martedì 10 marzo 2009

Il lavoro non lo porta la cicogna

La notizia del giorno è che ci sono 370.000 disoccupati in più.

I nodi vengono al pettine. Ci si è illusi per lunghi anni che l'industria fosse finita, qualcosa di obsoleto risalente al secolo scorso.

Che si potesse vivere di finanza, di servizi avanzati, di new economy.
Dimenticandosi che poi, alla fine, moltissime di queste attività hanno come scopo finale quello di vendere merce. Che nel bene o nel male va prodotta.
E che se non c'è merce da vendere molti di questi servizi cadono.
Che alla fine moltissime delle attività avanzate non erano altro che outsourcing di produzione.

Che la finanza per la finanza non può sopravvivere, è solo un castello di carte.

La nota positiva, per me, è che forse questa crisi farà capire a tutti di più che forse non tutti possiamo vendere fumo.
Che ricominceremo a trovare persone che hanno voglia di fare lavori umili, certo, ma in fondo continuativi. Ricominceremo a trovare italiane che accettano di fare le badanti o le donne di servizio. Ragazzi che capiscono che alla fine lavorare in fabbrica (nelle fabbriche moderne) non è così deplorevole. Che fare l'artigiano ha un suo contenuto e una sua dignità.
Tornerà, spero, la voglia di fare "cose" e non solo fumo.

Il problema è: riusciremo a far ripartire l'industria? I primi ritorni dopo le delocalizzazioni selvagge ci sono. Non sarebbe una brutta idea aiutare chi produce in Italia.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo con la sua analisi in pieno. Noi che ci "sporchiamo" le mani tutti i giorni siamo stanchi di essere umiliati e non essere pagati per la nostra professionalità. Provino questi individui a costruirsi la sedia, la scrivania o la macchinetta del caffè del loro bel ufficio per capire e vediamo cosa combinano. Ognuno deve rispettare il mestiere dell'altro!

Anonimo ha detto...

Per esempio chi lavora nelle telecomunicazioni ha presente che per far passare i dati servono infrastrutture, costruite da industrie manifatturiere?
E' divertente dire agli snob dell'industria manifatturiera ( per dargli una collocazione ) che buona parte di quello che usano tutti i giorni è fatto anche da Noi.

Anonimo ha detto...

Quello che mi dà fastidio dei giornalisti,è la superficialità nello sparare queste cifre senza specificare a che percentuale corrisponda.

Sul fatto che i giovani di oggi accetteranno lavori più umili,conoscendoli ho i miei dubbi,molto meglio campare con la pensione dei genitori.
Oltretutto da un lato la natalità degli Italiani continua a decrescere anche al sud,e dall'altro i più in gamba preferiscono andarsene all'estero,dove c'è un costo della vita più basso e stipendi più alti.

Unknown ha detto...

@Anonimo
non ho capito benissimo, ma intendiamoci, ci stanno tutti e due, servono industria e (molti) servizi sia avanzati che basic come le badanti.
Non dico facciamo solo gli operai, ma che per fare certe occupazioni di massa come le fabbriche ce ne vogliono di società di servizi...

@Frank77
mica così vero che all'estero la vita costa meno e gli stipendi più alti.
Nella mia esperienza ho visto tanta pù gente povera (come stile di vita) all'estero che da noi.
A Londra prendi stipendi altissimi ma il costo della vita è assurdo. Un po' come da noi Milano per intenderci. Ti pagano di più ma i costi sono più elevati.
E sull'umiltà non ti preoccupare, che le pensioni dei nonni finiscono.