martedì 20 aprile 2010

Specchi

Il calcio è lo specchio dell'Italia.
Ormai non si fa più politica, si fa tifo.
Se una squadra avversaria italiana gioca contro una straniera si fa il tifo per gli stranieri.
Quelli del paesello qui di fianco non sono potenziali partner per fare rete ma nemici.
Se si perde la colpa è del presidente che non ha investito abbastanza, poi dell'allenatore, poi solo alla fine dei giocatori.
Se la squadra ha bisogno di soldi io cosa c'entro? Ci pensi il presidente o quei ricconi degli sponsor e degli imprenditori.
Sponsorizzo la squadra solo se fate giocare mio figlio.
Cosa c'entra se quello è più bravo a giocare, questo è il nipote del sindaco.
E si potrebbe continuare.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono d´accordo sul concetto. Non capisco l´"ormai". Perché ormai? Non mi pare che sia cambiato niente nella mentalitá.

L´unica cosa che é cambiata é che questo modo di sprecare, fare debiti, sprecare... sta arrivando al limite ultimo.

Qualcuno pensa che si possa riformare il sistema, cambiare la mentalitá e produrre talmente tanto da, non solo far funzionare tutto, ma pagare anche gli esorbitanti interessi e ripagare pure i debiti.

Chiaramente é fantasia. Non potrebbe avvenire comunque, ma tantomeno in questo contesto economico.

Nel migliore dei casi, si potrá tirare a campare (sempre peggio) per qualche anno ancora. Nel migliore.

Ivan Crema ha detto...

"Se una squadra avversaria italiana gioca contro una straniera si fa il tifo per gli stranieri.
Quelli del paesello qui di fianco non sono potenziali partner per fare rete ma nemici"
E' dai tempi del Barbarossa che va così, qui da noi ci stiamo provando, prendendo sonore legnate anche.
"Se si perde la colpa è del presidente", criticare il più potente ci fa sentire più potenti di lui; peccato che parrucchieri e tassisti siano già troppo impegnati per poter governare l'Italia (cit.).
Impre, concordo ma non mollo. Mi pare di vedere posizioni differenti da parte dei giovani imprenditori con i quali mi confronto, probabilmente perchè hanno sperimentato, e capito, che con queste modalità non si va da nessuna parte, tutto è sempre in un equilibrio talmente precario che si arriva presto alla conclusione che è meglio avere qualcosa di meno per se, ma garantire una continuità alla propria impresa, quindi anche fare rete, pur cedendo qualcosa (fosse anche solo una sensazione -quella dell' "io sono l'unico e il solo"). Arrivando quindi ad un approccio nuovo che, come sempre, si sposterà dall'ambito aziendale a quello famigliare, della squadra di paese, della scuola, per arrivare in fine a realizzare un vero cambiamento culturale (tra un paio di generazioni, magari). Keep the faith

Anonimo ha detto...

In concreto, quale strategia potrebbe portare al cambiamento culturale?

E come farlo prima del completo collasso economico?

Anonimo ha detto...

Ciao caro,
torno anch'io in questo blog che, a dispetto del bel "Homo Faber" nell'intestazione pare diventato un ricettacolo di depressi..
Aperta parentesi: scusa, ma se ognuno è faber fortunae suae, perchè quì tutti si lamentano che le cose non vanno per colpa di qualcun altro?
Poi: si può capire esattamente cosa si intende per "crisi", declino o quant'altro; cioè a cosa ognuno di noi o chi interviene in questo blog è o sarà costretto a rinunciare per l'attuale congiuntura economica? Sarebbe bello capire se ci manca il cash chessò, per il quarto viaggio in Kenia, per i week-end con l'amante, per mangiare ogni settimana in quel ristorantino dove stappano un chianti eccezionale, oppure per l'abbonamento a sky, il videofonino o altre amenità del genere..
No perchè io continuo a veder gente che si imbarca in aerei o navi e fa 4/5000 km per andare a cercare un futuro in paesi e realtà sconosciute e spesso ostili, e che nell'arco di qualche anno riescono a darsi delle prospettive di vita più che dignitose.. Mi sembra che questa gente abbia più "fame", che questi siano i veri innovatori ed "imprenditori" di oggi, guidati da sacrificio, fantasia, voglia di emergere.. secondo voi un ragazzo che nasce nella campgna cinese passa le giornate a prendersela con il destino avverso e governanti incapaci oppure muove il c..lo e va in città a cercare un occasione di miglioramento per se ed il proprio paese?
Mi spiace, ma io stò dalla parte di "Wang", con buona pace delle associazioni di categoria, le fondazioni, i Cda, i piano "A" ed i Piano "B"..
Ho divagato, in realtà di scrivevo per la situazione politica.. non male no? In fondo c'era chi diceva che il centrosinistra non poteva governare perchè era diviso..
Secondo te:
1 - si riappacificano come sempre
2 - Fini fa il salto della quaglia e cerca Rutelli e Casini
3 - La lega molla il Pdl e si accorda con Bersani e Di Pietro per fare il federalismo?
In fondo non si dice che la lega assomiglia più di ogni altro al vecchio PCI? E non assomiglia anche a DiPietro in un certo giustizialismo?
A me la terza ipotesi è quella che più piace, la prima mi sembra la più probabile..
Adieau'
Marco

Anonimo ha detto...

Depressi vs Illusi

Da terra dicono: l´aereo si schianta.

Quelli sull´aereo: siete dei depressi!

:D

Vedremo.

Il rischio di essere depressi, comunque, é minore rispetto a quello di essere illusi.

Good luck!

PS
Finora comunque non ho letto nemmeno mezzo argomento che spiega come l´Italia dovrebbe cavarsela dalla spirale del debito e della mancanza di competitivitá.

Anonimo ha detto...

Non capisco l´interesse per gli eventuali scambi di poltrone. Cosa cambia?

Anton

Ivan Crema ha detto...

@Anonimo n°2 (ma vi costa tanto mettere un nick?)
Il cambiamento culturale, in concreto, avviene -come sempre- per cause di forza moaggiore, cioè o mangi questa minestra... ovvero, ogni giorno ci si rende conto che per garantire il continuo di ordini occorre andare incontro al lavoro, non più rimanere nel nostro capannone ad aspettare che il telefono squilli, occorre collaborare con le altre aziende per offrire prodotti e servizi più qualificati e completi, senza la paura di svelare segreti che tali non sono mai stati, ci si rende conto sempre di più di come possa rendersi necessario essere disposti a cedere in parte il controllo, pur di avere sempre qualcosa da controllare. Nella mia zona si è realizzato un "polo della cosmetica" ed un "polo della meccanica", che pur tra tutte le difficoltà che nascono quando si cerca di mettere insieme le teste delle persone (e il portafogli, a volte), ha portato imprenditori concorrenti a mettersi insieme su alcuni progetti che hanno dato vantaggi a tutti. La strada è lunga, ma è tracciata.