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mercoledì 6 aprile 2011

Ma cosa succede?

Prima nominano uno di cinquant'anni alla presidenza Enel.

Oggi, pare, fanno fuori Geronzi da Generali.

Vuoi dire che mentre tutti pensano alle zoccolette e alle scissioni in mille partiti e correnti l'Italia sta cambiando un po' davvero? (manca solo qualche donna in più nelle nomine)

lunedì 31 maggio 2010

Facile profeta

Da tempo sostengo: per quanto tempo gli ex contadini cinesi si accontenteranno di uno stipendio da fame?

La mia teoria era che con la facilità di comunicazione di oggi e con l'ambiente che c'è in fabbrica (pettegolo) anche là dove ci sono le dittature, prima o poi l'ex contadino pagato qualche decina di dollari al mese avrebbe saputo che il manager europeo prendeva quasi centinaia di volte in più. E anche l'operaio specializzato cinese lì di fianco guadagna molto molto di più.
E avrebbe saputo quanto erano gli stipendi in Europa e USA.

Quindi avrebbe cominciato a alzare la testa.

Tenete conto che è vero che in campagna guadagnano meno, ma con il lavoro in campagna il cibo non ti manca. E di solito la casa (o baracca) per vivere ce l'hai.
In città lavorando in fabbrica hai molte più spese.

Sono di questi giorni le notizie di scioperi e rivendicazioni in diverse fabbriche cinesi.

Certo, ci vorranno decenni prima che raggiungano i nostri stipendi, ma intanto la "fabbrica del mondo" comincia a diventare più cara.

sabato 19 dicembre 2009

Grandi quanto?


Si fa un gran parlare, ultimamente di fusioni, aggregazioni della necessità di crescere e di diventare più grandi.
Vero per molti (soprattutto per le micro imprese). Ma siamo sicuri che grande sia sempre bello?

Faccio l'esempio dei Confidi. (parlo di quelli di estrazione Confindustriale che conosco)
Anni fa la maggior parte dei Confidi era gestito all'interno della Associazione Industriali locale, da un funzionario part-time, con un Presidente (imprenditore) non retribuito, un comitato tecnico formato da imprenditori (non retribuiti) e una o due segretarie dell'Associazione. Costo della struttura: bassissima. Funzionamento: agile e snello. Il finanziamento arrivava da quote della Regione e della Camera di Commercio che versavano importi che andavano a patrimonio e permettevano (attraverso i moltiplicatori) di operare. Le basse commissioni coprivano le basse spese.
Perdite sui crediti: bassissime.

Poi è arrivata Basilea 2 e le nuove regole sulle garanzie. Per essere valide per le banche devono venire da intermediari finanziari sottoposti alla 107 Tub, in pratica sotto il cappello di Banca D'Italia, che è abituata ad avere a che fare con le banche.
Primo problema: crescere (ci vogliono 75 milioni di volume).
Aggregazioni aggregazioni aggregazioni.

Secondo problema: diventare 107 e sottoporsi a Banca D'Italia.
Basta la snella struttura di un tempo, anche alla luce dei nuovi volumi? No di certo.
Ecco allora che si comincia con direttori generali, amministratori delegati, competenze di firma, comitato fidi per l'istruzione della pratica, sistemi di rating e un sacco di belle strutture:segretarie, informatica, sedi ecc.
Costose.
Contemporaneamente la Camera di Commercio che versava i soldi mica li va più a buttare in un calderone, la Regione non versa più poco a molti (a pioggia accontentando tutti come piace ai politici) ma molto ad uno (e allora vuole anche metterci il naso dentro o peggio qualcuno si fa venire strani appetiti) magari inferiore al totale di prima.
Oltre a quello  (quest'anno complice anche la crisi) le perdite aumentano a causa della ricerca dei volumi (con promoter vari che girano) e per la maggiore distanza dal territorio.
La struttura costa.
Secondo voi chi paga?
Indovinato, il cliente, le imprese, che si trovano nuovi balzelli sui finanziamenti.

Quindi l'agile struttura nata come solidarietà tra aziende che forniva quasi gratis un ottimo servizio è diventata un costoso bisonte. Alla fine quasi una banca.
Ne vale la pena?

