Sulle banche ho idee mie, spesso non "allineate" con quelle dei miei colleghi.
Prendo spunto dal mio post su Unicredit e sulla notizia della riconversione a banca unica.
Io ho sempre visto di buon occhio la riorganizzazione in banche specialistiche, una maggiore specializzazione, secondo me, era funzionale rispetto alla situazione precedente.
Molti oggi rimpiangono "il caro vecchio direttore di banca" che sapeva tutto del cliente, ti veniva a trovare e si metteva una mano sul cuore.
Io no.
Me li ricordo quei direttori di banca, qui in provincia, con la loro puzza sotto il naso, più propensi a prestare i soldi ai consoci del Rotary o del Lions e ai notabili locali (dei quali sentivano di fare parte) che a chi li meritava.
Gente che parlava in dialetto (con tutto il rispetto per il dialetto) capace di "valutare l'impresa" in base al conto corrente del proprietario più che alla capacità di generare reddito o fare innovazione. Gente che ti schiacciava l'occhio per chiederti quanto facevi di nero piuttosto che interessata alla trasparenza del tuo bilancio.
Mi sono sempre trovato molto meglio con i direttori provenienti da Milano che con quelli di provincia. Forse per la mia mentalità più "business", uno dei migliori complimenti che ricordo è "lei non sembra un imprenditore di provincia".
Insomma, magari ero capitato male io, e, certo, la romanzo un po'. Ma non ho grandi rimpianti per quei direttori tuttologi che trattavano dal piccolo mutuo per la casa alla operazione di finanza straordinaria dell'azienda.
In una prima fase l'introduzione delle banche specializzate mi ha messo in contatto con persone più formate e portate ad un ambiente business (siamo nel corporate) che vecchio stile. Più interessata a capire il management, le dinamiche e i progetti aziendali che puramente le garanzie fornite.
I gestori (che non cambiano) hanno fornito l'opportunità di un rapporto di conoscenza continuativo e offrono un punto di contatto unico molto utile per le esigenze aziendali. Gli esperti trasversali, per zona o a livello nazionale forniscono, su richiesta, consulenza di alto livello.
Soprattutto nel corporate le autonomie dei direttori erano, tranne operazioni straordinarie, spesso più che adeguate per concedere le linee di credito necessarie.
Si organizzavano operazioni anche importanti in mezza giornata.
Insomma un netto miglioramento. Perlomeno per come l'ho vissuta io.
Certo, poi va anche a fortuna, probabilmente il direttore della mia filiale era particolarmente in gamba.
Oggi le banche, in un momento di crisi e di perdite enormi sulle linee affidate (il contenzioso è esploso) stanno riconsiderando la loro organizzazione. Stanno scoprendo che la girandola di responsabili non permette di approfondire il rapporto. Se me lo chiedevano potevo dirglielo anch'io, ad una cifra certo inferiore a quella probabilmente spesa in consulenti.
Ma non credo utile riportare tutti i clienti sotto un unico responsabile, che dovrà occuparsi del piccolo assegno scoperto del privato e di seguire le aziende, sempre impegnatissimo. Non lo so, a me pare che nelle aziende si vada verso la trasversalità delle competenze per avere una visione globale dei processi ma verso una forte specializzazione e delega operativa.
E che le banche stiano invece tornando ad un modello di centralizzazione antico. Vedremo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
9 commenti:
Colpito nel segno (come al solito..)
Da stampare e consegnare a chiunque si occupi e si occuperà di ristrutturazioni bancarie come vademecum minimo indispensabile a non fare troppi danni..
E' che la logica che guida certe operazioni è la solita dell'utile di breve periodo: i riassetti del decennio scorso -tagli- portavano risparmi di breve, bonus per chi saliva di grado, scivoli per chi veniva tagliato.. insomma tutti felici e contenti.. poi ora si fanno i conti con i disastri e si pensa ad un rimedio peggiore del male - ripristino dello status quo.
Penso che un rimedio sarebbe porre degli incentivi nel medio-lungo periodo, far sì che la banca pensi ad equilibrio sostenibile piuttosto che ad una performance di breve, con la sepecializzaizone dei protagonisti ma senza la rotazione vorticosa che disorienta il cliente e a quanto pare anche la banca..
