lunedì 31 gennaio 2011

Liberisti stà cippa

Strano eh, il governo dei liberisti che vuole aiutare la ripresa:
  1. alza le multe per tutte le comunicazioni del cavolo che stanno studiando (cioè fanno una selva di nuove comunicazioni + forti multe=nuova tassazione mascherata) tipo black list ecc
  2. con le nuove imposte (IMU) penalizza le imprese, toglie l'ici e mette una nuova tassa più alta, in più indeducibile così il 7,6 permille aumenta del 30% circa portandosi intorno all'1%
E poi si lamentano che la gente fa di tutto per evadere?
Devo dire che poco è odioso come le tasse indeducibili, che vuol dire pagare le tasse sulle tasse.

Ogni giorno che passa aumenta la voglia di andarsene!

venerdì 21 gennaio 2011

Il tempo aggiusta tutto

Anche se la mia esperienza attuale a dire la verità non dice la stessa cosa (il tempo aggiusta tutto quello che affronti).

Ricordo la "battaglia di civiltà" per lavorare 35 ore, portata avanti con duri scontri.

Oggi chi ha fatto quella scelta torna indietro, perché, purtroppo, il salario non è una variabile indipendente.
E senza imprese competitive non c'è lavoro.

Naturalmente va rilevato come negli altri paesi ci si muova per affrontare i problemi, mentre qui da noi il problema son le puttanelle.

giovedì 20 gennaio 2011

Ben venga Marchionne

Premessa: è una cosa scritta diversi giorni fa, in gestazione da lungo tempo. Non la "limo" e lascio la scrittura di getto o mi metto anch'io ad autocensurarmi.

La querrelle Marchionne/FIOM occupa ormai da tempo le prime pagine dei giornali.
Sono stati versati fiumi d'inchiostro da commentatori molto più autorevoli di me.

Volevo però soffermarmi (da tempo a dire il vero) da "insider" su ciò che la cosa sta scatenando.

A scanso di equivoci chiarisco subito che sto dalla parte di Marchionne.
Perché sta sollevando un problema che non è (solo) quello sindacale, ma che sono Federmeccanica e Confindustria.
E' indubbio che negli anni le organizzazioni si stratificano, che i funzionari che dovrebbero difendere le parti alla fine sviluppano una certa contiguità e familiarità.
Detto fuori dai denti, Federmeccanica per come è stata negli ultimi anni non serve a molto e men che meno alla competitività del paese.
E' vero che gli accordi e la politica sono l'arte del compromesso, ma questo non deve fare perdere di vista l'obiettivo principale.
Non so chi di voi ha mai letto il contratto dei metalmeccanici, fatelo, è una lettura istruttiva, se volete tornare indietro di 40 anni.
Tenete presente che siamo ormai a 240 (duecentoquaranta) pagine. L'orario di lavoro è regolato in 21 agili paginette.
Troverete delle descrizioni di mestieri ed inquadramenti che risalgono ormai alla prima industrializzazione, troverete tonnellate e tonnellate di cavilli, incrostazioni e stratificazioni formatesi in anni e anni di mitico "contratto nazionale". Per dire, voi che magari siete informatici, se fate la perforazione delle schede meccanografiche o il relativo controllo sappiate che siete in 2a categoria (ma se fate perforazione E verifica 3a).

E di fronte alle richieste di molti di modernizzare e rendere più attuale il contratto ho sentito le scuse più diverse.
La verità è che non c'era e non c'è la volontà di Federmeccanica di mettere le mani sulla struttura stessa del contratto.
Troppo difficile, troppo impegnativo, troppo lavoro.
E' vero che la Fiat l'ha sempre fatta da padrone in Federmeccanica, ma la Fiat del mitico Re d'Italia sabaudo Agnelli e del non rimpianto Romiti, quella che aveva in cambio sempre qualcosa.
Oggi che è guidata da una persona che se non altro non pensa che il mondo termini con i confini della provincia di Torino e che non si sente membro dell'esercito dei Savoia, si comincia a guardare in termini di costo/opportunità, a pensare in termini globali, a vedere i fattori che rallentano lo sviluppo.
Vero che la produttività deriva da scelte aziendali e che in Italia gli imprenditori non sono molto attenti sul tema. Ma è anche vero che è tempo di finirla con i "diritti" senza responsabilità. E' ora di finirla con un sistema dove questi fattori diventano lotta ideologica e politica, spesso sulla testa di imprese e lavoratori.
Non mi sono sentito tutelato da Federmeccanica come il grosso dei miei collaboratori non si è sentito tutelato dai sindacati.

