mercoledì 12 marzo 2008

Il mio nemico preferito

Ieri, credo Pierluigi Battista sul Corriere, si chiedeva perché Veltroni non ha ancora indicato il suo ministro delle Finanze.
Una risposta ce l'ho, perché si chiama V(F)isco.

Ho letto per un caso il Venerdì di Repubblica un brano di un'intervista e ne parlavano coi soliti toni da agiografia, in compenso l'articolo iniziava dicendo che appariva nel suo ufficio in una nuvola di toscano.
I casi sono due: o è un fuorilegge (negli uffici non si può fumare) o si è fatto installare (a nostre spese) un impianto apposito. Conoscendo il tipo propendo per la prima ipotesi.

Vorrei anche spiegare perché mi è così inviso.
Tanto per sgombrare il campo: io e i miei famigliari che dirigono l'azienda siamo parte di quello 0,xx che denuncia oltre i famosi 200.000 Euro /anno (lordi) e la mia azienda paga qualche punto percentuale del fatturato in tasse (con un tax rate 2006 del 65%) quindi prego i soliti commentatori con le fette di mortadella sugli occhi di evitare di darmi dell'evasore.

Visco per formazione e mentalità considera il fisco e lo stato non al servizio del cittadino, ma il cittadino un delinquente che cerca di sfuggire alle regole dello stato. Per chi ha vissuto nel mito dell'URSS per anni non è così raro.
Credo che la sua verifica ideale sia quella dove i finanzieri (anomalia italiana un corpo fiscale militarizzato) arrivano a mitra spianato e il controllato esce in manette diretto al carcere (avendo purtroppo abolito lavori forzati e pene corporali).
Il tutto perché le tasse sono un sistema per punire i ricchi (che hanno sicuramente commesso malefatte per diventarlo) e perché purtroppo questa storia della proprietà privata ha preso piede enormemente.

Va poi considerato che uno dei principali tic della sinistra è, data la loro notoria superiorità morale, quella di pensare che lo stato sia più titolato a spendere e distribuire i soldi che non il mercato o i privati. Ecco che allora la situazione è un'economia di stato che a tutti vede e provvede. Dove tutti sono uguali e qualcuno è più uguale.

Con queste premesse è comprensibile che i risultati legislativi, pesantemente influenzati anche dalla incapacità dei nostri attuali parlamentari (di ogni schieramento) di scrivere leggi in modo almeno decente, sono purtroppo sviluppati in ottica più persecutoria e di polizia che di efficienza.

Diventando poi il tipico cane che si morde la coda.
Essendo le tasse elevate vale la pena di evadere o usare tutti i trucchi per farlo.
Essendo le regole oltremodo complicate e punitive ognuno di noi vive con la spada di Damocle della regoletta che potrebbe farci condannare, quindi siamo già sicuramente condannabili se troviamo il pignolo non vale la pena di dannarsi.
Le regole cambiano talmente velocemente ed in modo confuso che, anche volendo, essere a posto al 100% è impossibile.
La regola della rilassatezza morale non vale solo per gli imprenditori (anzi...) e ancora oggi trovi il fiscalista che ti fa capire che in quella zona i controlli sono facilmente orientabili con cifre non proibitive.
Allora il fisco diventa il solito trucco per punire chi finisce nella rete mentre fuori nel mare moltissimi sguazzano in libertà fregandosene delle regole. La regoletta per farti la multa la trovano sempre. Non a caso da noi i controlli devono finire con una multa. Non è previsto il contribuente in regola.
Uno stato incapace di fornire servizi decenti ai suoi cittadini, e una pubblica amministrazione che non è tutta così, ma spesso è vista come ricettacolo di nullafacenti non invoglia certo a finanziarla.
L'illegalità è diffusa, dal negoziante che vede l'extracomunitario davanti al suo negozio (che certo non paga tasse), al lavoro nero (spesso praticato anche da funzionari della pubblica amministrazione), alla piccola criminalità tipo furti, scippi o rapine molto sentita dai cittadini, alla corruzione nella pubblica amministrazione e nella politica, a una classe politica ormai sbracata e autoreferenziale.

Insomma, in nessuno stato del mondo si pagano volentieri le tasse, si vedano le ultime polemiche in Germania, e i tedeschi sono spesso additati come popolo esemplare. E l'evasione c'è ovunque.

Ma per spingere i cittadini a pagare le tasse in modo decente e non fornirgli ampie giustificazioni morali per non farlo occorrerebbe un diverso atteggiamento che non spianare i mitra.

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