mercoledì 14 novembre 2012

Chi di timbro ferisce...

Parlavo con un conoscente che fa il fiscalista per gruppi abbastanza importanti.

Mi raccontava (con rammarico e dispiacere più che con compiacimento) che nel contenzioso ormai ha rinunciato a difendere le aziende nella sostanza.

In pratica usa e ribalta, nei confronti di Agenzia e GdF, i loro stessi metodi.

E' diventato impossibile difendersi nel merito perché ultimamente molte verifiche sono fatte chiedendo alle aziende di dimostrare l'indimostrabile, con contestazioni folli sulla valenza economica delle operazione che possono portare benefici fiscali.
Con contestazioni di forma (manca la firma, il timbro, il visto) e non di sostanza.

E allora, mi ha detto, li combatto nello stesso modo.
Cavillando su timbri, firme, accessi, procedure ormai talmente complicati e bizantini che gli stessi controllori non sono in grado di eseguire correttamente.
E porta a casa il risultato, molto più che difendendosi nel merito.

Ecco, questa è l'Italia che chi fa il mio mestiere odia.

Assurda, burocratica, folle.
Dove la forma conta più della sostanza.
E chi vorrebbe fare consulenza si deve piegare a fare l'azzeccagarbugli.

Ma la bestia è affamata, e richiede sempre più tasse.