mercoledì 19 ottobre 2011

Backoffice

Si è fatta molta polemica su Confindustria e i suoi costi, ultimamente. E l'uscita di Fiat ha permesso ai giornali prima cauti di liberare gli editorialisti. Due o tre in cerca di notorietà si sono accodati.

Oggi la Marcegaglia risponde al Corriere, io che non sono mai stato tenero con lei e la struttura vorrei però fare qualche considerazione.

Intanto il costo totale è vero che è probabilmente intorno ai 500 milioni, ma di tutto il sistema, fatto di 265 associazioni, che hanno quindi una media di meno di 2 milioni l'una. Mentre molti sembrano addebitarlo al "palazzo romano".
E se dividiamo sugli associati (circa 148.000) il costo per associato è di 3.300 euro circa. Meno di un mese di stipendio di una persona appena qualificata.

Detto questo la verità è che l'ideale di Confindustria è che non si veda e non si senta.
E' una lobby, e una lobby interviene a difendere gli interessi degli associati dove può, prima che escano le leggi, facendone approvare altre, insomma, facendo il suo lavoro in silenzio.

Il secondo grande tema, che fa mantenere un grande numero di associati, sono i servizi.
Locali e di settore.
Ad esempio, sui PGT dei comuni, un conto è che un singolo si muova e cerchi di portare le sue rimostranze, un conto è che l'organizzazione faccia un quadro generale delle richieste dell'industria e vada in Comune a cercare di farle approvare.
Allo stesso tempo per un piccolo imprenditore di una città medio grande non è facile avere accesso agli amministratori e ai responsabili di settore, tra questi e i funzionari dell'associazione c'è un rapporto quasi quotidiano.
Per non parlare poi delle consulenze su temi come sicurezza o ambiente dove la conoscenza delle abitudini e orientamenti delle ASL locali (sembra strano ma a parità di legge ognuno la interpreta a modo suo) è importantissimo per i piccoli. Poi i notiziari su fisco, sindacale, scadenziari ecc.
Per una piccola azienda acquistare queste consulenze sul mercato costerebbe probabilmente di più della quota associativa.

Per non parlare poi delle categorie, che offrono consulenza per orientarsi nelle regole tecniche europee e magari in altri paesi (anche qui facendo lobby al momento dei draft) e spesso organizza(va)no fiere e programmi promozionali con l'ICE.

Tutta roba che certo non serve a Fiat, e che a volte nelle medie aziende neppure chi è al vertice vede. Ma che sono spesso di grande aiuto nel quotidiano delle nostre aziende.

Un po' di cose fatte (cito per esempio la moratoria) le ha ricordate nella sua lettera Marcegaglia e moltissime ne vengono fatte senza che quasi nessuno se ne accorga.

Certo poi di lavoro da fare per ottimizzare, snellire, migliorare ecc ce n'è da fare molto, e mi batto per quello, ma anche in azienda da me, come in qualsiasi organizzazione.
Resta il contrasto privati-pubblici.
Molte cose non vengono fatte in modo adeguato, molte associazioni non funzionano.
Molti sono lì per poltrone e non per lavorare per il sistema.
Ma se così in tanti restano dentro, mentre altre organizzazioni perdono pezzi continuamente, un po' di utilità l'avrà.

E, se permettete, sul tema della legalità, al sud, si è fatto moltissimo.
E in tema di rinnovamento molti non lo conoscono ma segnalo questo. A quanto ne so molti sono stati poi assunti.

martedì 11 ottobre 2011

Come fare?


Per il mestiere che faccio e per attitudine personale amo poco le proteste fini a se stesse.
Anche nelle riunioni associative quello che più mi annoia e innervosisce è ascoltare lunghi interventi di lamentela (magari pieni di luoghi comuni) che non portano altro che lo sfogo di chi li fa.

Nel mio piccolo, ove posso e con le mie capacità, cerco sempre di esaminare un problema e portare una proposta, piccola o grande che sia.
A volte capita anche a me di fare interventi sui problemi ma per cercare di inquadrarli.

Invece siamo circondati da gente che fa sfoghi autoassolutori dove il problema è sempre qualcuno o qualcosa esterno che non gli permette di fare le cose che vorrebbe e potrebbe fare.
Dal Presidente del Consiglio a moltissimi miei colleghi che, immobili, danno la colpa ad altri del fatto che stanno perdendo il treno. Come coloro che dopo avere svuotato l'azienda di ogni liquidità (magari per investire in borsa o nell'immobiliare con perdite importanti) adesso si lamentano che le banche non gli fanno credito.

