sabato 31 gennaio 2009
lunedì 26 gennaio 2009
Povero martire
Sul - Corriere della Sera:De Benedetti lascia le presidenze «Mia carriera danneggiata dalla politica»
De Benedetti manterrà la carica di presidente onorario del Gruppo l'Espresso, «con la responsabilità editoriale e la delega per la nomina dei direttori».
Certo, si toglie le responsabilità di legge e mantiene la cosa più importante in un gruppo editoriale.
Metodo De Benedetti solito direi.
E un noto impaccatore di investitori con grandi addentellamenti politici come lui mi fa sorridere che pianga.
Anzi, come spesso accade mi fa piangere.
De Benedetti manterrà la carica di presidente onorario del Gruppo l'Espresso, «con la responsabilità editoriale e la delega per la nomina dei direttori».
Certo, si toglie le responsabilità di legge e mantiene la cosa più importante in un gruppo editoriale.
Metodo De Benedetti solito direi.
E un noto impaccatore di investitori con grandi addentellamenti politici come lui mi fa sorridere che pianga.
Anzi, come spesso accade mi fa piangere.
giovedì 22 gennaio 2009
Dilettanti
Ma una cosa che si definisce Ufficio stampa e si firma come agenzia di comunicazione non controlla il lavoro che fa?
Non controlla se alla 30a mail che mi ha inviato ho mai pubblicato qualcosa sul blog o dato segno di essere vivo e/o interessato?
La scritta "Con la preghiera di massima diffusione…" a me mette tristezza e non voglio files word da aprire.
Se basta avere una mailing list per dirsi agenzia di comunicazione ne apro una anch'io!
Persone ed aziende
C'è una azienda che dopo tanti anni nei quali ha affidato ad un ex monopolista le sue telecomunicazioni decide di guardarci un po' dentro e vedere se può risparmiare.
Scena uno
Ha un vecchissimo contratto di trasmissione dati che costa una follia con gli standard odierni. Contatta quindi il suo fornitore chiedendo un incontro con il commerciale (dovrebbe essere nei key customers o come li chiamano) che gli è assegnato.
Arriva un ragazzotto cocainomane che ha appena pippato, cosa evidente anche ad un vecchio come il sottoscritto non dedito a queste sostanze (e che non frequenta ambienti dove è abituale).
Tante parole, ma solo dopo ulteriore richiesta arriva un powerpoint con le offerte della società in tema di connessione del tipo "scegliete quello che volete". Mai più arriva la richiesta verifica dei costi telefonici.
La connessione l'ha presa un altra società.
Scena due
Con la intervenuta deducibilità dei cellulari li usiamo un po' di più, quindi anche lì una persona viene incaricata di farsi dare le migliori offerte.
Per prima viene una nota marca, sarà che per loro il cliente è nuovo, ma studia i profili, il traffico e fa una proposta che con pochissimi cambiamenti è adatta alla società.
Per il fornitore attuale torna mr tiro.
Che dopo solleciti manda, indovinate un po'? Un powerpoint con le tariffe in vigore e dice di scegliersi i contratti più adatti.
Indovinate un po' con chi l'azienda firmerà il contratto?
Morale: buzz, marketing, pubblicità, nuovi media, nuovi servizi e sforzi vari.
Ma se poi hai in giro un pirla a vendere non serve a nulla.
Scena uno
Ha un vecchissimo contratto di trasmissione dati che costa una follia con gli standard odierni. Contatta quindi il suo fornitore chiedendo un incontro con il commerciale (dovrebbe essere nei key customers o come li chiamano) che gli è assegnato.
Arriva un ragazzotto cocainomane che ha appena pippato, cosa evidente anche ad un vecchio come il sottoscritto non dedito a queste sostanze (e che non frequenta ambienti dove è abituale).
Tante parole, ma solo dopo ulteriore richiesta arriva un powerpoint con le offerte della società in tema di connessione del tipo "scegliete quello che volete". Mai più arriva la richiesta verifica dei costi telefonici.
La connessione l'ha presa un altra società.
