Per quei due centesimi che conta vorrei commentare e rispondere al bell'articolo di Pietro Ichino sul Corsera di ieri che mi è piaciuto.
1 - è la mentalità generale italiana e il sindacalismo di barricata che ci porta ad avere un contratto che stabilisce ciò che è permesso invece che stabilire cosa è vietato. E quindi diventa difficile con i tempi dei contratti e dei legislatori seguire i cambiamenti che avvengono nel mercato oggi.
2 - In Italia da molto il salario è considerata "variabile indipendente" per seguire la produttività dovrebbe poter anche scendere oltre che salire. Impossibile oggi in Italia. In Germania lo stanno facendo, magari lavorando di più a parità di salario. La retribuzione (quindi il costo) oraria scende.
3 - La legislazione italiana non favorisce la partecipazione ad un progetto. E la mentalità dei collaboratori è più sullo stipendio netto del mese che sulla prospettiva. I sindacati si adeguano agli imprenditori conviene (in prospettiva il patrimonio è il loro).
4 - La realtà è che è vietato parlare di stipendi differenziati ma ci sono di fatto. A Milano pochissimi hanno la retribuzione minima di base (proprio quelli che non sanno fare nulla) in altre aree mi dicono che i sono ancora imprenditori banditi che erogano solo parte di quello che esce in busta. Ma quando si è cercato di parlarne il sindacato si è barricato.
5 - La presenza di tantissime piccole aziende porta a zone grigie nella gestione. E quindi la trasparenza non è per nulla amata. Va detto che si ha anche paura, se l'azienda va bene è difficilissimo trovare sindacalisti capaci che capiscono la complessità delle aziende e spesso ci si ritrova con richieste oggi soddisfabili ma (vedi punto 2) che potrebbero essere insopportabili in futuro.
Esempio personale, diamo un buon premio di produzione, ma quando c'è il periodo di crisi i collaboratori lo aspettano lo stesso. E se non arriva si lamentano. Quindi lo vedono come integrazione dello stipendio, non come partecipazione al buon andamento dell'azienda. E gli è stato più volte spiegato che quello è.
La verità è che abbiamo un sistema di relazioni industriali da prima industrializzazione.
Troppi sindacalisti massimalisti e tantissimi imprenditori che vedendo il sindacato come il fumo negli occhi non hanno nessuna voglia di mettersi ad un tavolo e rifondare il sistema.
lunedì 16 gennaio 2006
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