Tutti sappiamo quanto sia grave la situazione in questo momento e di come chi ci governa si stia dimostrando, a tutti i livelli, per quanto mi riguarda, inadeguato ad affrontare i problemi.

Io faccio politica da sempre, con il mio impegno in Confindustria (che è fare politica nonostante le scuse che racconta Marchionne) ma non partitica e spero di avere portato qualche granello di sabbia per cercare di costruire il castello del nostro futuro.

Ma sempre più sento che non è sufficiente, che occorre qualcosa di più, che occorre che chi pensa di avere qualcosa da dire e da portare in questo momento debba cominciare ad impegnarsi direttamente.

Il problema è il come. Sono caratterialmente inadatto alla politica, per una serie di ragioni, dalla mia timidezza e riservatezza al carattere duro e aspro, non sempre accomodante, alla tendenza al sarcasmo dissacrante. 
Ma credo anche di avere una decente capacità di analisi dei problemi e una propensione a trovare soluzioni in presenza di dati eterogenei e complessi.
Credo potrei dare una mano nella seconda linea più che come persona immagine (che non fa per me).

Ma dove? I partiti attuali, tutti, nella mia esperienza, premiano ben altro che le capacità.
Sono pieni, a tutti i livelli, di leccaculo e nullafacenti che cercano nella politica un modo per "portare a casa" (magari a loro insaputa) benefici, soldi e potere.

Sento, dentro di me, che è venuto il momento che davvero si formi un movimento di persone capaci, oneste e trasparenti che cerchino di portare una ventata di aria fresca e parlino chiaramente.

Ma vedo anche i due problemi principali:
- come formare questo movimento?
- la gente non lo voterebbe, le persone vogliono sentirsi raccontare delle balle tipo che tutto va bene, vogliono vantaggi personali nel votare e se uno si presenta e dice "per uscire da questa situazione servono lacrime e sangue per tutti" votano invece chi gli promette che tasserà i ricchi o combatterà l'evasione o che diminuirà le tasse e altre bugie simili.

Giro in tondo e ho poche idee. 
Certo il sistema va cambiato da dentro, proprio perché fuori è già pieno di grilli parlanti.

Ma come?

martedì 4 ottobre 2011

Attila

E così il gran giorno è arrivato, quello che molte PMI hanno sempre sperato si è avverato.
Fiat è fuori da Confindustria.


Devo dire che se avessi l'abitudine a scommettere avrei fatto i soldi su un Confindustria in cattive condizioni e divisa alla fine dell'attuale presidenza.

Emma Marcegaglia è brava ed intelligente ma a mio parere unfit (per citare l'Economist) per il ruolo.

Il suo maggiore, grandissimo, difetto è l'assoluta incapacità di fare squadra. Non a caso se ci fate caso la comunicazione di Confindustria è affidata a lei.
In un momento come questo ci si aspetterebbe una azione corale da parte dei vice-presidenti che appoggino il documento preparato la scorsa settimana, ognuno per le sue deleghe, per spiegare e approfondire. Avete visto qualcosa?
No. La signora detesta non essere lei al centro della ribalta.
E per quello che è la mia esperienza non si fida molto delle persone che ha attorno e cercano di consigliarla.

In compenso poi si affida a personaggi come Arpisella, che da sempre fa il "lavoro sporco" e che in qualche caso ha comportato anche qualche problema.
Il personaggio è molto ingombrante dai metodi non sempre ortodossi.

E poi non c'è  solo Fiat, pare Marcegaglia abbia rotto con un furioso litigio qualsiasi rapporto con Tremonti.

Recentemente Confindustria ha perso importanti dirigenti storici, le voci dicono per dissidi. E altre persone di valore se ne sono andate.
Diversi vice-presidente sono, per usare un eufemismo, defilati e le commissioni interne non lavorano (salvo pochi casi).


Il direttore Galli è certamente un ottimo economista ma l'impressione è che non sia esattamente l'ideale per guidare la struttura. Kraus ne fa le veci ma avere due galli (!) nello stesso pollaio non aiuta.

La scelta di Riotta e la relativa strategia sono state disastrose per la principale partecipata: il Sole 24 Ore che è importantissimo con i suoi dividendi per l'equilibrio economico.

