Siamo in una profonda crisi, ma ci sono comunque aziende che per fortuna o capacità non vanno male.
Qualcuna addirittura che ha budget in crescita importante.
Uno si dice: bene, con questa situazione è un piacere creare lavoro.
Poi si mette a (cercare) di farlo.
Per fare qualità servono anche persone in gamba e ben formate (anche per i semplici assemblaggi)
Come chiunque faccia impresa sa budget è ben diverso da ordini e in questo momento le situazioni sono variabili settimanalmente. Se la necessità che hai è di aumentare di circa il 10% il tuo personale non è una spesa che puoi fare diventare "fissa"a fronte di budget.
Ci piacerebbe tanto assumerli tutti a tempo indeterminato, meno problemi, loro più contenti, ma il mercato non ce lo permette.
Una volta per la stagionalità e i picchi usavamo le agenzie per il lavoro (internali). Adesso con i margini in continuo calo il costo aggiuntivo delle agenzie, soprattutto se per lungo tempo e diverse persone, è inaccettabile. Va detto che è aggiunto al "sovrapprezzo" contributivo per i contratti a termine.
Abbiamo anche sempre usato i contratti a termine.
Soluzione 1
Trattandosi di parecchie persone per parecchio tempo (sei mesi / un anno) scartiamo gli interinali per il costo.
Soluzione 2
Interinale + Contratti a termine
L'ideale sarebbe fare uno due mesi di "prova" poi se va bene assumerlo noi.
Peccato che nel frattempo dovremmo fare una pausa di 60 giorni (perlomeno secondo i nostri consulenti)
Soluzione 3
Contratto a termine
Dovremmo farli di 3 mesi e poi rinnovarli, ma si può fare solo 1 rinnovo, poi dopo sei mesi 90 giorni (tre mesi) di stop.
Non è che noi formiamo la gente e poi mettiamo un altro qualsiasi per 90 giorni. (il concetto che la politica ha degli operai è che siano carne da cannone, noi no)
Soluzione finale: li assumiamo a temine 6 mesi + 6 mesi.
E se poi il lavoro cala? Eh, li metteremo in cassa integrazione fino alla fine del contratto.
Assurdo? Certo.
Ma se le leggi le fa chi in azienda non c'è mai stato o pensa che un posto di lavoro debba essere più stabile di un matrimonio va così.
Tralascio per carità di patria il fatto che probabilmente 1o 2 assunti saranno irregolari perché superano la quantità di contratti a termine contrattualmente stabilita.
Se viene l'ispettore del lavoro mando lui in reparto a dire alla persona di andarsene immediatamente perché fuori quota.
Non mi aspetto un monumento perché creo lavoro, ma almeno non continui intralci.
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martedì 5 febbraio 2013
giovedì 18 ottobre 2012
Aiutare il lavoro
Stanno partendo gli incontri per la formazione sulla riforma del lavoro fatta dal Ministro Fornero.
Scene di disperazione tra i consulenti del lavoro, addetti aziendali, responsabili nelle associazioni.
Formatori neppure in grado di essere certi di come si dovrebbe operare.
Tralascio volutamente la qualità del testo (me ne dicono un gran male tutti).
Tre cose raccolte e raccontatemi al volo:
Firma per il licenziamento
Il team, rappresentante azienda, dipendente, relativi avvocati ecc va all'ufficio provinciale del lavoro.(tra l'altro da paese, facendo un po' di chilometri) Essendo l'ufficio nel capoluogo provinciale, dopo aver fatto un bel po' di chilometri per raggiungerlo dal paese.
L'addetto si rifiuta di controfirmare citando circolare che esiste ma non si sa bene da dove arriva.
Viene chiesto un documento che attesta che il team era lì per firmare (non so se l'hanno fornito).
Non si sa se il licenziamento è valido e in vigore.
Mi dicono anche che il modulo non ha il campo data (inutile come ben sapete per un documento che ha il fine di stabilire una data certa).
