mercoledì 28 luglio 2010

Ad una certa età si diventa sordi

Volevo completare i miei pensieri sul discorso carta-digitale parlando di libri e di CdA. Premetto che ad oggi non ho ancora un lettore digitale.

Moltissime delle cose che dico,tra l'altro, sui libri si adattano anche alla musica.
Tutti sanno che Amazon ha superato con i libri digitali le vendite dei libri (non ho tempo di andare a controllare ma mi pare barassero e avessero detto "con copertina rigida" ma il trend è quello).
Quindi anche per il libro la digitalizzazione avanza a grandi passi.

D'altra parte un buon lettore di libri tiene lo spazio di un libro o poco più ma ne contiene x, se penso alle mie valige da vacanze (quando le facevo) piene più di libri che di vestiti non posso non vederne l'utilità.
Il vero grande problema oggi è probabilmente la scarsità dei titoli in Italiano, ma questo è un altro discorso.

Anche qui però io ho dei sogni che immagino difficilmente vedrò esauditi in tempi brevi. Intanto sono un feticista, e a me l'oggetto libro piace.
E come comperare un disco in digitale non mi dà la soddisfazione del CD fisico, così i bit non soddisfano le mie patologie da accumulo in libreria.

E allora mi piacerebbe entrare in una libreria, comperare il libro, arrivare alla cassa e che la cassiera mi dicesse "vuole anche la versione digitale?" e usando la mia carta fedeltà (se c'è) o la mia mail pagando pochissimo di più tornando a casa trovassi il mio libro nel mio "contenitore elettronico di acquisto" (con i giornali e la musica).
Anzi, se il lettore è connesso me lo trovo già in metropolitana.
E alla rovescia, se ho l'elettronico comperato on line e lo compero fisico fatemi un po' di sconto (in modo che la somma dei due sia sempre uguale).

Il discorso sottolineature e note ho visto che lo hanno introdotto, non so se ci sono ma avere "community" con le quali condividere le annotazioni e i suggerimenti (magari con gli qualche pagina scaricabile gratuita) potrebbe essere un ottimo canale di promozione. Se so che tizio ha i miei gusti e mi suggerisce un libro è probabile che io sfrutti il consiglio.

C'è poi il discorso prestiti. Una delle funzioni di base del libro fisico è che lo si può prestare (i DRM sono assolti!). Perché non posso prestare un libro elettronico?
Il DRM passa ad un amico, io non posso più aprirlo finché non me lo restituisce. (se è complicato ecc ecc vale il discorso giornali, fatti vostri)
Ad essere un piccolo editore io poi farei anche delle cose tipo "hai comperato tre titoli miei?" puoi averne uno a scelta per fare bookcrossing (ma il tuo lo tieni).
Organizzando cacce al tesoro o luoghi virtuali dove faccio promozione e uno può trovare un codice di book crossing.

L'editoria elettronica è una minaccia e una opportunità per i piccoli editori e per gli editori.
Intanto i grandi editori possono trovarsi il grande autore che passa alla distribuzione diretta. E devono reinventarsi il mestiere perché se dematerializziamo, tutta la catena odierna (ivi comprese le megalibrerie) diventa meno strategica.
I piccoli hanno invece una chance enorme ma solo se sapranno mettersi in rete per creare una piattaforma agile e poco costosa che permetta loro di essere presenti sul mercato.
Non posso e non voglio iscrivermi a 20 servizi, ognuno il suo, così si farà solo il gioco di Amazon e Apple. 
Anche l'auto editoria a quel punto sarà più semplice se la piattaforma è aperta e poco costosa.
Certamente se non altro risparmieremmo tonnellate e tonnellate di carta di sbrodolamenti di aspiranti autori che nessuno leggerà mai.

Sui libri il supporto è diverso dai giornali, credo che un device specializzato sia necessario e che nessuno si mette a leggere un libro in un internet point come può fare con un giornale.
Ma i device devono poi avere una interfaccia semplice che permetta la gestione di più negozi.

