martedì 25 settembre 2007

Coop & Caprotti

Leggo (sono sempre un po' in ritardo) la (non) risposta di Coop a Caprotti.
Nulla si dice delle facilitazioni per piani regolatori "amici".
Si dice che è normale che ci siano prezzi "differenziati" per area (ed è vero) ma non dice che chissà come mai i prezzi sono elevati dove (grazie ad ambiente "amico"?) sono in splendida solitudine e bassi dove c'è la concorrenza.

Una bella sbrodolata sui valori delle cooperative.
Ma è una cooperativa solidale un'azienda che fattura decine di miliardi di euro e che usa gli stessi metodi degli odiati capitalisti? (si vedano i commenti dell'altro post) ivi compresi (cito la risposta) "dolorosi processi di concentrazione e ristrutturazione", che vuol dire licenziamenti, per capirci.

6 commenti:

emiliogelosi ha detto...

Guarda, tutta questa retorica sulle cooperative che non sono più cooperative nasconde, a mio parere, la stessa lotta di classe e gli stessi pregiudizi che ha l'estrema sinistra nei confronti degli imprenditori, e che è propria di chi parla di cose che non conosce.

Le cooperative non sono mica solo la Coop. Hai mai mangiato Almaverde Bio (Apofruit italia)? Hai mai fatto la spesa al Conad (acronimo di Consorzio Nazionale Dettaglianti)? Ecco due esempi di cooperative composte da imprenditori - agricoltori nel primo caso, piccoli commercianti nel secondo - che utilizzano questo strumento giuridico per migliorare la loro capacità di concorrenza sul mercato. E evito di citare i Best Western Hotel, che se qualcuno scopre di avere dormito in una cooperativa (americana) gli viene un ictus. O Leclerc, la più grande cooperativa europea di ipermercati.

La cooperativa è uno strumento giuridico, più o meno utile, è nata in Inghilterra, non in Russia, e SERVE PER FARE STARE MEGLIO ECONOMICAMENTE I SOCI. (stupore!)

La funzione mutualistica consiste nell'offrire condizioni migliori ai soci: di lavoro (la produzione lavoro), di acquisto dei propri prodotti (ad esempio le coop agricole), di fornitura di beni o servizi (il consumo).

Ecco cos'è il concetto giuridico di mutualità, ed è su questo che va misurata l'attività di una cooperativa, protetto dall'articolo 45 della Costituzione. Una cooperativa non dà buone condizioni ai soci? Ok, non è una buona cooperativa. Fattura cento milioni di miliardi e dà buone condizioni ai soci? Ok, è una buona cooperativa.

Il resto è propaganda, di destra e di sinistra, e lotta di classe alla rovescia.

Tanto per essere chiari: una cooperativa non è obbligata a fare beneficenza a nessuno (tanto meno al signor Caprotti), né ad essere ecologicamente compatibile o "buona", qualsiasi cosa ciò significhi. Se lo è tanto meglio, ma non è questo il punto.

Sui benefici fiscali e la concorrenza: ma perché mai gli imprenditori non utilizzano la forma giuridica cooperativa?

In fin dei conti sembra il paese dei balocchi: non si pagano tasse, si aprono porte, il mondo ti sorride. Eppure, guarda un po', si tengono tutti le srl e le spa, e pure qualche fetida snc.

Sarà mica che: 1) gli utili restano in cooperativa, tranne gli stipendi, il ristorno e poco altro.
2) quindi sei portato a reinvestire nell'attività di impresa invece che in varie amenità?

Unknown ha detto...

conosco benissimo il discorso.
Se avessi letto i miei commenti all'altro post leggeresti (stupore) che ho suggerito di fare una cooperativa di vendita per l'agricoltura... pensa un po'.

E' Coop usa come messaggio marketing "equo e solidale", mica io.

Dove si può ci sono fior fiore di imprenditori che sfruttano le cooperative per fare quello che possono fare: magazzinaggio e pulizie.

E so bene che le cooperative non sono solo Coop, te lo assicuro, ci sono anche quelle davvero solidali. Tipo quelle che fanno lavorare persone svantaggiate.

Mi sa che qui non sono l'unico coi pregiudizi, a leggere il post.

emiliogelosi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
emiliogelosi ha detto...

Nessun pregiudizio, anzi apprezzo il dialogo. Però questa storia che le cooperative per essere "davvero solidali" devono fare lavorare le persone svantaggiate, aiutare le vecchiette ad attraversare la strada e intanto contribuire a salvare il Panda albino è fastidiosa.

Le cooperative devono produrre vantaggi mutualistici per i loro soci. Punto. Coop usa il cause-related marketing? Non l'hanno certo inventato loro.

