Parlavo con un conoscente che fa il fiscalista per gruppi abbastanza importanti.
Mi raccontava (con rammarico e dispiacere più che con compiacimento) che nel contenzioso ormai ha rinunciato a difendere le aziende nella sostanza.
In pratica usa e ribalta, nei confronti di Agenzia e GdF, i loro stessi metodi.
E' diventato impossibile difendersi nel merito perché ultimamente molte verifiche sono fatte chiedendo alle aziende di dimostrare l'indimostrabile, con contestazioni folli sulla valenza economica delle operazione che possono portare benefici fiscali.
Con contestazioni di forma (manca la firma, il timbro, il visto) e non di sostanza.
E allora, mi ha detto, li combatto nello stesso modo.
Cavillando su timbri, firme, accessi, procedure ormai talmente complicati e bizantini che gli stessi controllori non sono in grado di eseguire correttamente.
E porta a casa il risultato, molto più che difendendosi nel merito.
Ecco, questa è l'Italia che chi fa il mio mestiere odia.
Assurda, burocratica, folle.
Dove la forma conta più della sostanza.
E chi vorrebbe fare consulenza si deve piegare a fare l'azzeccagarbugli.
Ma la bestia è affamata, e richiede sempre più tasse.
mercoledì 14 novembre 2012
giovedì 18 ottobre 2012
Aiutare il lavoro
Stanno partendo gli incontri per la formazione sulla riforma del lavoro fatta dal Ministro Fornero.
Scene di disperazione tra i consulenti del lavoro, addetti aziendali, responsabili nelle associazioni.
Formatori neppure in grado di essere certi di come si dovrebbe operare.
Tralascio volutamente la qualità del testo (me ne dicono un gran male tutti).
Tre cose raccolte e raccontatemi al volo:
Firma per il licenziamento
Il team, rappresentante azienda, dipendente, relativi avvocati ecc va all'ufficio provinciale del lavoro.(tra l'altro da paese, facendo un po' di chilometri) Essendo l'ufficio nel capoluogo provinciale, dopo aver fatto un bel po' di chilometri per raggiungerlo dal paese.
L'addetto si rifiuta di controfirmare citando circolare che esiste ma non si sa bene da dove arriva.
Viene chiesto un documento che attesta che il team era lì per firmare (non so se l'hanno fornito).
Non si sa se il licenziamento è valido e in vigore.
Mi dicono anche che il modulo non ha il campo data (inutile come ben sapete per un documento che ha il fine di stabilire una data certa).
Sostituzione per maternità
Se voglio usare questa causale per assumere con contratto a termine una persona questa addetto può: - iniziare il giorno dopo che la sostituenda va in maternità,
- deve smettere il giorno che la mamma rientra.
E' chiaro a tutti che in azienda abbiamo dei soldatini assolutamente intercambiabili, nessuna necessità di formazione o di passaggio di informazioni.
Togli uno metti l'altro funziona tutto perfettamente. Come il Lego.
Contratto a termine
C'è una persona X in un ufficio in sostituzione maternità. Rientra la mamma Y. Il contratto scade.
Nel frattempo purtroppo un altra persona Z dello stesso ufficio ha un grave incidente, finisce in coma in ospedale.
Non posso riassumere X che è già formato, introdotto e aggiornato al posto di Z se non faccio passare i 90 giorni. Non conta nulla che le ragioni siano diverse, che sia oggettivamente dimostrabile che sono sostituzioni di persone diverse.
X non può essere riassunto.
Ecco questo spiega in che condizioni si lavora in questo paese.
Immaginate di essere direttore del personale e dovere spiegare questi bizantinismi ad uno che è seduto in un ufficio a New York e che con un tratto di penna è abituato a licenziare (pagando il disturbo, ma senza grossi problemi) migliaia di persone.
Probabile che alla prima occasione con un tratto di penna cancelli direttamente la fabbrica.
Scene di disperazione tra i consulenti del lavoro, addetti aziendali, responsabili nelle associazioni.
Formatori neppure in grado di essere certi di come si dovrebbe operare.
Tralascio volutamente la qualità del testo (me ne dicono un gran male tutti).
Tre cose raccolte e raccontatemi al volo:
Firma per il licenziamento
Il team, rappresentante azienda, dipendente, relativi avvocati ecc va all'ufficio provinciale del lavoro.
L'addetto si rifiuta di controfirmare citando circolare che esiste ma non si sa bene da dove arriva.
Viene chiesto un documento che attesta che il team era lì per firmare (non so se l'hanno fornito).
Non si sa se il licenziamento è valido e in vigore.
Mi dicono anche che il modulo non ha il campo data (inutile come ben sapete per un documento che ha il fine di stabilire una data certa).
Sostituzione per maternità
Se voglio usare questa causale per assumere con contratto a termine una persona questa addetto può: - iniziare il giorno dopo che la sostituenda va in maternità,
- deve smettere il giorno che la mamma rientra.
E' chiaro a tutti che in azienda abbiamo dei soldatini assolutamente intercambiabili, nessuna necessità di formazione o di passaggio di informazioni.
Togli uno metti l'altro funziona tutto perfettamente. Come il Lego.
Contratto a termine
C'è una persona X in un ufficio in sostituzione maternità. Rientra la mamma Y. Il contratto scade.
Nel frattempo purtroppo un altra persona Z dello stesso ufficio ha un grave incidente, finisce in coma in ospedale.
Non posso riassumere X che è già formato, introdotto e aggiornato al posto di Z se non faccio passare i 90 giorni. Non conta nulla che le ragioni siano diverse, che sia oggettivamente dimostrabile che sono sostituzioni di persone diverse.
X non può essere riassunto.
Ecco questo spiega in che condizioni si lavora in questo paese.
Immaginate di essere direttore del personale e dovere spiegare questi bizantinismi ad uno che è seduto in un ufficio a New York e che con un tratto di penna è abituato a licenziare (pagando il disturbo, ma senza grossi problemi) migliaia di persone.
Probabile che alla prima occasione con un tratto di penna cancelli direttamente la fabbrica.
venerdì 10 agosto 2012
Generazione auto-perduta
Nonostante tutto, pare strano, ci sono aziende che assumo persone.
Magari, come noi, per esigenze prettamente stagionali e per periodi brevi di 4/6 mesi.
Non un lavoro a vita, ma, credo, se uno davvero vuole lavorare, meglio di nulla.
Parlo di esperienza vissuta direttamente, non per sentito dire.
La nostra è una azienda dove principalmente si fa assemblaggio in postazioni attrezzate. Ambiente pulito, luminoso, aria condizionata, ordinato. Certo i ritmi richiesti sono sostenuti, non impossibili ma non da battere la fiacca.
Sicurezza (e relative dotazioni) a livello maniacale.
Ambiente non litigioso e dove se vai a prendere il caffè o fai una battuta nessuno ti riprende.
Nel 70% dei casi si lavora seduti, quasi sempre senza particolari carichi (pesi ecc).
Cerchiamo di applicare la meritocrazia in tutto.
Da sempre per quei tipi di lavoro, molti dei quali non richiedono particolari competenze, per una nostra etica aziendale cerchiamo di inserire giovani alla prima esperienza o con bassa esperienza e competenze nulle (terza media ecc). Questo nella idea di dargli comunque una chance di cominciare e avere qualcosa nel CV. Non usiamo / accettiamo raccomandazioni.
Le assunzioni sono tutte regolari, fatte attraverso le primarie agenzie interinali e non ci sono cose strane, niente straordinari, se non salvo in certi periodi per tutti, nel qual caso regolarmente in busta.
Questo per dire che non saremo i vincitori del "great place to work" ma (e il turn over inesistente lo dimostra) potremmo candidarci.
Ogni tanto, quelli bravi, se ci sono esigenze di personale, vengono passati a termine per poi essere assunti a tempo indeterminato.
Primo problema: per trovare una persona mediamente facciamo almeno 7/8 colloqui su persone già filtrate dall'agenzia.
E notare che la nostra "pretesa" è che dimostri un minimo di voglia di lavorare e non sembri dormire in piedi.
Chi mi segue su twitter ricorda magari qualche perla che ho twittato e che arrivava dai colloqui, tipo "sono venuto via dal precedente lavoro perché oh, c'era da lavorare".
Secondo problema: il tasso di abbandono.
Quest'anno abbiamo aggiunto un record di 45 minuti. Cioè questo alle 8,30 (dopo la mezz'ora di introduzione all'azienda) ha iniziato a lavorare alle 9.15 se ne è andato perché "non stava bene" e non è mai rientrato.
Nella maggior parte dei casi la motivazione è quella sopra "c'è da lavorare", seguita dal "pensavo fosse diverso".
Tralasciando quelli che lavorano con una mano sola, semi-sdraiati sul banco di lavoro o usando l'altra per sostenere la testa (quelli li lasciamo a casa noi).
Io sinceramente non so cosa si aspettino ma credo che "lavorare" abbia un preciso significato, diverso da "ti paghiamo per stare lì seduto".
