Si è fatta molta polemica su Confindustria e i suoi costi, ultimamente. E l'uscita di Fiat ha permesso ai giornali prima cauti di liberare gli editorialisti. Due o tre in cerca di notorietà si sono accodati.
Oggi la Marcegaglia risponde al Corriere, io che non sono mai stato tenero con lei e la struttura vorrei però fare qualche considerazione.
Intanto il costo totale è vero che è probabilmente intorno ai 500 milioni, ma di tutto il sistema, fatto di 265 associazioni, che hanno quindi una media di meno di 2 milioni l'una. Mentre molti sembrano addebitarlo al "palazzo romano".
E se dividiamo sugli associati (circa 148.000) il costo per associato è di 3.300 euro circa. Meno di un mese di stipendio di una persona appena qualificata.
Detto questo la verità è che l'ideale di Confindustria è che non si veda e non si senta.
E' una lobby, e una lobby interviene a difendere gli interessi degli associati dove può, prima che escano le leggi, facendone approvare altre, insomma, facendo il suo lavoro in silenzio.
Il secondo grande tema, che fa mantenere un grande numero di associati, sono i servizi.
Locali e di settore.
Ad esempio, sui PGT dei comuni, un conto è che un singolo si muova e cerchi di portare le sue rimostranze, un conto è che l'organizzazione faccia un quadro generale delle richieste dell'industria e vada in Comune a cercare di farle approvare.
Allo stesso tempo per un piccolo imprenditore di una città medio grande non è facile avere accesso agli amministratori e ai responsabili di settore, tra questi e i funzionari dell'associazione c'è un rapporto quasi quotidiano.
Per non parlare poi delle consulenze su temi come sicurezza o ambiente dove la conoscenza delle abitudini e orientamenti delle ASL locali (sembra strano ma a parità di legge ognuno la interpreta a modo suo) è importantissimo per i piccoli. Poi i notiziari su fisco, sindacale, scadenziari ecc.
Per una piccola azienda acquistare queste consulenze sul mercato costerebbe probabilmente di più della quota associativa.
Per non parlare poi delle categorie, che offrono consulenza per orientarsi nelle regole tecniche europee e magari in altri paesi (anche qui facendo lobby al momento dei draft) e spesso organizza(va)no fiere e programmi promozionali con l'ICE.
Tutta roba che certo non serve a Fiat, e che a volte nelle medie aziende neppure chi è al vertice vede. Ma che sono spesso di grande aiuto nel quotidiano delle nostre aziende.
Un po' di cose fatte (cito per esempio la moratoria) le ha ricordate nella sua lettera Marcegaglia e moltissime ne vengono fatte senza che quasi nessuno se ne accorga.
Certo poi di lavoro da fare per ottimizzare, snellire, migliorare ecc ce n'è da fare molto, e mi batto per quello, ma anche in azienda da me, come in qualsiasi organizzazione.
Resta il contrasto privati-pubblici.
Molte cose non vengono fatte in modo adeguato, molte associazioni non funzionano.
Molti sono lì per poltrone e non per lavorare per il sistema.
Ma se così in tanti restano dentro, mentre altre organizzazioni perdono pezzi continuamente, un po' di utilità l'avrà.
E, se permettete, sul tema della legalità, al sud, si è fatto moltissimo.
E in tema di rinnovamento molti non lo conoscono ma segnalo questo. A quanto ne so molti sono stati poi assunti.
mercoledì 19 ottobre 2011
martedì 11 ottobre 2011
Come fare?
Per il mestiere che faccio e per attitudine personale amo poco le proteste fini a se stesse.
Anche nelle riunioni associative quello che più mi annoia e innervosisce è ascoltare lunghi interventi di lamentela (magari pieni di luoghi comuni) che non portano altro che lo sfogo di chi li fa.
Nel mio piccolo, ove posso e con le mie capacità, cerco sempre di esaminare un problema e portare una proposta, piccola o grande che sia.
A volte capita anche a me di fare interventi sui problemi ma per cercare di inquadrarli.
Invece siamo circondati da gente che fa sfoghi autoassolutori dove il problema è sempre qualcuno o qualcosa esterno che non gli permette di fare le cose che vorrebbe e potrebbe fare.
Dal Presidente del Consiglio a moltissimi miei colleghi che, immobili, danno la colpa ad altri del fatto che stanno perdendo il treno. Come coloro che dopo avere svuotato l'azienda di ogni liquidità (magari per investire in borsa o nell'immobiliare con perdite importanti) adesso si lamentano che le banche non gli fanno credito.
Tutti sappiamo quanto sia grave la situazione in questo momento e di come chi ci governa si stia dimostrando, a tutti i livelli, per quanto mi riguarda, inadeguato ad affrontare i problemi.