Scena due
Con la intervenuta deducibilità dei cellulari li usiamo un po' di più, quindi anche lì una persona viene incaricata di farsi dare le migliori offerte.
Per prima viene una nota marca, sarà che per loro il cliente è nuovo, ma studia i profili, il traffico e fa una proposta che con pochissimi cambiamenti è adatta alla società.
Per il fornitore attuale torna mr tiro.
Che dopo solleciti manda, indovinate un po'? Un powerpoint con le tariffe in vigore e dice di scegliersi i contratti più adatti.
Indovinate un po' con chi l'azienda firmerà il contratto?
Morale: buzz, marketing, pubblicità, nuovi media, nuovi servizi e sforzi vari.
Ma se poi hai in giro un pirla a vendere non serve a nulla.
lunedì 19 gennaio 2009
La barca fa acqua
L'economia è ormai un sistema complesso ed interconnesso.
Quando tutto va bene ci si fa poco caso, quando le cose cominciano ad andare peggio il sistema va crisi.
Siamo notoriamente di fronte ad una forte crisi economica, e ci sono settori che ne stanno risentendo più di altri.
Uno di questi è il settore auto.
La nostra azienda non opera nel settore automotive, ma da metalmeccanici abbiamo molti fornitori che sono comuni con il settore auto.
Con la crisi in corso molte aziende che operano in quel business sono in crisi e si stanno difendendo con cassa integrazione e forti riduzione di produzione.
Quindi per lo spiacevole effetto domino della crisi di un settore, noi che tutto sommato stiamo andando in modo decente, ci troviamo a fronteggiare una emergenza fornitori.
I tempi di consegna di molti, assurdo in una fase di crisi, si stanno allungando perché hanno la fabbrica chiusa. Ci sono impianti complessi che non conviene far lavorare con numeri bassi.
Dobbiamo quindi avviare, oltre a quelli standard, dei progetti di gestione del rischio, andando ad analizzare i fornitori più a rischio in quanto in settori in forte crisi e che quindi potrebbero fallire, mettendo in crisi anche noi.
Insomma, come se non ci fossero già abbastanza problemi nella gestione del proprio business occorre anche cercare di approfondire quello degli altri.
Quando tutto va bene ci si fa poco caso, quando le cose cominciano ad andare peggio il sistema va crisi.
Siamo notoriamente di fronte ad una forte crisi economica, e ci sono settori che ne stanno risentendo più di altri.
Uno di questi è il settore auto.
La nostra azienda non opera nel settore automotive, ma da metalmeccanici abbiamo molti fornitori che sono comuni con il settore auto.
Con la crisi in corso molte aziende che operano in quel business sono in crisi e si stanno difendendo con cassa integrazione e forti riduzione di produzione.
Quindi per lo spiacevole effetto domino della crisi di un settore, noi che tutto sommato stiamo andando in modo decente, ci troviamo a fronteggiare una emergenza fornitori.
I tempi di consegna di molti, assurdo in una fase di crisi, si stanno allungando perché hanno la fabbrica chiusa. Ci sono impianti complessi che non conviene far lavorare con numeri bassi.
Dobbiamo quindi avviare, oltre a quelli standard, dei progetti di gestione del rischio, andando ad analizzare i fornitori più a rischio in quanto in settori in forte crisi e che quindi potrebbero fallire, mettendo in crisi anche noi.
Insomma, come se non ci fossero già abbastanza problemi nella gestione del proprio business occorre anche cercare di approfondire quello degli altri.
venerdì 16 gennaio 2009
Chiusura del cerchio
Prendo spunto da una serie di commenti al mio post precedente per tornare sull'argomento flussi di cassa.
Troppo spesso ci si dimentica (purtroppo) che il ciclo della vendita si chiude nel momento in cui incasso i soldi, non quando emetto la fattura.
Si chiamano flussi perché sono come un fiume, se prelevo e non alimento si secca.
La domanda che mi si pone è "quando smettere".
La teoria vuole che si debba fissare un fido e non andare oltre quello. La realtà, soprattutto in una PMI ma non solo, è che spesso la regola non viene rispettata.
