mercoledì 28 luglio 2010

La solitudine dei numeri uno

A volte i numeri uno sono soli perché così deve essere. C'è sempre un momento nel quale ti trovi a dovere decidere, se sei il numero uno.
E in quel momento sei solo.

A volte i numeri uno sono soli per scelta, vai a capire perché, perché non ti fidi? Perché non vuoi nessuno che ti faccia ombra?
E a volte questo difetto è chiaro e ripetitivo.

E pensare che a mio parere chi governa una organizzazione (a maggiore ragione se pro-tempore e con un mandato relativamente breve) dovrebbe avere tra i suoi principali obiettivi quello della successione, del lasciare una organizzazione più forte di prima.
E invece, a volte l'impressione che viene è che l'idea sia "dopo di me il disastro" (come già successo anni fa quando si era giovani).
Ma forse è perché uno dei consiglieri più ascoltati è uno portato al Macchiavellismo, all'intrigo, alla non fiducia, al divide et impera. Certo i risultati (personali) magari vengono a casa. Ma a che prezzo per il sistema?

Non bastava la crisi, non bastava un governo "amico" che fa tutto il contrario di quello che servirebbe. Ci mancava un manager internazionale a guidare Fiat. Uno che delle tradizioni se ne frega, e che cerca di fare business da multinazionale. A volte è bello averlo da sventolare in giro, quando rompe certi equilibri è meno bello.

E dire, che con la salita del giovane erede tra le infinite vice-presidenze, all'interno di una strategia "una poltrona per tutti" che ci ha dotati di un direttivo che fra un po' replica i numeri del governo (credo siamo ormai a 80 persone) doveva dare prestigio (fa sempre fico nelle foto di circostanza essere di fianco ad uno di quella famiglia, vedi assemblea) e coprire le spalle dal Piemonte. Che di posti ne ha parecchi, vedi anche SGR, Cda della mucca da mungere ecc.
E invece cosa ti va a combinare sto svizzero?

Scombina le carte, alza il bubbone su una Federmeccanica ormai più sindacato dei sindacati, governata dagli amici degli amici. Incapace di darsi una strategia.
Non per la piccola impresa (sarebbe troppo) ma ormai anche incapace di tutelare il suo più grosso socio.
Certo sempre di poltrone parliamo, ma non basta scegliere uno a pochi km da casa per garantire i risultati (quando oltretutto la struttura è una pallido ricordo di chi non c'è più).
Se poi il precedente è diventato deputato del Pd è chiaro anche ai sassi che qualcosa non funziona.

Certo potrebbe essere il momento della verità per i millemila della base incazzati con Fiat, da sempre uno dei parafulmini italiani, che smoccolano contro i troppo potenti Torinesi.
Ma domani, se il settore auto è fuori (Fiat si tirerebbe dietro quasi per certo tutta la catena) chi cavolo me lo fa fare di restare lì con regole peggiori di quelle di altri. Oltretutto con una decrescente capacità di incidere sul contratto quando dalla nostra parte del tavolo ci si trova con funzionari forti (ma inetti) e rappresentanza inesistente.

E tutti gli stipendi nelle decine e decine di territoriali dove il settore auto è fondamentale chi li paga? E tutti i direttori?
Non è che poi a tutti i nemici di Fiat (come spesso accade in queste cose) gli tocca ricredersi?

Ma è così, divide et impera, organismi elefantiaci permettono di fare, al numero uno, quello che vuole.
Ma il numero uno a quel punto deve decidere.
Non puoi trovarti con due posizioni chiave inadatte (internamente e nella tua principale fonte di sostentamento) e non volerle cambiare perché le hai scelte tu e faresti la figura di avere sbagliato.
Ho capito che internamente Mr K fa il facente funzioni, ma mi sembra comunque una cazzata.
E il non volere organizzare successione e rappresentanza adeguata non fa che aprire la strada (a maggiore ragione se l'unico privato grande se ne va) al progetto dei nuovi entrati, grandi ma pubblici, di (eufemismo) contare di più.
Qualche passo di quelli fondamentali e importanti è già stato fatto, MI pare che il progetto sia chiaro.

