martedì 4 ottobre 2011

Attila

E così il gran giorno è arrivato, quello che molte PMI hanno sempre sperato si è avverato.
Fiat è fuori da Confindustria.


Devo dire che se avessi l'abitudine a scommettere avrei fatto i soldi su un Confindustria in cattive condizioni e divisa alla fine dell'attuale presidenza.

Emma Marcegaglia è brava ed intelligente ma a mio parere unfit (per citare l'Economist) per il ruolo.

Il suo maggiore, grandissimo, difetto è l'assoluta incapacità di fare squadra. Non a caso se ci fate caso la comunicazione di Confindustria è affidata a lei.
In un momento come questo ci si aspetterebbe una azione corale da parte dei vice-presidenti che appoggino il documento preparato la scorsa settimana, ognuno per le sue deleghe, per spiegare e approfondire. Avete visto qualcosa?
No. La signora detesta non essere lei al centro della ribalta.
E per quello che è la mia esperienza non si fida molto delle persone che ha attorno e cercano di consigliarla.

In compenso poi si affida a personaggi come Arpisella, che da sempre fa il "lavoro sporco" e che in qualche caso ha comportato anche qualche problema.
Il personaggio è molto ingombrante dai metodi non sempre ortodossi.

E poi non c'è  solo Fiat, pare Marcegaglia abbia rotto con un furioso litigio qualsiasi rapporto con Tremonti.

Recentemente Confindustria ha perso importanti dirigenti storici, le voci dicono per dissidi. E altre persone di valore se ne sono andate.
Diversi vice-presidente sono, per usare un eufemismo, defilati e le commissioni interne non lavorano (salvo pochi casi).


Il direttore Galli è certamente un ottimo economista ma l'impressione è che non sia esattamente l'ideale per guidare la struttura. Kraus ne fa le veci ma avere due galli (!) nello stesso pollaio non aiuta.

La scelta di Riotta e la relativa strategia sono state disastrose per la principale partecipata: il Sole 24 Ore che è importantissimo con i suoi dividendi per l'equilibrio economico.

Il direttivo è cresciuto a dismisura diventando quasi una giunta e notoriamente se un organismo è di 70/80 persone diventa consultivo e non certo l'organo decisionale.
Non si capisce chi decide e i malumori interni viaggiano nei corridoi.

Certo, sono stati migliorati i costi e sono stati introdotti parecchi giovani (finalmente) a buon potenziale. Ma i metodi di lavoro sono ancora un po' poco incentrati sulla produttività e l'informatica.

Adesso abbiamo davanti la sfida finale, quella che risolverà per sempre l'annoso problema serve più Fiat a Confindustria o Confindustria a Fiat?
Cosa succederà in Federmeccanica dove abbiamo sempre dovuto sperare che il contratto si rinnovasse in periodi di crisi del settore auto, se no calavamo le braghe su tutto senza problemi per evitare scioperi?

Molte associazioni Territoriali dove Fiat era molto importante (anche economicamente, come contributi) avrano finalmente il coraggio, con l'acqua alla gola, di fondersi?
A livello nazionale l'1% di contributi cambierà poco o nulla economicamente.

Quale sarà il peso politico di una Confindustria che parlerà per le aziende italiane, ma non per la principale azienda privata. Manterrà la sua credibilità?
E tra Fiat e Confindustria si scatenerà una guerra globale o una pace negoziata?
Le territoriali quando si troveranno a discutere con le autorità locali di problemi di industria se la Fiat è presente e importante la boicotteranno o saranno neutrali?

Fiat continuerà a influenzare Confindustria anche attraverso i sub-fornitori come ha sempre fatto?

L'uscita di Fiat aprirà definitivamente lo spazio alle partecipazioni statali (che per me non dovrebbero neppure essere associate) che già da tempo si muovevano per piazzare loro persone in punti chiave (vedi Meomartini a Milano)?

Tutte cose da verificare. Abbiamo davanti un periodo difficile.
Sta a noi avviare la distruzione creativa e non subire la distruzione.

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