martedì 31 maggio 2011

Un errore dopo l'altro

Premessa: sono un potenziale elettore di destra, alla Montanelli, turandosi il naso.
Perché non amo la sinistra italiana. Ho ancora gli incubi su Visco, e l'odiato Tremonti è meno peggio.

Ho già espresso in altri post quello che pensavo della campagna elettorale.
Già si è arrivati alla campagna elettorale in una situazione di fastidio e disillusione verso Berlusconi: come dice Bersani ormai è lì da tempo, non può sempre essere colpa degli altri.
Nei dieci anni persi di cui ha parlato la Marcegaglia abbiamo avuto per buona parte governi Berlusconi.
Ormai è un politico, non è più uno "prestato" alla politica, chiaramente lì per farsi i fatti suoi, in modo enormemente più evidente che per altri (vale per tutti).

La Moratti non è stato un cattivo sindaco, prima delle elezioni non si sentivano poi chissà quali lamentele, probabilmente la cosa peggiore è stata la confusione su Expo2015. Ma ha fatto anche parecchie cose decenti.
Non è simpatica, certo.

Ma hanno fatto un errore dopo l'altro: Berlusconi che trasforma sempre le elezioni nel referendum "o con me o contro di me", volere trasformare la borghese e un po' grigia Moratti in un politico d'assalto, certe cazzate sparate a caso dopo il primo turno come taxi, multe da non pagare, ecopass tolto ecc.
La famosa frasetta buttata lì su sky all'ultimo secondo, i cani da riporto di Libero e Giornale con i loro latrati.
L'ossessivo uso della paura, quindi immagine cupa contro l'immagine divertente, allegra positiva portata dai sostenitori di Pisapia, anche attraverso la rete,
Certe sparate dei leghisti che forse fanno presa nelle valli.

Insomma un errore dopo l'altro, faccio fatica a trovare una cosa azzeccata nella campagna elettorale che colpisca il target che ti fa vincere le elezioni, quella immensa schiera di moderati che votano non come tifosi ma pensando a chi meglio saprà svolgere il proprio lavoro o, visto che Berlusconi così ha voluto, con una ottica politica strategica di dargli una lezione.

E chi magari non se la sentiva di votare la sinistra o non considerava il candidato adeguato semplicemente se ne è stato a casa.
Anche l'astensionismo è un modo per esprimere un voto, e dice "non mi piace nessuno dei due". E' vero, poi vince comunque qualcuno, ma se non ti piacciono in fondo per te è perdere lo stesso. E decidi di non turarti il naso.

Io per primo mi auguro sempre che chiunque vada ad amministrare si riveli in gamba e capace di farlo, poco mi importa se è "dei miei" e "degli altri", anzi quando è lì è il mio sindaco, punto.
Come dovrebbe essere il mio Presidente del consiglio.

Spero davvero che Pisapia sarà un ottimo sindaco, ho i miei personali dubbi sulla tenuta e capacità della coalizione, le notizie che ricevo sulla persona non sono confortanti ma spero di essere smentito.

Mi ero già sbagliato, avevo detto che la sconfitta al primo turno poteva essere una regolazione di conti interna al PDL.
Forse in parte era anche così ma poi hanno accumulato una serie di stupidate tale da riuscire a perdere in un posto dove pensavano di vincere facile.

Adesso vedremo le reazioni. Ma mi sa che il vecchio instabile, ancora più colpito da sindrome di accerchiamento, con i suoi fedelissimi yesman leccaculo ed incapaci, troverà ogni scusa, come al solito, per dare la colpa a qualcun altro.
Segnando la sua definitiva fine.

foto di david pasquali

lunedì 23 maggio 2011

Cerco insegnante

Ultimamente sbaglio un po' troppe volte le a con e senza H.

Mi sa che devo prendere ripetizioni di italiano.

O rileggere meglio.

Ma soprattutto capire lo strano meccanismo della mia mente che mi porta a fare errori del genere. Una idea ce l'ho e non mi piace.

Mai più uguali

Me la ricordo ancora quella terribile estate.

E ricordo che pensai che non saremmo mai più stati gli stessi.

La storia mi ha purtroppo dato ragione, e non in meglio.

Non vado molto a Palermo, ma passare in quel punto per andare in aeroporto è una fitta al cuore.

Giusto mezzo, modo sbagliato

Uno come me si lamenta sempre poi dice: fico, una territoriale di Confindustria che ha imparato a usare i social media.

poi segue il link
#fail

Non cambieremo proprio mai, e in Confindustria non capiranno mai la differenza tra internet e intranet.