Siamo sicuri che a volte non sia meglio un agile e veloce topolino di un elefante lento e con grandi necessità di risorse per la sola sopravvivenza?

venerdì 23 ottobre 2009

Il prezzo da pagare

Io forse me la cavo. Tutto sommato non va malissimo.

Ma il prezzo "sociale" (o per gli stakeholders, come dice chi ha studiato) da pagare è alto.

Quasi 200.000 euro in meno di spese per il personale (e aumenteranno ancora).
Più di un milione di euro in meno di acquisti (oltre il 20%).

130.000 euro in meno di stipendi lordi sono andati ai "precari", avendo delle linee di prodotto stagionali usiamo abbastanza gli interinali. Quest'anno abbiamo usato solo gli interni.
Certo il lavoro precario non è il massimo, come dicono molti.
Ma questa è l'alternativa: stare a casa.

E i miei fornitori? Aver chiuso il 2008 con una bufera che ha triturato qualsiasi budget mi ha fatto chiudere con un magazzino ipertrofico.
Il risultato (unito al calo della produzione, per fortuna per noi non drammatico) sono minori acquisti.

Mal contati, con altri tagli alle spese, nel nostro piccolo abbiamo "immesso nel sistema economico" circa 1.500.000 Euro in meno. E siamo una pulce.
Gli interinali non hanno avuto quei soldi per comperarsi delle cose.
I fornitori hanno dovuto probabilmente fare risparmi a loro volta con conseguenze simili.

Alla fine siamo tutti sulla stessa barca. Ma molti non se ne rendono conto e pensano a se stessi.

venerdì 3 luglio 2009

Ter monti /2

Il mitico decreto estivo (ai tempi della DC e del cinghialone si chiamavano balneari) contiene anche delle norme sui pagamenti della pubblica amministrazione.

In questo caso è semplicemente una presa in giro.

Parlare di pagamenti della PA escludendo la sanità è come se vi dessero da gestire un bar in una zona di grande passaggio escludendo i caffè.

Il grosso dello stock dei crediti accumulati dalla PA sono nella sanità.
Oltretutto hanno escluso il pregresso. Quindi parliamo di promesse.

L'ho capito e lo so benissimo che il pagamento immediato dei crediti farebbe schizzare ancora più su il deficit (lo Stato come detto più volte ha i bilanci fatti per cassa e non per competenza).
Ma stiamo uccidendo la gallina. Poi non avremo più uova.
Stiamo uccidendo un sacco di aziende che salteranno per mancanza di soldi dovuti ai ritardi nei pagamenti.

Ma è una battaglia di civiltà. e questo, ormai è consolidato, non è un paese civile.

lunedì 29 giugno 2009

Bicchiere mezzo pieno

A voler essere ottimisti a tutti i costi e vedere una goccia come bicchiere mezzo pieno questi sono i dati del Centro Studi Confindustria sulla produzione industriale.
Aumentata dello 0,3%.

Quel piccolissimo trattino verso l'alto che vedete nella zona azzurra (il secondo ed ultimo, non il primo).

venerdì 22 maggio 2009

Indecente

Come è risaputo in questo momento di crisi dagli ambienti economici (sopratutto da Confindustria) ci sono pressanti richieste verso il governo perché lo stato paghi i suoi debiti.

Qualche considerazione.
Non tutti lo sanno, ma il bilancio dello stato funziona per cassa e non per competenza.
La Marcegaglia l'altro giorno in assemblea ha detto che Tremonti ha giustificato i non pagamenti col fatto che aumenterebbe il debito dello stato.
Se lo facessi io mi mettono in galera ma lo stato funziona così, se non pagano, il debito non appare.

Non dimentichiamo che i prezzi praticati agli enti pubblici spesso incorporano il previsto ritardo di pagamento. Che l'essere cattivi pagatori allontana le aziende migliori. Che per ottenere i pagamenti diventa una scorciatoia passare attraverso gli amici degli amici.

Adesso si stanno cercando delle scorciatoie, ma sentire la Sace (statale) che assicura i debiti dello Stato non so se mi fa più ridere o arrabbiare.