E il problema non si ferma alla figlia.
Anche la grande mamma Confindustria non è ce se la passi meglio.
Cos'è la Confindustria oggi?
Ok abbiamo problemi di cassa, ma come posso sentirmi rappresentato da gente come Eni, Enel, Poste, Trenitalia, Telecom?
Come possiamo difendere gli imprenditori se poi concediamo potere di veto ai monopolisti? Se poi un vicepresidente parla di energia e pesta i piedi all'associato Enel per difendere le PMI e viene gentilmente accompagnato alla porta?
Certo la battaglia per la legalità è basilare, ma è comoda, non intacca gli interessi di associati forti.
Invece ci troviamo a tagliare articoli ed interventi negativi sui monopoli, a pagare l'energia più che negli altri paesi, con un sistema monopolistico ed oligarchico in utility e servizi.
E anche in Confindustria non vi dico i muri di gomma se qualcuno vuole fare qualcosa di _veramente_ incisivo e che vada al di là delle belle parole.

Ben venga allora Marchionne a parlare chiaro, a rompere il giocattolo. Certo, ricatta, certo, usa a volte toni un po' forti, ma le rivoluzioni non si fanno se si è troppo educati.

E' ora di finirla con un paese dove esiste il potere di veto di chi urla di più, dove la sconfitta in una votazione democratica prevede immediatamente i distinguo e le recriminazioni (vale per la Fiom e mille altri).
E' ora di finirla di lavorare contrattando continuamente sotto il ricatto del rinvio.
La questione straordinari ad esempio, con i tempi della economia attuale è credibile potere aspettare più di un mese l'autorizzazione a fare degli straordinai?
In quel tempo puoi passare dagli straordinari all'avere nulla da fare. E a chi mi dice "programmate meglio" se vuole offro uno stage a fare programmazione della produzione. Col cliente che ormai ti chiama quando ha già venduto la merce che ti ordina, e che chiama oggi per domani. E tu che lotti per migliorare la produttività e hai sbalzi del 50% sulle necessità settimanali.
Si accomodino. Se sanno programmare esattamente a 30 giorni senza ritardi, continue variazioni e scompensi produttivi lo stipendio offerto è ottimo.

Sta diventando un romanzo (forse per quello non mi mettevo a scriverlo).

Troppe cose grigie per non dire buie si vedono anche da dentro, troppa flemma.
Purtroppo frequentando certi ambienti uno si rende conto che anche dove si aspetterebbe il contrario c'è una grande mancanza di persone con carattere e coraggio (essendoci molte donne parlar di senza palle mi pare indelicato, ma il concetto è quello).
E ci sono schiere di galleggiatori e navigatori della poltrona, bravi a parlare, gentili, educati, di gran classe e savoir faire ma incapaci di prendere una decisione che vada contro qualcuno.

E mi piacerebbe far leggere certe robe da burocratese e attenzione alla forma e ai regolarmenti che ogni tanto escono dai nostri palazzi confindustriali degni della peggiore burocrazia ministeriale.
In fondo di quello vivono, e a frequentare certi ambienti, si sa, ci si adegua.
E a sentire certe voci sulle forniture al nostro palazzone romano vengono i brividi

Ben venga allora Marchionne che porta la Fiat fuori da Confindustria e che rompe gli equilibri, anche interni e anche estetici (maglione di chi lavora, contro grisaglia)
Magari con la prospettiva di una Confindustria che perdendo i pezzi fatica a pagare gli stipendi qualcuno capirà che forse dovrebbero difendere gli interessi delle aziende.
Oppure associeranno anche i ministeri così non avranno più problemi di budget.
E faranno Berlusconi anche presidente di Confindustria, che andrà molto d'accordo con il presidente del consiglio.