Non ha caso il 90% di quello che trovate in home page del sito Confindustria richiede una password per essere letto.

Re-edit. Chi di fail colpisce di fail perisce. E mette h di troppo. Cancellata ma non eliminata :-)

domenica 22 maggio 2011

Aspettiamo fiduciosi

Credo di essere in target, elettore tendenzialmente di destra, purtroppo liberista per fortuna non voto a Milano.

Mi sarei aspettato dalla Moratti una presa di coscienza degli errori fatti, di un linguaggio e modi poco adatti ad intercettare i moderati, di una promessa per una amministrazione più attenta alle esigenze della società, insomma che si andasse nel proprio campo cercando di dare impressione di serietà e di avere capito gli errori fatti.
E invece...

Dopo l'annuncio della mancetta dell'ecopass (io sarei per una ulteriore stretta dell'accesso in un centro che si gira benissimo a piedi e in bicicletta) e le pubblicità del Wi-Fi gratis su facebook, l'improvvisa riconversione alla rete dimenticata per tutta la campagna elettorale e qualche altro annuncio a sorpresa mi aspetto quello definitivo:
Chiù pilo pè tutti

giovedì 19 maggio 2011

Scavare buche riempire buche

A volte ho l'impressione che la profonda ignoranza economica che abbiano in Italia (che non lo dico io che ignorante sono, avendo la terza media, ma lo dicono i maggiori siti economici) sia particolarmente evidente sul discorso lavoro.

Spesso sentiamo che bisogna dare "un lavoro" e delle prospettive ai giovani.
Si proprio così "un lavoro", generico, perché abbiano "uno stipendio" e possano farsi una famiglia.

Ci vedo due problemi principali.
Il primo è che lavoro, visto che poi molti lavori i giovani non li vogliono fare.
E che ognuno di noi ha giustamente delle aspirazioni e vorrebbe, credo, un lavoro che gli piaccia almeno un po' perché andare a lavorare non sia una condanna al carcere a vita.

La seconda, legata appunto alla ignoranza economica, è il come si forma il reddito.
Sarebbe bello se tutto potesse funzionare alla Keynes per cui basta pagare due squadre una che scava le buche e l'altra che le riempie per dare un lavoro a tutti.
Nel breve periodo può funzionare (e l'aumento di spesa pubblica è sempre un buon salvagente) ma alla fine chi paga?

Come ben capite se pagare le persone anche tassando i due gruppi al 50% non ce la farei a pagarli, ogni mese dovrei finanziare lo stipendio netto.
Si perché è vero che i dipendenti pubblici pagano le tasse, ma è un formalismo per correttezza generale, il loro stipendio per lo stato è un costo (il netto).

Ci vuole qualcuno che paghi le tasse e sia fuori dal giro della pubblica amministrazione.
I pirla come me (vale anche per i professionisti) che creano un prodotto o un servizio, danno lavoro e magari lo vendono nel mondo facendo arrivare in Italia anche un bel po' di soldi dall'estero.
E alla fine le mie tasse le paga un americano o un tedesco acquistando i prodotti. Come io pago pro quota le sue acquistando una automobile o un elettrodomestico ecc.

Ma pago le tasse se riesco a mantenere in equilibrio e competitiva la mia azienda.
Quindi non è che se mi servono 10 persone ne posso avere 15, non pagherei tasse e alla fine probabilmente fallirei. (mentre se sono una bella conglomerata pubblica tipo municipalizzata posso anche avere persone in più, tanto pagano i (tar)tassati).

Non solo, ma ho bisogno gente in gamba, motivata, capace di fare il suo lavoro, quindi offro quel lavoro e non "un lavoro".
Quindi, facendo il mio lavoro, io la mia parte la faccio.

Se la spesa pubblica è un palliativo di breve durata, certi lavori non si vogliono fare e non si può pretendere dagli altri più di quello che già fanno, esiste la quarta via.

Muovere le sante chiappette e crearsi il lavoro.


