Causa neve stamattina non sono stati riforniti i distributori automatici aziendali.
Questi sono eventi che possono colpire al cuore il funzionamento di un'azienda.
immagine rubata a felipegonzales
martedì 22 dicembre 2009
sabato 19 dicembre 2009
Grandi quanto?
Si fa un gran parlare, ultimamente di fusioni, aggregazioni della necessità di crescere e di diventare più grandi.
Vero per molti (soprattutto per le micro imprese). Ma siamo sicuri che grande sia sempre bello?
Faccio l'esempio dei Confidi. (parlo di quelli di estrazione Confindustriale che conosco)
Anni fa la maggior parte dei Confidi era gestito all'interno della Associazione Industriali locale, da un funzionario part-time, con un Presidente (imprenditore) non retribuito, un comitato tecnico formato da imprenditori (non retribuiti) e una o due segretarie dell'Associazione. Costo della struttura: bassissima. Funzionamento: agile e snello. Il finanziamento arrivava da quote della Regione e della Camera di Commercio che versavano importi che andavano a patrimonio e permettevano (attraverso i moltiplicatori) di operare. Le basse commissioni coprivano le basse spese.
Perdite sui crediti: bassissime.
Poi è arrivata Basilea 2 e le nuove regole sulle garanzie. Per essere valide per le banche devono venire da intermediari finanziari sottoposti alla 107 Tub, in pratica sotto il cappello di Banca D'Italia, che è abituata ad avere a che fare con le banche.
Primo problema: crescere (ci vogliono 75 milioni di volume).
Aggregazioni aggregazioni aggregazioni.
Secondo problema: diventare 107 e sottoporsi a Banca D'Italia.
Basta la snella struttura di un tempo, anche alla luce dei nuovi volumi? No di certo.
Ecco allora che si comincia con direttori generali, amministratori delegati, competenze di firma, comitato fidi per l'istruzione della pratica, sistemi di rating e un sacco di belle strutture:segretarie, informatica, sedi ecc.
Costose.
Contemporaneamente la Camera di Commercio che versava i soldi mica li va più a buttare in un calderone, la Regione non versa più poco a molti (a pioggia accontentando tutti come piace ai politici) ma molto ad uno (e allora vuole anche metterci il naso dentro o peggio qualcuno si fa venire strani appetiti) magari inferiore al totale di prima.
Oltre a quello (quest'anno complice anche la crisi) le perdite aumentano a causa della ricerca dei volumi (con promoter vari che girano) e per la maggiore distanza dal territorio.
La struttura costa.
Secondo voi chi paga?
Indovinato, il cliente, le imprese, che si trovano nuovi balzelli sui finanziamenti.
Quindi l'agile struttura nata come solidarietà tra aziende che forniva quasi gratis un ottimo servizio è diventata un costoso bisonte. Alla fine quasi una banca.
Ne vale la pena?
Siamo sicuri che a volte non sia meglio un agile e veloce topolino di un elefante lento e con grandi necessità di risorse per la sola sopravvivenza?
Vero per molti (soprattutto per le micro imprese). Ma siamo sicuri che grande sia sempre bello?
Faccio l'esempio dei Confidi. (parlo di quelli di estrazione Confindustriale che conosco)
Anni fa la maggior parte dei Confidi era gestito all'interno della Associazione Industriali locale, da un funzionario part-time, con un Presidente (imprenditore) non retribuito, un comitato tecnico formato da imprenditori (non retribuiti) e una o due segretarie dell'Associazione. Costo della struttura: bassissima. Funzionamento: agile e snello. Il finanziamento arrivava da quote della Regione e della Camera di Commercio che versavano importi che andavano a patrimonio e permettevano (attraverso i moltiplicatori) di operare. Le basse commissioni coprivano le basse spese.
Perdite sui crediti: bassissime.
Poi è arrivata Basilea 2 e le nuove regole sulle garanzie. Per essere valide per le banche devono venire da intermediari finanziari sottoposti alla 107 Tub, in pratica sotto il cappello di Banca D'Italia, che è abituata ad avere a che fare con le banche.
Primo problema: crescere (ci vogliono 75 milioni di volume).
Aggregazioni aggregazioni aggregazioni.
Secondo problema: diventare 107 e sottoporsi a Banca D'Italia.
Basta la snella struttura di un tempo, anche alla luce dei nuovi volumi? No di certo.
Ecco allora che si comincia con direttori generali, amministratori delegati, competenze di firma, comitato fidi per l'istruzione della pratica, sistemi di rating e un sacco di belle strutture:segretarie, informatica, sedi ecc.
Costose.
Contemporaneamente la Camera di Commercio che versava i soldi mica li va più a buttare in un calderone, la Regione non versa più poco a molti (a pioggia accontentando tutti come piace ai politici) ma molto ad uno (e allora vuole anche metterci il naso dentro o peggio qualcuno si fa venire strani appetiti) magari inferiore al totale di prima.
Oltre a quello (quest'anno complice anche la crisi) le perdite aumentano a causa della ricerca dei volumi (con promoter vari che girano) e per la maggiore distanza dal territorio.
La struttura costa.
Secondo voi chi paga?
Indovinato, il cliente, le imprese, che si trovano nuovi balzelli sui finanziamenti.
Quindi l'agile struttura nata come solidarietà tra aziende che forniva quasi gratis un ottimo servizio è diventata un costoso bisonte. Alla fine quasi una banca.
Ne vale la pena?
Siamo sicuri che a volte non sia meglio un agile e veloce topolino di un elefante lento e con grandi necessità di risorse per la sola sopravvivenza?
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