Sostituzione per maternità
Se voglio usare questa causale per assumere con contratto a termine una persona questa addetto può: - iniziare il giorno dopo che la sostituenda va in maternità,
- deve smettere il giorno che la mamma rientra.
E' chiaro a tutti che in azienda abbiamo dei soldatini assolutamente intercambiabili, nessuna necessità di formazione o di passaggio di informazioni.
Togli uno metti l'altro funziona tutto perfettamente. Come il Lego.
Contratto a termine
C'è una persona X in un ufficio in sostituzione maternità. Rientra la mamma Y. Il contratto scade.
Nel frattempo purtroppo un altra persona Z dello stesso ufficio ha un grave incidente, finisce in coma in ospedale.
Non posso riassumere X che è già formato, introdotto e aggiornato al posto di Z se non faccio passare i 90 giorni. Non conta nulla che le ragioni siano diverse, che sia oggettivamente dimostrabile che sono sostituzioni di persone diverse.
X non può essere riassunto.
Ecco questo spiega in che condizioni si lavora in questo paese.
Immaginate di essere direttore del personale e dovere spiegare questi bizantinismi ad uno che è seduto in un ufficio a New York e che con un tratto di penna è abituato a licenziare (pagando il disturbo, ma senza grossi problemi) migliaia di persone.
Probabile che alla prima occasione con un tratto di penna cancelli direttamente la fabbrica.
Scene di disperazione tra i consulenti del lavoro, addetti aziendali, responsabili nelle associazioni.
Formatori neppure in grado di essere certi di come si dovrebbe operare.
Tralascio volutamente la qualità del testo (me ne dicono un gran male tutti).
Tre cose raccolte e raccontatemi al volo:
Firma per il licenziamento
Il team, rappresentante azienda, dipendente, relativi avvocati ecc va all'ufficio provinciale del lavoro.
L'addetto si rifiuta di controfirmare citando circolare che esiste ma non si sa bene da dove arriva.
Viene chiesto un documento che attesta che il team era lì per firmare (non so se l'hanno fornito).
Non si sa se il licenziamento è valido e in vigore.
Mi dicono anche che il modulo non ha il campo data (inutile come ben sapete per un documento che ha il fine di stabilire una data certa).
Sostituzione per maternità
Se voglio usare questa causale per assumere con contratto a termine una persona questa addetto può: - iniziare il giorno dopo che la sostituenda va in maternità,
- deve smettere il giorno che la mamma rientra.
E' chiaro a tutti che in azienda abbiamo dei soldatini assolutamente intercambiabili, nessuna necessità di formazione o di passaggio di informazioni.
Togli uno metti l'altro funziona tutto perfettamente. Come il Lego.
Contratto a termine
C'è una persona X in un ufficio in sostituzione maternità. Rientra la mamma Y. Il contratto scade.
Nel frattempo purtroppo un altra persona Z dello stesso ufficio ha un grave incidente, finisce in coma in ospedale.
Non posso riassumere X che è già formato, introdotto e aggiornato al posto di Z se non faccio passare i 90 giorni. Non conta nulla che le ragioni siano diverse, che sia oggettivamente dimostrabile che sono sostituzioni di persone diverse.
X non può essere riassunto.
Ecco questo spiega in che condizioni si lavora in questo paese.
Immaginate di essere direttore del personale e dovere spiegare questi bizantinismi ad uno che è seduto in un ufficio a New York e che con un tratto di penna è abituato a licenziare (pagando il disturbo, ma senza grossi problemi) migliaia di persone.
Probabile che alla prima occasione con un tratto di penna cancelli direttamente la fabbrica.
mercoledì 21 marzo 2012
Lavoro e imprese
Giustamente il governo interviene su uno dei grandi problemi del nostro paese: il lavoro.
Giustamente lo fa da Governo. Senza sottostare a veti vari incrociati che da sempre sono proprio quelli che bloccano il paese, ivi compresi quelli della mia parte, Confindustria.