Il direttivo è cresciuto a dismisura diventando quasi una giunta e notoriamente se un organismo è di 70/80 persone diventa consultivo e non certo l'organo decisionale.
Non si capisce chi decide e i malumori interni viaggiano nei corridoi.

Certo, sono stati migliorati i costi e sono stati introdotti parecchi giovani (finalmente) a buon potenziale. Ma i metodi di lavoro sono ancora un po' poco incentrati sulla produttività e l'informatica.

Adesso abbiamo davanti la sfida finale, quella che risolverà per sempre l'annoso problema serve più Fiat a Confindustria o Confindustria a Fiat?
Cosa succederà in Federmeccanica dove abbiamo sempre dovuto sperare che il contratto si rinnovasse in periodi di crisi del settore auto, se no calavamo le braghe su tutto senza problemi per evitare scioperi?

Molte associazioni Territoriali dove Fiat era molto importante (anche economicamente, come contributi) avrano finalmente il coraggio, con l'acqua alla gola, di fondersi?
A livello nazionale l'1% di contributi cambierà poco o nulla economicamente.

Quale sarà il peso politico di una Confindustria che parlerà per le aziende italiane, ma non per la principale azienda privata. Manterrà la sua credibilità?
E tra Fiat e Confindustria si scatenerà una guerra globale o una pace negoziata?
Le territoriali quando si troveranno a discutere con le autorità locali di problemi di industria se la Fiat è presente e importante la boicotteranno o saranno neutrali?

Fiat continuerà a influenzare Confindustria anche attraverso i sub-fornitori come ha sempre fatto?

L'uscita di Fiat aprirà definitivamente lo spazio alle partecipazioni statali (che per me non dovrebbero neppure essere associate) che già da tempo si muovevano per piazzare loro persone in punti chiave (vedi Meomartini a Milano)?

Tutte cose da verificare. Abbiamo davanti un periodo difficile.
Sta a noi avviare la distruzione creativa e non subire la distruzione.

martedì 27 settembre 2011

Mischiare le carte

Si sa i politici sono dotati di orecchie strane, che sentono solo quello che fa comodo.

Per intenderci una volta per tutte la proposta di Assonime, fatta propria, con qualche variazione, da Confindustria prevedeva:

Gettito invariato

Aumento dell'IVA (tutte le aliquote)
Patrimoniale (una cosa ridicola 0,5 permille, 500 euro per milione)

da utilizzare per
abbassare la prima aliquota irpef (o alzare la soglia minima, che è uguale) 50/60% dell'intervento
abbassare leggermente il cuneo fiscale possibilmente via Irap (50/40%)

anche un bimbo capirebbe che maggiori sostegni al reddito, irpef più bassa per i meno abbienti e un migliore sistema di welfare sul lavoro aiuta i deboli. E compensa probabilmente l'IVA in più versata per chi è nella fascia bassa (i "ricchi" pagherebbero più tasse e il beneficio sarebbe marginale sulla prima aliquota).

Ma come sempre accade se parli di entrate ci sentono benissimo, per il resto faranno un tavolo, una commissione, un indirizzo, una proposta di legge, insomma, avete capito.

Poi la proposta poteva non piacere ma almeno aveva un senso.

Il risultato è che Confindustria è per l'aumento IVa e patrimoniale.

lunedì 26 settembre 2011

Pagliacci

Siccome non si smentiscono mai, ricevo questa email e la pubblico:

Istituto nazionale per il Commercio Estero-Ente soppresso ai sensi della Legge 15 luglio 2011 n.111


Il Ministero dello Sviluppo Economico - Direzione generale per le politiche di internazionalizzazione e la promozione degli scambi - ha richiesto il supporto dell'ex ICE per dare ulteriore diffusione alla missione in Georgia ed Azerbaijan del Ministro Paolo Romani che si recherà a Tbilisi e a Baku dal 9 all’11 ottobre 2011, con una delegazione di imprese.



Servono commenti?

A prescindere

Tutti oggi se la sono presi con Brunetta.

Non sono tra gli estimatori di questo governo; ormai si pensa che dicano cazzate a prescindere, e anche loro hanno fatto di tutto per arrivare a questo risultato.

