Continuiamo con la mia "saga dell'evasore" arrivando alle medie e grandi organizzazioni.
Per evidenti ragioni (anche se mi dicono che c'è chi lo fa e mi chiedo come) le grandi organizzazioni non fanno il nero spiccio.
C'è qualche difficoltà per Esselunga a organizzarsi per non fare lo scontrino, o per Fiat per vendervi una Punto in nero.
Il nero spiccio comporta il maneggiare contanti, e non è percorribile se ci sono molti dipendenti.
In questi casi i meccanismi sono molto variegati e vanno dall'evasione pura, all'elusione, all'ottimizzazione fiscale.
Va premesso che i controlli di queste aziende sono molto molto difficili e nella marea di operazioni che vengono fatte è spesso difficile trovare quelle incriminate. Parliamo di migliaia, spesso milioni, di documenti da analizzare.
L'evasione pura, spesso per procurarsi fondi neri destinati a tangenti o a pagare commissioni fuori dal circuito ufficiale avviene principalmente con false operazioni.
Fatture che finiscono nel calderone delle spese e che permettono attraverso vari caroselli di fatturazione di trovarsi con giacenze in conti locati in paesi non molto trasparenti.
Non scandalizzatevi se si parla di fondi neri, si pagano tangenti in tutto il mondo, e gli integerrimi tedeschi sono tra i maggiori pagatori (anche in Italia trovarono Siemens con le mani nel sacco) e certi business come le armi si muovono solo se adeguatamente oliati. Non è giusto ma così va il mondo.
C'è poi tutta la parte elusione e ottimizzazione. Basta vedere il tax rate medio per le grandi aziende quotate per capire che sono molto distanti dalle PMI.
E leggevo un articolo di Penati ieri su Affari e Finanza che parlava del 38% delle grandi quotate e del 52% per le piccole. In una piccola impresa può arrivare comodamente all'80% se fa poco utile (l'IRAP pesa inversamente all'utile).
E' vero che molte quotate sono holding quindi non subiscono il perverso effetto IRAP, ma non è solo quello.
I metodi utilizzati per eludere sono moltissimi e sempre in "movimento" (e il nostro ministro delle finanze ne è stato un autore molto acclamato).
Si va dai transfer pricing per le aziende all'estero (il grosso dell'utile resta là) alla cessione dei marchi con pagamento royalties in paesi a bassa fiscalità (il marchio Tod's è di Della Valle in persona e locato in Lussemburgo, gli U2 hanno i diritti delle canzoni in Olanda) alle commerciali in paesi a bassa fiscalità (compero a poco e faccio utile poco tassato con la commerciale).
Va detto che tutti questi metodi sono elusione e non evasione. Spesso tecnicamente ineccepibili, soprattutto se si utilizzano paesi europei come Lussemburgo o Olanda.
E' una questione di cifre. Per importi piccoli non vale la pena, ad esempio, di avere una stabile organizzazione in Olanda. Che vuol dire personale ed uffici. Se risparmio qualche milione di euro di tasse vale la pena di affittare un ufficio ed assumere un paio di persone.
Per le persone fisiche (famosi i casi di Pavarotti e Valentino Rossi) spesso c'è la residenza fiscale in paesi con tasse più basse. E per i beni l'intestazione a società (tipo le barche di Vasco Rossi o Briatore) con affitto.
L'elusione fiscale è una lotta in punta di fioretto, l'amministrazione cerca di frenarla e, proprio per le cifre in gioco, le migliori menti cercano nuovi metodi per continuarla.
La globalizzazione moltiplica poi a dismisura queste cose. Che sono mondiali.
Da Google a Facebook, alle multinazionali alimentari o farmaceutiche è un continua verifica della ottimale struttura fiscale.
Spesso se si parla di società di servizi (ad esempio nell'informatica) è facile eludere anche con piccole società, operando (i server possono essere ovunque) con società di diritto USA nel Delaware o anche a Londra (alcune note società che si occupano di SN in Italia fanno così). Tutto regolare, niente di illegale.
Va detto a chiare lettere che l'ottimizzazione fiscale è uno dei compiti di un bravo gestore di una azienda. E se sta nelle leggi sta solo facendo il suo lavoro che è quello di massimizzare il risultato.
Questo comporta quello che vado dicendo da tempo. E' difficilissimo tassare i grandi patrimoni.
Un po' come le eredità: le tasse sulla eredità la paga chi ha un appartamento, ma chi ha ingenti patrimoni ci pensa per tempo.
E se i risparmi fiscali sono misurabili in decine di punti percentuali quando si parla di milioni si arriva ai milioni. E vale la pena mettere persone a studiare i metodi.
Non a caso Tremonti guadagnava milioni come commercialista.
Possiamo pensare che non è giusto, ma è una lotta persa, funziona così tutto il mondo e in alcuni casi lo stringere troppo i cordoni non ha fatto altro che spingere le grandi aziende, che possono farlo, ad andarsene dai paesi troppo fiscalmente penalizzanti.
E' il mercato, ed esiste anche un mercato delle tasse. Non a caso gli stati americani si fanno concorrenza anche su quello.
Una cosa è certa. I grandi ricchi di tasse ne pagano poche, in proporzione, comunque.
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