sabato 18 febbraio 2012

Donne

Nonostante il titolo e il periodo di farfalle e l'opinione che si ha degli imprenditori vorrei parlare di donne e lavoro, sollecitato da Arianna Visentini su twitter a seguito di un suo articolo su La Voce. Pensavate parlassi di gnocca eh? Beh, abbandonate pure mi è venuto una specie di poema.

Premetto che come sempre sarò poco political correct, come nel mio stile, ma dirò ciò che penso.

In azienda da noi abbiamo parecchie donne, sia in produzione (anche se dei cambiamenti di produzione le hanno fatte diminuire rispetto al passato) sia in ufficio.
Siamo una azienda che tende ad inserire persone giovani quando può quindi ciò vale anche per le donne.
Tempo fa, per questo, siamo arrivati ad avere 4 donne in maternità (su poco più di 50 dipendenti, non su 500) con tutti i problemi che ciò comporta (un paio nello stesso settore).

Non ci siamo mai posti grossi problemi di "genere" anche se in certi lavori magari tendiamo ad avere "preferenze" per un genere. Alcuni lavori produttivi abbiamo visto che per necessità fisiche proprio le donne non riescono a farli, in altri preferiamo le donne perché magari più adatte (piccoli assemblaggi).
In ufficio abbiamo un mix e se forse è un po' scontato nelle funzioni è perché le persone che ci sono capitate e abbiamo considerato adatte alla posizione erano  "scontate".
Assumiamo le persone se le consideriamo adatte alla posizione, fregandocene abbastanza del contorno, per capirci fra uno bravo e uno meno bravo in mobilità (si risparmierebbe) prendiamo quello (per noi) migliore.
Non abbiamo stagisti, le poche volte che li abbiamo avuti facevano gli stagisti, non gli impiegati, cercando di insegnargli qualcosa. Usiamo abbastanza gli interinali ma per i picchi produttivi o esigenze in ufficio temporanee. Molti entrai come interinali sono assunti a tempo indeterminato.
Fatte le doverose premesse per inquadrare "l'ambiente" un po' di mie esperienze sul tema (senza pretesa che siano significative).

Problema principe: la maternità.
Per una azienda come la nostra è una gran rottura di palle. Le persone lavorano in grande autonomia usando sistemi informatici ampi e a tratti complessi, seguendo tutto il processo (per dire alle vendite uno segue dall'offerta all'emissione fattura, tutto il ciclo) cosa che necessita di parecchia formazione ed esperienza.
Quindi la mancanza di una persona per maternità la rende non immediatamente e facilmente sostituibile, siamo anche in pochi e spesso certe attività sono seguite da singola persona, c'è un backup ma è un backup non certo in grado di svolgere il tutto al meglio (e ha già le sue cose da fare).
Alcune hanno lavorato come se niente fosse fino all'ultimo e sono rientrate il prima possibile, alcune hanno sfruttato tutto lo sfruttabile. Ci sta, non tutti siamo uguali e alcuni hanno la tendenza a vedere l'azienda come un qualcosa da "sfruttare", tipo "stare a casa è un mio diritto".
Da parte nostra offriamo già normalmente (non in produzione per problemi organizzativi) l'orario flessibile (+ o - 1 ora) e aumentiamo la flessibilità specialmente per i primi periodi facendo scegliere alla neo mamma gli orari in base alle sue necessità.
Non abbiamo telelavoro (mai approfondito, nessuno in verità ce lo ha chiesto) anche se in qualche caso alla "mamma" abbiamo dato un portatile e qualcosa lo faceva da casa saltuariamente. Non so se riusciremmo ad organizzarlo anche per la necessità di linee di connessione adeguate.
Il rientro, con le nostre velocità di cambiamento è indolore per chi sta via poco, molto più complesso se l'assenza è quella "lunga".
Poi, a dirla tutta, moltissimo del post maternità deriva dalla mamma.
Abbiamo casi nei quali è tornata con rinnovato impegno ed è più produttiva di prima.
Abbiamo casi nei quali è chiaro che il maggiore interesse della mamma è fare la mamma e il lavoro è un "di più". Ma lo ripeto, ci sta.
In un un paio di casi, per scelta (in un caso si era nel frattempo trasferito il marito) le neo-mamme hanno rinunciato al lavoro. Ma l'incidenza per noi è bassissima.