Credo sia uno dei maggiori indicatori dello stato indecente in cui siamo costretti a lavorare.
Tra l'altro dimostra l'incapacità della "holding Stato" di conoscere veramente i suoi conti. E questo non è tranqullizante, Tremonti o Visco che ci siano all'economia.

mercoledì 11 febbraio 2009

Matematica

So che i nostri politici non sono molto bravi in matematica.
E io non sono un economista.

Ma quando sento che il pil scenderà del 2,5%, che la produzione industriale è in calo e che il settore auto è sceso del 48% mi chiedo se ci si rende conto della direzione presa.

Secondo i dati Istat la spesa dell'amministrazione pubblica è circa il 25% del PIL. E quella è certo incomprimibile (anzi, di solito cresce di suo).
Quindi il calo del 2,5% per chi opera nel mercato è già oltre il 3%.
In pratica stiamo tenendo fermi i costi fissi e diminuendo i ricavi, che portano le tasse.
Quindi ci troveremo con maggiori spese e minori ricavi e utili.

Di solito le aziende che vanno in questa direzione falliscono.

mercoledì 7 gennaio 2009

Cara, la neve

Stavo giusto facendo due conti mentali su quante decine di migliaia di Euro mi costa questa nevicata. E cercando tra le news (per una foto) ho avuto la risposta.
MALTEMPO CCIA MB NEVICATA COSTA 550 MILIONI A IMPRESE NORD OVEST - Agenzia di stampa Asca

E' vero che il periodo non è dei migliori e per qualcuno sarà anche un bene, ma le fabbriche ferme per neve (mancanza dipendenti, trasporti ecc) non producono.
E se non producono non fatturano.

Piccole cose, che poi hanno impatto sul PIL visto che la zona non è secondaria per la produzione industriale.

PS l'esplicativa foto l'ho poi trovata su flickr.

mercoledì 17 dicembre 2008

Anche i ricchi piangono

Mr Madoff farà felici i compagni, gli anticapitalisti e altri.

Aveva tra i suoi clienti preferibilmente i ricchi.

Aveva una predilezione per i capitalisti di razza religione ebrea.

martedì 16 dicembre 2008

Roba da vecchi

Roba da vecchi, noi della vecchia generazione siamo ancora abituati alle cose meccaniche.
Che si possono riparare.
E che se non trovi il pezzo lo rifai.

Forse per quello mi piacciono le Harley.

E con la meccanica la roba durava molto di più.

Adesso è tutta elettronica, colleghi il pc e guardi cosa non va: di solito l'elettronica.
E la roba non si aggiusta più (non ne vale la pena), si butta.

Quando non si butta perché (tipo telefonino) si è stufi di vederla o è fuori moda.

Cose inconcepibili per noi vecchi. Ma forse non siamo abbastanza consumisti.
Certo, la roba meccanica costa di più e necessita di personale capace, non bastano gli ex agricoltori cinesi.

giovedì 4 dicembre 2008

Numeri a caso

Io sono un piccolo Brambilla qualsiasi di provincia, abituato a parlare di persone singole e a contare sulla punta delle dita di una mano esuberi e assunzioni.
Non capisco quindi le leggi delle grandi aziende.

Ma una domanda mi sorge spontanea quando una società di servizi (non che fa roba da assemblare e simili quindi) licenzia non una, non dieci, non cento ma 9000 persone.

Come si fa a fare a meno di 9000 persone, capisco producessero lavatrici e di lavatrici non se ne vendono più, ma servizi?

I casi sono due:
1 - son lì a far niente (e perché le tenevano?) e capisco perché certe bollette sono così care
2 - qualcosa fanno e saranno sostituiti da outsurcing fatto con precari, da delocalizzazione o quel che volete con costo del lavoro più basso

Insomma spesso mi sembrano operazioni di chirurgia estetica ad uso borsistico, quando non impoverimento del know how aziendale.

NB ogni riferimento a fatti od aziende esistenti è frutto della vostra immaginazione.

martedì 2 dicembre 2008

Numeri

La crisi comincia a mordere duro.

Ho visto dei grafici andamentali paurosi, la maggior parte delle cose sono il peggio dall'inizio anni 90 (per chi non c'era quelli dell'Italia quasi in default).

