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domenica 7 dicembre 2008

Prendersi sul serio

Leggo sul Corriere che per questa foto il ragazzo è stato richiamato oltre a rischiare di perdere il posto.
Che un quattordicenne è stato denunciato di violenza sessuale per aver fatto sesso con una dodicenne consenziente.
Genitori che picchiano gli insegnanti per un brutto voto del figlio.
Ogni giorno ciascuno di noi vede scene di litigi e simili per cose che spesso trovo risibili.

Tutti simboli, a mio parere, di una società malata, che ha perso il senso della misura.
Troppi ormai sono incapaci di applicare un minimo di ironia, di comprensione alla vita.
Incapaci di misurare le cose per il loro vero valore.
Certo, neppure io mi aspetto un Presidente del consiglio cazzaro (ogni riferimento è casuale) in occasioni ufficiali, ma sinceramente se poi in privato, con gli amici, fa il pirla saranno fatti suoi.

Davvero vogliamo una società grigia, paludata, dove per ogni cosa tiriamo in ballo gli avvocati e i giudici? Dove la gente non è più capace di accettarsi e di parlarsi?
Davvero vogliamo tornare agli uomini di stato grigi tipo democristiani del dopoguerra? Tanto poi a casa ognuno ha le sue perversioni, fosse anche quella di mettersi le dita nel naso.

E se a da adolescente mi avessero denunciato per ogni ragazzina con cui facevo sesso sarei ancora in riformatorio, credo.

martedì 6 novembre 2007

Povertà

L'altra sera ero in giro per Milano tardi e facevo una riflessione sulla nostra "percezione".

Credo che una forte componente della percezione di una presenza di immigrati molto maggiore di quella reale venga anche dal fatto che essendo molti di questi poveracci, vanno in giro a piedi o sui mezzi mentre noi passiamo blindati nelle nostre macchine.
Passano 500 macchine con su persone ma noi vediamo i due immigrati all'angolo che devono attraversare.
E smettiamo di andare in giro a piedi perché è pieno di immigrati.
E quindi in giro a piedi ci sono solo immigrati e l'effetto è amplificato.

questo post fa parte della serie: sociologia da un centesimo

I peccati originali

Questo paese nasce con due peccati originali.
Uno è quello cattolico che con la presenza della chiesa nel nostro territorio (e la sua influenza) è parte importante della nostra storia e cultura.
Non a caso questo è il paese della provvidenza, facciamo le cose peggiori, poi qualcuno (la Divina Provvidenza?) le metterà a posto.

L'altro risale al periodo 1920>guerra e si chiama Fascismo (nato da un socialista, vorrei ricordare).

Ogni volta che in Italia si parla di ordine, far rispettare le leggi, interventi della pubblica sicurezza e cose di questo genere c'è sempre qualcuno che punta l'ossuto ditino (magari comodamente residente in qualche paese straniero) e bolla come "fascista" il comportamento.
Anche quando viene da gente come Cofferati, la cui storia non mi pare ne faccia un fascista e fino a due minuti fa era uno degli idoli della sinistra (finché se la prendeva con gli odiati padroni).

La chiesa fa il suo lavoro e cerca di predicare l'accoglienza e il perdono.

Ecco che allora che se far rispettare le leggi è fascista stiamo diventando un paese allegramente anarchico e schizofrenico.
Il perdono ci permette di sentirci giustificati moralmente lo so che ero in seconda fila e bloccavo il traffico, ma anche se voi perdete due minuti io devo aspettare mia figlia e mica posso fare 30 metri a piedi.
L'individualità spinta fa gettare per terra al carta, lasciare gli escrementi del cagnolino sul marciapiede, qualcuno (la divina provvidenza?) pulirà.
L'accusa di fascista cala come una scure sulle forze dell'ordine ogni volta che cercano di fare il loro lavoro, perché se no si chiamano forze dell'ordine?