Ultimamente abbiamo notato una molto maggiore influenza di assenze di neo-papà che danno una mano a mamma a tenere il lavoro e se il figlio è malato, da quanto ho capito, fanno metà giornata loro e metà la mamma.

Non è proprio nella nostra mentalità anche solo immaginare di avere le lettere di dimissioni in bianco o stronzate simili.

Certo è che per le piccolissime aziende italiane, spesso con una impiegata che fa tutto se questa va in maternità la cosa causa problemi organizzativi.

Sul medio termine però, una donna con i figli è soddisfatta è tutto sommato, secondo me, forse più equilibrata.

Va detto che purtroppo ultimamente sono in forte aumento le separazioni e se avviene con i figli piccoli spesso causa problemi abbastanza rilevanti.

Stipendi
Da noi non mi pare ci siano particolari differenze di stipendio, escluse due o tre persone "tecniche" la persona con stipendio più alto è una donna.
E in produzione le donne forse hanno stipendi leggermente più alti dei colleghi.

Part time
Ne abbiamo in produzione, ne abbiamo avuti in ufficio.
In ufficio non lo amo particolarmente, mi causava problemi organizzativi: per le riunioni avevi orari che non si potevano utilizzare, gli esterni che avevano bisogno della persona non avevano le risposte immediatamente come sono abituati. La fluidità del lavoro ne risentiva un po'.
Ma probabilmente dipende molto anche dalla posizione, in altre avrebbe impattato meno (ed effettivamente ha impattato meno il discorso allattamento, simile al part time, per alcune).

Asilo e servizi
Siamo una azienda troppo piccola per potere avviare progetti di asilo interno, ho cercato qualcuno nei dintorni interessato ma i miei colleghi non paiono sentirci molto.
Da quello che vedo moltissimi ancora si affidano alla nonna, qualcuno a nido e asilo ma con qualche problema mitigato solo dall'orario flessibile.

Donne sul lavoro
Chiudo con una cosa che non piacerà a molti.
Le donne sono il peggior nemico delle donne sul lavoro.
Troppo spesso vanno in competizione più contro le colleghe che contro i colleghi.
E troppo spesso sono il maggiore ostacolo alla promozione delle colleghe.
Gli uomini in genere hanno una competizione che è limitata e sfocia poi nel cameratismo, le donne troppo spesso mettono le cose sul piano personale (non professionale) e "se la legano al dito".
La mia esperienza dice che è molto più problematico mantenere un ambiente equilibrato in presenza di molte donne piuttosto che fra gli uomini.

Alla fine mi è venuto fuori un poema. Con poche proposte oltretutto.
Ma forse la proposta maggiore è rinchiusa nell'ultima parte.
Che le donne, se vogliono sfondare quel tetto di cristallo, devono imparare a non essere competitive contro le altre donne ma cercare di coalizzarsi.


mercoledì 15 febbraio 2012

Produttività e collaboratori

A furia di dirmi "domani lo scrivo" non sono più andato avanti sul discorso produttività. Pigro.

In questi giorni sto, come sempre, ma in questo periodo di più, lavorando su organizzazione interna e miglioramento dei processi aziendali.

E mi stupisco di come a volte cose che a me appaiono evidenti non vengano segnalate dai miei collaboratori: colli di bottiglia, attività ripetitive non ottimizzate, perdite di tempo.
D'accordo, io ho un occhio maggiore per queste cose, ho un maggiore interesse.
Ma mi comincio a chiedere se non ci siano altre ragioni.

Maggiore produttività vuole dire metterci meno a fare le cose.
Metterci meno a fare le cose significa che fatto 100 il livello produttivo con 50 persone, se risparmio il 2% del tempo tendenzialmente ho bisogno solo 49 persone (o portare la produzione a 102%).

Non è che la poca produttività fa comodo alle persone perché giustifica la loro presenza?

Anche se poi, come spesso accade, una azienda meno competitiva alla fine può portare alla chiusura.