Ma che i documenti rilasciati dalla pubblica amministrazione o le CCIAA siano richieste dalla pubblica amministrazione che ne ha bisogno, senza passare attraverso l'azienda, non è una cazzata.
Anzi, forse sarebbe il momento buono nel quale la PA si mette a fare seriamente una rete di interscambio dati.
E, a mio parere, sarebbe il metodo giusto per fare in modo che le aziende controllino e tengano a posto tutte le cose dei rapporti con la PA.

Faccio l'esempio del DURC (il documento che dice che sono a posto con i contributi INPS). Se sono io a fornirlo per assurdo posso costruirlo falso. Se l'appaltante lo ricevesse direttamente dall'INPS sarebbe certo e aggiornato.

Non conosco l'attuale certificazione antimafia, non partecipiamo a nessun appalto per scelta, ma in passato era una pagliacciata. E mi pare non abbia evitato che gli appalti siano andati agli amici degli amici.

Forse sarebbe ora di passare dai controlli formali a quelli sostanziali. Quella si che è la rivoluzione di efficienza per la nostra PA.

Se poi pensate che ogni volta alla PA, per qualsiasi cosa, devo fornire la visura camerale forse capite cosa intendo.

Ah, certo, dimenticavo, per ogni documento pago la CCIAA, il bollo e tangenti varie. Forse la ragione è quella.

Re-Edit Ah, per la cronaca mi son fatto una ricerca. Qui si trova la guida.
Come notate in fondo dai costi (moltiplicare per migliaia di documenti) non è un brutto business. Ma qualcuno mi deve dire perché non può richiederlo l'ente in via elettronica (oltretutto avrebbero tutto automatizzato con si/no).

giovedì 22 settembre 2011

Il cuneo

Poniamo il caso, ma solo un caso, che ci sia un governo in forte difficoltà e un paese allo sbando.

Poniamo il caso che le parti sociali più importanti, pur in presenza di forti contrasti e differenza di vedute riescano a trovare un accordo su alcuni punti, il primo dei quali è la rappresentanza sindacale.

Sempre per pura immaginazione possiamo pensare che le parti sociali, già che son lì, magari parlino anche di proposte e problemi attinenti il governo di cui sopra.

Come disinnescare questo pericolo?
Visto che insistono tanto su questa storia del cuneo (che forse quelli del governo mica hanno neppure capito tanto bene) gli diamo il cuneo.

Infiliamo in un decreto che parla di tutt'altro una norma senza senso che dice che in base ad accordi col sindacato si può superare il totem dell'articolo 18. Una balla grossa come una casa perché già oggi, trovando l'accordo con i sindacati, si può licenziare. E se non ci credete chiedete alle migliaia che hanno perso il lavoro nelle ristrutturazioni aziendali.

Basta poi suggerire all'orecchio di qualche connivente oppositore che è un attacco all'articolo 18 e a lui non pare vero di fare finalmente una bella sparata in TV sui diritti dei lavoratori violati da un governo fascista, e creando opere d'arte come quella qui rappresentata. Anche se non è vero. Ma questo ormai non è più importante per i media.

Sempre ipoteticamente eccolo lì un bel cuneo piantato in mezzo per divaricare le parti sociali ed evitare problemi.

Peccato, per il governo e i suoi sottopanza tipo quelli del Giornale che a volte non solo nelle favole chi fa il leader sia meno accecato dei suoi mille e mille suggeritori e non caschi nel tranello.

PS avendo fregato l'immagine segnalo anche idee solo leggermente diverse dalle mie. mentre attendo con impazienza il "futuro governo confindustriale di centrosinistra" .

mercoledì 21 settembre 2011

Poteri fortissimi

Confindustria è un sistema complesso, oltretutto formato da primedonne abituate a fare e disfare a casa propria (imprenditori e capi azienda) con caratteri, nella maggior parte dei casi, a partire dal sottoscritto, non esattamente accomodanti.
(spoiler, se conoscete bene la struttura saltate alle ultime righe al [landing point])

A questo va unita la complessità della rappresentanza basata su due direttrici: territorio e settore.
Una azienda di mobili della Brianza è quindi tipicamente associata a Monza e a Federlegno.
Al territorio spetta occuparsi dei problemi locali con Comuni e Provincie (che so, PGT, strade, ecc)  a quella di settore dei problemi del settore in ambito nazionale e internazionale (normative, andamento del settore, leggi che lo riguardano).
Esistono poi altri due livelli che si rapportano con i livelli istituzionali: Regionale (al quale sono associate le territoriali) e Nazionale (al quale sono associate territoriali e settoriali) che è il più conosciuto.
Quindi ai livelli elevati sono rappresentate le varie associazioni e non direttamente le aziende, anche se poi ci vanno i rappresentanti delle aziende, normalmente quelle più rappresentative.

