sabato 17 marzo 2007

Ambizioni

Vengo stimolato da Titti Zingone a dire cosa penso di un suo interessantissimo post su marketingpark.

Secondo una vecchia teoria organizzativa grazie alla smania della crescita ognuno raggiunge il proprio livello di incompetenza.

Ad esempio l'ottimo venditore può essere un pessimo ispettore (lavoro che sempre vendite è ma richiede diversissime attitudini). Ma spesso si promuove il venditore ad ispettore, quando non a responsabile marketing ;-)

Il problema, come sempre sta nella testa. E' la direzione aziendale che dovrebbe governare le carriere delle persone.
E dovrebbe farlo con strumenti, competenze, pianificazioni, profilazioni che non sempre ha/fa.
Poco nelle grandi aziende, quasi nulla nelle piccole.

Dovrebbe essere il responsabile delle risorse umane ad aiutare le persone a trovare il giusto punto di equilibrio tra competenze, potenziale e posizione.
Ognuno di noi tende a sopravalutarsi, fateci caso (forse l'ho già detto) il 90% della gente con la quale parlate se non ci fosse l'azienda fallirebbe. Eppure quasi sempre poi le aziende vanno avanti anche senza di lui.

L'ambizione è un'ottima molla, ma va equilibrata, ci sono persone che ad un certo punto raggiungono chiaramente (per chi le coordina) il loro punto di arrivo.
Qui sta la sfida, spiegargli come la si pensa, cercare assieme azioni motivanti, ma chiaramente dicendo che il top raggiungibile in quel momento è arrivato. Che occorre discontinuità per migliorare (formazione, cambio di attitudini).

L'operativo bravissimo incapace di comandare non potrà essere mai manager. E si troverà come spesso accade il manager sopra che sa fare le cose molto molto peggio di lui ma lo comanda perché è bravo a gestire le risorse.
Oppure ci sono quelli che non reggono stress e responsabilità (molti devo dire, soprattutto tra i giovani).

Ci vuole grande auto conoscenza per sapere quando fermarsi: è un riconoscere i propri limiti.
E ci vuole un capo bravissimo per aiutarti a farlo in modo consapevole ed equilibrato.

Invece spesso in nome della corsa, della carriera, si vuol crescere comunque. Magari cambiando posto perché nell'altro eri arrivato.
Poi ti accorgi che, appunto, hai raggiunto il tuo livello di incompetenza.
E può essere un disastro.

Tornare indietro è una botta peggiore che fermarsi (hai fallito). E se la crescita è avvenuta con cambio azienda prima o poi ti tagliano.
Cosa fai? Cerchi un posto come il precedente? E come la spieghi al selezionatore?

Insomma meglio prevenire, cercare di trovare il proprio limite e accontentarsi.

L'ex compagno di banco ha fatto più carriera? Il marito della amica della moglie guadagna di più? Vorrei tanto migliorare il mio tenore di vita?
Tutto vero, tutto difficile da accettare.

Ma crescere e non essere capace di sopportarlo/gestirlo può essere enormemente peggio e lo dice bene Titti nel suo post.

Le aziende migliori sanno portare una persona intorno al suo limite. E poi motivarlo e utilizzarlo in quella posizione. Sfruttandone capacità ed esperienza.
Magari pagando un poco di più l'esperienza rispetto al ruolo.

4 commenti:

Mauro R. ha detto...

Condivido pienamente, ma non vorrei che ci si adagi nell'approccio, a mio modesto parere troppo passivo, del "chi si accontenta gode". E' fondamentale credo per qualsiasi uomo d'impresa (più in generale in qualsiasi cosa si faccia nella vita) cercare di spingersi sempre un po' oltre i propri limiti...o almeno tentare di farlo senza dubbio, mantenendo quella sana umiltà e obbiettività (che non ti fa dire, come già te ben scrivi, "meno male che ci sono io che mando avanti la baracca" quando non è MAI così).

Unknown ha detto...

quando dicevo "intorno" al limite intendevo leggermente sopra. Ma se lo scrivo poi mi dicono che sfrutto la gente.

Il messaggio non deve essere "accontentarsi", sottoscrivo.

Anonimo ha detto...

Grazie! Avevo chiesto solo un tuo piccolo parere "competente", ed hai risposto con un ottimo post che non ha solo centrato il problema da me precedentemente affrontato ma ha aggiunto pure nuovi e non trascurabili spunti di riflessione.
La gestione e l'utilizzo delle persone è tema cruciale in un'azienda. Determinante, direi.
Io ho voluto evidenziare un aspetto tabu, quello dell'autocritica, della consapevolezza delle proprie reali competenze che nessuno ama fare.
A presto.

TZ

Mauro R. ha detto...

Beh giusto...eppure non si dovrebbe confendere il "valorizzare la risorsa umana" con lo "sfruttare"...chi te lo dice si vede che o non legge attentamente o parte con il solito noiosissimo pregiudizio dell'imprenditore che fa le sue fortune sfruttando i lavoratori...patetico no?
Un saluto