Il problema sono sempre gli altri, è sempre diverso, salvo poi pontificare tutti su questo e quello su come le città siano trafficate o sporche o piene di delinquenti.
Cominciassimo tutti a rispettare le regole, a essere cittadini un po' più civili, a partire dalle piccole cose... ma so che è un'idea balzana.
Il problema è un altro, sempre.

venerdì 24 agosto 2007

Tutto e subito

Faccio parte di una generazione cresciuta già con la televisione. Anche se le mie figlie non mi credevano quando gli dicevo che c'erano 2 canali, uno dei quali iniziava tardo pomeriggio.
Niente telefonini, niente internet, niente computer, niente radio (se volevi sentire il rock c'era radio Luxemburg in AM la notte).

Le notizie filtravano attraverso paludatissimi telegiornali democristiani e serissimi giornali.

La musica era ancora su disco e se volevi "piratare" (si faceva anche allora) ti accontentavi del fruscio di una cassetta.

Quando "annunciavano" un disco lo sapevi dal negozio di fiducia e ti consideravi fortunato se riuscivi ad averlo uno o due giorni prima.

Oggi è tutto immediato, le notizie in pochi minuti fanno il giro del mondo, sulla musica i social network e i gruppi di discussione in pochi minuti diffondono nel mondo intero le novità.
Annunciano un disco, dopo un attimo, hai la copertina. Dopo un giorno o due hai già l'MP3.

Vivendo così non mi stupisco che i giovani si abituino a "tutto e subito", che poi arrivino in azienda e i tempi di inserimento gli sembrino biblici. Eppure troppo spesso ho l'impressione che la velocità vada di pari passo con la superficialità.

Ho l'impressione che si stia perdendo la capacità di fermarsi e pensare, di approfondire. Non c'è tempo, la prossima cosa è già lì, incombente, che pressa.
Blackberry, telefonino, reti wireless, sei sempre connesso, sempre a disposizione. Teoricamente lavori meno ma in verità lavori sempre.

E questa fretta diventa sistemica, le cugine sfruttano una morta perché vogliono fare le veline, non volevo credere ai miei occhi quando ho visto in giro gente con la maglietta di Corona (a quando quelle di Coppola e Ricucci, ammesso che non ci siano già), una prostituta diventa star televisiva dopo aver fatto una marchetta con un deputato, tutto diventa scorciatoia e non un percorso da costruire. L'unico valore per avere successo è essere in TV, anche se è chiaro a tutti che salvo una presunta capacità sessuale non hai altre grandi doti.
Se va avanti così la gente fa fuori il fratello per finire in televisione.

Altro che evasione fiscale, qui c'è da porsi attentamente un problema di moralità della società. Mi sento veramente un vecchio trombone a fare questi discorsi sociologici (oltretutto senza averne la capacità) ma vedo in giro sempre più persone preoccupate di questa situazione esplosiva.
E molti, troppi, ivi compresi amici da sempre comunisti, cominciano ad accarezzare l'idea di un necessario dittatore che venga e cominci a dar legnate per raddrizzare questa situazione.

C'è nella società una insofferenza verso il prossimo enorme. Partendo dalle piccole cose, tipo un bambino che gioca.
La gente vuole una città "viva" ma non vuole i locali sotto casa sua, il telefonino ma non i l ripetitore, il traffico scorrevole ma non la strada, parcheggiare vicino a casa ma non i parcheggi sotterranei, energia ma non le centrali, il lavoro ma non le fabbriche.

E tutti ormai parlano di tutto (sottoscritto col suo blog per primo) spesso dicendo castronerie infinite, prendendo spunto da una classe politica, specchio del paese, dove si parla per far prendere aria alla bocca, per avere la foto sui giornali, per far vedere che si esiste.
L'unico valore sembra diventato apparire.
E in questa confusione soccombe chi alla rissa cerca di contrapporre il ragionamento, agli slogan i dati, al tutto e subito l'idea che le cose si raggiungono attraverso un percorso fatto di impegno e di merito.

PS Son proprio un vecchio trombone guarda dove riesco ad arrivare partendo dall'aver trovato su internet il nuovo singolo di Bruce. Che è pieno di energia per la cronaca. Ma lui è uno che ferma e ragiona, quindi può arrivare motivato alla soglia dei 60 anni.