In qualche caso è venuta la mamma a lamentarsi che il figlio arrivava la sera a casa stanco.
Tralascio per carità di patria l'assenteismo del lunedì mattina per le storte del week end.
Va detto che ci sono anche alcuni casi di persone che quando sanno che entriamo in stagione vanno in agenzia a dire che sono liberi e verrebbero volentieri da noi.
Ne abbiamo parlato molto, ultimamente, increduli che in una situazione economica come l'attuale, nonostante tutto sia più comodo stare a casa mantenuti dai genitori che lavorare.
Alla fine la decisione presa è stata "alziamo l'età". Andando a prendere gente un po' più "vecchia" che ha le bollette da pagare, che ha lavorato in altri posti (e quindi magari apprezza di più la nostra azienda) che ha maggiori responsabilità. In qualche caso (siamo gente strana noi stessi) magari un po' strani e che in una azienda tradizionale guarderebbero di traverso.
Le cose sono decisamente migliorate.
Ma il disagio che provo dentro nel vedere dei ragazzi così distanti da quella che è la vita reale, non quella della TV o dei giochi, è un tarlo che mi porto dentro e mi fa molto male.
re-edit:
Come sempre a fianco di queste situazioni ci sono molti ragazzi bravi che si impegnano (che se no sembra sempre che ce l'ho con tutti).
E va detto che anche fra i cinquantenni miei coetanei conosco molta gente che ha voglia di far nulla o si "arrangia" nel sottobosco.
Magari, come noi, per esigenze prettamente stagionali e per periodi brevi di 4/6 mesi.
Non un lavoro a vita, ma, credo, se uno davvero vuole lavorare, meglio di nulla.
Parlo di esperienza vissuta direttamente, non per sentito dire.
La nostra è una azienda dove principalmente si fa assemblaggio in postazioni attrezzate. Ambiente pulito, luminoso, aria condizionata, ordinato. Certo i ritmi richiesti sono sostenuti, non impossibili ma non da battere la fiacca.
Sicurezza (e relative dotazioni) a livello maniacale.
Ambiente non litigioso e dove se vai a prendere il caffè o fai una battuta nessuno ti riprende.
Nel 70% dei casi si lavora seduti, quasi sempre senza particolari carichi (pesi ecc).
Cerchiamo di applicare la meritocrazia in tutto.
Da sempre per quei tipi di lavoro, molti dei quali non richiedono particolari competenze, per una nostra etica aziendale cerchiamo di inserire giovani alla prima esperienza o con bassa esperienza e competenze nulle (terza media ecc). Questo nella idea di dargli comunque una chance di cominciare e avere qualcosa nel CV. Non usiamo / accettiamo raccomandazioni.
Le assunzioni sono tutte regolari, fatte attraverso le primarie agenzie interinali e non ci sono cose strane, niente straordinari, se non salvo in certi periodi per tutti, nel qual caso regolarmente in busta.
Questo per dire che non saremo i vincitori del "great place to work" ma (e il turn over inesistente lo dimostra) potremmo candidarci.
Ogni tanto, quelli bravi, se ci sono esigenze di personale, vengono passati a termine per poi essere assunti a tempo indeterminato.
Primo problema: per trovare una persona mediamente facciamo almeno 7/8 colloqui su persone già filtrate dall'agenzia.
E notare che la nostra "pretesa" è che dimostri un minimo di voglia di lavorare e non sembri dormire in piedi.
Chi mi segue su twitter ricorda magari qualche perla che ho twittato e che arrivava dai colloqui, tipo "sono venuto via dal precedente lavoro perché oh, c'era da lavorare".
Secondo problema: il tasso di abbandono.
Quest'anno abbiamo aggiunto un record di 45 minuti. Cioè questo alle 8,30 (dopo la mezz'ora di introduzione all'azienda) ha iniziato a lavorare alle 9.15 se ne è andato perché "non stava bene" e non è mai rientrato.
Nella maggior parte dei casi la motivazione è quella sopra "c'è da lavorare", seguita dal "pensavo fosse diverso".
Tralasciando quelli che lavorano con una mano sola, semi-sdraiati sul banco di lavoro o usando l'altra per sostenere la testa (quelli li lasciamo a casa noi).
Io sinceramente non so cosa si aspettino ma credo che "lavorare" abbia un preciso significato, diverso da "ti paghiamo per stare lì seduto".
In qualche caso è venuta la mamma a lamentarsi che il figlio arrivava la sera a casa stanco.
Tralascio per carità di patria l'assenteismo del lunedì mattina per le storte del week end.
Va detto che ci sono anche alcuni casi di persone che quando sanno che entriamo in stagione vanno in agenzia a dire che sono liberi e verrebbero volentieri da noi.
Ne abbiamo parlato molto, ultimamente, increduli che in una situazione economica come l'attuale, nonostante tutto sia più comodo stare a casa mantenuti dai genitori che lavorare.
Alla fine la decisione presa è stata "alziamo l'età". Andando a prendere gente un po' più "vecchia" che ha le bollette da pagare, che ha lavorato in altri posti (e quindi magari apprezza di più la nostra azienda) che ha maggiori responsabilità. In qualche caso (siamo gente strana noi stessi) magari un po' strani e che in una azienda tradizionale guarderebbero di traverso.
Le cose sono decisamente migliorate.
Ma il disagio che provo dentro nel vedere dei ragazzi così distanti da quella che è la vita reale, non quella della TV o dei giochi, è un tarlo che mi porto dentro e mi fa molto male.
re-edit:
Come sempre a fianco di queste situazioni ci sono molti ragazzi bravi che si impegnano (che se no sembra sempre che ce l'ho con tutti).
E va detto che anche fra i cinquantenni miei coetanei conosco molta gente che ha voglia di far nulla o si "arrangia" nel sottobosco.
giovedì 9 agosto 2012
Qualità vò perdendo
I cinesi non riescono a fare qualità (elettronica a parte dove i controlli sono automatici) per il semplice motivo che non hanno il concetto di qualità.
Per loro comperare un paio di pantaloni è qualcosa inerente il costo, non la qualità del tessuto, la finitura, il "value for money".
In Italia abbiamo uno dei nostri punti di forza (non a caso siamo fortissimi nel sistema moda) proprio nella capacità di coniugare il gusto, i materiali, la qualità mantenendo un prezzo equilibrato o riuscendo spesso a ricavare un sovrapprezzo.
Ma questo è possibile se la qualità permea la società.
Sono molto preoccupato per il futuro, la crisi sta mettendo a dura prova le famiglie e la tensione economica sta portando anche da noi i mali americani del consumo a tutti i costi rinunciando alla qualità.
E chi conosce il mercato USA sa di cosa parlo. Era Bill Gates, l'uomo più ricco del mondo che diceva di non avere mai speso più di qualche centinaio di dollari per un vestito (e si vedeva)?
Un concetto che porta a privilegiare la quantità alla qualità.
Avere, robaccia da poco, ma possederla. Avete mai visto le auto USA? Costano pochissimo, ma hanno un livello di finitura inaccettabile per l'Europa a parità di segmento.
Ma proprio così si perde il concetto diffuso di qualità che è basilare (per chi fa il mio mestiere) che i collaboratori abbiano.
La battaglia del "costare poco" l'abbiamo persa, a meno che, e non mi pare il caso, si torni allo schiavismo e riduciamo del 50/70% stipendi che già così sono insufficienti.
Ma se la battaglia deve essere "costa ma è di qualità" è assolutamente necessario che chi lavora sappia cosa vuole dire qualità, nella produzione ma anche nel servizio al cliente, nei flussi di lavoro interni, nell'agire quotidiano.
In una era di consumismo low cost il mio terrore è che la mentalità che si diffonde sia "si ma intanto costa poco".
Ci sono già i cinesi (e domani i vietnamiti, dopodomani qualcun altro) per quello.
O sapremo tornare eccellenti artigiani appassionati della qualità nel nostro lavoro, qualunque esso sia, o saremo perdenti.
Per loro comperare un paio di pantaloni è qualcosa inerente il costo, non la qualità del tessuto, la finitura, il "value for money".
In Italia abbiamo uno dei nostri punti di forza (non a caso siamo fortissimi nel sistema moda) proprio nella capacità di coniugare il gusto, i materiali, la qualità mantenendo un prezzo equilibrato o riuscendo spesso a ricavare un sovrapprezzo.
Ma questo è possibile se la qualità permea la società.
Sono molto preoccupato per il futuro, la crisi sta mettendo a dura prova le famiglie e la tensione economica sta portando anche da noi i mali americani del consumo a tutti i costi rinunciando alla qualità.
E chi conosce il mercato USA sa di cosa parlo. Era Bill Gates, l'uomo più ricco del mondo che diceva di non avere mai speso più di qualche centinaio di dollari per un vestito (e si vedeva)?
Un concetto che porta a privilegiare la quantità alla qualità.
Avere, robaccia da poco, ma possederla. Avete mai visto le auto USA? Costano pochissimo, ma hanno un livello di finitura inaccettabile per l'Europa a parità di segmento.
