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mercoledì 10 ottobre 2007

Il paese dei no

Welfare, Rifondazione si asterrà in Cdm . Corriere della Sera: "Le grandi fabbriche del Nord – a partire dalle ex officine meccaniche di Mirafiori – bocciano l’accordo sul welfare".

Questo sta diventando il paese del no, dell'egoismo.
Ognuno per se e gli altri si arrangino.

Quante volte abbiamo sentito dire "la pensione è un mio diritto", la casa è un diritto, la sicurezza è un diritto, le ferie un diritto, insomma siamo pieni di diritti. Morire se senti parlare uno di doveri, anzi si, del dovere di pagare le tasse (gli altri).

Ma ogni cosa ha il suo prezzo, e come si dice giustamente ad esempio la "assicurazione" dell'inamovibilità dal posto di lavoro a tempo indeterminato per gli anziani ha come prezzo la precarietà dei giovani.
Un Welfare generoso con i padri ha come prezzo la fame dei figli.
I working poor di cui parlava Jakala in un commento sono anche figli di un Welfare squilibrato che dà molto a pensionati e pensionandi (in termini di aspettativa di anni in pensione più che in pensione reale) e per pagarlo drena una marea di risorse direttamente attraverso tasse e contributi e impoverendo ad altre forme di welfare come ammortizzatori sociali, aiuti per i veri poveri, supporto nelle situazioni di crisi, edilizia convenzionata pubblica e simili.
Sostenere i costi della spesa per le pensioni costa in termini di delta costo azienda/salario netto.

Si era promesso che sarebbe stato ridotto il cuneo fiscale.
Si promette di ammorbidire le riforme delle pensioni (particolarmente per quanto riguarda le età pensionabili).
Chi paga?

E non a caso oggi è intervenuto nuovamente Draghi sul tema.

Facile dire no, ma ogni cosa ha un costo.

martedì 9 ottobre 2007

Così imparo, figuraccia

Stamattina ho fatto le cose affrettate e ho sbagliato.
Figura del piffero, capita. Scusatemi.

Gli oneri finanziari, bontà loro, sono deducibili nel limite massimo del 30% del risultato operativo, Visco non perde l'occasione di dar contro alle PMI in sofferenza.
Al solito le grandi aziende quotate ne avranno benefici (possono sempre trovare soldi a buon mercato, alzare le tariffe & co).

Ho rifatto quattro conti e per aziende indebitate come detto oggi (30% del fatturato, costo 6%) il punto di pareggio si ha con un margine del 4.2% circa. Raggiungibile.
Per aziende indebitate per il 50% del fatturato al costo del 6% il punto di pareggio è con un margine operativo del 7.2%.

Certo, resta il fatto che le piccole aziende marginali (alti debiti, margini bassi) o in start-up verranno uccise dalla nuova regola e avranno un altro "effetto IRAP": rendendo indeducibili delle spese porta aziende con un utile prima delle imposte a pagare imposte molto maggiori di tale cifra.
Quindi le tasse sono maggiori dell'utile.

Ma l'azienda per TPS risulta bellissima.
Poi, ucciso e mangiata tutta la mucca, non ci si lamenti della mancanza di latte.

Il gioco delle tre carte

Avete mai visto i truffatori dell'autogrill, quelli con le tre carte o i bussolotti?
Giocano sulla comunicazione, il socio che "vince" e quello che pensa di essere più furbo.

In finanziaria da quanto leggo (non ho avuto modo di approfondirla) sono state ridotte le tasse sulle imprese, dal 33% al 28%.
Sulla carta una cosa ottima.

Poi approfondisci e scopri che (tanto per cambiare) si allarga la base imponibile, se ho capito bene gli interessi passivi non saranno più deducibili dall'IRES (è già così per l'IRAP).

Apri un bel foglio elettronico e fai due conti.
Prendi una azienda decente, che guadagna il 6% prima delle tasse.
Presupponi che come molte aziende abbia l'1% di oneri finanziari sul fatturato.

Fai due conti e scopri che il risparmio IRES su un fatturato di 10 milioni è ben di Euro... tadaaaaaa squillo di trombe: 2.000.

Poi cambi e fai il conto che l'azienda abbia un indebitamento virtuoso pari al 30% del fatturato (nulla di scandaloso nelle PMI, a volte si arriva all'80%) e sia brava a prendere il denaro e lo paghi mediamente il 6%: gli interessi sono di 180.000 Euro.
Perbacco, guarda, sono più alti dell'1% di prima (l'1,8%).
Indovina cosa succede?

Classico: 20.400 Euro in più di tasse.
Chi l'avrebbe mai detto...

Bombardamento

Negli ultimi giorni è un continuo bombardamento di stime al ribasso della crescita.

Questo dopo la finanziaria non è certamente un buon risultato, nei fatti la maggioranza dei centri studi (compreso se non sbaglio, quello del tesoro) non pare credere al messaggio di una finanziaria per la crescita.

Va rilevato che mi pare che una crescita sotto l'1,5% porta scarsissimi o nulli risultati in termini di crescita dell'occupazione.
Oltretutto le aspettative si stanno abbassando. n questo clima si sta svolgendo il referendum sul Welfare, si stanno rinnovando i contratti e ci si avvicina al periodo Natalizio di importanza strategica per il commercio.

Ho avuto un brivido nei giorni scorsi quando Epifani ha detto che occorre lavorare sulla riduzione delle imposte sul lavoro, mi sono chiesto se per caso iniziava a fare il bene dei lavoratori e non dei suoi referent ipolitici. Ma ho notato che la cosa, sotto finanziaria, è stata subito messa a tacere.

L'effetto leva delle tasse incide non poco sui contratti. E le aziende devono purtroppo fare i conti con il loro costo, non con gli incassi netti che vanno in tasca ai dipendenti (per lo stato è una partita di giro).

Un piccolo passo dovrebbe essere, come sostengo da tempo, quello della defiscalizzazione dei premi aziendali. Ma la bestia non ha alcuna intenzione di farsi affamare. Non a caso la nuova finanziaria prevede nuove entrate.