lunedì 23 gennaio 2006

Davide Van De Sfroos - Il mio nome è Herbert Fanucci

Per chi non lo sapesse Davide Van de Sfroos è un ottimo musicista che ha fatto dischi molto belli (per chi non ha nulla consiglio il live), purtroppo incompreso per il fatto che canta dialetto. La Lega (che evidentemente non ne aveva ascoltato i testi) aveva anche cercato di appropriarsene.

E' un poeta, e si vede. Un libro pieno di atmosfere, trovate linguistiche (che però qualcuno potrebbe trovare difficili o esagerate).

A me, come i dischi, è piaciuto moltissimo.
Ha molte cose che amo, conosco, fanno parte di me: la musica, che lo pervade e lo contestualizza con i suoni (per chi conosce i musicisti di cui si parla); la vita di provincia, con i tipi da bar, i soprannomi, la noia e l'amore per la propria terra.

Il lago, sempre lì, come nelle sue canzoni, a fare da sfondo e da contraltare ai sentimenti.
La difficoltà di capire fino in fondo la propria essenza, la propria storia, sempre in bilico tra il fuggire e il tornare "al paese" con gli amici di sempre.
Le atmosfere, le sensazioni, i contorsionismi mentali che ciascuno di noi ha dentro di se. Fino alla catartica esplosione a liberarsi dei pesi che ci portiamo dietro.

La musica. Solo uno strano, molto strano può rilassarsi andando ad ascoltare i Tangerine Dream in una discarica. Ma di strani la provincia è piena, e forse la trovo interessante proprio per quello.

Da considerare anche il prezzo, molto onesto.

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