Ma proprio così si perde il concetto diffuso di qualità che è basilare (per chi fa il mio mestiere) che i collaboratori abbiano.
La battaglia del "costare poco" l'abbiamo persa, a meno che, e non mi pare il caso, si torni allo schiavismo e riduciamo del 50/70% stipendi che già così sono insufficienti.
Ma se la battaglia deve essere "costa ma è di qualità" è assolutamente necessario che chi lavora sappia cosa vuole dire qualità, nella produzione ma anche nel servizio al cliente, nei flussi di lavoro interni, nell'agire quotidiano.
In una era di consumismo low cost il mio terrore è che la mentalità che si diffonde sia "si ma intanto costa poco".
Ci sono già i cinesi (e domani i vietnamiti, dopodomani qualcun altro) per quello.
O sapremo tornare eccellenti artigiani appassionati della qualità nel nostro lavoro, qualunque esso sia, o saremo perdenti.
sabato 4 agosto 2012
Di-servizio al cliente
Lungi da me rubare il mestiere a persone più brave di me ma...
Col mestiere che faccio ho l'agenda che sembra sempre un campo di battaglia, e gli inconvenienti dell'ultimo minuto si sprecano.
Proprio per questo (e per fortuna il lavoro rende abbastanza da sopportare i mancati sconti) prenoto quasi sempre molto tardi, per non dire all'ultimo momento.
Recenti esperienze mi fanno capire come il nostro paese è "indietro".
Estero
Devo andare in una capitale europea dopo pochissimi giorni, per ottimizzare uno si occupa di voli l'altra persona (io) di hotel col solito sito che uso.
Chattiamo al telefono e intanto facciamo le prenotazioni.
Io nella fretta di prenotare schiaccio la data sbagliata e prenoto.
Me ne accorgo e poi vedo che essendo ormai l'ultimo momento non è cancellabile.
Riprenoto per il giorno dopo.
Per quella sbagliata mi dico "ci provo". Scrivo una mail all'hotel (è praticamente notte) e spiego l'accaduto. contemporaneamente scrivo al servizio clienti del sito.
La mattina trovo una mail dell'hotel che mi dice "signor Imprenditore, si figuri, può capitare, abbiamo cancellato la prenotazione senza addebiti".
Al pomeriggio ricevo la mail dal sito di prenotazione che mi dice che in via eccezionale bla bla l'hotel ha accettato la cancellazione
Italia
Devo andare in vacanza faccio le mie ricerche (ormai con google maps non mi faccio più fregare da "vicino al mare) e individuo un paio di strutture che mi piacciono.
Scelgo una delle due.
Vado sul sito nell'area prenotazioni, e contemporaneamente controllo sul solito sito che uso per le prenotazioni.
Scopro che se prenoto dal sito dell'albergo spendo oltre il 10% in più (e so che oltretutto il sito di prenotazioni prende una considerevole percentuale).
Compilo il loro form per i preventivi spiegando la cosa, dicendo le date alle quali sono interessato e che se il costo è adeguato vorrei una camera superiore.
Questo diversi giorni fa.
Voi avete ricevuto risposta? (anche un vaffanculo te e i siti di prenotazione on line andava bene)
Ecco io uguale! Insomma passano i giorni e la risposta non arriva.
Certo nel frattempo le camere si sono riempite e l'albergo non è più prenotabile. Fortunati loro.
Ma credetemi, visto il lavoro che faccio, l'attenzione al cliente è ben altro e sul lungo periodo è quella che ti salva. E deve essere maniacale e continua. Non è che perché è Agosto e sei pieno te ne puoi disinteressare, anzi, è proprio nei picchi e quando va bene che deve essere maggiore.
E il primo che mi dice "prossima volta telefona" non ha capito nulla del turismo moderno.
Col mestiere che faccio ho l'agenda che sembra sempre un campo di battaglia, e gli inconvenienti dell'ultimo minuto si sprecano.
Proprio per questo (e per fortuna il lavoro rende abbastanza da sopportare i mancati sconti) prenoto quasi sempre molto tardi, per non dire all'ultimo momento.
Recenti esperienze mi fanno capire come il nostro paese è "indietro".
Estero
Devo andare in una capitale europea dopo pochissimi giorni, per ottimizzare uno si occupa di voli l'altra persona (io) di hotel col solito sito che uso.
Chattiamo al telefono e intanto facciamo le prenotazioni.
Io nella fretta di prenotare schiaccio la data sbagliata e prenoto.
Me ne accorgo e poi vedo che essendo ormai l'ultimo momento non è cancellabile.
Riprenoto per il giorno dopo.
Per quella sbagliata mi dico "ci provo". Scrivo una mail all'hotel (è praticamente notte) e spiego l'accaduto. contemporaneamente scrivo al servizio clienti del sito.
La mattina trovo una mail dell'hotel che mi dice "signor Imprenditore, si figuri, può capitare, abbiamo cancellato la prenotazione senza addebiti".
Al pomeriggio ricevo la mail dal sito di prenotazione che mi dice che in via eccezionale bla bla l'hotel ha accettato la cancellazione
Italia
Devo andare in vacanza faccio le mie ricerche (ormai con google maps non mi faccio più fregare da "vicino al mare) e individuo un paio di strutture che mi piacciono.
Scelgo una delle due.
Vado sul sito nell'area prenotazioni, e contemporaneamente controllo sul solito sito che uso per le prenotazioni.
Scopro che se prenoto dal sito dell'albergo spendo oltre il 10% in più (e so che oltretutto il sito di prenotazioni prende una considerevole percentuale).
Compilo il loro form per i preventivi spiegando la cosa, dicendo le date alle quali sono interessato e che se il costo è adeguato vorrei una camera superiore.
Questo diversi giorni fa.
Voi avete ricevuto risposta? (anche un vaffanculo te e i siti di prenotazione on line andava bene)
Ecco io uguale! Insomma passano i giorni e la risposta non arriva.
Certo nel frattempo le camere si sono riempite e l'albergo non è più prenotabile. Fortunati loro.
Ma credetemi, visto il lavoro che faccio, l'attenzione al cliente è ben altro e sul lungo periodo è quella che ti salva. E deve essere maniacale e continua. Non è che perché è Agosto e sei pieno te ne puoi disinteressare, anzi, è proprio nei picchi e quando va bene che deve essere maggiore.
E il primo che mi dice "prossima volta telefona" non ha capito nulla del turismo moderno.
lunedì 23 luglio 2012
Gente strana
Tra blogger, twitter & co un minimo di seguito credo di averlo.
Anche se ultimamente mi tocca anche lavorare e sto cercando di disintossicarmi da Twitter (che può diventare una specie di droga) seguendo i consigli del libro recensito tempo fa.
Un'altra cosa che sta accadendo, visto che lo avevo detto è che sto seriamente pensando se dare una mano a quella nuova cosa di cui si parla e che dovrebbe cercare di portare aria nuova nella politica italiana, è probabilmente una causa persa ma ho sempre adorato e avuto una forte propensione alle cause perse.
Su questo tema mi sono chiesto a lungo come comportarmi qui proprio in relazione alla prima riga.
Siccome sono strano questo "spazio" (come twitter & co) resterà neutro e com'è.
Non credo sia giusto che chi mi segue per le cose e le esperienze condivise come imprenditore si trovi a seguire (eventualmente) un politico.
Un po' come la campagna dei gattini su Facebook della Moratti, ma al contrario.
Pratico da sempre il "non fare agli altri quello che non gradisci" e a me non piacerebbe.
NB non ho ancora fatto nulla, è solo un'idea che mi sfiora, coerente con quello che avevo scritto, ma come spesso capita condivido con voi i miei pensieri.
Anche se ultimamente mi tocca anche lavorare e sto cercando di disintossicarmi da Twitter (che può diventare una specie di droga) seguendo i consigli del libro recensito tempo fa.
Un'altra cosa che sta accadendo, visto che lo avevo detto è che sto seriamente pensando se dare una mano a quella nuova cosa di cui si parla e che dovrebbe cercare di portare aria nuova nella politica italiana, è probabilmente una causa persa ma ho sempre adorato e avuto una forte propensione alle cause perse.
Su questo tema mi sono chiesto a lungo come comportarmi qui proprio in relazione alla prima riga.
Siccome sono strano questo "spazio" (come twitter & co) resterà neutro e com'è.
Non credo sia giusto che chi mi segue per le cose e le esperienze condivise come imprenditore si trovi a seguire (eventualmente) un politico.
Un po' come la campagna dei gattini su Facebook della Moratti, ma al contrario.
Pratico da sempre il "non fare agli altri quello che non gradisci" e a me non piacerebbe.
NB non ho ancora fatto nulla, è solo un'idea che mi sfiora, coerente con quello che avevo scritto, ma come spesso capita condivido con voi i miei pensieri.
martedì 26 giugno 2012
Chi sa fare fa
Si fa un gran parlare, in questi giorni, di un Governo Monti "debole".