Saluti
Marco
Sono d'accordo alla specializzazione delle banche ma contrario a Basilea 2. I vecchi direttori avevano il solito vizietto italiano cioè quello di preservare le rendite di posizione bloccando lo sviluppo del sistema industriale.
Però troppo spesso con Basilea 2 si rimane a secco...
Troppo giovane per giudicare la precedente fase storica, ma mi trovo d'accordo. Eppure oggi è rimpianto da tutti, in associazione di categoria come dai partecipanti di un recente workshop della Cassa Depositi e Prestiti.
Basilea2 è più meritocratica, ma nella teoria, presenta alcune lacune importanti come l'opinabilità dei rating.
A nordest "vincono" le BCC e banche grandi quanto il territorio.
Completamente d'accordo.
Su Unicredit poi aggiungo che questa banca sta vivendo troppe riorganizzaziono in tempi troppo ristretti.....Secondo me Profumo ha perso la bussola......è dura essere un vincente per anni e poi capire che hai sbagliato tutto....(fusioni, riorganizzazioni, la strategia verso l'est etc e potremmo continuare) ..è ora che si faccia una fermata ai Box adesso sta solo facendo della gran aria per far vedere che tutto è sotto controllo in realtà è messo malissimo sia lui che la sua banca.
Non mi è chiaro questo passaggio: "Non lo so, a me pare che nelle aziende si vada verso la trasversalità delle competenze per avere una visione globale dei processi ma verso una forte specializzazione e delega operativa."
Forse manca un "non" ?
Grazie
-f
Le banche sono solide. Solidissime.
...speriamo di non doverlo mai verificare.
Anton
Forse andrebbe rivalutato anche lo spirito di Basilea 2.
Parlo dello sforzo di imporre parametri oggettivi, il che dovrebbe rendere il sistema più meritocratico.
Certo i risultati sono quelli che sono....
Però quando lo spirito è costruttivo in genere si aggiusta il tiro finché i risultati non diventano validi.
La butto li:
E se fosse un problema di competenze? Cioè, se i direttori di oggi, oltre ad essere "radicati sul territorio" avessero anche le "competenze del manager milanese"? Certo, non basterebbe una figura unica, occorrerebbe una piccola squadra di "competenti alla milanese" guidata da un "regista-delegatore", con la crescita della scolarità media e la maggior facilità d'accesso a informazioni e conoscenze non sarebbe da escludere che sia possibile. Certo deve essere voluto (guidato dai vertici) e non accadrà ovunque, ma: perchè no?
@marco
è la stortura delle quotate, ogni trimestre dimostrare qualcosa, anche sacrificando il futuro. In quello le aziende familiari ben gestite sono meglio
@alessandropalestini
Basilea due è una roba vecchia. Molti di quelli che hanno problemi per la crisi (bella scusa) li avrebbero avuti comunque.
E non hanno fatto nulla per prepararsi.
@mauro
Vecchio vizio, si stava meglio quando si stava peggio. L rimpiangono i "notabili" e gli amici.
Basilea ha stortura da correggere (la prociclicità) ma tutti fingono di dimenticare che è nata per liberare risorse alle banche.
@duca
anche i manager, a volte, come le aziende, hanno fasi in cui sono adatti e altre no...
Poi sono gli azionisti che li decidono.
@valigia delle idee
il mio italiano è notoriamente ingarbugliato.
Non manca il non
In azienda si prova ad avere gente specializzata e con deleghe che abbia una idea chiara dei processi per favorire il concetto cliente/fornitore interno (cioè il tuo lavoro influenza chi viene dopo ed è influenzato da quello prima). Sembra contraddittorio ma non lo è (per me)
@luca
sono notoriamente non così critico su Basilea2. Aggiustato secondo me è positivo. E più "giusto".
@ivan
è un po' il mio concetto, magari male espresso.
Visione globale del problema poi specializzazione e delega.
E quella che tu dici era la strada che sembravano aver preso le banche specialistiche.
Ma sembra facciano retromarcia.
Posta un commento