Vi siete persi? Certo. Lo so, è complesso.
Se poi aggiungiamo che in ogni territoriale esistono comitati (o delegati) per la PMI e Giovani Imprenditori che a loro volta hanno tutti i livelli e che sono poi rappresentati a tutti i livelli vi complicherò ancora più l'idea.

In quel cesso di sito che ci ritroviamo qui trovate un po' di numeri e qui potete sorridere su quanto possiamo diventare lobbisti particolareggiati; sinceramente certe categorie tipo "Associazione delle Organizzazioni di Ingegneria e Consulenza Tecnico Economica" mi erano sconosciute.

A questo unite il fatto che sono rappresentate da aziende piccolissime a multinazionali (anche straniere se hanno strutture in Italia) e che ultimamente (anche se molti, come il sottoscritto, non sono d'accordo) sono entrate molte aziende pubbliche tipo FS, Poste e anche alcune banche.

Ci sono poi interessi contrastanti secondo voi la associazione dei produttori e distributori "Associazione Nazionale Industriali Gas" ha gli stessi interessi dei consumatori della "Federazione Imprese Siderurgiche Italiane"?
E gli interessi del 90% delle PMI contrastano fortemente e spessissimo con quelli delle grandi aziende.

Vista la complessità e gli enormi interessi qui rappresentati come potete immaginare quale fatica e quale lavoro di mediazione ci sia dietro alla gestione di un baraccone del genere.
E perché a volte su certi passaggi le posizioni siano quantomeno "sfumate".

Tra l'altro, come ulteriore fattore, è una lobby che per mandato è filo-governativa e a-partitica (politica la facciamo tutti, ogni giorno). Dovendo cercare di intervenire sulle leggi mentre sono ancora in commissione deve avere un rapporto con tutti e un filo diretto con chi è al governo.
E' poi in "concorrenza" nella rappresentatività con Rete Imprese Italia (quando ancora c'era qualcosa da spartire) e le controparti sindacali


Tutta questa menata per fare capire che la signora Marcegaglia, seduta sulla prestigiosa ma scomoda poltrona ha una giacchetta antistrappo tirata da mille parti.
Le persone sedute ai vertici oltretutto sono, nella maggior parte, dotate di lobby autonoma e in grado di parlare direttamente con chiunque. Marchionne, Scaroni, Tronchetti, Confalonieri non hanno certo bisogno di Confindustria per parlare con Berlusconi.

Ed ecco perché c'è l'accusa, vera, che troppo spesso Confindustria è attenta agli interessi di bottega e quindi molto filo-governativa.
Oltretutto, grazie ad un efficiente e capace ufficio studi, è molto ascoltata anche a livello internazionale (il Presidente incontra in modo regolare i maggiori leader) e quindi le parole vanno dosate.

Ho, capito (se siete arrivati qui), non vengo al dunque.
Volevo spiegare, a chi non la conoscesse, la struttura e le sue problematiche. E poi arrivare al dunque.

[landing point]

Perché oggi improvvisamente da mediatrice Confindustria è passata all'attacco?
Perché anche i grandi, i cosiddetti poteri forti, si sono rotti le scatole.
Perché ormai anche loro sanno che di soldi da distribuire non ce ne sono più.
Perché tutti hanno capito che qui rischia di saltare il banco, non i singoli giocatori.

Perché anche i grandi sono oggi disposti a rinunciare alle prebende di un tempo in cambio di serie riforme e una modernizzazione dello Stato unita a una revisione del sistema fiscale che favorisca anche i dipendenti/consumatori oltre alle aziende.

E questa, vista da dentro, vi garantisco che è la vera notizia e un cambiamento epocale.

lunedì 19 settembre 2011

Familismo

Si parla molto spesso del difetto di molti di noi imprenditori che portiamo i figli alla direzione delle aziende. Spesso, per chi accusa, senza meritocrazia.

Se non altro lo facciamo con i nostri soldi e se la scelta va su un incapace chi ci perde è la famiglia.