Chi mi segue da tempo sa che sono poco schierato e ho elogiato e criticato libero da preconcetti.
Secondo me il Governo è debole perché ha deluso il paese.
Avevano l'occasione d'oro di fare vedere che esiste una politica "alta", non legata ai piccoli interessi di bottega o ai tatticismi dei partiti.
Avevano l'occasione unica di cavalcare in modo"sano" l'antipartitica (perché siamo antipartitici, credo nessuno sano di mente pensi di fare a meno della politica).
Invece hanno deluso il paese. Ero stato un facile profeta quando ho visto un Governo rimpinzato della vera casta, gli alti dirigenti pubblici, a pensare che di riforme vere non ne avremmo viste.
Non sono stati in grado di darci un sogno, una prospettiva, solo tasse.
Il cocktail di professori boriosi e "so tutto io" e alti burocrati non è certo in grado di scardinare i problemi che spesso loro stesso hanno causato. E anche uno come Giarda non ha saputo fare nulla in quello che studia da anni. Le battute sul chi sa fare fa chi non sa fare insegna sono scontate.
L'episodio di ieri con il non taglio alle mega-pensioni dei mega-burocrati è solo l'ultimo segnale. Non sono contro gli alti stipendi ma quando vedi che in Italia le retribuzioni nella PA ad alto livello sono 2, 3 volte quelle degli USA non è populismo, è constatare la realtà.
Se avessero fatto le riforme, dimostrato davvero voglia di favorire la crescita, diminuire la burocrazia, limitare il perimetro dello Stato (ladro) avrebbero viaggiato sull'onda, sospinti da noi tutti, e i partiti avrebbero potuto fare poco. Movimento 5 stelle compreso.
Non sarebbero stati così deboli.
Invece i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
L'unico risultato (non è da poco ma è poco) veramente tangibile è che non mandiamo più mr barzelletta (lui stesso barzelletta) ai vertici europei. Ma è veramente poco.
Nel frattempo stanno uccidendo il paese raccontandoci la solita storiella che la colpa è degli evasori e non del loro sempre maggiore appetito da drogati di tasse.
Chi mi segue da tempo sa che sono poco schierato e ho elogiato e criticato libero da preconcetti.
Secondo me il Governo è debole perché ha deluso il paese.
Avevano l'occasione d'oro di fare vedere che esiste una politica "alta", non legata ai piccoli interessi di bottega o ai tatticismi dei partiti.
Avevano l'occasione unica di cavalcare in modo"sano" l'antipartitica (perché siamo antipartitici, credo nessuno sano di mente pensi di fare a meno della politica).
Invece hanno deluso il paese. Ero stato un facile profeta quando ho visto un Governo rimpinzato della vera casta, gli alti dirigenti pubblici, a pensare che di riforme vere non ne avremmo viste.
Non sono stati in grado di darci un sogno, una prospettiva, solo tasse.
Il cocktail di professori boriosi e "so tutto io" e alti burocrati non è certo in grado di scardinare i problemi che spesso loro stesso hanno causato. E anche uno come Giarda non ha saputo fare nulla in quello che studia da anni. Le battute sul chi sa fare fa chi non sa fare insegna sono scontate.
L'episodio di ieri con il non taglio alle mega-pensioni dei mega-burocrati è solo l'ultimo segnale. Non sono contro gli alti stipendi ma quando vedi che in Italia le retribuzioni nella PA ad alto livello sono 2, 3 volte quelle degli USA non è populismo, è constatare la realtà.
Se avessero fatto le riforme, dimostrato davvero voglia di favorire la crescita, diminuire la burocrazia, limitare il perimetro dello Stato (ladro) avrebbero viaggiato sull'onda, sospinti da noi tutti, e i partiti avrebbero potuto fare poco. Movimento 5 stelle compreso.
Non sarebbero stati così deboli.
Invece i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
L'unico risultato (non è da poco ma è poco) veramente tangibile è che non mandiamo più mr barzelletta (lui stesso barzelletta) ai vertici europei. Ma è veramente poco.
Nel frattempo stanno uccidendo il paese raccontandoci la solita storiella che la colpa è degli evasori e non del loro sempre maggiore appetito da drogati di tasse.
martedì 8 maggio 2012
E' ora di metterci la faccia
Premetto che non votavo, ma non sono andato a votare, colto da vomito alla vista dei candidati, alle ultime comunali.
Lascio ai professionisti le analisi del voto (sono di corsa e non ho neppure molto tempo per informarmi) ma volevo fare una considerazione sul vero vincitore delle elezioni: l'astensionismo.
Pur avendolo praticato credo che in questo momento sia deleterio.
Perché se non partecipo vice chi partecipa (e a mio parere poi non posso lamentarmi).
Perché se non vado vincono i professionisti del voto di scambio.
Perché se non vado insieme a moltissimi moderati vincono gli estremisti.
Perché se voglio alimentare la democrazia la devo praticare.
Ci diciamo: si ma non c'è un candidato decente votabile.
Colpa nostra, perché le persone serie (e magari capaci, e non parlo di me) si tengono lontane dalla politica, lasciando spazio a politicanti, faccendieri, trote, autisti, veline, arrampicatori affamati.
Se vogliamo davvero cambiare questo paese è ora di metterci la faccia.
Sogno un dream team con gente seria, anche politici, che sono stati messi ai margini perché "scomodi".
Sogno un parlamento di 150/200 persone capaci che fanno davvero politica e non gli schiacciabottoni.
Sogno che uno come Oscar Giannino le cose che dice in radio le possa dire in Parlamento.
Sogno persone capaci che si mettono a disposizione del proprio paese per 5/10 anni per poi tornare al loro mestiere e lasciare lo spazio ad altri.
Sogno più giovani, più donne in parlamento.
Ma le cose non accadono per caso, e non si può sempre aspettare la pappa fatta.
Occorre metterci la faccia, impegnarsi dall'interno. Facilissimo fare il grillo parlante criticone da fuori.
Forza, fuori il carattere (vale anche per me) e se davvero vogliamo un paese migliore impegniamoci per ottenerlo.
Lo so già che un programma serio poi la gente probabilmente non lo voterebbe, ma almeno poi il famoso #cimeritiamotutto sarebbe la pietra tombale del paese.
PS no, mi spiace, da quanto leggo (e vedo nella mia zona) il M5S pur nascendo dal basso non è quello che ho in mente, troppa demagogia.
Lascio ai professionisti le analisi del voto (sono di corsa e non ho neppure molto tempo per informarmi) ma volevo fare una considerazione sul vero vincitore delle elezioni: l'astensionismo.
Pur avendolo praticato credo che in questo momento sia deleterio.
Perché se non partecipo vice chi partecipa (e a mio parere poi non posso lamentarmi).
Perché se non vado vincono i professionisti del voto di scambio.
Perché se non vado insieme a moltissimi moderati vincono gli estremisti.
Perché se voglio alimentare la democrazia la devo praticare.
Ci diciamo: si ma non c'è un candidato decente votabile.
Colpa nostra, perché le persone serie (e magari capaci, e non parlo di me) si tengono lontane dalla politica, lasciando spazio a politicanti, faccendieri, trote, autisti, veline, arrampicatori affamati.
Se vogliamo davvero cambiare questo paese è ora di metterci la faccia.
Sogno un dream team con gente seria, anche politici, che sono stati messi ai margini perché "scomodi".
Sogno un parlamento di 150/200 persone capaci che fanno davvero politica e non gli schiacciabottoni.
Sogno che uno come Oscar Giannino le cose che dice in radio le possa dire in Parlamento.
Sogno persone capaci che si mettono a disposizione del proprio paese per 5/10 anni per poi tornare al loro mestiere e lasciare lo spazio ad altri.
Sogno più giovani, più donne in parlamento.
Ma le cose non accadono per caso, e non si può sempre aspettare la pappa fatta.
Occorre metterci la faccia, impegnarsi dall'interno. Facilissimo fare il grillo parlante criticone da fuori.
Forza, fuori il carattere (vale anche per me) e se davvero vogliamo un paese migliore impegniamoci per ottenerlo.
Lo so già che un programma serio poi la gente probabilmente non lo voterebbe, ma almeno poi il famoso #cimeritiamotutto sarebbe la pietra tombale del paese.
PS no, mi spiace, da quanto leggo (e vedo nella mia zona) il M5S pur nascendo dal basso non è quello che ho in mente, troppa demagogia.
domenica 6 maggio 2012
Investire per risparmiare
Normalmente si investe per risparmiare in fasi successive.
E' un po' che non scrivo di libri, perché leggo meno.
E perché leggo meno?
Perché sono sempre attaccato ai social network con i (troppi) device elettronici anche in mobilità.
Proprio per questo, seguendola e stimandola da tempo, sono stato incuriosito da questo libro di Alessandra Farabegoli già uscito in forma elettronica e in uscita in forma cartacea.
