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domenica 6 maggio 2012

Investire per risparmiare

Normalmente si investe per risparmiare in fasi successive.
E' un po' che non scrivo di libri, perché leggo meno.
E perché leggo meno? 
Perché sono sempre attaccato ai social network con i (troppi) device elettronici anche in mobilità.

Proprio per questo, seguendola e stimandola da tempo, sono stato incuriosito da questo libro di Alessandra Farabegoli già uscito in forma elettronica e in uscita in forma cartacea.

Nello stile dell'autrice, che non a caso si definisce "distributrice di buonsenso" il libro si legge velocemente, senza troppi ghirigori e ripetizioni all'americana e contiene moltissimi suggerimenti, appunto, di buonsenso e operativi.
Cose che ognuno di noi probabilmente dovrebbe sapere (si parla di dieta informativa, e da lunedì tutti siamo a dieta vero?) ma che spesso non facciamo.

In molti punti mi ha costretto a fronteggiare mentalmente la mia pigrizia nell'affrontare certe tematiche che non amo e per le quali ogni scusa è buona.
E ribadisce fortemente l'ansia da notifica che quasi tutti abbiamo (è suonato un avviso sul cellulare proprio ora, che sarà?)

Ma oltre alla componente "psicologica" c'è una ampia spiegazione operativa, molto interessante, anche per gli utenti più "avanzati", con la spiegazione di metodologie e software che ci permettono di ottimizzare l'utilizzo della nostra risorsa più scarsa, il tempo.

Insomma investire un po' di tempo nel leggere il libro permette di ottimizzare e risparmiarne parecchio dopo.
Se poi siete "nuovi" sui social network e ve ne state appassionando è un must read.

E io spero di riuscire a mettermi a dieta, con una dieta equilibrata in ambedue i suoi significati.

martedì 14 luglio 2009

Da dentro o dal colle?

Da sempre una delle decisioni da prendere quando si combatte una battaglia è se farlo da "dentro" il sistema o da fuori.
Questo post nasce dall0 "sciopero dei blogger" odierno ma da mille altre volte in cui ho dovuto prendere questa decisione.

Fin da ragazzi, in compagnia, c'era sempre il tipo che continuava a dire "facciamo qualcosa" e quando gli chiedevi "cosa?" la risposta era "boh, basta che facciamo qualcosa".

Personalmente ho sempre preferito combattere da dentro, il sistema, fosse i Confindustria nelle varie sedi, in politica o in mille altre cose.
Mi è anche capitato, quando per ragioni di opportunità pensavo fosse meglio, di dare le dimissioni. Ma anche da fuori se avevo (ho) qualcosa da dire mando in modo trasparente le mie proposte, altrimenti cerco di non fare il grillo parlante dal colle.

Certo il mondo è pieno di persone che sparano sentenze sul lavoro degli altri ma come Wolly personalmente preferisco chi come Marco Camisani Calzolari e Stefano Quintarelli o altri (citateli nei commenti grazie) cerca di intervenire su chi decide, su chi ha la possibilità di cambiare le cose con proposte concrete rispetto a chi fa lo "sciopero". E' una operazione culturale che porta anche frutti a medio termine.

E' vero che ci sono probabilmente dei problemi di interpretazione della legge, ma è anche vero che va regolamentato, estendendolo al web, il problema delle notizie false.

E non dico che non si può, anzi, deve, criticare.

Ma è sempre molto facile (anche in azienda) criticare il lavoro degli altri. E' innegabile: chi fa prende dei rischi e può sbagliare.
Chi commenta tutto avrà sempre un minimo ragione, qualcosa c'è sempre che va male.
Io però ho un'altra idea della funzione di chi vuol farsi promotore di iniziative:

Il mondo si cambia con proposte concrete sulle quali aggregare il consenso.
E per farlo occorre intervenire costruttivamente là dove si decide.

sabato 17 marzo 2007

Ambizioni

Vengo stimolato da Titti Zingone a dire cosa penso di un suo interessantissimo post su marketingpark.

Secondo una vecchia teoria organizzativa grazie alla smania della crescita ognuno raggiunge il proprio livello di incompetenza.

Ad esempio l'ottimo venditore può essere un pessimo ispettore (lavoro che sempre vendite è ma richiede diversissime attitudini). Ma spesso si promuove il venditore ad ispettore, quando non a responsabile marketing ;-)

Il problema, come sempre sta nella testa. E' la direzione aziendale che dovrebbe governare le carriere delle persone.
E dovrebbe farlo con strumenti, competenze, pianificazioni, profilazioni che non sempre ha/fa.
Poco nelle grandi aziende, quasi nulla nelle piccole.

Dovrebbe essere il responsabile delle risorse umane ad aiutare le persone a trovare il giusto punto di equilibrio tra competenze, potenziale e posizione.
Ognuno di noi tende a sopravalutarsi, fateci caso (forse l'ho già detto) il 90% della gente con la quale parlate se non ci fosse l'azienda fallirebbe. Eppure quasi sempre poi le aziende vanno avanti anche senza di lui.

L'ambizione è un'ottima molla, ma va equilibrata, ci sono persone che ad un certo punto raggiungono chiaramente (per chi le coordina) il loro punto di arrivo.
Qui sta la sfida, spiegargli come la si pensa, cercare assieme azioni motivanti, ma chiaramente dicendo che il top raggiungibile in quel momento è arrivato. Che occorre discontinuità per migliorare (formazione, cambio di attitudini).

L'operativo bravissimo incapace di comandare non potrà essere mai manager. E si troverà come spesso accade il manager sopra che sa fare le cose molto molto peggio di lui ma lo comanda perché è bravo a gestire le risorse.
Oppure ci sono quelli che non reggono stress e responsabilità (molti devo dire, soprattutto tra i giovani).

Ci vuole grande auto conoscenza per sapere quando fermarsi: è un riconoscere i propri limiti.
E ci vuole un capo bravissimo per aiutarti a farlo in modo consapevole ed equilibrato.

Invece spesso in nome della corsa, della carriera, si vuol crescere comunque. Magari cambiando posto perché nell'altro eri arrivato.
Poi ti accorgi che, appunto, hai raggiunto il tuo livello di incompetenza.
E può essere un disastro.

Tornare indietro è una botta peggiore che fermarsi (hai fallito). E se la crescita è avvenuta con cambio azienda prima o poi ti tagliano.
Cosa fai? Cerchi un posto come il precedente? E come la spieghi al selezionatore?

Insomma meglio prevenire, cercare di trovare il proprio limite e accontentarsi.

L'ex compagno di banco ha fatto più carriera? Il marito della amica della moglie guadagna di più? Vorrei tanto migliorare il mio tenore di vita?
Tutto vero, tutto difficile da accettare.

Ma crescere e non essere capace di sopportarlo/gestirlo può essere enormemente peggio e lo dice bene Titti nel suo post.

Le aziende migliori sanno portare una persona intorno al suo limite. E poi motivarlo e utilizzarlo in quella posizione. Sfruttandone capacità ed esperienza.
Magari pagando un poco di più l'esperienza rispetto al ruolo.