Qualcuno mi spiega perché dobbiamo invece avere il Trota, il figlio di Di Pietro ecc. in politica?
Perché i "figli di", che strano, spessissimo trovano un posto pubblico o semi pubblico?

E per chi sa come funziona il mercato dei voti sentire Di Pietro che dice "si ma mio figlio deve trovare i voti per essere eletto" appare più una presa per il culo che una giustificazione.

domenica 18 settembre 2011

La grande truffa dei solidali

Anche oggi, per l'ennesima volta, per quei 5 minuti di TG che vedo facendo colazione mi sono sentito dire "occorre una maggiore attenzione per i poveri".
Che poi è di solito seguita da "le tasse sono necessarie per aiutare i bisognosi" ecc.

Nulla di più truffaldino e falso.

I bisognosi si aiutano mettendo i ricchi in condizioni di fare impresa e dare un lavoro ai bisognosi.
Una politica industriale serve a quello. Favorire le imprese rispetto alle rendite finanziarie serve a quello. Abbassare il cuneo fiscale serve a quello.

Una scuola che funziona, venture capital che funziona, un po' di libertà di fare impresa consentono ai meritevoli di cercare di fare la propria azienda. Togliere lacci e lacciuoli aumenterebbe la mobilità sociale in un paese ingessato dove la cosa peggiore è che se nasci povero e sei in gamba difficilmente riuscirai a ottenere quello che meriteresti.

L'Italia nel dopoguerra è uscita dalla povertà grazie alla crescita industriale, e ci sta tornando grazie ad uno stato onnivoro che drena tutte le risorse per se e per mantenere tutte le sanguisughe che vi ci sono attaccate.

Combattere chi fa il mio mestiere e fargli venire la voglia di scappare è il contrario di quello che vi raccontano del togliere al ricco per dare al povero.
Io probabilmente resterò ricco ma i poveri aumenteranno (i miei dipendenti).
Oltretutto, in una situazione come l'attuale, chi si rompe le scatole sono quelli corretti, che pagano le tasse, attenti alla sicurezza, che non fanno lavorare in nero, che hanno una visione anche sociale della propria azienda. E  restano quelli al quali il sistema marcio va bene perché nel marcio vivono e proliferano.
Se ne va chi fa anche beneficenza e resta chi ruba dalle offerte in chiesa.

Volete aiutare davvero i bisognosi? aiutate i ricchi "sani" (che gli altri vanno combattuti siamo d'accordo).
Se no sono solo belle parole, spesso dette da chi, come la Chiesa (e mi dispiace), tra i poveri ha il proprio "target" e il business della raccolta fondi e quindi ha interesse che non scompaiano.

venerdì 16 settembre 2011

CV - A volte tornano

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Vi mando volentieri tutti a ...

Non sono un bigotto, anzi chi mi conosce sa che tendo piuttosto dal lato libertini.
Non sono in condizioni di giudicare le abitudini sentimentali degli altri.
Capisco e conosco gli appassionati di gnocca.

Ma che un vecchio ormai semi idiota, ricco oltre ogni necessità terrena possa essere così povero di spirito di essere acquistabile con qualche bella ragazza mi mette tristezza per lui.
Incontinente anche al telefono dove spara cazzate a raffica. Senza un minimo senso del ridicolo, non pretendo serietà e senso dello stato da dei pagliacci.

Quando poi il vecchio rincoglionito fa il Presidente del Consiglio di una (ex) delle maggiori potenze mondiali la cosa diventa preoccupante.
E mi fa incazzare.
E mi fanno incazzare tutti i parassiti (molto più parassiti di qualsiasi evasore) che ha attorno e che, nostri rappresentanti, stanno svendendo e rovinando il nostro paese per mantenere le loro poltrone e i loro privilegi.

E sono tutti sulla stessa barca, intendiamoci, con una opposizione più spaventata della maggioranza che caschi tutto. Perderebbero anche loro i privilegi e nella per loro malaugurata idea andassero al potere non avrebbero la minima idea di cosa fare. Patrimoniale a parte, che sarebbe il colpo finale (e alla quale arriverà probabilmente comunque presto anche il vecchio demente alla ricerca di soldi).

Milioni di dibattiti e tutti che parlano di come reperire risorse.
Avessi sentito uno che dice che occorre diminuire le spese!