Nello stile dell'autrice, che non a caso si definisce "distributrice di buonsenso" il libro si legge velocemente, senza troppi ghirigori e ripetizioni all'americana e contiene moltissimi suggerimenti, appunto, di buonsenso e operativi.
Cose che ognuno di noi probabilmente dovrebbe sapere (si parla di dieta informativa, e da lunedì tutti siamo a dieta vero?) ma che spesso non facciamo.
In molti punti mi ha costretto a fronteggiare mentalmente la mia pigrizia nell'affrontare certe tematiche che non amo e per le quali ogni scusa è buona.
E ribadisce fortemente l'ansia da notifica che quasi tutti abbiamo (è suonato un avviso sul cellulare proprio ora, che sarà?)
Ma oltre alla componente "psicologica" c'è una ampia spiegazione operativa, molto interessante, anche per gli utenti più "avanzati", con la spiegazione di metodologie e software che ci permettono di ottimizzare l'utilizzo della nostra risorsa più scarsa, il tempo.
Insomma investire un po' di tempo nel leggere il libro permette di ottimizzare e risparmiarne parecchio dopo.
Se poi siete "nuovi" sui social network e ve ne state appassionando è un must read.
E io spero di riuscire a mettermi a dieta, con una dieta equilibrata in ambedue i suoi significati.
giovedì 26 aprile 2012
Pubblico e privato
Cosa vuole dire "orientamento al cliente" & efficienza
le mie figlie fanno 2 università in due città diverse, una pubblica e una privata.
Una università fa tutto sul sito, magari migliorabile come navigabilità ma con tutto ciò che serve compresi scadenziari, scarico moduli, bollettini ecc. Da quanto so mia figlia viene avvista in tempo reale via mail di tutte le cose importanti.
Per il pagamento delle rette scarichi un RID in pdf dal sito, vai in qualsiasi banca (o dal tuo home banking) e paghi.
L'altra ha un sito con il look and feel fine anni 90, che nella maggior parte dei casi non funziona. Mia figlia è terrorizzata dalla prenotazione esami che quasi sempre non va, ma confortata dal fatto che i professori sapendolo se ti presenti ti accettano all'esame.
Per la retta da circa 2000 euro manda a casa, via posta, un comodo bollettino postale.
Immaginando che:
le mie figlie fanno 2 università in due città diverse, una pubblica e una privata.
Una università fa tutto sul sito, magari migliorabile come navigabilità ma con tutto ciò che serve compresi scadenziari, scarico moduli, bollettini ecc. Da quanto so mia figlia viene avvista in tempo reale via mail di tutte le cose importanti.
Per il pagamento delle rette scarichi un RID in pdf dal sito, vai in qualsiasi banca (o dal tuo home banking) e paghi.
L'altra ha un sito con il look and feel fine anni 90, che nella maggior parte dei casi non funziona. Mia figlia è terrorizzata dalla prenotazione esami che quasi sempre non va, ma confortata dal fatto che i professori sapendolo se ti presenti ti accettano all'esame.
Per la retta da circa 2000 euro manda a casa, via posta, un comodo bollettino postale.
Immaginando che:
- non avendo un cavolo da fare (ho figlie in età da università, sarò già in pensione, no?) mi offrono il modo di passare una mattinata in posta per pagare il bollettino
- visto che non ho la minima idea di come fare per pagare oltre 1000 euro (quindi non posso usare il cash) e verosimilmente in posta non accettano gli assegni o carte di credito non emesse da loro dovrò magari fare la fila per sapere come pagare (assegno circolare?) per poi rifarla per pagare
- per facilitarmi le cose posso sempre aprire un convenientissimo conto postale per foraggiare la CDP
martedì 17 aprile 2012
Una pazza idea
Si combatte il traffico tenendo fuori dai centri storici le automobili.
Ma una componente importantissima del traffico deriva dalla logistica, sempre più un big business dei nostri tempi.
Sul tema avrei però una modesta proposta.
Con l'accorciamento delle supply chain e il poco magazzino abbiamo sempre più consegne piccole e frequenti alla rete di vendita.
Spesso gestita da una grande quantità di diversi corrieri. Può quindi capitare che uno stesso negozio riceva o effettui diverse spedizioni lo stesso giorno con corrieri diversi.
Se fossi sindaco (inimicandomi il mondo):
Pony, piccoli pacchi messaggeri ecc potrebbero girare solo in bici o motorino. Se devi consegnare roba grossa passa per la logistica.
Risparmieremmo una marea di traffico, centinaia di furgoni in doppia fila e alla fine secondo me anche dei soldi per l'ottimizzazione dei flussi.
Certo migliaia di padroncini mi odierebbero a morte.
Ma una componente importantissima del traffico deriva dalla logistica, sempre più un big business dei nostri tempi.
Sul tema avrei però una modesta proposta.
Con l'accorciamento delle supply chain e il poco magazzino abbiamo sempre più consegne piccole e frequenti alla rete di vendita.
Spesso gestita da una grande quantità di diversi corrieri. Può quindi capitare che uno stesso negozio riceva o effettui diverse spedizioni lo stesso giorno con corrieri diversi.
Se fossi sindaco (inimicandomi il mondo):
- farei una gara per la gestione delle consegne in città che preveda solo veicoli elettrici e un magazzino di consolidamento delle spedizioni in arrivo per la città (e in uscita dal centro) fuori città, vicino ad una autostrada e con ferrovia. Favorendo la composizione di un consorzio tra grandi corrieri e padroncini locali.
- tutte le consegne per la città dovrebbero essere obbligatoriamente arrivare lì. La successiva consegna dovrebbe avvenire la mattina entro le 10.30 e pomeriggio entro 16.30 (solo per materiale urgente tipo medicinali/deperibile). La logistica dovrebbe e potrebbe consegnare il materiale dividendo la città a zone.
- chiuderei il centro a tutti i mezzi di trasporto merce che arrivano "da fuori"
- chiuderei completamente il centro alle auto dalle 8 alle 9.30 per evitare chi va al lavoro (e si, completamente vale anche per i politici)
Pony, piccoli pacchi messaggeri ecc potrebbero girare solo in bici o motorino. Se devi consegnare roba grossa passa per la logistica.
Risparmieremmo una marea di traffico, centinaia di furgoni in doppia fila e alla fine secondo me anche dei soldi per l'ottimizzazione dei flussi.
Certo migliaia di padroncini mi odierebbero a morte.
venerdì 23 marzo 2012
La vittoria di Porro
Ieri la Giunta di Confindustria ha indicato Giorgio Squinzi come nuovo Presidente.
Squinzi è stato eletto con molti meno voti di quanto si attendeva e di quanto la stampa velinava.
Ci sono due problemi principali:
Poi spero Confindustria saprà rigenerarsi e marciare compatta dietro al Presidente, come è sempre successo.
Io mi immaginavo una cosa di questo genere, è il grande difetto dell'attuale Presidente quello di non fare squadra e non costruire la successione.
E visto chi ha fatto la campagna elettorale e si era reso garante dei numeri in Giunta, chi sa un po' di cose Confindustriali capisce che quello nel titolo non è un errore di battitura ma una battuta.
Squinzi è stato eletto con molti meno voti di quanto si attendeva e di quanto la stampa velinava.
Ci sono due problemi principali:
- non ha raggiunto (sia pure di un voto) la maggioranza della Giunta
- in giunta si vota per testa, non vengono pesati. Sia pure a voto segreto è abbastanza risaputo che Squinzi è passato con molti voti del sud. In assemblea i voti si "pesano" e in caso di scontro duro duro (al quale non credo) ci potrebbero essere delle sorprese. Visto che alcune aree che hanno appoggiato Bombassei sono molto più "pesanti"
Poi spero Confindustria saprà rigenerarsi e marciare compatta dietro al Presidente, come è sempre successo.
Io mi immaginavo una cosa di questo genere, è il grande difetto dell'attuale Presidente quello di non fare squadra e non costruire la successione.
E visto chi ha fatto la campagna elettorale e si era reso garante dei numeri in Giunta, chi sa un po' di cose Confindustriali capisce che quello nel titolo non è un errore di battitura ma una battuta.
mercoledì 21 marzo 2012
Lavoro e imprese
Giustamente il governo interviene su uno dei grandi problemi del nostro paese: il lavoro.
Giustamente lo fa da Governo. Senza sottostare a veti vari incrociati che da sempre sono proprio quelli che bloccano il paese, ivi compresi quelli della mia parte, Confindustria.
Ci sono però, visti dalla plancia di comando della nave che naviga nella tempesta due problemi fondamentali:
A maggiore ragione in un momento di crisi intervengono la scarsità di posti di lavoro che portano qualcuno ad approfittarsene e la scarsità di lavoro per le aziende che costringe a sfruttare ogni cosa, spesso anche border line per diminuire i costi.
Ci sono settori come facchinaggio, servizi alla persona, pulizie dove, a fronte di una professionalità necessaria nulla, il costo del lavoro è quasi l'unico costo.
Non a caso in questi settori gli abusi di cooperative e contratti atipici sono esplosi.