E quindi ci si trova nell'eterno dilemma citato "credo ci siano clienti che sono in sofferenza,non pagano,magari da due-tre mesi(dopo aver mandato insoluta la fattura magari a 120gg) e chiedono ulteriori dilazioni e merce [...] dove dire stop?o perche' non incassa o perche' poco c'e'poco margine con il rischio di perderlo definitivamente."
Come sempre sarebbe bellissimo avere la formuletta magica, ma come sempre non esiste (se le aziende funzionassero a formule le potrebbero gestire i computer in autonomia).
Ci sono diversi fattori in gioco.
Il più importante è certamente la "sostituibilità" del mio prodotto (parlerò di prodotti ma è uguale per i servizi).
Che ha a sua volta diversi fattori (lead time, capacità produttive ecc).
Se ho un prodotto che basta fare dieci chilometri e trovo immediatamente sul mercato in abbondanza e comparabile sono nella cacca, ma per colpa mia che non ho fatto una strategia di differenziazione in passato.
Quasi sempre invece ci sono fattori che non permettono l'immediata sostituzione nel brevissimo termine.
Altro fattore è (pur tenendo conto del sempiterno ABC 80/20) quanti clienti ho. Se non mi paga il mio unico cliente non ho alternative. Ma anche qui la colpa è mia: perché ho un solo cliente?
Se si tratta di un cliente importante ma che mi fa il 10% del fatturato posso più facilmente tenere duro, rischio di più con la perdita del dovuto che con la perdita dei margini del 10% del fatturato.
Poi come sono messo con la cassa e i margini? Posso permettermi di dargli fiato (se ci credo) e usare questo come vantaggio competitivo?
Altro fattore, ho clienti ripetitivi (e questo credo sia il caso) o spot? Se sono spot sono molto più difficili da gestire in caso di contenzioso. (ma il settore me lo sono scelto io...)
In parte conta anche il settore e le sue prassi, ma spesso questa è la scusa dei venditori.
E quindi diventa un problema di coraggio della direzione aziendale.
Conta di più "educare" il cliente che non può sempre fare quello che vuole e dimostrarsi forti o prevale la paura di perdere il cliente?
Di solito si tende ad utilizzare la tattica del bastone e carota, mostrarsi troppo deboli non paga.
Se ti concedo su richiesta 30 gg di pagamento dopo sei mesi me ne chiederai altri 30 e sarà difficile dire di no, magari solo per una volta, e la volta dopo me l'hai fatto la volta scorsa ecc.
Ma non si può neppure sempre dire no.
Certo il rischio magari di fermare un cliente è grande, ma basta avvisarlo per tempo che oltre un certo limite non si va.
E il momento per dire basta intanto prima o poi arriva. Meglio prima allora.
E parliamo di cliente che credo possano proseguire. Dare credito ad uno per non farlo fallire (capita) è un ottimo modo per fallire. Quel tipo di cliente non è meglio se lo ha un concorrente?
Insomma alla fine, come al solito, quello che accade oggi è figlio delle scelte fatte in passato.
come sempre quando ci sono dentro è tardi.
Personalmente noi siamo molto rigidi con il discorso pagamenti, sappiamo che ci costa in termini di fatturato, ma costa anche avere un ufficio recupero crediti, andare in rosso in banca, dover regolare la crescita sulle necessità di capitale per finanziare il circolante.
Questione di scelte.
E non credete mai quando vi raccontano che "funziona così". Da qualche parte c'è un cliente liquido disponibile a pagare bene e subito il prodotto che avete da dargli se soddisfa le sue esigenze e lo fa guadagnare.
Troppo spesso ci si dimentica (purtroppo) che il ciclo della vendita si chiude nel momento in cui incasso i soldi, non quando emetto la fattura.
Si chiamano flussi perché sono come un fiume, se prelevo e non alimento si secca.
La domanda che mi si pone è "quando smettere".
La teoria vuole che si debba fissare un fido e non andare oltre quello. La realtà, soprattutto in una PMI ma non solo, è che spesso la regola non viene rispettata.