E ogni giorno è un bollettino di guerra.
Se va bene è cassa integrazione (in Italia).
Se va male sono licenziamenti (estero).

Letti sui giornali sono numeri.

Vissuti da vicino (e ad oggi non è il mio caso per fortuna) sono persone.
Facile leggere 15.000 licenziamenti, più complicato capire cosa faranno domani per mantenersi quelle 15.000 persone.

Lo so che è un ragionamento scontato. Ma se sono pensieri in libertà...

Il problema è che nei momenti di crisi l'animale lotta per la sopravvivenza, quindi abbiamo davanti un periodo difficile, temo che la solidarietà calerà in un momento nel quale dovrebbe crescere.

giovedì 27 novembre 2008

Il valore dei soldi

Nei commenti che ho letto sulla "social card" moltissimi vertevano sul "checcefai co' 40 euri".

Vero. non ci si fa molto.

Ho però l'impressione che (e se leggo i commenti di studenti che magari vivono con mammà mi viene un dubbio) si sia perso un po' il senso del valore dei soldi.

Vero che con 40 Euro si fa poco, ma dipende quanto uno guadagna, se guadagna 10.000 euro al mese gli servono per ricaricare la chiave della macchinetta del caffè in ufficio.
Ma per chi ha una pensione da 800 Euro o guadagna 1000 euro al mese sono pur sempre il 4/5% del proprio reddito.
Per chi conta l'euro non è "nulla". E' nulla per chi guadagna tanto o chi ha qualcun altro che guadagna (ie bamboccioni).

Siamo tutti d'accordo che ci vorrebbe ben altro.
Ma il problema è sempre il solito, certo che ci vorrebbe ben altro... ma chi paga?

Excusation non petita

Mia moglie sostiene che mi scopre quando racconto le bugie perché divento più chiacchierone (e ci vuole poco) del solito e tendo a giustificare e spiegare molto quello che ho fatto.

Vale anche per le lettere ai giornali?

Per la cronaca il seguito del titolo è accusatio manifesta.

Invariato

Dopo gli affidamenti invariati (dò 1.200.000.000 Euro a Zalesky e li tolgo a un po' di piccole e medie industrie) le banche ne hanno una nuova.

Parlando con dei bancari ho scoperto il loro programma per il prossimo futuro.

Non potendo più guadagnare con i derivati, gestioni (?) attive, fondi e porcate simili devono tornare a guadagnare con l'intermediazione del denaro.

Quindi prospettano tassi invariati.

La BCE porterà il costo del denaro al 2% ma noi lo pagheremo uguale perché aumenteranno gli spread (il sovrapprezzo di tasso applicato dalla banca).
Questo nonostante la montagna di soldi pubblici che le banche si preparano ad assorbire.

Business as usual. Indovinate chi paga sempre alla fine? Due volte in questo caso.

giovedì 20 novembre 2008

Psicologia

Chiediamo ad un cliente straniero se possiamo procedere con la spedizione dell'ordine che stavamo preparando.

Attiva questa risposta:
no
All activity has stopped
I am sure it is 50% psychological

Sarà meglio che cominci a prendermi qualche libro come quello di fianco.
E ci sono aree dove tutto si è improvvisamente fermato.
Cose assurde.

Poi quel 50% non presagisce nulla di buono, ma a quello eravamo preparati.

giovedì 6 novembre 2008

Culture

Chi opera sui mercati internazionali sa bene quanto contino le differenze culturali.

Sarebbe velleitario voler condurre una trattativa con un tedesco e nello stesso modo con un arabo o un sudamericano o un cinese.
Le differenze culturali contano ed influenzano moltissimo anche l'economia.

Ecco che allora la crisi in atto si ripercuoterà in modo ben diverso sulle diverse aree.

Prendendo le due più grandi macro aree di consumo Stati Uniti ed Europa, vedremo secondo me una grande differenza nei tempi e nei modi di uscita.

Gli Stati Uniti vivono sul debito e di debiti, con fortissima mobilità sociale e territoriale. Perdere un lavoro significa ripartire, cercare nuove opportunità, magari trasferirsi. Il futuro è un'opportunità e il segnale di un nero alla Presidenza, come dicono tutti i commentatori, è forte: tutti ce la possono fare (anche scherzandoci sopra).