Ci sono però, visti dalla plancia di comando della nave che naviga nella tempesta due problemi fondamentali:
A maggiore ragione in un momento di crisi intervengono la scarsità di posti di lavoro che portano qualcuno ad approfittarsene e la scarsità di lavoro per le aziende che costringe a sfruttare ogni cosa, spesso anche border line per diminuire i costi.
Ci sono settori come facchinaggio, servizi alla persona, pulizie dove, a fronte di una professionalità necessaria nulla, il costo del lavoro è quasi l'unico costo.
Non a caso in questi settori gli abusi di cooperative e contratti atipici sono esplosi.
Spesso a causa dello Stato stesso che fa appalti al massimo ribasso e poi non paga regolarmente, creando situazioni esplosive di persone già sottopagate che neppure ricevono lo stipendio.
Mi chiedo come verranno risolte le questioni delle aziende che lavorano con appalti stracciati per lo Stato e che secondo le nuove regole andrebbero pesantemente bastonate.
C'è poi tutta una fascia dove invece è necessaria una buona professionalità ma non vi è continuità di lavoro. Mi viene in mente tutto il settore start up web, informatica, ricerca.
In questo caso la partita iva è a volte una scelta del collaboratore stesso, perché in periodi di lavoro scarso può lavorare per altri, spesso perché comunque molti dei lavoratori del settore non amano la rigidità dell'essere dipendenti (orari, subordinazione).
In altri casi è la società stessa che cerca di mantenere flessibilità e abbassare il costo del lavoro il più possibile.
L'idea che arrivi in azienda l'INPS a fare le pulci e decida che i dipendenti sono trasformati a tempo indeterminato (spero in questo caso senza sanzioni retroattive per l'azienda) che lo desiderino o no, badate bene, è una bomba a mano messa nella sede della società. Che in moltissimi casi potrebbe lasciarci le penne.
In informatica va anche considerato che purtroppo le cose cambiano talmente velocemente che una azienda può cambiare e spostarsi tra varie tecnologie e necessità con cambiamenti che richiedono forti cambiamenti nel personale.
Un dipendente con posto fisso che non si aggiorna e si "siede", intanto è garantito, in aziende con pochi dipendenti diventa una palla al piede terribile. Un consulente può o cercarsi lavoro in un altro posto dove hanno necessità della sua professionalità o è incentivato ad aggiornarsi.
Voglio poi vedere il testo per il discorso somministrazione e contratti a termine, ma spero si ricordino che ci sono aziende che fanno prodotti stagionali (Panettoni, uova di Pasqua, gelati, vivai, agricoltura) e che hanno strutturalmente la necessità di prendere persone stagionali.
Penalizzarle o irrigidirle significa minarne la competitività.
Per quanto riguarda i licenziamenti non so quante volte ho detto, con mille altri, che l'obiettivo delle aziende non è licenziare. Ogni licenziamento è un piccolo fallimento personale, perché non si ha più il lavoro o perché non si è stati in grado di scegliere la persona giusta.
Con quello che costa nella complessità odierna (ho detto che le basse professionalità sono già sfruttate con modi diversi) formare un collaboratore perché lavori bene con tempi e qualità adeguati, le aziende usano il licenziamento come estrema soluzione.
Basta guardare quanto, in questi anni di crisi, le aziende abbiano sfruttato fino all'ultimo la cassa integrazione per tenere il personale. Ad onor del vero ci sono casi di aziende decotte dove la CIS è voluta dal sindacato ma quello è stato eliminato nella riforma.
Il problema non è mai stato licenziare, i modi e i motivi si trovano.
Il problema (che è irrisolto e assegnato alla riforma della giustizia) sono sempre stati i giudici e i tempi.
L'applicazione delle leggi è sempre stata "proteggere il lavoratore contro l'azienda cattiva".
Gli esempi si sprecano, dai ladri dei bagagli di Malpensa reintegrati all'artigiano che il giudice ha fatto assumere come dipendente a tempo indeterminato in quanto mono committente.
