martedì 2 marzo 2010

Grande è bello

C'è una ragione importante per cui crescere.
E la si vede in modo importante in questo periodo di crisi.

Se devi 100.000 Euro alla banca il problema è tuo, anche perché, se sei un piccolo imprenditore, probabilmente la banca si sarà premurata di avere un po' di tue firme su garanzie varie.

Se devi 500 milioni alla banca il problema è della banca, che si rivelerà disponibile a qualsiasi compromesso (ivi compresa la trasformazione del debito in azioni) pur di cercare di farti andare avanti.

E intanto migliaia di piccoli imprenditori lasciati soli da tutti cercano di lottare per salvare la propria dignità, la propria vita e quella dei loro collaboratori.

Per chi non l'ha letto consiglio lo splendido articolo di Dario Di Vico apparso sul Corriere.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Forse la differenza é tra chiamarsi imprenditore ed essere imprenditore.

Per chiamarsi imprenditore, basta avere un´impresa.

Per essere imprenditore, bisogna anche sapere quello che si fa.

E, in questo secondo caso, non ci si troverebbe nelle situazioni estreme descritte: nè in quelle del piccolo che si impicca, nè in quelle del grande che, non pagando i debiti, fa impiccare i creditori.

Se uno fa bulloni o bottoni, deve anche capire in che contesto opera, quali sono le dinamiche della concorrenza, del settore.

Quando le condizioni cambiano, l´imprenditore competente si adegua prima.

Questo può significare anche chiudere prima di finire in debiti da cui non potrá più uscire. Può significare trasferire la produzione altrove, prima che sia troppo tardi.

Gli altri, la maggior parte, fanno gli imprenditori senza esserlo. Semplicemente, hanno un´impresa. Sono al timone di una nave che non sanno guidare. E invece di venderla o scendere finché sono in tempo, vanno avanti, sperando che tutto vada bene.

Non mi sembrano eroi. Mi sembra grottesco.