In Europa viviamo in una società ingessata, poco flessibile.
Alle prime avvisaglie economiche, non essendo tradizionalmente abituati al debito ma al risparmio, sapendo che perdere il lavoro è un dramma, tiriamo i remi in barca e riduciamo i consumi.
La flessibilità del lavoro per le aziende è bassa.

Tutte cose positive e grandi conquiste, ma in un momento come queste economicamente pericolose.
Se tutti riduciamo le spese, la contrazione economica innesca una spirale che ci porta a ridurre ulteriormente. Non sono per lo "spendete" Berlusconiano, ma occorre trovare un giusto equilibrio.
Allo stesso modo la rigidità nel mondo del lavoro rende meno flessibili e adattabili alla situazione le aziende che rischiano di non riuscire a reagire nel modo giusto.
Noi poi viviamo in un paese dove, per quanto possa sembrare assurdo, è più facile chiudere completamente uno stabilimento che licenziare due o tre persone.

Insomma la mia grande paura è che gli USA passeranno brutti momenti ma ripartiranno pieni di entusiasmo, noi staremo qui a menarcela sul cosa fare e sul di chi è la colpa mentre gli altri ci passano davanti.

martedì 20 maggio 2008

Autocentralità


ho più volte ribadito l'importanza del settore automotive all'interno dell'industria. Direttamente e indirettamente.
Rallenta Fiat e si tira dietro le statistiche dell'industria nazionale.

Questo anche secondo alcuni le cose vanno discretamente.

Una cosa è certa, sono momenti difficili. Il post elezioni è sempre interlocutorio (tipo vediamo cosa fanno questi), il credito si sta facendo difficile più per una situazione interna delle banche che per veri problemi generali.

Inoltre la bolla immobiliare secondo me non ha espresso ancora tutto il suo potenziale. Ad oggi si cerca di sostenere un certo ottimismo (giustamente dico io) sui media.
Ma basta guardarsi in giro, la coda della bolla è in tutti quegli immobili che dalle mie parti, ma sono pronto a scommettere, anche da voi, sono in fase di costruzione.
E adesso a chi li vendono se le banche tornano (giustamente) a fare mutui all'80% invece che al 110% del valore, se la gente è già indebitata, se chi poteva comperare casa l'ha comperata?
E se davvero cominciano i problemi sui rimborsi in una fase nella quale le banche non esplodono di soldi cosa succede? Mica possono tenersi in carico centinaia o migliaia di immobili.

Insomma io sono molto attento all'evolversi della situazione.
E non credo sia un periodo in cui esporsi troppo.

Tra poco, poi, comincerà il tempo degli sciacalli. Che siccome sono ricchi lo diventeranno ancora di più comperando appena i prezzi scendono o qualcuno, disperato, è costretto a vendere.
Funziona così da sempre, scandalizzarsi non serve a nulla.

martedì 29 aprile 2008

Tempi duri


Unicredit Corporate fino al 30 Giugno da quanto mi dicono (e non so se dappertutto) è un ristrettezze di credito. Devono operare a parità di impegni.
In pratica se danno nuovi finanziamenti ad una azienda li devono togliere ad un'altra. Brutto segnale.

Ho amici professionisti di buon successo (dentista) dalla vita abbastanza dispendiosa (barca, accessori della signora ecc). Stanno facendo un bel passo indietro.
Il lavoro c'è ma i clienti semplicemente non pagano, e chiunque abbia avuto a che fare con il recupero crediti aziendale sa tempi e problemi, immaginatevi con i privati.

Tra dollaro e petrolio ci stanno massacrando. Ormai è un bollettino di guerra, a monte continui a ricevere aumenti a valle ti trovi i clienti (per chi esporta) che ti chiedono sconti a causa del cambio dell'euro. Ma le aziende senza i margini non stanno in piedi.

Lo stesso Berluska ha fatto una campagna elettorale, quanto a promesse, sotto tono.
Adesso noto in giro aspettative migliori, probabilmente già non vedere tutti i giorni quella faccia da jettatore di Prodi migliora l'umore nazionale.

Eppure basta un ponte e le autostrade sono piene.