E non ditemi che:
  1. vi mancano i soldi: per le buone idee di soldi in giro ce ne sono in abbondanza (rinunciando al controllo naturalmente)
  2. è rischioso (a me lo dite? perché io non rischio?)
  3. è difficile ed impegnativo: certo, ma allora smettete di sputare su chi non crea abbastanza lavoro
Suvvia se ci riesce uno come me, con la terza media non sarà difficile no?

lunedì 16 maggio 2011

Scuola di vita, per la vita


Ha suscitato molta polemica nell'ultimo periodo l'uso dei test Invalsi per misurare la preparazione degli studenti delle scuole.
Ho fatto un tweet anch'io e ho ricevuto (tra le altre) questa risposta:
Può darsi, certamente, che i test siano da rivedere o inadatti, ma la risposta dice qualcosa che è più profondo e secondo me fortemente radicato nella nostra cultura "la scuola non è una azienda".

Tutti dicono che il problema dell'Italia è la meritocrazia.
Per avere una vera meritocrazia non esiste altro metodo che misurare le prestazioni.
Altrimenti abbiamo la meritocrazia all'italiana: siccome sei lì da 10/15/20 anni e quindi si presuppone che tu sappia fare il tuo lavoro ti promuoviamo.
Invece proprio misurando le prestazioni, posso fare emergere i migliori.
Basta vedere lo sport, dove la misurazione è la regola. (fatto salvo il doping) se corri più forte degli altri vinci, non è che alle olimpiadi ci arrivi perché sei il nipote di quello che le organizza.

La cosa preoccupante di questo atteggiamento è che da qui, a mio parere, partono molti dei nostri problemi e la scarsità di meritocrazia che abbiamo in Italia.
Se non si impara fin da giovani, a scuola, e giudicare ed essere giudicati secondo capacità, diventa difficile poi accettarlo nella vita.

E se spesso i professori per primi danno l'idea di giudicare in base a simpatia e non a dati oggettivi ci si abitua a questa situazione.

L'ideale della meritocrazia "dare a tutti le stesse possibilità" ha lasciato il posto ad un retorico "siamo tutti uguali" secondo il quale io devo comunque essere valutato bene anche se di matematica non capisco nulla e magari sono fortissimo in Italiano.
Col risultato di non evidenziare i miei punti di forza e di debolezza (altro non fa la meritocrazia).

Partendo da questa cultura diventa una fatica immane inserire poi dei sistemi di valutazione in azienda.
Perché semplicemente tutti vogliono la meritocrazia a parole poi, come ho già scritto, loro si aspettano di essere fra i meritevoli e che gli altri siano tra i meno meritevoli.
Solo che questo è applicabile a tutti, quindi tutti si aspettano di essere tra i meritevoli.
E quando abbiamo messo in piedi un sistema di valutazione (che ancora facciamo molta fatica a fare accettare) la risposta di molti è stata "ci date i voti come a scuola?" con una valutazione negativa della cosa.

"la scuola non è un'azienda", resta il fatto che all'estero, per quanto so, le valutazioni dei professori (anche da parte degli studenti) e delle scuole sono continue e consolidate.
E forse dalla applicazione di alcune best practice aziendali in termini gestionali (darsi degli obiettivi e misurarli ad esempio) le scuole avrebbero da guadagnare, pur mantenendo la loro specificità.

Il merito vero non può che prevedere un serio sistema di valutazione, e sarebbe ora che in Italia entrasse nella testa della gente.
E se il metodo non è quello giusto miglioriamo il metodo, non cancelliamo la valutazione.

mercoledì 11 maggio 2011

Pagano sempre i soliti

Leggo sul Sole (Fossati) che forse è il momento di rivedere certi meccanismi di riscossione di Equitalia.

Ci sono delle storture sugli accertamenti, è indubbio, ma perché cavolo se uno non ha pagato le tasse (o le multe) e lo costringono a pagarle è un poveraccio al quale sequestrano l'auto?

Allora è vero che il pirla è chi paga!

Poi non ci si lamenti però dell'ennesimo condono o che l'evasione aumenta, se proteggiamo gli evasori.

martedì 10 maggio 2011

Social network rischi e opportunità

Come promesso vorrei ritornare sull'uso e l'abuso dei SN, mille altri certamente più qualificati ne hanno parlato, ma vorrei raccontare le mie idee sull'uso dei SN in occasioni come i convegni Confindustria, visto il quello che ho suscitato.

L'uso di twitter wall o dei social network non è certo una novità nella convegnistica, nei *camp o in eventi legati all'argomento.

Lo sarebbe in eventi più strutturati e, mi si permetta di dirlo spero senza offendere nessuno, di rilevanza molto elevata.
Da sempre Confindustria (ma vale per i sindacati e altre associazioni) investe nella convegnistica, attraverso gli sponsor, cifre molto elevate.

