realtà diverse]ho avuto modo di verificarlo quasi costantemente nel tempo.
Un abbraccio.
Pier Luca Santoro

Marco ha detto...

@ pierluca
qualche tempo fa, o se vuoi per la precedente generazione, l'improvvisazione era forse figlia della scarsa cultura. erano anni in cui bastava piegare la schiena, olio di gomito, e facevi soldi. pochi o tanti dipendeva dalla bravura e/o dalla fortuna.
oggi anche ad essere preparato, aperto, lungimirante, sei sempre dentro la morsa di margini decrescenti, costi in ascesa, un tessuto produttivo che risente dell'arretratezza e del peso dell'intero impianto stato/leggi/infrastrutture.
la piccola impresa non ha la massa critica per poter contare su finanziamenti (bancari, venture, ecc) e non guadagna più a sufficienza per finanziare da se progetti di crescita.
quello che vedo è un dilagante stato/condizione di necessità, lotta di sopravvivenza. in queste condizioni la gente si chiude, si "incattivisce" e agisce da homo omini lupus, dimenticando quei bei propositi che altrove sono best practice, si avvita ancor di più.
in sintesi la scarsezza di redditività ha deteriorato i rapporti umani e questo deterioramento genera una sensazione di decadenza che accelera e stimola quella diffusione del sentimento di stato di necessità che porta a guadagnare ancor meno.
vabbè, la pensata del sabato mattina finisce qui :)
complimenti ancora per il bell'articolo e grazie all'Imp. per avercelo recensito.

Anonimo ha detto...

concordo con marco-homer

il problema in Italia non è - PRINCIPALMENTE - delle imprese, ma del Paese e del fatto che la cosiddetta classe dirigente è una classe di pagliacci strapagati - vedi da ultimo la bufalissima del cosiddetto "spionaggio fiscale" - che perdipiù ci tratta da ladri/evasori fiscali

una riflessione sull'articolo segnalato dal nostro imprenditore: le imprese indicate come eccellenti sono tutte "private" (nell'accezione anglosassone di non-quotate, non public-companies),
questo può voler dire che il ricorso alla Borsa è un ostacolo all'eccellenza ?

infine una osservazione a quanto detto dal primo anonimo: un ceo con 13000 e più persone in azienda che guadagna APPENA 500.000 dollari all'anno ?!? che barbone !!! ma venga a fare il ministro da noi !!!!

ciao

marco s.

Anonimo ha detto...

@Marco [homer]: E' sempre -più - dificile avere delle certezze; mi chiedo e se fosse che il deterioramento dei rapporti umani ha causato il calo della redditività.
Un abbraccio.
Pier Luca Santoro