E quindi ci si trova nell'eterno dilemma citato "credo ci siano clienti che sono in sofferenza,non pagano,magari da due-tre mesi(dopo aver mandato insoluta la fattura magari a 120gg) e chiedono ulteriori dilazioni e merce [...] dove dire stop?o perche' non incassa o perche' poco c'e'poco margine con il rischio di perderlo definitivamente."
Come sempre sarebbe bellissimo avere la formuletta magica, ma come sempre non esiste (se le aziende funzionassero a formule le potrebbero gestire i computer in autonomia).
Ci sono diversi fattori in gioco.
Il più importante è certamente la "sostituibilità" del mio prodotto (parlerò di prodotti ma è uguale per i servizi).
Che ha a sua volta diversi fattori (lead time, capacità produttive ecc).
Se ho un prodotto che basta fare dieci chilometri e trovo immediatamente sul mercato in abbondanza e comparabile sono nella cacca, ma per colpa mia che non ho fatto una strategia di differenziazione in passato.
Quasi sempre invece ci sono fattori che non permettono l'immediata sostituzione nel brevissimo termine.
Altro fattore è (pur tenendo conto del sempiterno ABC 80/20) quanti clienti ho. Se non mi paga il mio unico cliente non ho alternative. Ma anche qui la colpa è mia: perché ho un solo cliente?
Se si tratta di un cliente importante ma che mi fa il 10% del fatturato posso più facilmente tenere duro, rischio di più con la perdita del dovuto che con la perdita dei margini del 10% del fatturato.
Poi come sono messo con la cassa e i margini? Posso permettermi di dargli fiato (se ci credo) e usare questo come vantaggio competitivo?
Altro fattore, ho clienti ripetitivi (e questo credo sia il caso) o spot? Se sono spot sono molto più difficili da gestire in caso di contenzioso. (ma il settore me lo sono scelto io...)
In parte conta anche il settore e le sue prassi, ma spesso questa è la scusa dei venditori.
E quindi diventa un problema di coraggio della direzione aziendale.
Conta di più "educare" il cliente che non può sempre fare quello che vuole e dimostrarsi forti o prevale la paura di perdere il cliente?
Di solito si tende ad utilizzare la tattica del bastone e carota, mostrarsi troppo deboli non paga.
Se ti concedo su richiesta 30 gg di pagamento dopo sei mesi me ne chiederai altri 30 e sarà difficile dire di no, magari solo per una volta, e la volta dopo me l'hai fatto la volta scorsa ecc.
Ma non si può neppure sempre dire no.
Certo il rischio magari di fermare un cliente è grande, ma basta avvisarlo per tempo che oltre un certo limite non si va.
E il momento per dire basta intanto prima o poi arriva. Meglio prima allora.
E parliamo di cliente che credo possano proseguire. Dare credito ad uno per non farlo fallire (capita) è un ottimo modo per fallire. Quel tipo di cliente non è meglio se lo ha un concorrente?
Insomma alla fine, come al solito, quello che accade oggi è figlio delle scelte fatte in passato.
come sempre quando ci sono dentro è tardi.
Personalmente noi siamo molto rigidi con il discorso pagamenti, sappiamo che ci costa in termini di fatturato, ma costa anche avere un ufficio recupero crediti, andare in rosso in banca, dover regolare la crescita sulle necessità di capitale per finanziare il circolante.
Questione di scelte.
E non credete mai quando vi raccontano che "funziona così". Da qualche parte c'è un cliente liquido disponibile a pagare bene e subito il prodotto che avete da dargli se soddisfa le sue esigenze e lo fa guadagnare.
giovedì 8 gennaio 2009
Imprese in affanno
Leggo spesso articoli e lamentele sulla mancanza di credito nelle PMI.
E spesso l'equazione che chi si è indebitato lo ha fatto per crescere e adesso, proprio lui che ha rischiato, si trova in difficoltà a causa delle banche che stringono i cordoni.
Ci si dimentica che però ci sono modi ben diversi di indebitarsi e per mantenere una equilibrata struttura finanziaria.