Chi ha mai provato ad organizzare un evento immagina i costi dell'organizzare un evento per 6000 persone, con una sala plenaria, altre 7 sale separate, una sala stampa attrezzata per, credo, centinaia di giornalisti, il pranzo per tutti con grossi problemi di sicurezza (fisica, c'è parecchia gente che gira con scorta lì dentro) ecc ecc

Per inciso uno dei risultati di Bergamo è "meno convegni" ma di questo magari riparleremo.

A fronte di una "macchina" tanto complessa naturalmente si cercano di ottenere dei risultati di comunicazione il più possibile vicini all'obiettivo che ci si dà. A Bergamo era anche "siamo tanti".

E qui si innesta il problema social network.

Come detto non è la prima volta che comunico live da un convegno, ma qui c'è un tweet che dice "la maggior parte degli interventi confusi e noiosi. Meglio che non ci siano giornalisti a sentire questa roba. Proposte poche".
Non pare vero a Repubblica.it, che lo mette in prima pagina, di potere sparare nel titolo "poche proposte". Ne ho già parlato di quello che era il significato quindi non mi ripeto.

Da quel punto è una specie di fiume in piena, visto che la cosa finisce nelle agenzie (mi scuso ma non sono risalito alla primogenitura) e quindi praticamente sulla buona parte della informazione italiana, che in alcuni casi va a riprendere altri tweet tra lo scherzoso e il satirico e un po' dissacratori (quello è il mio stile, spesso anche verso me stesso). Ma praticamente in nessun caso approfondisce contattando l'autore.

Notare che il Sole 24 ore aveva organizzato un account twitter specifico per le assise che mi ha citato, ma aveva anche meno followers dei miei pochi. E altri hanno twittato dalle assise.

Non so se ho fatto un favore a Confindustria (in fondo vale l'assunto "purché se ne parli") o le ho dato un dispiacere, non ho notizie di particolare agitazione sulla cosa al settimo piano.

Se però in un evento come questo l'uso dei SN fosse "spinto" avremmo più problemi.

Già l'altro giorno ad un certo punto spunta questo tweet
Peccato che Laterza non avesse ancora iniziato a parlare! La sua risposta è "conoscevo già il contenuto dell'intervento" e visto che fa il consulente l'idea che l'abbia scritto (in tutto o in parte) non è strana.

Siccome i partecipanti in queste cose (Gente come Della Valle, Moretti, Colaninno & Co.) hanno spesso schiere di addetti stampa e consulenti è inutile che racconti come può andare.
Basta fare un giro su certe pagine facebook e si nota come ci siano persone che non hanno nulla di meglio da fare che mettere dei like a post di aziende e a pagine.

Immaginatevi un Moretti, per fare un nome, e una bella quantità di tweet che partono e ne esaltano l'intervento.
Il rumore diventa molto elevato, e potremmo perdere la spontaneità e immediatezza del corretto uso dello strumento.

Un altro problema, nel caso Confindustriale, è che siamo a elevato rischio di intrusione da parte di gruppi più o meno organizzati. Gli stessi che si radunano davanti alle associazioni e lanciano uova sulle facciate o che le occupano e via dicendo.

In pochi secondi un eventuale wall sarebbe probabilmente coperto di insulti ed epiteti poco carini verso la signora che presiede l'associazione e i partecipanti.

Ecco che allora, vale per Confindustria ma per gli eventi in genere, può diventare pericoloso e poco producente l'utilizzo dei social network in modo troppo spinto.
Eppure il mezzo sarebbe ideale per un confronto aperto e leale.
Ma ci vuole la trasparenza.

E' vero che le "agenzie" e i vari "fan" dopo un poco chi conosce il mezzo li individua, e che chi insulta e cerca di sabotare fa lui stesso una brutta figura (salvo con i suoi solidali magari convinti di "avergliela fatta vedere") un po' come certi commentatori qui che periodicamente spuntano e mi hanno costretto malvolentieri a lasciare commentare solo chi si registra.

Ma il rumore e la contrapposizione come troppo spesso accade non permettono l'emersione delle idee e di chi vuole portare il proprio contributo (anche non allineato) in modo educato e pacato.

