mercoledì 7 giugno 2006

Orario di lavoro

Interessante editoriale sul Sole 24ore di oggi di Roberto Perotti sull'orario di lavoro.

Io so una cosa, che le persone che fanno carriera, prendono più soldi e hanno maggiori soddisfazioni sono quelle che non sono spaventate dal fare qualche ora (ma anche solo qualche minuto) in più, quando serve, non sempre.
E chi ha grandi responsabilità non ha orario.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido, mai spaventato se c'era da fare notte per finire lo start-up di un sistema ma ho dovuto smettere. Alla fine ero sempre incazzato come una biscia perchè di fronte ad una disponibilità oggettiva non c'è mai stato un riconoscimento e non parlo di quattrini. Lo vuole sapere? Mi mancano quei momenti, mi manca vedere i tuoi sforzi diventare qualcosa di reale, mi manca sopratutto il sentirmi parte di qualcosa di buono, di vero, di reale cose che si vedono, si toccano. Io sono ancora disponibile ma voi? Siete disposti a riconoscere i meriti? Siete disposti a "darci la bicicletta"? Non pretendo una epoch sulle nostre professionalità, prima si fà vedere se si è in grado di ma poi sta a voi riconoscerle "ufficialmente" queste capacità.
Vabbè, mi scuso per lo sfogo ma è qualcosa che ancora mi brucia.

Saluti
Omar

Anonimo ha detto...

errore di stompa: Epochè.
Saluti
Omar

Anonimo ha detto...

Purtroppo non è sempre vero, per fare cariera devi lavorare sodo, mi ricordo una struttura dove c'erano queste regole non scritte e per fare cariera dovevi fare tardi ma non per esigenze reali era solo un pro forma per entrare nel club di chi tirava la carretta e avanzare di grado. Io credo di più nei meriti se porti risultati oppure no, ho visto troppi dirigenti tiratardi che si leggevano il sito del corriere solo per fare bella figura. Meglio ragionare sui risultati che poi tu li faccia lavorando un ora al giorno o 12 sono fatti tuoi. C'è piu selezione con orari normali che vale si sa organizzare e rende al massimo quando serve.

Unknown ha detto...

Sul primo commento dico: se l'azienda in cui si opera non sa riconoscere le persone in gamba... scappare subito.
Occhio però a usare il metro di osservare gli altri, su noi stessi siamo spesso indulgenti e tendiamo a sopravvalutarci.
Le aziende di successo o che dureranno non possono non valorizzare le risorse valide che hanno. Altrimenti non saranno aziende di successo.
E il riconosimento deve essere un pacchetto di soldi, gratificazione personale, responsabilità.

Sul commento di Luca sono d'accordo, non a caso a leggere bene ho detto: quando serve, non sempre.
Anch'io non credo nel valore assoluto del tempo dedicato al lavoro, ma guardo i risultati.
Ma vedere la gente ogni giorno schizzare come fosse stata colpita da olio bollente al suono della sirena non è bello. Ed è un indicatore. Possibile che non capiti una volta che hanno un lavoro in sospeso dafinire in (non dico tanto) 3 minuti?

Anonimo ha detto...

Un tempo ormai remoto lavoravo per una azienda come sopra descritto, e il mio compito era far funzionare tutti i sitemi informativi (il nocciolo dell'azienda), la mattina mi facevo aprire dal custode e la sera uscendo, salutavo la vigilanza non ricordo nemmeno a che ora, facevo uno di quei lavori dietro le quinte , quelle attività che non si vedono perche servono a fare in modo che tutto funzioni bene, e tutto funzionava, solo che nessuno se ne accorgeva addiritura la dirigenza non sapeva nemmeno che lavoravo per loro ma tenevo in piedi tutto io. In realtà poi mi spiegarono che chi era sopra di me non poteva dire che tutta la baracca la faceva andare avanti un ragazzino della mia età (ero molto giovane) perche non avrebbero capito.
Ma se vedi la gente ogni giorno schizzare via come falchi non è che hanno carichi di lavoro troppo bassi? Nella normale attività di una azienda ci sta che ci siano cose da fare altre l'oraio di lavoro.
A Omar vorrei dire che non esiste un dipendente che non si senta sottopagato e sfruttato. Quando poi passi dall'altra parte capisci quanto è difficle gestire i dipendenti.

Unknown ha detto...

Quella del far filtrare ai "piani superiori" le capacità è uno dei problemi quando le aziende crescono.
E l'IT E' un problema, perchè se va molti capi non si rendono conto di quanto conti (è scontato che vada) se non va è un pirla il responsabile (e magari sono loro che hanno sbagliato l'investimento).

Per scelta da me cerco di non avere carichi di lavoro eccessivi sulle persone. Perchè possano mettere qualità in quello che fanno piuttosto che avere solo la necessità di finire il lavoro.
Ma alcuni non si fermano anche se hanno cose da fare, semplicemnte dicono che non hanno fatto in tempo.
Poi si lamentano che non ricevono aumenti...

Anonimo ha detto...

@Luca, approvo il tuo commento principale, già viste aziende in cui se non facevi molte ore indipendentemente dai tuoi impegni reali eri "malvisto". Per quel che mi riguarda non mi sono mai sentito sottopagato o sfruttato è un problema di riconoscimento di capacità di problem-solving, di capacità di assumersi responsabilità e di saperle portate a buon fine. Come tu hai giustamente detto quando si opera in settori come l'informatica e/o l'automazione se tutto và bene nessuno se ne accorge se qualcosa và storto (una per tutte cosidetti progettisti meccanici che non sanno neppure calcolare bene un rapporto di riduzione o utenti che si scambiano le password e fanno macelli) sei il monumento della situazione, tutti a scagazzarti addosso la loro sapienza. @Imprenditore, non sono poi molte le aziende che credono per davvero nel capitale umano, la maggior parte son poco più che imprese padronali con poco o nessuno controllo interno, con poca o nessuna distinzione tra patrimonio della ditta e patrimonio personale dell'imprenditore, dove la devozione al capo è uno dei requisti principali per sopravvivere, dove la disponibilià deve essere massima ma la partecipazione (perchè non dimentichiamocelo l'azienda è il luogo dell'impenditore ma anche dei dipendenti, INSIEME) è minima, dove bisogna sopportare padre, madre, figli, cognati e cognate (quando ancora non i suoceri) indipendentemente dalle loro capacità professionali. Allora sta anche a voi imprenditori, nelle apposite sedi, far crescere un modo migliore di fare azienda. Io solo nella prima azienda in cui ho lavorato dopo aver completato gli studi mi veniva voglia di scappare alle 17,30. Era un posto dove non ti veniva lasciato fare altro che non fosse il tuo compitino e guai a informarsi e soprattutto a cercare di imparare qualcosa. Di solito mi offrivo "volontario" per qualsiasi cosa di nuovo ci fosse da fare non importa cosa (una volta mi sono offerto per cambiare tutte le lampade bruciate dell'illuminazione dei capannoni dell'azienda). Ho avuto una "cattiva" educazione del lavoro da parte di mio padre, artigiano, prima dimostrare poi chiedere, primo ad arrivare ultimo ad andare etc. etc. etc.

Saluti a tutti.
Omar