Avete letto della vicenda del dipendente Eni reintegrato (e dovranno pagargli anche i danni, poveretto) perché per licenziarlo hanno usato dei dati ricavati da letture di badge "non concordate con le rappresentanze sindacali".
In pratica il tipo andava a lavorare, timbrava e poi tranquillamente andava in garage, prendeva l'auto e se ne usciva.
Questo, a casa mia, è furto. Un furto dello stipendio nei confronti dell'azienda e degli azionisti, di noi tutti (visto che in buona parte è statale).
Ma come al solito in questo paese invece di badare al sodo (è dimostrato che il dipendente è un ladro di stipendio) si bada ai formalismi, al fatto di come si è dimostrato che lo è.
Invece di dare un segnale con una bella condanna per chi si comporta così, nel paese dei furbi protetti dalla magistratura, chi viene condannata è l'azienda.
Ottimo segnale per chi vuole investire in questo paese sempre più allucinato ed allucinante.
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2 commenti:
Tutto perfettamente condivisibile ciò che dici, Imprenditore.
Stupisce, però, che la Direzione del Personale di ENI, che uno sarebbe portato a pensare come quasi infallibile dato che svolge questa funzione per la più grande azienda italiana o giù di li, possa farsi prendere in castagna in questo modo. Ritengo impossibile che alla direzione in questione non sia venuto almeno il dubbio che il dato del badge di timbratura entrata/uscita vale solo ai fini della contabilità delle retribuzioni e per null'altro. In azienda non sono ammessi strumenti di controllo del personale a meno che ciò non venga concordato con le rappresentanze sindacali, e se ciò è il caso, per che fine di controllo esse sono ammesse. Esempio: le telecamere di sorveglianza in banca. I sindacati le hanno accettate, ma esse hanno valore solo per la represione dei reati commesi da terzi. Se io vedo alla telecamera un cassiere che si intasca il danaro di un cliente che effettua un versamento, pesno proprio che il filmino relativo non sia ammissibile, è come se non esistesse. D'altra parte si chiama Satuto dei Lavoratori, mica dei rapporti di lavoro, il testo fondamentale da cui tutto ciò discende.
Se invece io, della direzione del personale ENI, ho il sospetto che tizio mi prenda per i fondelli, non devo fare altro che andare a vedere alla sua scrivania. Non c'è? Per tutto il giorno? Lettera di richiamo. Poi una seconda e poi una terza. Poi lo posso licenziare (e rischiare lo stesso di perdere la causa...).
Uno solo conosco che sia riuscito a licenziare due suoi operai. Il mitico Alejandro De Tomaso. fece le cose in grande (poteva allora perchè non c'era nemmeno la legge sulla privacy). Sospettava che alcuni suoi operai fossero falsamente in malattia mentre svolgevano altri lavori. Li fece seguire, e li fece fotografare mentre, molto professionali, lavoravano come camerieri in ristoranti al mare. Comperò un paginone sul Corriere, pubblicò le foto e il fatto che - sebbene colti in flagrante - lui avrebbe avuto pure delle difficoltà a licenziarli. Se non ricordo male in quel caso - dato il clamore - alla fine ebbe ragione lui.
In questo paese da quattro soldi non si può stupirsi di una cosa del genere.
Del resto in questo paese i cosiddetti sindacati, categoria che parla ed interviene spesso e volentieri in questioni dove non dovrebbe, è sempre in prima fila quando si tratta di difenere chi non ha voglia di lavorare, chi ruba soldi, chi pesa anche sul lavoro dei colleghi etc. etc.
Da anni fanno solo più gli interessi di chi non lavora, sia perchè non ne ha voglia sia perchè è in pensione. Spero che quelli della mia generazione saranno coloro che li faranno sparire, non iscrivendosi più a queste associazioni che servono solo all'autopromozione dei propri dirigenti e a meglio danneggiare il paese.
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