venerdì 28 settembre 2007

Coop & Caprotti /2

Ho avuto parecchi commenti sul tema, in alcuni casi devo dire che mi è sembrato un dialogo tra sordi che dicono la stessa cosa. Devo essere stato scarso a spiegarmi.

Cerco di farlo

Secondo me esistono vari livelli di cooperative.
Quelle sociali che hanno una loro funzione secondo me molto importante, proprio perché le cooperative, facendo l'interesse del socio, sono in grado di offrire occasioni di lavoro con meno vincoli contrattuali (ad esempio) che non le società di capitali.
Le aziende che decidono spontaneamente di darsi la forma di cooperativa, accettando i vincoli e i benefici che la cosa offre (un lettore ne parla in modo interessante nei commenti). A mio personalissimo parere ad esempio, anche se ammetto di non conoscere approfonditamente l'argomento, molte start-up informatiche meglio che piene di gente con partita IVA sarebbe utile fossero cooperative. Poi se il business viaggia si può trasformare (o no, scusate non lo so) in società di capitali.
Le cooperative di supporto, tipo le citate Valfrutta, che diventano "rete di vendita" di chi da solo non ce la fa. Di queste a mio parere in Italia ne facciamo troppo poche e ci torno in un prossimo post.
Le "multinazionali delle cooperative" che a mio personalissimo parere hanno poco senso, dovendo alla fine darsi una governance adeguata e sfuggendo a quel punto la possibilità di intervento dei soci. Un po' come certe banche popolari o cooperative che diventano poi enormi e grazie alla struttura societaria diventano di fatto guidate dai manager o da gruppi organizzati tipo sindacati nella BPM.

Non credo che perché qualcosa è una cooperativa debba forzatamente essere "equo e solidale".
Rilevavo però come Coop usi, di fatto (e non sono i soli, certo), il concetto caro alla sinistra di "migliore" in quanto equo e solidale salvo poi comportarsi, giustamente, come qualsiasi azienda con fornitori, clienti ecc.
Se mi si permette, loro sono liberi di usare quella strategia di marketing, io sono libero di puntare il dito e dire che il Re è nudo e che sono un'azienda come tutte le altre.

Qualcuno ha letto le mie parole come difesa di Caprotti, si sbaglia. Da lombardo conosco tutte le storie (magari qualcuna più di altri) sui metodi gestionali di Esselunga.
E credo Caprotti sappia difendersi da solo.
Così come anche lui, quando può, cerca di fermare i concorrenti, con la differenza, in questo caso, che lui si cerca gli amici tra i politici. Altri tipo Coop per storia e fatti sono abbastanza "grigie" per non dire di peggio nei rapporti con la politica e non si capisce dove finisce la Coop e inizia la politica.
E qui si parla di Coop perché era la notizia del giorno, ma la cosa vale per tutte certe forme di commistione. Sempre ricordando che sono in Lombardia qui di Coop bianche o associazioni dai labili confini ad esempio col Presidente della Regione o suoi stretti collaboratori e amici ce ne intendiamo mica male.
Chiedete a chi lavora nella sanità cosa pensa di CL & collegate!

La mia contestazione veniva da una risposta Coop che diceva "si lamenta lui che è ricco", se andate a rileggerla.

Confindustria combatte da anni una battaglia contro le "finte coop", che altro non sono che aziende che hanno scelto quella forma societaria per questioni fiscali. Legittimo farlo, ma come è legittimo fino a prova contraria avere la holding in Lussemburgo o alle Cayman o nelle isole Inglesi.
Come sono libero di criticare (strappando facili applausi) chi ha la holding lussemburghese posso essere libero di criticare cooperative che (come ho detto) dello spirito cooperativo hanno alla fine ben poco?

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