I benefici fiscali? Ci sono perché le coop non possono dividersi gli utili, va tutto a riserva. E' quello che voleva fare Tremonti e non è riuscito a fare: la detassazione degli utili reinvestiti in impresa. Però devono stare in impresa, non andare all'estero...

Il problema è che quando le cooperative danno veramente fastidio alle altre "imprese" (vedi grande distribuzione o costruzioni) allora la gente come Caprotti si mette l'abitino della cresima e attacca a battersi il petto come una verginella.

Quando invece le cooperative si limitano a organizzare attività economiche "marginali", tipo il facchinaggio, va tutto bene, anzi sono utili alla società.

Sul fatto che tu consigliassi agli agricoltori di fare cooperative agricole sono d'accordo (leggo attentamente i post e i commenti), ma mi permetto di ricordare che le cooperative agricole in Italia sono nate negli anni Quaranta del XX Secolo.

Se uno vuole vendere duecento tonnellate di meloni da solo alla GDO o è un genio, oppure ha perso sessant'anni di tempo. Altro che diciassette centesimi al chilo, è stato fortunato che non gli abbiano chiesto un euro al quintale per lo smaltimento.

Anonimo ha detto...

Sono un cooperatore, in quanto socio di una cooperativa di produzione e lavoro (settore IT), sono un cooperatore in quanto socio di una (anzi due, una la famiggerata coop spavento di caprotti, un'altra mooolto piu' piccola) coop di consumo.

Come cooperatore lavoratore, non mi sento affatto rientrare in questo ritratto dell'equo e solidale (del volemose bbene a tutti i costi) che spesso e' associata alla nostra figura, siamo imprenditori come tutti gli altri, con benefici e svantaggi.

10 anni fa' quando abbiamo iniziato la nostra attivita' la scelta della forma sociale cooperativa era quella piu' vantaggiosa (bassi costi, anche "legali" d'avvio, facilitazioni di natura fiscale per l'azienda e contributiva per i soci lavoratori) ma anche limiti forti (bilanci sempre certificati).

In 10 anni il ministero del lavoro ci ha fatto la bellezza di 4 visite ispettive (fortunatamente tutte superate senza problemi, e credimi non sono mai venuti a prendersi il caffè) oltre alle canoniche visite degli omini in grigio che + o - ciclicamente "colpiscono" tutte le aziende.

Gli utili (quando ci sono stati) sono stati reinvestiti nell'azienda stessa (diversamente dagli altri tipologie giuridiche di azienda), i debiti (quando ci sono stati) sono stati ripianati da tutti i soci (come in tutti i tipi di azienda).

Tuttora non possiamo partecipare a molte gare di pa medio/grandi (che in Italia e' il vero motore del nostro settore) pur disponendo dei requisiti patrimoniali (livello di fatturato) perché i bandi nel nostro settore sono "riservati" a società di capitali nella forma specifica della srl o spa, ma come tutte le aziende pagiamo le tasse e siamo soggette agli studi di settore.

La verità e' che le cooperative potrebbero lamentarsi di essere afflitte da un pregiudizio "sociale" che le vorrebbe confinate in attività marginali, per non dire piccole e sfigate, (facchinaggio e pulizie, avvio al lavoro di categorie difficili - portatori di handicap, ex carcerati ecc ecc), quando vorrebbero invece essere considerate anche come "normali" aziende.

Riguardo al sig Caprotti, non ha certo sbagliato nel lamentarsi (a lamentarsi in Italia non ci si sbaglia mai) comunque sarei curioso di capire perche' l'esselunga (almeno con il suo marchio originale) non e' mai scesa sotto la linea del rubicone (o della valle nord del tevere per essere piu' precisi), dove sono invece arrivati auchan, carrefour, sidis ecc ecc (che non sono certo cooperative), laddove non e' che cisiano tutte queste pericolose giunte comuniste, anzi.

Caro imprenditore, mi stai simpatico per due motivi, condividi la mia stessa passione musicale per un coatto del new jersey (io saro a milano il 28/11) ed hai più volte scritto cose di buon senso che mi hanno scaldato il cuore dimostrandomi come pur proveniendo da esperienze umane diverse (e non condividendo scelte politiche di base) sia possibile laddove ci si affida al buonsenso poter andare d'accordo con i nostri concittadini, non mi scivolare ora su questa ridicola buccia di banana dell'infantilismo caprottesco.

Anonimo ha detto...

@suarez:
concordiamo in larga parte con te, in particolare quando parli di "buonsenso". Non è necessario stare sempre sulla stessa barca ed avere le stesse idee per essere persone che hanno pensieri e modi di vedere la vita ed il lavoro simili.
Un cosa importante crediamo sia non mischiare la parola "differenze" con la parola "distanze": non è detto che le prime portino sempre alle seconde.