Dopo questa bella sbrodolata sull'editoria viene da dire, ma se un pirla qualsiasi, neppure specializzato, ha delle idee e delle proposte (sia pure contestabili), perché le case editrici non fanno cose di questo genere (in Italia)?

Anche qui ho una mia idea. Li avete visti i CdA?
Il consiglio di amministrazione di una società è quello dove si disegnano le strategie e gli scenari, che poi il management porta avanti.

RCS: il Presidente Marchetti è certamente persona degnissima, ma siamo sicuri che sia un innovatore un notaio di settant'anni? E altri nomi che vedo tipo Lucchini, Stevens, Rognoni così a naso non è che mi diano poi sta grande idea di innovatori!
Nella quotidiani ci sono menti fresche come Bazoli, Geronzi e Pesenti in compagnia del trio d'oro degli amichetti Tronchetti, Della Valle, Montezemolo.

Insomma ci siamo capiti. I Cda delle case editrici sono posti dove fare politica e occuparsi di avere buona stampa molto più che non di fare business innovativo per l'azienda, tanto quasi tutti sono azionisti marginali e il ritorno è in immagine e potere, non in soldini.

Anche per rimanere in casa nostra in Confindustria non è che il Cda del Sole24 ore, che entra nel grande progetto spartitorio Confindustriale denominato "una poltrona per tutti" salvo qualcuno (Caio per fare un nome) non è che mi ispiri poi così tanto senso di innovazione sulle nuove tecnologie.

Ecco che allora tra giornalisti old style, cda occupati a gestire il potere, un sistema paese muffo, un sistema editoriale sordo e obsoleto, con la paura della conversazione (sei pazzo? e se poi parlano male di noi) e alla incomprensione delle nuove tecnologie al cliente non ci pensa nessuno.

E poi si lamentano (come i discografici) della perdita di business senza capire che il business non è sparito, in parte ha preso altre strade ma soprattutto aspetta a braccia aperte un prodotto fatto per il cliente e non per l'amico politico di turno su carta perché "abbiamo sempre fatto così".

2 commenti:

Roberto ha detto...

Piccola premessa: tra queste persone, diverse non hanno neppure la scusante dell'età.

Sul resto dei dubbi che sollevi, penso che se li pongano anche le persone illuminate che ci lavorano.
A dire la verità non sono tantissime (anzi, sono proprio pochine), anche perché, specie nel caso delle strutture ormai sovradimensionate dei grandi publisher, si tratta di persone che lavorano lì da una vita e non hanno acquisito negli ultimi anni una adeguata cultura digitale.
Men che meno chi avrebbe dovuto informarli e formarli non lo ha fatto.

La situazione oggi è quella di gruppi editoriali che prepensionano gli anziani ma bloccano le assunzioni dei giovani (per motivi sindacali), tra i quali immagino che qualcuno con la mente più aperta e una cultura diversa ci possa essere.

Tu giustamente osservi che una persona con neanche chissà quali competenze su strumenti e contenuti digitali (spesso neppure specializzata, verissimo) riesce a vedere certe cose e a farvi delle riflessioni, seppur da utilizzatore e non da stratega.
Tante di queste idee saranno certamente stronzate galattiche, ma ogni tanto ne vedo alcune che al manager strafigo non verranno mai neanche se gli sbatte contro con il naso.

Come dici tu, i manager sono spesso "occupati a gestire il potere" e non dedicano
le giuste energie all'innovazione.
Secondo me è quindi un problema culturale, sul quale non vedo possibili inversioni di tendenza perché tutte le posizioni all'interno di queste imprese sono ben salde per i motivi che ho detto sopra.

Vedo invece una straordinaria opportunità per i piccoli editori, quelli che ancora non appartengono a gruppi nazionali e internazionali, dove c'è un'unica persona a decidere, la stessa che tira fuori i soldi per mandare avanti la sua baracca.

Ciao

Anonimo ha detto...

http://www.anobii.com/

vista la tua passione alla lettura ti segnalo questo sito di catalogazione e scambio di impressioni sui libri (c'è anche una comunità italiana..molto ben fatto


PS non è pubblicità non c'entro niente con i gestori

Saluti

PuntoG