PS il tutto scritto in treno di fronte a uno che lavora (a mannina) su un documento CGIL :-)

venerdì 7 gennaio 2011

Lezioni di management

Sono solo a metà ma sto leggendo un libro di management molto interessante.
Si chiama Life ed è l'autobiografia di Keith Richards, chitarrista e fondatore dei Rolling Stones.

Intanto va detto che è vero che "it's only rock'n'roll" ma vorrei farla io una azienda che ha il giro d'affari di questi signori.
E poi il fatto che si tratti di artisti è un punto di forza e non certo di debolezza del libro.

L'idea comune è che l'artista sia una artista e abbia un "dono" e spesso anche in azienda molti pensano che basti il talento.

Invece il libro è una lezione di management perché racconta, prima del raggiungimento del grande successo, alcuni punti che valgono per qualsiasi attività.

Dedizione e studio: giorni, mesi, passati a studiare gli altri (la concorrenza) perché volevano essere "i migliori" nel loro campo. Il talento non è nulla senza studio ed esercizio (la formazione). E l'applicazione maniacale ed esclusiva al progetto, la vision di ciò che si voleva essere.
Non basta il talento, e la dedizione al progetto di una start-up deve essere globale e assoluto.
Segmentazione del mercato: esistevano i Beatles che coprivano una certa fascia (quella dei bravi ragazzi)  e loro per vocazione e per scelta hanno coperto una fascia di mercato differente. Ma con i Beatles parlavano e scambiavano idee (rete), non erigevano muri.
Inizio con materiale di altri: hanno iniziato facendo principalmente cover (copie?, terzisti?) poi hanno iniziato a scrivere le loro canzoni (sviluppo di un proprio prodotto) con dei tratti distintivi che le rendessero riconoscibili (brand & family feeling).
Espansione internazionale: hanno iniziato con l'obiettivo di diventare la miglior band di blues di Londra (locale per partire), poi espansione in UK (nazionale) poi USA (il più grande mercato estero) e alla fine espansione internazionale (globalizzazione). Gli inizi in USA sono stati difficili e i costi non erano neppure coperti dagli incassi, ma hanno tenuto duro, insistito e alla fine avuto successo.
E il rock ha certamente contribuito alla globalizzazione.
Pensiero laterale e analisi del mercato: in un momento in cui la musica aveva gli steccati (abbiamo sempre fatto così) bianchi e neri, pop e rock, barriere d'ingresso forti (BBC non trasmetteva il loro blues nero), hanno rivoluzionato tutto andando a toccare le esigenze dei potenziali clienti e più con il passaparola (il word of mouth è la cosa più vecchia del mondo) che con l'aiuto dei media.
PR e uso dei media: superata la barriera iniziale dietro c'era un prodotto vero, ma certe esagerazioni erano un modo per fare parlare di se. In fondo la differenziazione e l'essere contro era marketing non convenzionale per i tempi.
Risorse umane: pensavano che Charlie Watts fosse il batterista giusto per loro, già professionista non se lo potevano permettere, ma hanno fatto sacrifici per prenderlo e tenerlo.
Le funzioni e i talenti di ognuno erano valorizzate e inserite in un progetto globale, con differenti specializzazioni e funzioni.
Management: la grande svolta c'è stata quando hanno trovato un manager che si è occupato di PR, logistica, gestione della "macchina" lasciando i creativi liberi di creare e dando consigli sullo sviluppo del prodotto in relazione ai potenziali clienti. Ma la macchina non era una macchina creativa allo sbando ma ben gestita e con programmi e scadenze (un singolo ogni x mesi) definite e rispettate.
Investimenti: tutti i primi incassi erano dedicati a migliorare l'attrezzatura disponibile.

Insomma alla fine è diventata una delle maggiori macchine da soldi mondiali nel loro campo, ma è stata una start-up.

Potrei probabilmente andare avanti ancora, ma l'idea era quella di far capire che certe "regole" valgono in qualsiasi campo, e le scorciatoie non esistono.
Il talento non basta.