mercoledì 16 giugno 2010

Confusione

Secondo me ormai c'è un po' di confusione.

La mia impressione è che i padri costituenti con "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro." intendessero una cosa diversa da quello che pensa la gente.

Secondo me intendevano che la gente deve lavorare, magari in parte anche per lo sviluppo e il bene comune.

Oggi spesso si scambia il "lavoro" con l'avere uno stipendio e cercare di fare il meno possibile. Ci sono anche diversi libri di discreto successo in proposito.

Peccato che lo stipendio sia il corrispettivo del lavoro e della produttività, quindi se il lavoro non è produttivo e non si paga:
  1. o nessuno misura e non si capisce bene chi paga
  2. o troviamo qualcun altro che con il suo lavoro compensa il nostro non lavoro
  3. o sul medio termine il nostro posto, non produttivo, sparirà
 a voi la scoprire l'applicabilità delle tre opzioni in varie situazioni Italiane.

PS lo so che la produttività dipende anche dalle scelte aziendali ma l'esperienza mi dice che le persone in gamba e che sanno nuotare sono le prime che abbandonano le barche che fanno acqua.

5 commenti:

Woman ha detto...

Gia'. Ogni giorno vedo che tutti conoscono moooolto bene il loro diritti ma i doveri pare siano una cosa secondaria. E se glielo fai notare "apriti o cielo".

Anonimo ha detto...

Al punto 1, la differenza é colmata dal debito. E tutti e tre i punti descrivono quanto avvenuto in Italia.

L´idea che il lavoro sia un "diritto" é fuorviante. Nessuno ha diritto ad un lavoro perché nessuno ha l´obbligo di darglielo. I cittadini hanno il diritto, semmai, a pretendere che lo Stato crei condizioni tali per cui qualcuno assuma e altri vengano assunti.

Chiaramente, questo comporta un onere, sia per i cittadini che attivamente devono porsi la domanda di cosa fare e cosa pretendere--e per lo Stato che deve porsi la domanda di cosa fare. E la realtá é che il sistema non funziona affatto in questo modo, partendo dalla mentalitá della gente fino ad arrivare alla qualitá di chi viene eletto a gestire.

Un sistema distorto crea incentivi e disincentivi sbagliati. Questo porta ad una allocazione delle risorse finalizzata a massimizzare il risultato nel contesto del sistema, non della produttivitá. Un esempio sono le "professioni" in Italia: ci sono categorie strapagate che non producono niente di utile, solo burocrazia. Questo sistema, poi, ha un effetto ancora peggiore sulla mentalitá della gente.

Vedete anche qui: dicendo che la realtá é che bisogna competere ed essere produttivi, la prima reazione é di parlare di giuslavorismo. Il gius. puó avere senso (forse) solo se ci sono le condizioni economiche che ne paghino i costi. Ora é chiaro che tali condizioni non ci sono mai state e gli altri elementi che compensavano si stanno pure esaurendo. Quindi, il gius. non ha piú senso. (Scusa TizQ, non é per polemica, é solo una constatazione.)

Anzi, questo meccanismo ha gravato di oneri aggiuntivi anche settori che altrimenti sarebbero stati piú competitivi. Quindi, un settore sostentato in questo modo danneggia tutto il sistema.

La mentalitá, cmq, secondo me é il problema piú grave--piú del debito.

Troll

Omar ha detto...

solo un piccolo appunto, in questo periodo se cerchi dove fuggire ti vengono proposte solo croste di pane: "...eeeh, c'è la crisi..."
Saluti

Francesco Cuccuini ha detto...

Mi piace il PS...
:-)

Antonino ha detto...

Oggi spesso si scambia il "lavoro" con l'avere uno stipendio e cercare di fare il meno possibile. Ci sono anche diversi libri di discreto successo in proposito

A quali libri fai riferimento?!?!