Siamo sicuri che per noi Confindustriali la caduta di Prodi sia un bene?
Quante ore di sciopero ci sono state nell'ultimo periodo?
Quante cose sono passate (prepensionamenti, piccolo taglio del cuneo ecc) senza che nessuno alzasse la voce?
Tra poco passerebbe la riforma pensionistica.
In fondo i sindacati (Confindustria e la Triplice) sono abituati a parlarsi. Si mettono d'accordo tra di loro, presentano il conto ai governanti e con su la sinistra la cosa passa senza traumi.
L'idea non è mia, è storica ed è di Gianni Agnelli.
giovedì 22 febbraio 2007
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7 commenti:
Forse dando un'occhiata all'ultimo libro del Prof. Ricolfi (Le Tre Società. E' Ancora Possibile Salvare l'Unità d'Italia?), si potrebbe capire perchè quanto hai esposto qui sopra, la Teoria Agnelli, sarebbe opportuno che avesse vita breve, anzi brevissima.
se agnelli, pace all'anima sua, non ha saputo far bene il bene della fiat perchè mai dovremmo fidarci del suo consiglio per il bene dell'italia?
l'unica vera svolta sarebbe una legge elettorale drasticamente maggioritaria, non le solite non-riforme presentate come svolte copernicane, le polpette avvelenate dalla solita correzione proporzionale più o meno travestita.
niente sbarramenti, diritto i tribuna a tutti, ma chi vince prende tutto. basta cooptazioni, concertazioni, equilibrismi. basta basta basta. la politica è scelta, non è De Coubertin e nemmeno De Pretis.
vabbè perdonate lo sfogo.
Non ho detto di essere d'accordo.
E' un'idea tattica.
E diffusa.
Vecchia, appunto, espressa da uno che ha firmato il punto di scala mobile quando fu presidente di Confindustria.
E che aveva molti difetti.
Ma ciò non toglie che gli operai siano più tranquilli quando è su la sinistra!
Imprenditore: la mia era una critica rivolta alla teoria esposta, non a te che, correttamente, la riporti.
Il fatto è che quella prassi, insieme ad altre, hanno portato ad una situazione che per i sociologi come il Prof. Ricolfi sono pericolosissime.
Mi sa che gli operai (o meglio: molti di loro) hanno mangiato la foglia. Mica ci credono più alla sinistra salvatrice. Cioè: se i "padroni" (quelli grossi grossi) stanno coi comunisti, o c'è qualche cosa che non va nei padroni, o c'è qualche cosa che non va nei comunisti. E siccome i padroni sono sempre li e fanno soldi a palate (cioè stanno come sempre), molto probabilmente sono i comunisti ad avere qualche cosa che non va.
Non sapevo che l'avesso detto GA, ma mi sembra assolutamente vero e riscontrabile dalla fuga di Bettino ad oggi che sia andata così. Magari lunedì ci faccio un post sull'argomento.
Un abbraccio.
Pier Luca Santoro
"Solo la sinistra può fare una politica di destra", disse il vanitoso e cinico G. Agnelli, ed ebbe, almeno in quel caso, ragione.
Specie se la sinistra è la sinistra attuale, cioè una accozzaglia di nichilisti senzadio identici ai servi che hanno svenduto interi paesi e popoli ai briganti, nella galassia Ex-URSS.
Problema: anche questi svendono. In parte, svendono ai pesci grossi nostrani (guardate come sono andate le privatizzazioni, dopo Mani Pulite) ma il grosso viene svenduto agli USA e al capitale euratlantico (del quale i pesci grossi nostrani sono soltanto remore: quei pesciolini che puliscono i denti agli squali).
I russi, popolo tosto, hanno trovato Putin, che fa una politica di interesse nazionale.
Noi chi ci ritroviamo? Berlusconi?
Silvio mi sta simpatico, da grande entertainer qual è: ma non scherziamo, suvvia.
Se non ci diamo una mossa, i nostri figli e i nostri nipoti piangeranno lacrime di sangue.
putin fa politica di interesse nazionale?
se gli usa si fossero azzardati a combinare l'unpercento di quello che putin tranquillamente continua a fare in cecenia sarebbe successo il finimondo in usa e in mezza europa.
certo che se i grandi politici europei avallano le sue scelte, vedi g schroeder assunto da gazprom, ci troveremo a considerare la "soluzione finale" caucasica come mero perseguimento degli interessi nazionali.
l'assuefazione strisciante è pericolosa, soprattutto per noi.
grozny è messa peggio del ghetto di varsavia, ma per un metro cubo di gas...
e non si può dire di non sapere, oggi.
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