Io purtroppo la soluzione non la vedo, se non quella di avere a che fare con persone corrette.
Nei social network come nella vita.

lunedì 9 maggio 2011

Apostrofi

Qualcuno, vi prego, spieghi ai giornalisti che gli apostrofi li so usare, ma che negli username non si possono spessissimo usare perché sono un carattere usato da molti linguaggi di programmazione.
E che quindi "limprenditore" su Twitter non è un mio errore ma il risultato del fatto che "imprenditore" era preso e l'apostrofo non si può mettere. E "l_imprenditore" fa veramente schifo.
Basta muovere quell'aggeggio che c'è di fianco al computer (mouse per chi sa l'inglese) verificare su Twitter e magicamente appare l'accento nell'intestazione ;-)

The day after

Oggi rassegna stampa, cartacea e online, per vedere un po' i risultati dei 15 minuti di celebrità di ieri.

Ringrazio quanti hanno postato come Alessandra Farabegoli (troppo buona, sono peggio di come mi descrive), PierLuca Santoro, Gino Tocchetti.
E le decine che mi hanno citato e scritto su Twitter.

Questa vicenda mi ha fatto capire lo stato abbastanza comatoso della stampa in Italia. E in questo mi trovo d'accordo con quanto scritto da Andrea Panato.
Dopo il polverone di Bergamo sinceramente mi aspettavo qualche mail, non è difficile, sul twitter c'è il link al blog e lì in alto a destra, da sempre, c'è un indirizzo mail.
Secondo voi qualche giornalista mi ha scritto? No.
Ho avuto contatti con Dario Di Vico ma ci seguiamo vicendevolmente da tempo su Twitter e credo di non violare segreti dicendo che ieri mi ha detto, con un dm in twitter, di raccontare qualcosa (e avevo comunque già intenzione di farlo).

La "rassegna stampa" poi, evidenzia come in molti casi ci si sia limitati a riportare il contenuto delle agenzie di stampa senza indagare oltre (come appunto dice Andrea Panato).

Non che mi aspettassi chissà che, ma non un giornalista in Italia che ha fatto un tentativo?
Probabilmente è colpa di una informazione "usa e getta", domattina le assise saranno dimenticate e con esse l'animale (talpa, passerotto ecc) che ha detto "poche idee" che, ribadisco, non vuole dire nessuna. O che a ha fatto battute su persone che, in qualche caso (e non dirò quale, leggete indietro) stima e ha sempre apprezzato ai convegni.

Insomma strillo e non contenuti, superficie e non approfondimenti.
Così come avviene per la politica o le discussioni che ci sono ogni giorno.
Slogan, senza approfondimenti.

E quindi naturalmente vince una politica che urla e che non approfondisce, ma la colpa è anche di chi ha abituato le persone a quello.

reedit - avevo fatto un po' di errori (ivi compresa la a senza H)

domenica 8 maggio 2011

Assise Confindustria - Star for one day

Andy Warhol diceva che ognuno sarà famoso per un quarto d'ora. Oggi era il mio turno.

Credo che tutto sia nato da Repubblica che ha colto l'occasione di un mio tweet un po' deluso che diceva " la maggior parte degli interventi confusi e noiosi. Meglio che non ci siano giornalisti a sentire questa roba. Proposte poche".

Sgombero subito il campo, stamattina ci sono stati 54 interventi, io frequento queste cose da qualche anno, e non è certo la prima volta che twitto da un convegno.
Difficile avere nuove idee, perché se Abete può leggere l'introduzione delle assise 1992 e i problemi sono ancora quelli, il problema non sono le nostre idee sempre uguali, ma che in questo paese le cose non cambiano mai.

Giustamente Stefano Epifani ha detto "ma la vera notizia è ciò che ha detto @ o il fatto che i giornali l'abbiano ripreso? O entrambe le cose? ".
Ne riparlerò ma credo che la voglia di estrarre la mia voglia di dissacrare un po' certi riti abbia reso popolare la cosa anche e purtroppo insieme a quel sentimento anti industriale così chiaramente evidenziato da tutti alle assise di oggi.

Io non vengo a casa deluso dalle assise, ci sono cose che mi hanno sorpreso nei sondaggi. Il nostro mondo si è rivelato molto più variegato di quanto pensassi.
Non mi aspettavo certo la soluzione dei problemi da chi interveniva.
Se una cosa mi ha deluso nel pomeriggio è forse la passerella dei soliti noti, che piace tanto dire di aver visto ai nostri partecipanti  ma che hanno mille occasioni per dire a tutti i livelli (ed essere ascoltati) cosa pensano sia della economia che della politica che di Confindustria.
Non mi pare che molti degli intervenuti abbiano problemi a rilasciare interviste.