Quando le aziende fanno i conteggi di costo-opportunità ad oggi avevano come spada di damocle la durata del processo (e il fatto che spesso il dipendente avviava la causa dopo un anno per alzare la posta degli arretrati) e il reintegro.
Oggi in parte con una sanzione economica minima e massima, mentre il reintegro c'è solo in caso di discriminazione questo è in parte risolto.
Il problema nasce dalle mensilità fissate come minimo e massimo di indennizzo per i licenziamenti.
Quando si fa una trattativa, infatti, queste diventano la base.
Sia il lavoratore che il datore di lavoro hanno tutto l'interesse a trovare un accordo preventivo per una uscita morbida e un conto è partire da un massimo di 6 mesi e uno da 15.
Una cosa che non ho capito è se questa indennità sarà proporzionale agli anni lavorati.
L'atteggiamento dei giudici di cui si parlava è un grande problema per le aziende.
Che sanno già che probabilmente il dipendente (favorito dall'orientamento dei giudici) avvierà la causa di lavoro: se esiste il minimo appiglio per licenziamento discriminatorio, altrimenti per licenziamento ingiusto.
Fare una offerta per una uscita soft comporta usare (nell'ambito delle valutazioni del rischio di causa) come base gli indennizzi di legge.
Che sono costosissimi per le piccole imprese o una start up.
Insomma tutta la riforma è da leggere bene, ma credo che il primo impatto saranno ulteriori problemi per le assunzioni.
L'esatto opposto dell'obiettivo che ci si era posti.
Con una fortissima ed estrema attenzione oltretutto ai contratti non a tempo indeterminato che saranno anche precari ma almeno sono una occasione.
Temo fortemente che molte delle attività a quel punto verranno subappaltate, magari all'estero se possibile (pensate a tutto lo sviluppo web).
Giustamente lo fa da Governo. Senza sottostare a veti vari incrociati che da sempre sono proprio quelli che bloccano il paese, ivi compresi quelli della mia parte, Confindustria.
Ci sono però, visti dalla plancia di comando della nave che naviga nella tempesta due problemi fondamentali:
- la visione dirigistica dello "Stato etico" che vede, provvede e sa cosa è giusto
- l'applicazione poi sul campo, nel lavoro di tutti i giorni delle leggi (soprattutto da parte dei giudici)
A maggiore ragione in un momento di crisi intervengono la scarsità di posti di lavoro che portano qualcuno ad approfittarsene e la scarsità di lavoro per le aziende che costringe a sfruttare ogni cosa, spesso anche border line per diminuire i costi.
Ci sono settori come facchinaggio, servizi alla persona, pulizie dove, a fronte di una professionalità necessaria nulla, il costo del lavoro è quasi l'unico costo.
Non a caso in questi settori gli abusi di cooperative e contratti atipici sono esplosi.
Spesso a causa dello Stato stesso che fa appalti al massimo ribasso e poi non paga regolarmente, creando situazioni esplosive di persone già sottopagate che neppure ricevono lo stipendio.
Mi chiedo come verranno risolte le questioni delle aziende che lavorano con appalti stracciati per lo Stato e che secondo le nuove regole andrebbero pesantemente bastonate.
C'è poi tutta una fascia dove invece è necessaria una buona professionalità ma non vi è continuità di lavoro. Mi viene in mente tutto il settore start up web, informatica, ricerca.
In questo caso la partita iva è a volte una scelta del collaboratore stesso, perché in periodi di lavoro scarso può lavorare per altri, spesso perché comunque molti dei lavoratori del settore non amano la rigidità dell'essere dipendenti (orari, subordinazione).
In altri casi è la società stessa che cerca di mantenere flessibilità e abbassare il costo del lavoro il più possibile.
L'idea che arrivi in azienda l'INPS a fare le pulci e decida che i dipendenti sono trasformati a tempo indeterminato (spero in questo caso senza sanzioni retroattive per l'azienda) che lo desiderino o no, badate bene, è una bomba a mano messa nella sede della società. Che in moltissimi casi potrebbe lasciarci le penne.
