mercoledì 10 dicembre 2008

Club di servizio

Faccio parte di un club di servizio, non dico quale. :-)

Mi sono stupito da solo di essere stato chiamato a farne parte e di aver accettato. Ma in fondo ho sempre considerato l'attività in Confindustria pareggiabile al volontariato. E quando sono entrato l'ho fatto su un progetto interessante (mai più ripetuto) per le nuove imprese.

Negli anni mi sono però disilluso, spesso vedo più interesse alle beghe di cortile che non al fare.
E' così in tutti i gruppi, le associazioni e ogni cosa con un minimo di struttura, lo so. So bene che basta ci sia uno strapuntino in ballo e la gente comincia le lotte di potere (ho visto quasi discutere per fare il presidente dell'assemblea di condominio).
Ma da certi club mi attenderei un atteggiamento più consono, in fondo già l'essere lì dovrebbe rappresentare una parte di riconoscimento delle proprie capacità.
Mi rendo anche conto che ci sono persone che hanno poco da fare e per riempire la giornata possono scegliere di fare le lotte di potere per la bocciofila.
Ma mi mette tristezza vedere tanta energia e tempo sprecati.

Tra l'altro alcune recenti esperienze con dei portatori di spilla mi stanno quasi convincendo che forse quando uno la esibisce è meglio tenersene alla larga.
E quindi medito di uscire, se l'appartenenza ad un club per me è un indice di poca affidabilità che ci sto a fare?

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Aggiungi una categoria alle tre del mio commento al precedente post..........


Actarus74

Anonimo ha detto...

Mio caro ( me lo concedi?) imprenditore ogni titolo porta in sè il suo fascino . Non dimentichiamo ,però che i latini erano molto piu' virtuosi di noi se coniavano un detto preciso: sic transeat gloria mundi . Leggendoti sempre con stima ti saluto
L'imprenditore del sud

Anonimo ha detto...

Ho avuto a che fare con Leoni e Leoncini... Se i primi potevano esser scusati da un'arterio galoppante, i giovani potevano tranquillamente cambiare la spilletta con un groviglio di serpi.

Gianluca Greco ha detto...

Sono insofferente a qualunque forma di associazione.
E mi consola sempre la celebre richiesta di Groucho Marx di essere cancellato dalle liste del proprio club:

Please accept my resignation. I don't want to belong to any club that will accept me as a member.

duca ha detto...

Ho partecipato per qualche hanno. Ne sono uscito per le tue stesse considerazioni. Aggiungo che le cene a tema e gli incontri conviviali erano di un palloso unico. Quando andava bene mi sembrava di essere ad un pranzo di lavoro. Quando andava male la quantità di luoghi comuni, di banalità e di pettegolezzi erano insopportabili. E il mio club doveva essere il più importante della città. Bah.. Dovrebbero imparare dal mondo cattolico cosa vuol dire fare servizio al prossimo. Anche i conflitti tra presidenti, tesorieri, past president e cerimonieri erano veramente di una stupidità unica. Me ne sono andato prima che la rotazione mi coinvolgesse in qualsiasi carica.

duca ha detto...

Correggi anno con la H...errore di stampa inaccettabile.

Anonimo ha detto...

L'associazionismo è una missione di vita, se ci si crede non la si può lasciare.

Fare pause di disintossicazione si, spesso - ne ho appena terminata una - ma utili a riprendere con slancio.

Come si suol dire ... "bisogna lasciar andare le cose per il proprio corso".

Mai ostentare, ma sempre essere.

Anonimo ha detto...

Hai ragione da quest'anno esco da diverse associazioni e medito di dimettermi da incarichi per i quali sono stato cooptato.
Nell'ultimo caso un'incontro conviviale mi ha aperto gli occhi, persone che prima ti parlavano da quando hai incarichi non ti evitano.
Solo perchè dai fastidio ad altri ( di altre associazioni ) che pur mettendosi di traverso non sono riusciti ad escluderti.
Che schifo, poi ci si chiede cosa non funziona.

Gabriele Barni ha detto...

son uscito dal rotaract per gli stessi motivi da te elencati. In un certo periodo si organizzavano conviviali solo per fare a gara a chi portava l'abito più bello.