Da sempre una delle decisioni da prendere quando si combatte una battaglia è se farlo da "dentro" il sistema o da fuori.
Questo post nasce dall0 "sciopero dei blogger" odierno ma da mille altre volte in cui ho dovuto prendere questa decisione.
Fin da ragazzi, in compagnia, c'era sempre il tipo che continuava a dire "facciamo qualcosa" e quando gli chiedevi "cosa?" la risposta era "boh, basta che facciamo qualcosa".
Personalmente ho sempre preferito combattere da dentro, il sistema, fosse i Confindustria nelle varie sedi, in politica o in mille altre cose.
Mi è anche capitato, quando per ragioni di opportunità pensavo fosse meglio, di dare le dimissioni. Ma anche da fuori se avevo (ho) qualcosa da dire mando in modo trasparente le mie proposte, altrimenti cerco di non fare il grillo parlante dal colle.
Certo il mondo è pieno di persone che sparano sentenze sul lavoro degli altri ma come Wolly personalmente preferisco chi come Marco Camisani Calzolari e Stefano Quintarelli o altri (citateli nei commenti grazie) cerca di intervenire su chi decide, su chi ha la possibilità di cambiare le cose con proposte concrete rispetto a chi fa lo "sciopero". E' una operazione culturale che porta anche frutti a medio termine.
E' vero che ci sono probabilmente dei problemi di interpretazione della legge, ma è anche vero che va regolamentato, estendendolo al web, il problema delle notizie false.
E non dico che non si può, anzi, deve, criticare.
Ma è sempre molto facile (anche in azienda) criticare il lavoro degli altri. E' innegabile: chi fa prende dei rischi e può sbagliare.
Chi commenta tutto avrà sempre un minimo ragione, qualcosa c'è sempre che va male.
Io però ho un'altra idea della funzione di chi vuol farsi promotore di iniziative:
Il mondo si cambia con proposte concrete sulle quali aggregare il consenso.
E per farlo occorre intervenire costruttivamente là dove si decide.
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