Tralascio quelli (spesso citati nei commenti) che usano l'azienda come vacca da mungere per fare la bella vita.
Ma ci si dimentica che la "crescita" è un valore positivo se porta una crescita armoniosa, dove l'azienda cresce anche nei margini e con un progetto chiaro.
Nella mia esperienza invece spesso si assiste a crescite squilibrate.
Dovuto quasi sempre alla scarsa capitalizzazione delle PMI aziende italiane.
L'errore più comune è quello di finanziare gli investimenti con debito a breve (anticipi fatture o addirittura scoperto di conto). Questo è un errore da matita rossa che si paga caro in questo periodo.
Ma l'errore che molti fanno (sia pure da matita blu) è quella di crescere senza tenere d'occhio il circolante.
Un'azienda che cresce aumenta le necessità di capitale per acquisti, magazzino e credito clienti.
Poi è molto più facile far crescere il fatturato concedendo forti dilazioni di credito ai clienti, che già spesso se le prendono da soli. E che agli agenti non costano nulla.
Col risultato che i margini ci sono ma vengono usati per pagare interessi alle banche.
Spesso nelle PMI poco organizzate il concetto di flussi di cassa è quantomeno fumoso.
Allora se non è armoniosa e pianificata la crescita non è un valore.
Forse vale la pena fermarsi, fare un po' di cassa, organizzare meglio l'azienda, verificare bene i margini e poi ricominciare la corsa.
Non si può sempre correre senza fiato di riserva. La maratona la vince chi sa dosare le forze, non chi parte più forte all'inizio.
E spesso l'equazione che chi si è indebitato lo ha fatto per crescere e adesso, proprio lui che ha rischiato, si trova in difficoltà a causa delle banche che stringono i cordoni.
Ci si dimentica che però ci sono modi ben diversi di indebitarsi e per mantenere una equilibrata struttura finanziaria.
Tralascio quelli (spesso citati nei commenti) che usano l'azienda come vacca da mungere per fare la bella vita.
Ma ci si dimentica che la "crescita" è un valore positivo se porta una crescita armoniosa, dove l'azienda cresce anche nei margini e con un progetto chiaro.
Nella mia esperienza invece spesso si assiste a crescite squilibrate.
Dovuto quasi sempre alla scarsa capitalizzazione delle PMI aziende italiane.
L'errore più comune è quello di finanziare gli investimenti con debito a breve (anticipi fatture o addirittura scoperto di conto). Questo è un errore da matita rossa che si paga caro in questo periodo.
Ma l'errore che molti fanno (sia pure da matita blu) è quella di crescere senza tenere d'occhio il circolante.
Un'azienda che cresce aumenta le necessità di capitale per acquisti, magazzino e credito clienti.
Poi è molto più facile far crescere il fatturato concedendo forti dilazioni di credito ai clienti, che già spesso se le prendono da soli. E che agli agenti non costano nulla.
Col risultato che i margini ci sono ma vengono usati per pagare interessi alle banche.
Spesso nelle PMI poco organizzate il concetto di flussi di cassa è quantomeno fumoso.
Allora se non è armoniosa e pianificata la crescita non è un valore.
Forse vale la pena fermarsi, fare un po' di cassa, organizzare meglio l'azienda, verificare bene i margini e poi ricominciare la corsa.
Non si può sempre correre senza fiato di riserva. La maratona la vince chi sa dosare le forze, non chi parte più forte all'inizio.
mercoledì 7 gennaio 2009
Cara, la neve
Stavo giusto facendo due conti mentali su quante decine di migliaia di Euro mi costa questa nevicata. E cercando tra le news (per una foto) ho avuto la risposta.
MALTEMPO CCIA MB NEVICATA COSTA 550 MILIONI A IMPRESE NORD OVEST - Agenzia di stampa Asca
E' vero che il periodo non è dei migliori e per qualcuno sarà anche un bene, ma le fabbriche ferme per neve (mancanza dipendenti, trasporti ecc) non producono.
E se non producono non fatturano.