Ciò che mi viene in mente è irripetibile.

martedì 13 settembre 2011

Ritorno al passato

L'ho promesso un sacco di volte, ma non ho mai mantenuto la promessa.
Tempo fa facevo un giochino con i Curriculum Vitae che alcuni trovavano interessante.

In pratica analizzando un CV (sempre rigorosamente anonimizzato) fornivo il "punto di vista" del lettore.
Certo, magari forzando un po' le cose, sia per estremizzare che per fare diventare la cosa interessante, ma in genere lasciando il fondo di verità.

Visto che sto cercando di rivitalizzare un po' il blog e ultimamente ho ripreso a postare chi volesse una analisi tra il serio e la presa in giro del proprio CV (astenersi permalosi) può mandarlo così com'è o anonimizzato (ma non è la stessa cosa) all'indirizzo mail che trovate in alto a destra del Blog.
Garantisco riservatezza.

Grandi Elusori

Continuiamo con la mia "saga dell'evasore" arrivando alle medie e grandi organizzazioni.

Per evidenti ragioni (anche se mi dicono che c'è chi lo fa e mi chiedo come) le grandi organizzazioni non fanno il nero spiccio.
C'è qualche difficoltà per Esselunga a organizzarsi per non fare lo scontrino, o per Fiat per vendervi una Punto in nero.
Il nero spiccio comporta il maneggiare contanti, e non è percorribile se ci sono molti dipendenti.

In questi casi i meccanismi sono molto variegati e vanno dall'evasione pura, all'elusione, all'ottimizzazione fiscale.

Va premesso che i controlli di queste aziende sono molto molto difficili e nella marea di operazioni che vengono fatte è spesso difficile trovare quelle incriminate. Parliamo di migliaia, spesso milioni, di documenti da analizzare.

L'evasione pura, spesso per procurarsi fondi neri destinati a tangenti o a pagare commissioni fuori dal circuito ufficiale avviene principalmente con false operazioni.
Fatture che finiscono nel calderone delle spese e che permettono attraverso vari caroselli di fatturazione di trovarsi con giacenze in conti locati in paesi non molto trasparenti.

Non scandalizzatevi se si parla di fondi neri, si pagano tangenti in tutto il mondo, e gli integerrimi tedeschi sono tra i maggiori pagatori (anche in Italia trovarono Siemens con le mani nel sacco) e certi business come le armi si muovono solo se adeguatamente oliati. Non è giusto ma così va il mondo.

C'è poi tutta la parte elusione e ottimizzazione. Basta vedere il tax rate medio per le grandi aziende quotate per capire che sono molto distanti dalle PMI.
E leggevo un articolo di Penati ieri su Affari e Finanza che parlava del 38% delle grandi quotate e del 52% per le piccole. In una piccola impresa può arrivare comodamente all'80% se fa poco utile (l'IRAP pesa inversamente all'utile).
E' vero che molte quotate sono holding quindi non subiscono il perverso effetto IRAP, ma non è solo quello.

I metodi utilizzati per eludere sono moltissimi e sempre in "movimento" (e il nostro ministro delle finanze ne è stato un autore molto acclamato).
Si va dai transfer pricing per le aziende all'estero (il grosso dell'utile resta là) alla cessione dei marchi con pagamento royalties in paesi a bassa fiscalità (il marchio Tod's è di Della Valle in persona e locato in Lussemburgo, gli U2 hanno i diritti delle canzoni in Olanda) alle commerciali in paesi a bassa fiscalità (compero a poco e faccio utile poco tassato con la commerciale).
Va detto che tutti questi metodi sono elusione e non evasione. Spesso tecnicamente ineccepibili, soprattutto se si utilizzano paesi europei come Lussemburgo o Olanda.

E' una questione di cifre. Per importi piccoli non vale la pena, ad esempio, di avere una stabile organizzazione in Olanda. Che vuol dire personale ed uffici. Se risparmio qualche milione di euro di tasse vale la pena di affittare un ufficio ed assumere un paio di persone.

Per le persone fisiche (famosi i casi di Pavarotti e Valentino Rossi) spesso c'è la residenza fiscale in paesi con tasse più basse. E per i beni l'intestazione a società (tipo le barche di Vasco Rossi o Briatore) con affitto.

L'elusione fiscale è una lotta in punta di fioretto, l'amministrazione cerca di frenarla e, proprio per le cifre in gioco, le migliori menti cercano nuovi metodi per continuarla.