Per contro durante la "deludente" mattina sono intervenuti moltissimi colleghi più "normali".
E un piccolo e medio imprenditore non può che chiedere le solite cose, qualche sprazzo c'è stato ma poi sentirne 54 è lungo e pesante e la sensazione globale è quella del tweet incriminato.
Avete mai provato a parlare su un palco davanti a 1000 persone con tempo dato di 3 minuti? Non è facile, e se non sei abituato gestire tempo, ragionamento, respirazione ecc vai in confusione.
Forse proprio la scarsa capacità comunicativa di chi dovrebbe farlo ogni giorno con clienti, stakeholders e collaboratori è la cosa che mi ha un po' lasciato perplesso.

Poi io ho le mie idee e magari non sempre sono d'accordo con la maggioranza, sull'ICE, ad esempio, o su alcune cose di Confindustria (e non da oggi, chi ha voglia si faccia un giro qui dentro). Ma, ripeto, se i problemi sono i soliti da 20 anni e le risposte sono cose come il decreto dell'altro giorno difficile tirare fuori cose nuove. Quelli sono i problemi e ci piacerebbe venissero risolti.

E poi le Assise erano un momento per fare vedere che ci siamo, che siamo compatti, che vogliamo salvare le nostre aziende e tenerle in Italia (per inciso il cantare l'Inno d'Italia alla fine con i miei colleghi mi abbastanza commosso).
Perché, purtroppo, la politica ragiona per numeri, e se non fai vedere che c'è un movimento non ti ascoltano.

Magari sarò stato con alcuni un po' irriverente, con altri irrispettoso (come da tradizione del mio blog) e questo piace tanto tanto ai giornalisti che ci possono costruire i titoli.
Ma alla fine ho visto una Confindustria compatta dietro al suo Presidente, determinata a chiedere ancora non soldi o aiuti (è stato ribadito più volte) ma di creare le condizioni perché le aziende possano operare nella legalità in un ambiente che almeno non le freni (favorirle mi pare velleitario se la cultura è ancora così anti industriale).

Ho sentito parlare molte volte di "fare cultura" per i giovani, per capire meglio economia e mercato, per creare una cultura della sicurezza, dell'ambiente della crescita sostenibile.
Io ci sono dentro, sono i miei valori e probabilmente do' il tutto molto più per scontato di quanto faccia chi è fuori da questo ambiente.

Domani tornerò nel mio comodo angolino, ci si dimenticherà di me. E scriverò un post sull'impatto dei social network su incontri di questo genere e sui relativi problemi.

PS questo post è stato volutamente scritto prima di vedere bene le cose dette e scritte oggi sui miei tweet, per non farmi influenzare.

giovedì 5 maggio 2011

Crisi? Quale crisi?

Notoriamente la crisi è qualcosa che si sono inventati i portatori di sventura ma grazie al nostro intrepido governo e al decreto dello sviluppo le cose miglioreranno.


I dati sembrano buoni ma cresciamo meno dell'Europa e siamo pur sempre sotto rispetto al 2008 (e stiamo già rallentando come si vede dal grafico)

E questo è quello che il nostro governo considera necessario per lo sviluppo.
Sulla ricerca una defiscalizzazione su quella aggiuntiva affidata alle Università. Così se hai investito su risorse interne sei cornuto e mazziato.

Credo che la vera, grande, svolta verrà da questo "Raddoppio a 10mila euro del valore dei beni di cui le imprese possono disfarsi, perché obsoleti, per cui sarà sufficiente l'atto notorio".

Perché se non lo sapete se voglio buttare via un vecchio PC che è a cespite devo chiamare la finanza (o l'agenzia delle entrate) per certificarne la distruzione. (al di là di dover pagare per smaltirlo).

Al solito, aria fritta pre-elettorale.
Intanto hanno aumentato la benzina per la guerra (scommetto diventerà definitivo) ristabilito le tariffe per gli avvocati (i migliori amici del nostro Presidente del Consiglio) ecc ecc
Ah, naturalmente non manca una stabilizzazione dei precari della scuola.

martedì 3 maggio 2011

Certezza del diritto

Come noto la FIOM ha promosso diverse cause riguardanti l'applicazione del contratto separato metalmeccanici del 2009.

Tribunale di Torino (almeno fossero due tribunali diversi).

Una sentenza a favore della FIOM.

Una sentenza a favore dell'azienda.

I team legali e i comportamenti sono uguali.

C'è bisogno di commentare oltre a mettersi a piangere?