Spesso a causa dello Stato stesso che fa appalti al massimo ribasso e poi non paga regolarmente, creando situazioni esplosive di persone già sottopagate che neppure ricevono lo stipendio.
Mi chiedo come verranno risolte le questioni delle aziende che lavorano con appalti stracciati per lo Stato e che secondo le nuove regole andrebbero pesantemente bastonate.
C'è poi tutta una fascia dove invece è necessaria una buona professionalità ma non vi è continuità di lavoro. Mi viene in mente tutto il settore start up web, informatica, ricerca.
In questo caso la partita iva è a volte una scelta del collaboratore stesso, perché in periodi di lavoro scarso può lavorare per altri, spesso perché comunque molti dei lavoratori del settore non amano la rigidità dell'essere dipendenti (orari, subordinazione).
In altri casi è la società stessa che cerca di mantenere flessibilità e abbassare il costo del lavoro il più possibile.
L'idea che arrivi in azienda l'INPS a fare le pulci e decida che i dipendenti sono trasformati a tempo indeterminato (spero in questo caso senza sanzioni retroattive per l'azienda) che lo desiderino o no, badate bene, è una bomba a mano messa nella sede della società. Che in moltissimi casi potrebbe lasciarci le penne.
In informatica va anche considerato che purtroppo le cose cambiano talmente velocemente che una azienda può cambiare e spostarsi tra varie tecnologie e necessità con cambiamenti che richiedono forti cambiamenti nel personale.
Un dipendente con posto fisso che non si aggiorna e si "siede", intanto è garantito, in aziende con pochi dipendenti diventa una palla al piede terribile. Un consulente può o cercarsi lavoro in un altro posto dove hanno necessità della sua professionalità o è incentivato ad aggiornarsi.
Voglio poi vedere il testo per il discorso somministrazione e contratti a termine, ma spero si ricordino che ci sono aziende che fanno prodotti stagionali (Panettoni, uova di Pasqua, gelati, vivai, agricoltura) e che hanno strutturalmente la necessità di prendere persone stagionali.
Penalizzarle o irrigidirle significa minarne la competitività.
Per quanto riguarda i licenziamenti non so quante volte ho detto, con mille altri, che l'obiettivo delle aziende non è licenziare. Ogni licenziamento è un piccolo fallimento personale, perché non si ha più il lavoro o perché non si è stati in grado di scegliere la persona giusta.
Con quello che costa nella complessità odierna (ho detto che le basse professionalità sono già sfruttate con modi diversi) formare un collaboratore perché lavori bene con tempi e qualità adeguati, le aziende usano il licenziamento come estrema soluzione.
Basta guardare quanto, in questi anni di crisi, le aziende abbiano sfruttato fino all'ultimo la cassa integrazione per tenere il personale. Ad onor del vero ci sono casi di aziende decotte dove la CIS è voluta dal sindacato ma quello è stato eliminato nella riforma.
Il problema non è mai stato licenziare, i modi e i motivi si trovano.
Il problema (che è irrisolto e assegnato alla riforma della giustizia) sono sempre stati i giudici e i tempi.
L'applicazione delle leggi è sempre stata "proteggere il lavoratore contro l'azienda cattiva".
Gli esempi si sprecano, dai ladri dei bagagli di Malpensa reintegrati all'artigiano che il giudice ha fatto assumere come dipendente a tempo indeterminato in quanto mono committente.
Quando le aziende fanno i conteggi di costo-opportunità ad oggi avevano come spada di damocle la durata del processo (e il fatto che spesso il dipendente avviava la causa dopo un anno per alzare la posta degli arretrati) e il reintegro.
Oggi in parte con una sanzione economica minima e massima, mentre il reintegro c'è solo in caso di discriminazione questo è in parte risolto.
Il problema nasce dalle mensilità fissate come minimo e massimo di indennizzo per i licenziamenti.
Quando si fa una trattativa, infatti, queste diventano la base.
Sia il lavoratore che il datore di lavoro hanno tutto l'interesse a trovare un accordo preventivo per una uscita morbida e un conto è partire da un massimo di 6 mesi e uno da 15.
Una cosa che non ho capito è se questa indennità sarà proporzionale agli anni lavorati.
L'atteggiamento dei giudici di cui si parlava è un grande problema per le aziende.
Che sanno già che probabilmente il dipendente (favorito dall'orientamento dei giudici) avvierà la causa di lavoro: se esiste il minimo appiglio per licenziamento discriminatorio, altrimenti per licenziamento ingiusto.
Fare una offerta per una uscita soft comporta usare (nell'ambito delle valutazioni del rischio di causa) come base gli indennizzi di legge.
Che sono costosissimi per le piccole imprese o una start up.
Insomma tutta la riforma è da leggere bene, ma credo che il primo impatto saranno ulteriori problemi per le assunzioni.
L'esatto opposto dell'obiettivo che ci si era posti.
Con una fortissima ed estrema attenzione oltretutto ai contratti non a tempo indeterminato che saranno anche precari ma almeno sono una occasione.
Temo fortemente che molte delle attività a quel punto verranno subappaltate, magari all'estero se possibile (pensate a tutto lo sviluppo web).
Giustamente lo fa da Governo. Senza sottostare a veti vari incrociati che da sempre sono proprio quelli che bloccano il paese, ivi compresi quelli della mia parte, Confindustria.
Ci sono però, visti dalla plancia di comando della nave che naviga nella tempesta due problemi fondamentali:
- la visione dirigistica dello "Stato etico" che vede, provvede e sa cosa è giusto
- l'applicazione poi sul campo, nel lavoro di tutti i giorni delle leggi (soprattutto da parte dei giudici)
A maggiore ragione in un momento di crisi intervengono la scarsità di posti di lavoro che portano qualcuno ad approfittarsene e la scarsità di lavoro per le aziende che costringe a sfruttare ogni cosa, spesso anche border line per diminuire i costi.
Ci sono settori come facchinaggio, servizi alla persona, pulizie dove, a fronte di una professionalità necessaria nulla, il costo del lavoro è quasi l'unico costo.
Non a caso in questi settori gli abusi di cooperative e contratti atipici sono esplosi.
Spesso a causa dello Stato stesso che fa appalti al massimo ribasso e poi non paga regolarmente, creando situazioni esplosive di persone già sottopagate che neppure ricevono lo stipendio.
Mi chiedo come verranno risolte le questioni delle aziende che lavorano con appalti stracciati per lo Stato e che secondo le nuove regole andrebbero pesantemente bastonate.
C'è poi tutta una fascia dove invece è necessaria una buona professionalità ma non vi è continuità di lavoro. Mi viene in mente tutto il settore start up web, informatica, ricerca.
In questo caso la partita iva è a volte una scelta del collaboratore stesso, perché in periodi di lavoro scarso può lavorare per altri, spesso perché comunque molti dei lavoratori del settore non amano la rigidità dell'essere dipendenti (orari, subordinazione).
In altri casi è la società stessa che cerca di mantenere flessibilità e abbassare il costo del lavoro il più possibile.
L'idea che arrivi in azienda l'INPS a fare le pulci e decida che i dipendenti sono trasformati a tempo indeterminato (spero in questo caso senza sanzioni retroattive per l'azienda) che lo desiderino o no, badate bene, è una bomba a mano messa nella sede della società. Che in moltissimi casi potrebbe lasciarci le penne.
In informatica va anche considerato che purtroppo le cose cambiano talmente velocemente che una azienda può cambiare e spostarsi tra varie tecnologie e necessità con cambiamenti che richiedono forti cambiamenti nel personale.
Un dipendente con posto fisso che non si aggiorna e si "siede", intanto è garantito, in aziende con pochi dipendenti diventa una palla al piede terribile. Un consulente può o cercarsi lavoro in un altro posto dove hanno necessità della sua professionalità o è incentivato ad aggiornarsi.
Voglio poi vedere il testo per il discorso somministrazione e contratti a termine, ma spero si ricordino che ci sono aziende che fanno prodotti stagionali (Panettoni, uova di Pasqua, gelati, vivai, agricoltura) e che hanno strutturalmente la necessità di prendere persone stagionali.
Penalizzarle o irrigidirle significa minarne la competitività.
Per quanto riguarda i licenziamenti non so quante volte ho detto, con mille altri, che l'obiettivo delle aziende non è licenziare. Ogni licenziamento è un piccolo fallimento personale, perché non si ha più il lavoro o perché non si è stati in grado di scegliere la persona giusta.
Con quello che costa nella complessità odierna (ho detto che le basse professionalità sono già sfruttate con modi diversi) formare un collaboratore perché lavori bene con tempi e qualità adeguati, le aziende usano il licenziamento come estrema soluzione.
Basta guardare quanto, in questi anni di crisi, le aziende abbiano sfruttato fino all'ultimo la cassa integrazione per tenere il personale. Ad onor del vero ci sono casi di aziende decotte dove la CIS è voluta dal sindacato ma quello è stato eliminato nella riforma.