E allora sarebbero certamente macerie, un monopolista di nomina politica che va a tirare la giacchetta al governo? Ma veramente c'è qualcuno che ci crede?

Ma purtroppo mi rimane poca speranza. Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. E qui non si tratta di "conversazione", di quello, nonostante la giovane età credo non ci sia proprio neppure lontanamente idea (basta vedere le strategie di comunicazione).
E con il buon A in giro capisco che si gestisce concedendo visibilità (poca eh) e poltrone. Ma mettere persone già super impegnate e non operative a gestire i progetti non aiuta a che siano utili alle aziende, alla fine li gestisce la struttura, che di come funziona una azienda capisce pochino.
E non a caso l'unica commissione decente degli infiniti vice-presidenti mi si dice che era quella gestita da un capace medio-piccolo bergamasco, nostro ex-giovane amico.
Giustamente segato al giro successivo, non è che poi a qualcuno viene in mente di fare benchmarching?
In compenso ci inventiamo la tassa sulla scuola per le  associazioni. Per tenere in piedi una struttura col solito ex-giovane amico a gestirla.

Io continuo a credere di potere spostare granellino dopo granellino per rendere la spiaggia migliore. Ma ogni giorno è più difficile.

E non serve usare la nostra fonte di sostentamento (sempre più arida) per sparare tranquillizanti titoli in prima pagina.
Ci conosciamo da tanti anni e sai che noi piccoli di provincia magari non siamo bravi negli intrighi di corridoio ma non siamo scemi.

PS scritto di getto e non corretto che se mi metto a correggerlo ne taglio metà

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Marchionne tratta e, magari, non chiude del tutto in Italia. Almeno per il momento. Se terrá qualcosa, magari, gli operai dovranno vedersi ridotto il compenso. Oppure lo Stato dovrá reintegrare la differenza.

Ma altri hanno chiuso e basta, trasferendo la produzione altrove senza nemmeno perdere tempo a trattare con gli operai.

Sia la ditta che gli operai hanno le loro buone ragioni di protestare o pretendere. Gli operai non arrivano a fine mese. La ditta deve competere a livello internazionale con concorrenti piú avvantaggiati.

Il problema di fondo non sono né gli operai, né le ditte. È che il sistema funziona in modo economicamente inefficiente e insostenibile. Il funzionamento del sistema é il risultato di scelte politiche di lungo termine.

È anche difficile dare la colpa ai politici. Sono quelli che sono perché sono stati eletti e hanno gli incentivi che hanno perché il sistema funziona cosí.

Insomma, il disastro non é colpa di nessuno in particolare. Ma nessuno ha nemmeno il potere e le competenze per cambiarlo. È una spirale da cui, secondo me, non si puó piú uscire senza prima schiantarsi.

Troll

Anonimo ha detto...

La politica di "aiutare" le ditte o mantenere la produzione laddove conviene é disastrosa.

Gli aiuti comportano un costo per lo Stato. Questi costi si riversano sui contribuenti, sulle altre ditte, su altri settori e hanno un impatto anche sul debito pubblico. Ossia, quegli aiuti hanno un impatto negativo su tutto il sistema. Erodono la competitivitá anche dei settori che non hanno bisogno di aiuto ed erodono il potere d´acquisto dei cittadini.

Un altro effetto negativo é che gli aiuti disincentivano il rinnovamento della ditta. La ditta concentrerá gli sforzi nell´ottenere di piú dallo Stato e i lavoratori dalla ditta.

La mentalitá si adegua alle regole del gioco. Siccome le regole sono distorte, il sistema degrada in termini di "cultura" che di economia.

Ci sono diversi modi per prolungare la durata di questo sistema perverso. Il piú ovvio é ricorrere al debito.

L´effetto é, di nuovo, perverso. Il sistema degrada rapidamente ma l´apparenza puó essere quella di prosperitá. Questo rafforza le percezioni distorte dei partecipanti--e consolida al potere chi meglio é in grado di perpetuare il ciclo. Mentre aumenta il debito, diminuisce la competitivitá e, quindi, la capacitá di ripagarlo.

