Non ho mai creduto molto nell'internazionalizzazione da prezzo.
Personalmente, escludendo i grandi gruppi per i quali il discorso è diverso, ho sempre pensato che andare ad aprire fabbriche in certi paesi solo perché la mano d'opera costa poco o nulla non è una buona strategia.
Certo, sono un metalmeccanico, per noi la mano d'opera ha una incidenza media, se fossi nel tessile o in certe lavorazioni dove è quasi solo mano d'opera probabilmente ragionerei in modo diverso.
Ma troppo spesso a mio parere ci sono stati progetti affrettati, senza considerarne la complessità.
Intanto va studiata la produttività e quindi il costo unitario per prodotto. Ho visitato fabbriche in molti paesi del mondo e sarà vero che un operaio indiano guadagna un decimo o un ventesimo di uno nostro, ma produce ad una velocità irrisoria. Quindi se costa un ventesimo e produce un decimo i conti già cambiano.
Poi facciamo un gran parlare di "sistema paese" e molti di coloro che sono andati nei paesi dell'est a volte si sono trovati problemi per noi superati, come ad esempio la continuità della fornitura di corrente elettrica o il funzionamento della logistica di trasporto.
Ci sono moltissimi casi di progetti di successo di internazionalizzazione ma anche moltissimi fallimenti. So che molti stanno tornando a casa dopo l'ubriacatura da est europeo. Non parliamo di Cina dove ormai chi parte è in ritardo.
Senza contare le note difficoltà di management, lingua, cultura spesso insormontabili per una piccola impresa.
L'internazionalizzazione a mio modo di vedere "sana" è quella di andare a produrre dove c'è il mercato, per avere maggiore servizio e per avere la possibilità di personalizzare i prodotti secondo il mercato.
Allora ok andare a produrre in Cina per servire il mercato cinese e l'Asia, e nel contempo magari riesportare anche certi prodotti. Ma non solo per riesportare.
Una mia vecchia idea è quella di arrivare ad avere quattro fabbriche, una per continente, nei nostri principali mercati per servire anche le nazioni limitrofe.
Non so se lo farò mai.
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7 commenti:
concordo con quanto dice
in germania , ero lì l asettimana scorsa, stanno riportando in patria produzioni una volta in Cina in quanto il time to marketi è ora molto breve quindi impossibile da assolvere con produzioni tanto lontane .
A presto , cordialmente
F.Pontelli
dipende...come sempre...
di certo è che la strategia aziendale non deve trasformarsi in una moda.
mala tempora currunt!!
Actarus74
Anche io una volta dicevo "non so' se lo faro' mai", poi l'anno scorso ho cambiato con il dire "perche' no?", e la scorsa settimana ho messo il primo mattone... al mio primo "satellite"...
:))))
Mai dire mai... ;)
Condivido pienamente il suo commento.
Vorrei però aggiungere alcune cose, sono consulente di numerose aziende e seguo gli aspetti finanziari dei loro investimenti all'estero e ci sono alcuni casi di persone che sono ritornate sui propri passi, ma sono un'esigua minoranza.
Se si decide di avere una presenza stabile sui mercati esteri questo deve prescindere da due fattori, uno è il costo del lavoro, come lei ha detto, è meglio parlare di differenziali di produttività il secondo è il fattore fiscale. Non si può scegliere di andare ad investire in cina perchè anni fa nelle zone economiche speciali non si pagavano tasse. E queesto spesso i suoi colleghi di imprese anche di dimensioni importanti non riescono a discernerlo.
Un altro appunto. Quasi sempre le imprese italiane, almene quelle che ho seguito in questi anni, hanno fatto una scelta spinta dalla necessità. Sono spesso i clienti, player globali, che chiedono all'azienda di andare in Cina o in Messico altrimenti perderebbero anche le forniture in europa.
Spesso per alcune aziende l'internazionalizzazione è una necessità.
Cordialmente
Stanislao Vialardi
@stanislao
Avevo tralasciato il discorso fiscale, per quello spesso basta spostare la holding...
Quando io delocalizzo per fare la fabbrica vicino al cliente faccio esattamente quello che dicevo io.
Vado lì perché il mercato è lì. cosa positiva a mio parere.
@ woman
non ho detto che non lo farò. Oggi è prevalentemente un problema di management. siamo impegnati qui e non avrei persone di fiducia da mandare in nuove sedi.
perchè articoli cosi' sensati non li trovo mai sulla stampa economica?
ciao
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