Una delle cose più criticate dell'industria italiana è lo stretto legame famiglia/azienda.
Al di là del fatto che il nostro Presidente ha un'azienda che si chiama come lei, guidata da papino e fratello, lasciatemi fare qualche considerazione a ruota libera.
Intanto è un falso mito che sia una situazione italiana, anche in USA, patria del capitalismo rampante e diffuso moltissime aziende sono ancora prettamente possedute da una famiglia. Ma anche i Europa i casi non mancano. BMW non ha il nome di una famiglia ma..., c'è un Sig. Porsche ecc ecc.
L'impresa famigliare ha pregi e difetti.
Il pregio principale a mio parere è la possibilità di non guardare il breve termine (salvo le quotate, ma anche lì non è detto) ma di poter sviluppare strategie di medio e lungo termine.
Se la famiglia è illuminata non si va a caccia di profitto a breve ma si cerca di valorizzare l'asset azienda sul medio termine.
Tutti sappiamo di aziende "manageriali" dove manager autoreferenziali per prendere i bonus drogano la crescita, intanto saranno probabilmente già andati a far danni da altre parti quando i problemi arriveranno.
Certo anche Parmalat era famigliare, ma lì si parla di truffatori, non di imprenditori.
La visione a breve è a mio parere il padre dell'attuale crisi, ma qui il discorso si fa ampio e magari lo riprenderò.
Per contro l'azienda famigliare, soprattutto in Italia, ha due vincoli che, ove non superati, portano ad uno spreco di opportunità.
La prima è la sindrome del controllo.
Mi trovo tantissimi colleghi che preferiscono avere il 100% di un'aziendina che una quota di una azienda più grande. La mitica sindrome del 51%.
Mania di controllare tutto e considerare l'azienda come un figlio (o moglie o fidanzata...).
Spesso se la famiglia non ha le risorse per sostenere la crescita quindi o bara (vedi Parmalat) uccidendo il bimbo o limita la crescita per mantenere il controllo.
La seconda è la gestione manageriale.
Non sempre la famiglia è in grado di sfornare delle professionalità adeguate ai tempi e alle esigenze dell'azienda. E non sempre i padri hanno la capacità di capire che il figlio/a è inadeguato a gestire l'azienda.
Conosco padri che imperterriti hanno lasciato la gestione ai figli che si sono dimostrati inadeguati (compreso Romiti per intenderci).
Quasi nell'ambito della truffa va inquadrata poi la commistione tra beni e spese aziendali e quelle famigliari, un esempio recente è il buon Cambi che faceva vita alla grande con costi a carico azienda, ma ci sono moltissimi, che magari con costi minori, lo fanno.
Tralascio qui gli stili manageriali (magari ne riparliamo)
Quali sono le Vostre idee sulle aziende di famiglia italiane?