Io faccio politica da sempre, con il mio impegno in Confindustria (che è fare politica nonostante le scuse che racconta Marchionne) ma non partitica e spero di avere portato qualche granello di sabbia per cercare di costruire il castello del nostro futuro.
Ma sempre più sento che non è sufficiente, che occorre qualcosa di più, che occorre che chi pensa di avere qualcosa da dire e da portare in questo momento debba cominciare ad impegnarsi direttamente.
Il problema è il come. Sono caratterialmente inadatto alla politica, per una serie di ragioni, dalla mia timidezza e riservatezza al carattere duro e aspro, non sempre accomodante, alla tendenza al sarcasmo dissacrante.
Ma credo anche di avere una decente capacità di analisi dei problemi e una propensione a trovare soluzioni in presenza di dati eterogenei e complessi.
Credo potrei dare una mano nella seconda linea più che come persona immagine (che non fa per me).
Ma dove? I partiti attuali, tutti, nella mia esperienza, premiano ben altro che le capacità.
Sono pieni, a tutti i livelli, di leccaculo e nullafacenti che cercano nella politica un modo per "portare a casa" (magari a loro insaputa) benefici, soldi e potere.
Sento, dentro di me, che è venuto il momento che davvero si formi un movimento di persone capaci, oneste e trasparenti che cerchino di portare una ventata di aria fresca e parlino chiaramente.
Ma vedo anche i due problemi principali:
- come formare questo movimento?
- la gente non lo voterebbe, le persone vogliono sentirsi raccontare delle balle tipo che tutto va bene, vogliono vantaggi personali nel votare e se uno si presenta e dice "per uscire da questa situazione servono lacrime e sangue per tutti" votano invece chi gli promette che tasserà i ricchi o combatterà l'evasione o che diminuirà le tasse e altre bugie simili.
Giro in tondo e ho poche idee.
Certo il sistema va cambiato da dentro, proprio perché fuori è già pieno di grilli parlanti.
Ma come?
martedì 4 ottobre 2011
Attila
E così il gran giorno è arrivato, quello che molte PMI hanno sempre sperato si è avverato.
Fiat è fuori da Confindustria.
Devo dire che se avessi l'abitudine a scommettere avrei fatto i soldi su un Confindustria in cattive condizioni e divisa alla fine dell'attuale presidenza.
Emma Marcegaglia è brava ed intelligente ma a mio parere unfit (per citare l'Economist) per il ruolo.
Il suo maggiore, grandissimo, difetto è l'assoluta incapacità di fare squadra. Non a caso se ci fate caso la comunicazione di Confindustria è affidata a lei.
In un momento come questo ci si aspetterebbe una azione corale da parte dei vice-presidenti che appoggino il documento preparato la scorsa settimana, ognuno per le sue deleghe, per spiegare e approfondire. Avete visto qualcosa?
No. La signora detesta non essere lei al centro della ribalta.
E per quello che è la mia esperienza non si fida molto delle persone che ha attorno e cercano di consigliarla.
In compenso poi si affida a personaggi come Arpisella, che da sempre fa il "lavoro sporco" e che in qualche caso ha comportato anche qualche problema.
Il personaggio è molto ingombrante dai metodi non sempre ortodossi.
E poi non c'è solo Fiat, pare Marcegaglia abbia rotto con un furioso litigio qualsiasi rapporto con Tremonti.
Recentemente Confindustria ha perso importanti dirigenti storici, le voci dicono per dissidi. E altre persone di valore se ne sono andate.
Diversi vice-presidente sono, per usare un eufemismo, defilati e le commissioni interne non lavorano (salvo pochi casi).
Il direttore Galli è certamente un ottimo economista ma l'impressione è che non sia esattamente l'ideale per guidare la struttura. Kraus ne fa le veci ma avere due galli (!) nello stesso pollaio non aiuta.
La scelta di Riotta e la relativa strategia sono state disastrose per la principale partecipata: il Sole 24 Ore che è importantissimo con i suoi dividendi per l'equilibrio economico.
Il direttivo è cresciuto a dismisura diventando quasi una giunta e notoriamente se un organismo è di 70/80 persone diventa consultivo e non certo l'organo decisionale.
Non si capisce chi decide e i malumori interni viaggiano nei corridoi.
Certo, sono stati migliorati i costi e sono stati introdotti parecchi giovani (finalmente) a buon potenziale. Ma i metodi di lavoro sono ancora un po' poco incentrati sulla produttività e l'informatica.
Adesso abbiamo davanti la sfida finale, quella che risolverà per sempre l'annoso problema serve più Fiat a Confindustria o Confindustria a Fiat?
Cosa succederà in Federmeccanica dove abbiamo sempre dovuto sperare che il contratto si rinnovasse in periodi di crisi del settore auto, se no calavamo le braghe su tutto senza problemi per evitare scioperi?
Molte associazioni Territoriali dove Fiat era molto importante (anche economicamente, come contributi) avrano finalmente il coraggio, con l'acqua alla gola, di fondersi?