In informatica va anche considerato che purtroppo le cose cambiano talmente velocemente che una azienda può cambiare e spostarsi tra varie tecnologie e necessità con cambiamenti che richiedono forti cambiamenti nel personale.
Un dipendente con posto fisso che non si aggiorna e si "siede", intanto è garantito, in aziende con pochi dipendenti diventa una palla al piede terribile. Un consulente può o cercarsi lavoro in un altro posto dove hanno necessità della sua professionalità o è incentivato ad aggiornarsi.
Voglio poi vedere il testo per il discorso somministrazione e contratti a termine, ma spero si ricordino che ci sono aziende che fanno prodotti stagionali (Panettoni, uova di Pasqua, gelati, vivai, agricoltura) e che hanno strutturalmente la necessità di prendere persone stagionali.
Penalizzarle o irrigidirle significa minarne la competitività.
Per quanto riguarda i licenziamenti non so quante volte ho detto, con mille altri, che l'obiettivo delle aziende non è licenziare. Ogni licenziamento è un piccolo fallimento personale, perché non si ha più il lavoro o perché non si è stati in grado di scegliere la persona giusta.
Con quello che costa nella complessità odierna (ho detto che le basse professionalità sono già sfruttate con modi diversi) formare un collaboratore perché lavori bene con tempi e qualità adeguati, le aziende usano il licenziamento come estrema soluzione.
Basta guardare quanto, in questi anni di crisi, le aziende abbiano sfruttato fino all'ultimo la cassa integrazione per tenere il personale. Ad onor del vero ci sono casi di aziende decotte dove la CIS è voluta dal sindacato ma quello è stato eliminato nella riforma.
Il problema non è mai stato licenziare, i modi e i motivi si trovano.
Il problema (che è irrisolto e assegnato alla riforma della giustizia) sono sempre stati i giudici e i tempi.
L'applicazione delle leggi è sempre stata "proteggere il lavoratore contro l'azienda cattiva".
Gli esempi si sprecano, dai ladri dei bagagli di Malpensa reintegrati all'artigiano che il giudice ha fatto assumere come dipendente a tempo indeterminato in quanto mono committente.
Quando le aziende fanno i conteggi di costo-opportunità ad oggi avevano come spada di damocle la durata del processo (e il fatto che spesso il dipendente avviava la causa dopo un anno per alzare la posta degli arretrati) e il reintegro.
Oggi in parte con una sanzione economica minima e massima, mentre il reintegro c'è solo in caso di discriminazione questo è in parte risolto.
Il problema nasce dalle mensilità fissate come minimo e massimo di indennizzo per i licenziamenti.
Quando si fa una trattativa, infatti, queste diventano la base.
Sia il lavoratore che il datore di lavoro hanno tutto l'interesse a trovare un accordo preventivo per una uscita morbida e un conto è partire da un massimo di 6 mesi e uno da 15.
Una cosa che non ho capito è se questa indennità sarà proporzionale agli anni lavorati.
L'atteggiamento dei giudici di cui si parlava è un grande problema per le aziende.
Che sanno già che probabilmente il dipendente (favorito dall'orientamento dei giudici) avvierà la causa di lavoro: se esiste il minimo appiglio per licenziamento discriminatorio, altrimenti per licenziamento ingiusto.
Fare una offerta per una uscita soft comporta usare (nell'ambito delle valutazioni del rischio di causa) come base gli indennizzi di legge.
Che sono costosissimi per le piccole imprese o una start up.
Insomma tutta la riforma è da leggere bene, ma credo che il primo impatto saranno ulteriori problemi per le assunzioni.
L'esatto opposto dell'obiettivo che ci si era posti.
Con una fortissima ed estrema attenzione oltretutto ai contratti non a tempo indeterminato che saranno anche precari ma almeno sono una occasione.
Temo fortemente che molte delle attività a quel punto verranno subappaltate, magari all'estero se possibile (pensate a tutto lo sviluppo web).
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