Come vediamo, questo sistema puó amdare avanti a lungo: per decenni. Ma, chiaramente, non puó andare avanti per sempre.

Impossibile dire quale sará la causa immediata, o quando ció accadrá, ma é chiaro che prima o poi questo gigantesco Ponzi scheme terminerá. Ancor peggio é che sia il problema di tutte le democrazie occidentali. (Questa coincidenza non é casuale! E questo é sintomo di ulteriori problemi.)

Potete immaginare che succederá quando il sistema dovrá tornare in equilibrio. Specialmente con la competizione di paesi che competono con grossi vantaggi sistemici o costi irrisori.

In caso ve lo domandiate: non succederá niente di buono.

Troll

Anonimo ha detto...

Un altro aspetto che va considerato é il seguente.

Il debito pubblico, specialmente quando é impiegato come é stato impiegato in Italia, permette di beneficiare di risorse non prodotte. Ossia, si incorre debito e poi si spendono quei soldi per mantenere un tenore di vita piú alto di quello che ci si potrebbe permettere.

Questo é stato fatto allegramente per decenni, cumulando debito su debito che, appunto, é lievitato ai livelli attuali.

Le distorsioni che vengono introdotte da questo atteggiamento sono molteplici e pervasive. Vengono dati gli incentivi sbagliati, si creano aspettative e percezioni errate. Non mi dilungo, il punto interessante é un altro.

Guardate che succede ora. Vedete quante ditte vanno a produrre altrove? Conviene altrove (addirittura puó convenire anche produrre in Germania!), non conviene in Italia. Altre chiudono. Altre falliscono per frodi (ma vedete quante frodi?! Non é normale.) Altre vivacchiano ma non sono competitive--e non hanno futuro.

Una ditta competitiva che dovrebbe fare, razionalmente? Stare lí? Andare via??

Considerate questo: chi ha beneficiato del debito NON é lo stesso che dovrá pagarlo. Ci vogliono decenni, come abbiamo visto. Chi ha beneficiato ormai é andato. Ora rimane solo il conto.

Ma, di nuovo, non é che il conto lo devono pagare determinate persone nello specifico. Lo devono pagare solo quelli che "vogliono". Ossia, solo quelli che rimangono in Italia.

Questo non é un dettaglio.

Piú la situazione diventa preoccupante, piú operare in Italia diventa svantaggioso. Questo fa sí che le ditte che operano in Italia diminuiscano (esempi citati sopra). Tale diminuzione si traduce in un calo delle entrate fiscali a cui, ora, é associato un aumento del debito--che comporterá un aumento della pressione fiscale!

È chiaro che la situazione peggiore sará quella di chi rimarrá lí per ultimo. Come nel gioco del cerino acceso! È solo l´ultimo che si brucia.

Uguale é la situazione col debito. È stato incorso da altri, altri ne hanno beneficiato. A voi rimane solo la scelta se volete rimanere lí a pagarlo o no. Potete scegliere liberamente.

Ma é anche chiaro che non potrá essere pagato. Ossia, é chiaro che andrá a finire male.

Quindi... piú la situazione peggiora e piú c´é l´incentivo a correre verso l´uscita. Nessuno vuole rimanere col cerino in mano ed essere gli ultimi sará veramente sgradevole.

La spirale, dunque, non solo continua, ma é probabile che acceleri. La fuoriuscita di capitali fa peggiorare la situazione e il peggioramento fa uscire capitali.

Cosí é. Non si puó biasimare chi capisce che va a finire male. Semplicemente reagisce alle circostanze. Il problema é da cercarsi nei fattori che hanno creato la situazione.

Paradossalmente, gli investimenti fuoriusciti sono un fattore positivo per il recupero dopo il crash perché sono i capitali che piú probabilmente potrebbero rientrare.

