lunedì 13 settembre 2010

Forza Marchionne

A volte i simboli nascono dalle piccole cose, anche un maglione blu al posto del solito gessato può essere un simbolo in un paese dove conta più l'apparenza della sostanza.

La disdetta (alla sua scadenza, tra l'altro) del Metalmeccanici contratto 2008 è un atto che dovrebbe essere normale, visto che è già stato aggiornato con un altro.

Ma questo non è un paese normale.

Questo è un paese dove, ancora, una parte significante del paese è legata a schemi mentali di contrapposizione.
Un paese rovinato da una generazione di insegnati cresciuta nel mito del '68 (col 6 politico senza studiare) che hanno riversato nella scuola tutte le loro frustrazioni, incapacità e paranoie.
Un paese dove sento sempre parlare di diritti, ma poco o nulla di doveri.
Un paese dove i primi a cercare scorciatoie, a cercare compromessi, ad accettare situazioni inaccettabili, a credere al colpo di fortuna della lotteria, a vedere i furbi come più intelligenti degli onesti sono proprio le persone della "gente comune" che diventano poi elettori e cercano chi possa loro fare un favore più che un politico onesto.
Un paese dove la burocrazia si autoalimenta per darsi uno scopo e poter approfittare della confusione per trarne vantaggi.
Un paese dove la notizia è quando uno fa le cose normali e il suo dovere.
Un paese che ha perso la tensione morale e la voglia di migliorarsi, che insegue sogni di soldi facili e subito, che non è più disposto al sacrificio del duro lavoro giornaliero per raccogliere poi i risultati.
Un paese dove ormai da anni i sindacati (spesso ivi compreso il nostro, Confindustria) difendono se stessi e l'indifendibile, sempre più lontani dalla loro funzione di rappresentare le istanze degli iscritti. Sempre più parte del sistema essi stessi.

Un paese dove c'è ancora chi non ha capito che siamo tutti ai remi, che tocca a tutti remare e che il comandante (la politica) lo scegliamo noi quindi poco da lamentarsi se non fa il suo lavoro. Ma se tutti siamo ai remi, non remare o remare contro vuole soro dire stare peggio tutti.
Un paese dove tutto ormai è tifo calcistico e quindi meglio che l'avversario perda, anche se è una sconfitta del paese, per la soddisfazione di vederlo nella polvere.

Ci voleva Marchionne, con la sua cultura internazionale, la sua lontananza dai soliti giri per scardinare un sistema basato sugli amici degli amici. Per far saltare il compromesso di una mano lava l'altra.
Per mettere tutti davanti alle loro responsabilità.
Per minacciare di far saltare anche il nostro tavolo, quello Confindustriale, se non ci mettiamo ad essere più coerenti con la nostra funzione e meno poltronisti e burocratici.

Spero che continui, che tenga duro.
E che faccia scelte coerenti pulendo anche nella Fiat (che serva di esempio anche per gli altri) certi bubboni tipo acquisti non proprio trasparenti e pagamenti in ritardo che strozzano i fornitori.
E che contribuisca ad una Federmeccanica più moderna e aperta.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono d´accordo col concetto di fondo.

Peró non penso che a questo ritmo di cambiamento ci sia alcuna possibilitá di salvare il paese.

Non é piú possibile aggiustare e rattoppare un sistema che é completamente marcio e del tutto inadeguato. Bisognerebbe ripartire da zero, con un piano di lungo termine--e con aspettative di diritti e tenore di vita consoni alla situazione.

Pensare di andare avanti all´infinito e senza conseguenze facendo debiti, mentre la capacitá di pagarli diminuisce rapidamente--secondo me--é fantasia. A un certo punto, le conseguenze saranno inevitabili e catastrofiche.

Ma questo sistema politico, totalmente inadeguato, non mi pare in grado di riformarsi. Credo possa solo andare avanti fino al collasso.

Andando avanti con maglioni blu, camice verdi o calzini azzurrini, non credo che si arriverá da nessuna parte. E tantomeno in tempo!

Troll