Piccole cose, che poi hanno impatto sul PIL visto che la zona non è secondaria per la produzione industriale.
PS l'esplicativa foto l'ho poi trovata su flickr.
MALTEMPO CCIA MB NEVICATA COSTA 550 MILIONI A IMPRESE NORD OVEST - Agenzia di stampa Asca
E' vero che il periodo non è dei migliori e per qualcuno sarà anche un bene, ma le fabbriche ferme per neve (mancanza dipendenti, trasporti ecc) non producono.
E se non producono non fatturano.
Piccole cose, che poi hanno impatto sul PIL visto che la zona non è secondaria per la produzione industriale.
PS l'esplicativa foto l'ho poi trovata su flickr.
venerdì 2 gennaio 2009
Travi e pagliuzze
Eppure io trovo un che di comico nel fatto che chi giornalmente bacchetta gli altri (Liberazione, Manifesto, Unità) dicendo quello che dovrebbero fare, come dovrebbero gestire le loro aziende, che dovrebbero aumentare gli stipendi, non utilizzare il lavoro temporaneo e via di questo passo si trovi poi impelagato in accuse di comportamento antisindacale.
Che non paghi regolarmente gli stipendi.
Che ci siano scambi di accuse sulla gestione non democratica.
E io che immaginavo che dovessero essere presi come fulgidi esempi della superiorità del modello comunista di solidarietà e partecipazione.
Che non paghi regolarmente gli stipendi.
Che ci siano scambi di accuse sulla gestione non democratica.
E io che immaginavo che dovessero essere presi come fulgidi esempi della superiorità del modello comunista di solidarietà e partecipazione.
Atteggiamento
Chi mi segue sa che sono un po' monomaniacale sui discorsi di coerenza di parole e fatti (e a quel filone appartiene il post precedente, magari un po' provocatorio).
Appena prima di Natale è venuto un nostro fornitore, noto tra le mie collaboratrici perché pensa di essere un gran figo e per quanto se la tira.
Ho sentito i racconti perché è arrivato con la macchina nuova e ci ha messo 10 minuti a passare davanti agli uffici per farla vedere. Non so cosa fosse non avendo collaboratrici appassionate di auto, ma costosa (prima aveva una Porsche) di sicuro.
Parlando poi con altri ho scoperto che da Gennaio la sua azienda sarà in cassa integrazione e che denuncia un reddito da operaio e poco più.
Ecco una di quelle cose che capisco benissimo fanno girare le palle alla gente.
Son piccole cose (magari l'auto l'ha ordinata da mesi) ma indicative dell'atteggiamento.
In questo, probabilmente ha ragione chi dice che forse va cambiato uno stile di vita.
Se l'azienda non va bene non posso presentarmi con il macchinone nuovo.
Sarò all'antica.
Certo, questo comporta un aggravarsi della crisi, se consumiamo meno ha ragione Berlusconi a dire che peggioriamo la situazione.
Ma io non amo cose del genere.
Appena prima di Natale è venuto un nostro fornitore, noto tra le mie collaboratrici perché pensa di essere un gran figo e per quanto se la tira.
Ho sentito i racconti perché è arrivato con la macchina nuova e ci ha messo 10 minuti a passare davanti agli uffici per farla vedere. Non so cosa fosse non avendo collaboratrici appassionate di auto, ma costosa (prima aveva una Porsche) di sicuro.
Parlando poi con altri ho scoperto che da Gennaio la sua azienda sarà in cassa integrazione e che denuncia un reddito da operaio e poco più.
Ecco una di quelle cose che capisco benissimo fanno girare le palle alla gente.
Son piccole cose (magari l'auto l'ha ordinata da mesi) ma indicative dell'atteggiamento.
In questo, probabilmente ha ragione chi dice che forse va cambiato uno stile di vita.
Se l'azienda non va bene non posso presentarmi con il macchinone nuovo.
Sarò all'antica.
Certo, questo comporta un aggravarsi della crisi, se consumiamo meno ha ragione Berlusconi a dire che peggioriamo la situazione.
Ma io non amo cose del genere.
giovedì 1 gennaio 2009
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