Il problema non è mai stato licenziare, i modi e i motivi si trovano.
Il problema (che è irrisolto e assegnato alla riforma della giustizia) sono sempre stati i giudici e i tempi.
L'applicazione delle leggi è sempre stata "proteggere il lavoratore contro l'azienda cattiva".
Gli esempi si sprecano, dai ladri dei bagagli di Malpensa reintegrati all'artigiano che il giudice ha fatto assumere come dipendente a tempo indeterminato in quanto mono committente.
Quando le aziende fanno i conteggi di costo-opportunità ad oggi avevano come spada di damocle la durata del processo (e il fatto che spesso il dipendente avviava la causa dopo un anno per alzare la posta degli arretrati) e il reintegro.
Oggi in parte con una sanzione economica minima e massima, mentre il reintegro c'è solo in caso di discriminazione questo è in parte risolto.
Il problema nasce dalle mensilità fissate come minimo e massimo di indennizzo per i licenziamenti.
Quando si fa una trattativa, infatti, queste diventano la base.
Sia il lavoratore che il datore di lavoro hanno tutto l'interesse a trovare un accordo preventivo per una uscita morbida e un conto è partire da un massimo di 6 mesi e uno da 15.
Una cosa che non ho capito è se questa indennità sarà proporzionale agli anni lavorati.
L'atteggiamento dei giudici di cui si parlava è un grande problema per le aziende.
Che sanno già che probabilmente il dipendente (favorito dall'orientamento dei giudici) avvierà la causa di lavoro: se esiste il minimo appiglio per licenziamento discriminatorio, altrimenti per licenziamento ingiusto.
Fare una offerta per una uscita soft comporta usare (nell'ambito delle valutazioni del rischio di causa) come base gli indennizzi di legge.
Che sono costosissimi per le piccole imprese o una start up.
Insomma tutta la riforma è da leggere bene, ma credo che il primo impatto saranno ulteriori problemi per le assunzioni.
L'esatto opposto dell'obiettivo che ci si era posti.
Con una fortissima ed estrema attenzione oltretutto ai contratti non a tempo indeterminato che saranno anche precari ma almeno sono una occasione.
Temo fortemente che molte delle attività a quel punto verranno subappaltate, magari all'estero se possibile (pensate a tutto lo sviluppo web).
sabato 18 febbraio 2012
Donne
Nonostante il titolo e il periodo di farfalle e l'opinione che si ha degli imprenditori vorrei parlare di donne e lavoro, sollecitato da Arianna Visentini su twitter a seguito di un suo articolo su La Voce. Pensavate parlassi di gnocca eh? Beh, abbandonate pure mi è venuto una specie di poema.
Premetto che come sempre sarò poco political correct, come nel mio stile, ma dirò ciò che penso.
In azienda da noi abbiamo parecchie donne, sia in produzione (anche se dei cambiamenti di produzione le hanno fatte diminuire rispetto al passato) sia in ufficio.
Siamo una azienda che tende ad inserire persone giovani quando può quindi ciò vale anche per le donne.
Tempo fa, per questo, siamo arrivati ad avere 4 donne in maternità (su poco più di 50 dipendenti, non su 500) con tutti i problemi che ciò comporta (un paio nello stesso settore).
Non ci siamo mai posti grossi problemi di "genere" anche se in certi lavori magari tendiamo ad avere "preferenze" per un genere. Alcuni lavori produttivi abbiamo visto che per necessità fisiche proprio le donne non riescono a farli, in altri preferiamo le donne perché magari più adatte (piccoli assemblaggi).
In ufficio abbiamo un mix e se forse è un po' scontato nelle funzioni è perché le persone che ci sono capitate e abbiamo considerato adatte alla posizione erano "scontate".
Assumiamo le persone se le consideriamo adatte alla posizione, fregandocene abbastanza del contorno, per capirci fra uno bravo e uno meno bravo in mobilità (si risparmierebbe) prendiamo quello (per noi) migliore.
Non abbiamo stagisti, le poche volte che li abbiamo avuti facevano gli stagisti, non gli impiegati, cercando di insegnargli qualcosa. Usiamo abbastanza gli interinali ma per i picchi produttivi o esigenze in ufficio temporanee. Molti entrai come interinali sono assunti a tempo indeterminato.
Fatte le doverose premesse per inquadrare "l'ambiente" un po' di mie esperienze sul tema (senza pretesa che siano significative).
Problema principe: la maternità.
Per una azienda come la nostra è una gran rottura di palle. Le persone lavorano in grande autonomia usando sistemi informatici ampi e a tratti complessi, seguendo tutto il processo (per dire alle vendite uno segue dall'offerta all'emissione fattura, tutto il ciclo) cosa che necessita di parecchia formazione ed esperienza.
Quindi la mancanza di una persona per maternità la rende non immediatamente e facilmente sostituibile, siamo anche in pochi e spesso certe attività sono seguite da singola persona, c'è un backup ma è un backup non certo in grado di svolgere il tutto al meglio (e ha già le sue cose da fare).
Alcune hanno lavorato come se niente fosse fino all'ultimo e sono rientrate il prima possibile, alcune hanno sfruttato tutto lo sfruttabile. Ci sta, non tutti siamo uguali e alcuni hanno la tendenza a vedere l'azienda come un qualcosa da "sfruttare", tipo "stare a casa è un mio diritto".
Da parte nostra offriamo già normalmente (non in produzione per problemi organizzativi) l'orario flessibile (+ o - 1 ora) e aumentiamo la flessibilità specialmente per i primi periodi facendo scegliere alla neo mamma gli orari in base alle sue necessità.
Non abbiamo telelavoro (mai approfondito, nessuno in verità ce lo ha chiesto) anche se in qualche caso alla "mamma" abbiamo dato un portatile e qualcosa lo faceva da casa saltuariamente. Non so se riusciremmo ad organizzarlo anche per la necessità di linee di connessione adeguate.
Il rientro, con le nostre velocità di cambiamento è indolore per chi sta via poco, molto più complesso se l'assenza è quella "lunga".
Poi, a dirla tutta, moltissimo del post maternità deriva dalla mamma.
Abbiamo casi nei quali è tornata con rinnovato impegno ed è più produttiva di prima.
Abbiamo casi nei quali è chiaro che il maggiore interesse della mamma è fare la mamma e il lavoro è un "di più". Ma lo ripeto, ci sta.
In un un paio di casi, per scelta (in un caso si era nel frattempo trasferito il marito) le neo-mamme hanno rinunciato al lavoro. Ma l'incidenza per noi è bassissima.
Ultimamente abbiamo notato una molto maggiore influenza di assenze di neo-papà che danno una mano a mamma a tenere il lavoro e se il figlio è malato, da quanto ho capito, fanno metà giornata loro e metà la mamma.
Non è proprio nella nostra mentalità anche solo immaginare di avere le lettere di dimissioni in bianco o stronzate simili.
Certo è che per le piccolissime aziende italiane, spesso con una impiegata che fa tutto se questa va in maternità la cosa causa problemi organizzativi.
Sul medio termine però, una donna con i figli è soddisfatta è tutto sommato, secondo me, forse più equilibrata.
Va detto che purtroppo ultimamente sono in forte aumento le separazioni e se avviene con i figli piccoli spesso causa problemi abbastanza rilevanti.
Stipendi
Da noi non mi pare ci siano particolari differenze di stipendio, escluse due o tre persone "tecniche" la persona con stipendio più alto è una donna.
E in produzione le donne forse hanno stipendi leggermente più alti dei colleghi.
Part time
Ne abbiamo in produzione, ne abbiamo avuti in ufficio.
In ufficio non lo amo particolarmente, mi causava problemi organizzativi: per le riunioni avevi orari che non si potevano utilizzare, gli esterni che avevano bisogno della persona non avevano le risposte immediatamente come sono abituati. La fluidità del lavoro ne risentiva un po'.
Ma probabilmente dipende molto anche dalla posizione, in altre avrebbe impattato meno (ed effettivamente ha impattato meno il discorso allattamento, simile al part time, per alcune).
Asilo e servizi
Siamo una azienda troppo piccola per potere avviare progetti di asilo interno, ho cercato qualcuno nei dintorni interessato ma i miei colleghi non paiono sentirci molto.
Da quello che vedo moltissimi ancora si affidano alla nonna, qualcuno a nido e asilo ma con qualche problema mitigato solo dall'orario flessibile.
Donne sul lavoro
Chiudo con una cosa che non piacerà a molti.
Le donne sono il peggior nemico delle donne sul lavoro.
Troppo spesso vanno in competizione più contro le colleghe che contro i colleghi.
E troppo spesso sono il maggiore ostacolo alla promozione delle colleghe.
Gli uomini in genere hanno una competizione che è limitata e sfocia poi nel cameratismo, le donne troppo spesso mettono le cose sul piano personale (non professionale) e "se la legano al dito".
La mia esperienza dice che è molto più problematico mantenere un ambiente equilibrato in presenza di molte donne piuttosto che fra gli uomini.