A livello nazionale l'1% di contributi cambierà poco o nulla economicamente.
Quale sarà il peso politico di una Confindustria che parlerà per le aziende italiane, ma non per la principale azienda privata. Manterrà la sua credibilità?
E tra Fiat e Confindustria si scatenerà una guerra globale o una pace negoziata?
Le territoriali quando si troveranno a discutere con le autorità locali di problemi di industria se la Fiat è presente e importante la boicotteranno o saranno neutrali?
Fiat continuerà a influenzare Confindustria anche attraverso i sub-fornitori come ha sempre fatto?
L'uscita di Fiat aprirà definitivamente lo spazio alle partecipazioni statali (che per me non dovrebbero neppure essere associate) che già da tempo si muovevano per piazzare loro persone in punti chiave (vedi Meomartini a Milano)?
Tutte cose da verificare. Abbiamo davanti un periodo difficile.
Sta a noi avviare la distruzione creativa e non subire la distruzione.
Fiat è fuori da Confindustria.
Devo dire che se avessi l'abitudine a scommettere avrei fatto i soldi su un Confindustria in cattive condizioni e divisa alla fine dell'attuale presidenza.
Emma Marcegaglia è brava ed intelligente ma a mio parere unfit (per citare l'Economist) per il ruolo.
Il suo maggiore, grandissimo, difetto è l'assoluta incapacità di fare squadra. Non a caso se ci fate caso la comunicazione di Confindustria è affidata a lei.
In un momento come questo ci si aspetterebbe una azione corale da parte dei vice-presidenti che appoggino il documento preparato la scorsa settimana, ognuno per le sue deleghe, per spiegare e approfondire. Avete visto qualcosa?
No. La signora detesta non essere lei al centro della ribalta.
E per quello che è la mia esperienza non si fida molto delle persone che ha attorno e cercano di consigliarla.
In compenso poi si affida a personaggi come Arpisella, che da sempre fa il "lavoro sporco" e che in qualche caso ha comportato anche qualche problema.
Il personaggio è molto ingombrante dai metodi non sempre ortodossi.
E poi non c'è solo Fiat, pare Marcegaglia abbia rotto con un furioso litigio qualsiasi rapporto con Tremonti.
Recentemente Confindustria ha perso importanti dirigenti storici, le voci dicono per dissidi. E altre persone di valore se ne sono andate.
Diversi vice-presidente sono, per usare un eufemismo, defilati e le commissioni interne non lavorano (salvo pochi casi).
Il direttore Galli è certamente un ottimo economista ma l'impressione è che non sia esattamente l'ideale per guidare la struttura. Kraus ne fa le veci ma avere due galli (!) nello stesso pollaio non aiuta.
La scelta di Riotta e la relativa strategia sono state disastrose per la principale partecipata: il Sole 24 Ore che è importantissimo con i suoi dividendi per l'equilibrio economico.
Il direttivo è cresciuto a dismisura diventando quasi una giunta e notoriamente se un organismo è di 70/80 persone diventa consultivo e non certo l'organo decisionale.
Non si capisce chi decide e i malumori interni viaggiano nei corridoi.
Certo, sono stati migliorati i costi e sono stati introdotti parecchi giovani (finalmente) a buon potenziale. Ma i metodi di lavoro sono ancora un po' poco incentrati sulla produttività e l'informatica.
Adesso abbiamo davanti la sfida finale, quella che risolverà per sempre l'annoso problema serve più Fiat a Confindustria o Confindustria a Fiat?
Cosa succederà in Federmeccanica dove abbiamo sempre dovuto sperare che il contratto si rinnovasse in periodi di crisi del settore auto, se no calavamo le braghe su tutto senza problemi per evitare scioperi?
Molte associazioni Territoriali dove Fiat era molto importante (anche economicamente, come contributi) avrano finalmente il coraggio, con l'acqua alla gola, di fondersi?
A livello nazionale l'1% di contributi cambierà poco o nulla economicamente.
Quale sarà il peso politico di una Confindustria che parlerà per le aziende italiane, ma non per la principale azienda privata. Manterrà la sua credibilità?
E tra Fiat e Confindustria si scatenerà una guerra globale o una pace negoziata?
Le territoriali quando si troveranno a discutere con le autorità locali di problemi di industria se la Fiat è presente e importante la boicotteranno o saranno neutrali?
Fiat continuerà a influenzare Confindustria anche attraverso i sub-fornitori come ha sempre fatto?
L'uscita di Fiat aprirà definitivamente lo spazio alle partecipazioni statali (che per me non dovrebbero neppure essere associate) che già da tempo si muovevano per piazzare loro persone in punti chiave (vedi Meomartini a Milano)?
Tutte cose da verificare. Abbiamo davanti un periodo difficile.
Sta a noi avviare la distruzione creativa e non subire la distruzione.
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