Ora vedete una deflazione di stipendi, affitti, ecc. Questo é pessimo perché l´aggiustamento avviene in modo disordinato e aggrava il danno economico. La svalutazione sarebbe il primo passo migliore, perché redditi e costi scenderebbero insieme e l´impatto sociale sarebbe minore--anche per l´occupazione. Poi, chiaramente, servirebbero riforme.

Ma il calo del tenore di vita é ormai inevitabile. E probabilmente alla fine sará cosí drastico da mettere in dubbio la tenuta poliica e sociale del paese.

Troll

Doktorfranz ha detto...

Hai ragione ...... ormai ex-giovane confindustriale ..... hai ragione su tutta la linea. E tu sai che io lo so, vero?
Il guaio è che questa consapevolezza - pur se diffusa a tutti i livelli associativi - non riesce a costituire sufficiente stimolo per quel colpo di reni che appare sempre piú indispensabile e che tanti aspettano da tempo immemorabile.
Ed il rischio è perdere la quasi insperata occasione che Sergio Marchionne ha dato a tutto il sistema imprenditoriale italiano, con la sua azione insolita - che straordinaria political uncorrectness! - per questo ingessato Paese, nel quale pare un must rimanere allineati e coperti .....

Anonimo ha detto...

frammento da cittadinanza attiva:
Hanno creato la "Appalti segreti Spa"

Un codicillo nascosto nella manovra minaccia di stravolgere i principi di legalità e trasparenza dei lavori pubblici: con la nuova norma il governo Berlusconi autorizza tutti i dirigenti ministeriali ad assegnare contratti milionari con procedure "secretate". Ogni capo della burocrazia romana potrà decidere personalmente, in pratica, non solo di affidare un maxi-appalto a un'impresa di sua fiducia, evitando così qualsiasi gara, ma addirittura di tenere riservata la stessa esistenza del contratto, senza dover pubblicizzare contenuti, importi e aziende beneficiate.
...............
....Immaginate cosa potrà succedere ancora se passa questo "codicillo" ....ed è sicuro che passerà visto che per molti deputati e senatori conta più la poltrona del bene istituzionale.

Aldo Cerulli
Segretario Regionale di Cittadinanzattiva

Anonimo ha detto...

Molti "numeri uno" in Italia sono degli zero travestiti.

Anonimo ha detto...

Per chi parlava di "giuslavorismo":

http://www.repubblica.it/motori/attualita/2010/08/12/news/fabbricare_in_italia_impossibile_per_l_auto-6233050/

Morale:
NON CONVIENE PRODURRE IN ITALIA.

Il lavoro non vale niente. Chi, poi, "lavora" pensando al giuslavorismo vale ancora meno. Meno di niente!

Come vi illudete di pagare il debito accumulato, gli oneri pensionistici e sanitari giá incorsi?

Semplicemente non é possibile.

L´Italia é una polveriera economica e sociale.

Troll

Anonimo ha detto...

nonsenseFromEkonomists

Baggianate. Ma accademiche.

Anonimo ha detto...

Il fascismo non tornerá mai piú. La prossima volta si chiamerá in un altro modo.

...vi viene in mente qualche nome?

Troll

Anonimo ha detto...

si:buffonata all'italiana

am

Anonimo ha detto...

Speriamo che rimanga commedia... e non finisca in tragedia.

T

Anonimo ha detto...

Una ditta sta considerando di chiudere in Italia. I dipendenti preoccupati che fanno? Bloccano la spedizione delle merci!!!

Geniale!

Troll

Anonimo ha detto...

Incominciate a vedere che l´Italia sta andando in miseria?

O ancora non lo vedete??

T

Fabrizio Cotza ha detto...

Questo blog è davvero notevole, complimenti.
Credo che dovremmo unire maggiormente le idee... e le forze!
Fabrizio Cotza
http://www.fabrizio-cotza.blogspot.com/

Anonimo ha detto...

I "numeri uno" tra un po´ si sentiranno ancora piú soli... barricati in casa, mentre la gente che avrá perso tutto li attenderá fuori per fargli la festa.

T

Anonimo ha detto...

Profumo di numeri uno...

T