Alla fine mi è venuto fuori un poema. Con poche proposte oltretutto.
Ma forse la proposta maggiore è rinchiusa nell'ultima parte.
Che le donne, se vogliono sfondare quel tetto di cristallo, devono imparare a non essere competitive contro le altre donne ma cercare di coalizzarsi.
Premetto che come sempre sarò poco political correct, come nel mio stile, ma dirò ciò che penso.
In azienda da noi abbiamo parecchie donne, sia in produzione (anche se dei cambiamenti di produzione le hanno fatte diminuire rispetto al passato) sia in ufficio.
Siamo una azienda che tende ad inserire persone giovani quando può quindi ciò vale anche per le donne.
Tempo fa, per questo, siamo arrivati ad avere 4 donne in maternità (su poco più di 50 dipendenti, non su 500) con tutti i problemi che ciò comporta (un paio nello stesso settore).
Non ci siamo mai posti grossi problemi di "genere" anche se in certi lavori magari tendiamo ad avere "preferenze" per un genere. Alcuni lavori produttivi abbiamo visto che per necessità fisiche proprio le donne non riescono a farli, in altri preferiamo le donne perché magari più adatte (piccoli assemblaggi).
In ufficio abbiamo un mix e se forse è un po' scontato nelle funzioni è perché le persone che ci sono capitate e abbiamo considerato adatte alla posizione erano "scontate".
Assumiamo le persone se le consideriamo adatte alla posizione, fregandocene abbastanza del contorno, per capirci fra uno bravo e uno meno bravo in mobilità (si risparmierebbe) prendiamo quello (per noi) migliore.
Non abbiamo stagisti, le poche volte che li abbiamo avuti facevano gli stagisti, non gli impiegati, cercando di insegnargli qualcosa. Usiamo abbastanza gli interinali ma per i picchi produttivi o esigenze in ufficio temporanee. Molti entrai come interinali sono assunti a tempo indeterminato.
Fatte le doverose premesse per inquadrare "l'ambiente" un po' di mie esperienze sul tema (senza pretesa che siano significative).
Problema principe: la maternità.
Per una azienda come la nostra è una gran rottura di palle. Le persone lavorano in grande autonomia usando sistemi informatici ampi e a tratti complessi, seguendo tutto il processo (per dire alle vendite uno segue dall'offerta all'emissione fattura, tutto il ciclo) cosa che necessita di parecchia formazione ed esperienza.
Quindi la mancanza di una persona per maternità la rende non immediatamente e facilmente sostituibile, siamo anche in pochi e spesso certe attività sono seguite da singola persona, c'è un backup ma è un backup non certo in grado di svolgere il tutto al meglio (e ha già le sue cose da fare).
Alcune hanno lavorato come se niente fosse fino all'ultimo e sono rientrate il prima possibile, alcune hanno sfruttato tutto lo sfruttabile. Ci sta, non tutti siamo uguali e alcuni hanno la tendenza a vedere l'azienda come un qualcosa da "sfruttare", tipo "stare a casa è un mio diritto".
Da parte nostra offriamo già normalmente (non in produzione per problemi organizzativi) l'orario flessibile (+ o - 1 ora) e aumentiamo la flessibilità specialmente per i primi periodi facendo scegliere alla neo mamma gli orari in base alle sue necessità.
Non abbiamo telelavoro (mai approfondito, nessuno in verità ce lo ha chiesto) anche se in qualche caso alla "mamma" abbiamo dato un portatile e qualcosa lo faceva da casa saltuariamente. Non so se riusciremmo ad organizzarlo anche per la necessità di linee di connessione adeguate.
Il rientro, con le nostre velocità di cambiamento è indolore per chi sta via poco, molto più complesso se l'assenza è quella "lunga".
Poi, a dirla tutta, moltissimo del post maternità deriva dalla mamma.
Abbiamo casi nei quali è tornata con rinnovato impegno ed è più produttiva di prima.
Abbiamo casi nei quali è chiaro che il maggiore interesse della mamma è fare la mamma e il lavoro è un "di più". Ma lo ripeto, ci sta.
In un un paio di casi, per scelta (in un caso si era nel frattempo trasferito il marito) le neo-mamme hanno rinunciato al lavoro. Ma l'incidenza per noi è bassissima.
Ultimamente abbiamo notato una molto maggiore influenza di assenze di neo-papà che danno una mano a mamma a tenere il lavoro e se il figlio è malato, da quanto ho capito, fanno metà giornata loro e metà la mamma.
Non è proprio nella nostra mentalità anche solo immaginare di avere le lettere di dimissioni in bianco o stronzate simili.
Certo è che per le piccolissime aziende italiane, spesso con una impiegata che fa tutto se questa va in maternità la cosa causa problemi organizzativi.
Sul medio termine però, una donna con i figli è soddisfatta è tutto sommato, secondo me, forse più equilibrata.
Va detto che purtroppo ultimamente sono in forte aumento le separazioni e se avviene con i figli piccoli spesso causa problemi abbastanza rilevanti.
Stipendi
Da noi non mi pare ci siano particolari differenze di stipendio, escluse due o tre persone "tecniche" la persona con stipendio più alto è una donna.
E in produzione le donne forse hanno stipendi leggermente più alti dei colleghi.
Part time
Ne abbiamo in produzione, ne abbiamo avuti in ufficio.
In ufficio non lo amo particolarmente, mi causava problemi organizzativi: per le riunioni avevi orari che non si potevano utilizzare, gli esterni che avevano bisogno della persona non avevano le risposte immediatamente come sono abituati. La fluidità del lavoro ne risentiva un po'.
Ma probabilmente dipende molto anche dalla posizione, in altre avrebbe impattato meno (ed effettivamente ha impattato meno il discorso allattamento, simile al part time, per alcune).
Asilo e servizi
Siamo una azienda troppo piccola per potere avviare progetti di asilo interno, ho cercato qualcuno nei dintorni interessato ma i miei colleghi non paiono sentirci molto.
Da quello che vedo moltissimi ancora si affidano alla nonna, qualcuno a nido e asilo ma con qualche problema mitigato solo dall'orario flessibile.
Donne sul lavoro
Chiudo con una cosa che non piacerà a molti.
Le donne sono il peggior nemico delle donne sul lavoro.
Troppo spesso vanno in competizione più contro le colleghe che contro i colleghi.
E troppo spesso sono il maggiore ostacolo alla promozione delle colleghe.
Gli uomini in genere hanno una competizione che è limitata e sfocia poi nel cameratismo, le donne troppo spesso mettono le cose sul piano personale (non professionale) e "se la legano al dito".
La mia esperienza dice che è molto più problematico mantenere un ambiente equilibrato in presenza di molte donne piuttosto che fra gli uomini.
Alla fine mi è venuto fuori un poema. Con poche proposte oltretutto.
Ma forse la proposta maggiore è rinchiusa nell'ultima parte.
Che le donne, se vogliono sfondare quel tetto di cristallo, devono imparare a non essere competitive contro le altre donne ma cercare di coalizzarsi.
mercoledì 15 febbraio 2012
Produttività e collaboratori
A furia di dirmi "domani lo scrivo" non sono più andato avanti sul discorso produttività. Pigro.
In questi giorni sto, come sempre, ma in questo periodo di più, lavorando su organizzazione interna e miglioramento dei processi aziendali.
E mi stupisco di come a volte cose che a me appaiono evidenti non vengano segnalate dai miei collaboratori: colli di bottiglia, attività ripetitive non ottimizzate, perdite di tempo.
D'accordo, io ho un occhio maggiore per queste cose, ho un maggiore interesse.
Ma mi comincio a chiedere se non ci siano altre ragioni.
Maggiore produttività vuole dire metterci meno a fare le cose.
Metterci meno a fare le cose significa che fatto 100 il livello produttivo con 50 persone, se risparmio il 2% del tempo tendenzialmente ho bisogno solo 49 persone (o portare la produzione a 102%).
Non è che la poca produttività fa comodo alle persone perché giustifica la loro presenza?
Anche se poi, come spesso accade, una azienda meno competitiva alla fine può portare alla chiusura.
In questi giorni sto, come sempre, ma in questo periodo di più, lavorando su organizzazione interna e miglioramento dei processi aziendali.
E mi stupisco di come a volte cose che a me appaiono evidenti non vengano segnalate dai miei collaboratori: colli di bottiglia, attività ripetitive non ottimizzate, perdite di tempo.
D'accordo, io ho un occhio maggiore per queste cose, ho un maggiore interesse.
Ma mi comincio a chiedere se non ci siano altre ragioni.
Maggiore produttività vuole dire metterci meno a fare le cose.
Metterci meno a fare le cose significa che fatto 100 il livello produttivo con 50 persone, se risparmio il 2% del tempo tendenzialmente ho bisogno solo 49 persone (o portare la produzione a 102%).
Non è che la poca produttività fa comodo alle persone perché giustifica la loro presenza?
Anche se poi, come spesso accade, una azienda meno competitiva alla fine può portare alla chiusura.
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