Nel 1977 Pozzoli si dimette dalla Presidenza dei Giovani Imprenditori di Confindustria in polemica con il Presidente Guido Carli che nomina il Senatore Medici Vice-presidente in rappresentanza di Montedison.
Nella lettera al Comitato Centrale dei Giovani Imprenditori Pozzoli scrive
La società italiana è a una svolta. L'ingresso del maggior partito operaio nell'area del potere può significare un positivo contributo al risanamento della società italiana anche se avviene - per varie ragioni- in modi diversi da quelli propri di tutte le società evolute del mondo occidentale.
Proprio per questo però è più che mai necessario guardarsi dal pericolo che un evento pur in sé positivo possa rappresentare un rafforzamento del sistema consociativo, che si basa sulla cooptazione piuttosto che sulla dialettica e sul confronto.
Si rafforzerebbero in questo caso i connotati di regime e si imporrebbe alle forze sociali un comportamento corporativo, per cui finirebbe con l'affermarsi una filosofia di "normalizzazione" e si tenderebbe a considerare "sovversivo" ogni atteggiamento critico. Invece di un passo avanti verso la stabilità politica, avremmo un passo indietro verso la stabilizzazione autoritaria.
Intervistato da Pier Franco Pellizzetti per "Critica liberale" nel 1978 alla domanda su cos'erano i Givani Imprenditori alla fine degli anni 60 risponde:
Un movimento moderato di destra che però finisce per essere rivoluzionario nelle sue istanze di democratizzazione e di regolamentazione alla luce del sole dei rapporti col potere politico.
poi dice circa la sua idea di progetto politico
Riferimento può essere quella componente della borghesia produttiva imprenditoriale che sta nella Confindustria, ma che non si organizza in questa, avendo coscienza di rappresentare esigenze reali di componenti più larghe: le esigenze di mobilità sociale ed economica, del riconoscimento del valore del merito e della libertà dell'individuo.
Sull'alleanza dei produttori
Continuare a battere una strada diversa significa ribadire la logica da sottosviluppo dell'attuale modello economico di regime che consuma ma non produce.
Ricordo ai più giovani che gli anni 70 sono quelli dell'esplosione del debito pubblico.
Che pochi anni dopo i favolosi anni 80 sfoceranno all'inizio degli anni 90 all'esplosione del bubbone Tangentopoli.
Certe mancate scelte di allora (sentire parlare di meritocrazia e libertà non vi suona familiare?) pesano come macigni ancora oggi sulla nostra società.
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