La globalizzazione moltiplica poi a dismisura queste cose. Che sono mondiali.
Da Google a Facebook, alle multinazionali alimentari o farmaceutiche è un continua verifica della ottimale struttura fiscale.
Spesso se si parla di società di servizi (ad esempio nell'informatica) è facile eludere anche con piccole società, operando (i server possono essere ovunque) con società di diritto USA nel Delaware o anche a Londra (alcune note società che si occupano di SN in Italia fanno così). Tutto regolare, niente di illegale.

Va detto a chiare lettere che l'ottimizzazione fiscale è uno dei compiti di un bravo gestore di una azienda. E se sta nelle leggi sta solo facendo il suo lavoro che è quello di massimizzare il risultato.

Questo comporta quello che vado dicendo da tempo. E' difficilissimo tassare i grandi patrimoni.
Un po' come le eredità: le tasse sulla eredità la paga chi ha un appartamento, ma chi ha ingenti patrimoni ci pensa per tempo.
E se i risparmi fiscali sono misurabili in decine di punti percentuali quando si parla di milioni si arriva ai milioni. E vale la pena mettere persone a studiare i metodi.
Non a caso Tremonti guadagnava milioni come commercialista.

Possiamo pensare che non è giusto, ma è una lotta persa, funziona così tutto il mondo e in alcuni casi lo stringere troppo i cordoni non ha fatto altro che spingere le grandi aziende, che possono farlo, ad andarsene dai paesi troppo fiscalmente penalizzanti.

E' il mercato, ed esiste anche un mercato delle tasse. Non a caso gli stati americani si fanno concorrenza anche su quello.

Una cosa è certa. I grandi ricchi di tasse ne pagano poche, in proporzione, comunque.

giovedì 8 settembre 2011

Tanti piccoli evasori

Accontentata la fame di lotta di classe inserendo i piccoli imprenditori torno sui privati. Non per cattiveria o per persecuzione, ma per fare capire, a chi ha voglia di leggere e non si fa trascinare dai preconcetti che l'evasione è diffusa anche tra chi dice "pago le tasse" e sul guadagno le paga in quanto trattenute alla fonte.

Una categoria di lamentosi che spesso succede che dimentichi di denunciare un po' di reddito è quella degli insegnanti. In fondo una parte del baratto è ti pago poco lavori poco, come orario.
Quanti insegnanti il pomeriggio poi danno lezioni private?
Non tutti certo, dipende anche dalla materia e dalla località.
Ma le tariffe, almeno qui in Lombardia non sono proprio a buon mercato. Secondo me ci sono insegnanti che viaggiano a migliaia di Euro al mese.
Secondo voi così, ad occhio, lo inseriscono nella denuncia dei redditi?
Ho personalmente qualche dubbio.

Capitolo donna di servizio e o badante. Quanti la hanno regolarmente assunta?
Pochi pochi, anzi quasi si fa fatica a trovarla da assumere.
Anche qui l'evasore è il datore di lavoro (non versa i contributi) e permette (anche se spessissimo sarebbero sotto la soglia per fare la denuncia) di evadere alla persona di servizio.

Eppure da quando sono stati istituiti i buoni lavoro sarebbe facile e meno complicato pagare versando contemporaneamente i contributi.
Per la cronaca stiamo parlando di un comportamento (mancato versamento contributi) che a me potrebbe costare la galera e il caso Manfrotto ha fatto scandalo per le ore di straordinario pagate in nero senza contributi. Certo, sempre con le dovute proporzioni, ma l'ambito è quello.

E di affitti vogliamo parlare? Ci sono persone arricchitesi affittando in nero a studenti ed extracomunitari.
Oppure la casa al mare che ti costa 2000 euro d'estate ma "senza contratto, pagamento contanti se no non conviene".

E il settore "arte"? Quanti artisti vendono dipinti, musicisti che suonano nei locali ecc che probabilmente "dimenticano" di inserire gli importi (poco o tanto è comunque da fare) nella denuncia dei redditi.

Insomma non occorre fare delazione sull'evasore vicino di casa, spesso basta guardare nello specchio.
E la scusa che è qualche migliaio o centinaio di Euro come già detto non vale.
Intanto la legge si rispetta e basta, e poi 100 euro evasi a testa fan sempre circa 5 miliardi se siamo 50.000.000.