martedì 29 novembre 2005
Tassi & Basilea2
Mi capita in mano un'offerta per operazioni per PMI con Banca Intesa e garantite da un Confidi.
Max 500.000 Euro.
I tassi sono legati a spread su Euribor 3m (oggi al 2,45%).
Raing Intesa da 1 a 6 (dovrebbero averne 9 agli ultimi tre i soldi non li danno proprio).
rating 1=spread 0,95 rating 6 spread 2,20.
Quindi a tasso finito cattivo rating vuol dire costo della materia prima denaro più alto del 37%!
Tu o lei?
Io cerco di dare del lei (ma non rifiuto il tu e dò del tu a quelli storici che hanno iniziato con me 25 anni fa).
Mi sono sempre chiesto cosa sia meglio. Il "lei" l'ho sempre considerato anche una forma di rispetto per i collaboratori, inoltre mi pare che permetta in alcuni casi di poter meglio esprimere i miei eventuali dissensi. Tra l'altro io in azienda ho la parte del "cattivo".
E ho dato del lei alla mia segretaria per 10 anni pur con una confidenza massima come occorre per una vera segretaria.
So che in molte multinazionali il tu è imposto. La mia impressione è però che ci sia un ambiente meno piramidale da noi nonostante i miei lei che in molte aziende dove ci si dà tutti del tu.
lunedì 28 novembre 2005
Licenziamento libero
Quando si affronta il discorso licenziamento in Italia si parte da un presupposto sbagliato. Che noi imprenditori siamo tutti dei figli di buona donna.
Parlo dei piccoli, perchè i grandi licenziano come e quando vogliono.
Con i tempi che corrono se uno ha una persona capace e/o che ha almeno un pò di voglia di lavorare di solito gli dà degli aumenti di stipendio, non cerca certo di licenziarlo.
Quelli che (forse) verrebbero licenziati sono le mele marce e probabilmente i più felici del fatto, credetemi, spesso sarebbero i colleghi. La mela marcia rovina il cestino di mele buone.
Da tempo ho una teoria: invece di fare la battaglia per il licenziamento libero (che in un paese catto-comunista non passerebbe mai) facciamo la battaglia perché sia possibile fare 1 (uno!) licenziamento con indennizzo all'anno.
Funzionerebbe l'effetto deterrente, per non essere quell'uno molti dimostrerebbero un pò più di impegno.
giovedì 24 novembre 2005
Dollaro USA
La BCE dice che alzerà i tassi.
In teoria il rialzo dei tassi dovrebbe rendere forte l'euro, in pratica l'effetto annuncio dovrebbe averlo mosso di conseguenza (l'andamento dell'ultima settimana).
Qualche idea lì fuori?
Visto che per noi come esportatori ogni centesimo di movimento del cambio vale qualche decina di migliaia di Euro.
mercoledì 23 novembre 2005
Fondi personali
Devo dire che (per quello che mi è capitato di sapere nella mia vita) ci sono state in passato cifre importanti su conti delle associazioni non proprio "ufficiali".
Quando è capitato a me la situazione fu poi sanata.
Può darsi che Confcommercio abbia ancora dei conti a latere usati da Billè.
Come venissero formati non lo so (roba molto vecchia comunque), l'impressione che ho sempre avuto è che in passato potesse servire anche a finanziare qualche campagna elettorale, ma questa è un'idea mia.
Sul Titanic si festeggiava
Tanto qualcuno ci penserà: tutti, attraverso le tasse, pagammo, abbiamo pagato e pagheremo i costi di Alitalia.
Crisi di competitività
Leggo su Corriere.it il dato Istat del commercio estero.
Ci frega il fatto che non abbiamo petrolio (ma siamo bravi ad esportarne i semilavorati, non va dimenticato che i prezzi salgono anche per mancanza di impianti di raffinazione) "Togliendo l'effetto del greggio e del gas naturale nel periodo gennaio-ottobre avremmo avuto un saldo positivo di 1.374 milioni di euro ."
C'erano saldi molto più convincenti in passato. La buona notizia è che stiamo allargando i mercati di sbocco "Sempre nel periodo gennaio-ottobre le esportazioni italiane sono aumentate verso tutti i Paesi. Gli incrementi più elevati sono verso la Russia (+21,9%), il Mercosur (+13,3%), gli altri paesi (+11,4%). ", la brutta è che importiamo molto dalla Cina, (+18,9%) e qui contano molto anche le delocalizzazioni già fatte.
martedì 22 novembre 2005
Il bivio
La mia impressione è che un pò di tempo fa il sistema industriale abbia passato un bivio, alcuni hanno preso una strada in salita e stretta altri una sempre in salita ma che sembrava più larga.
Come spesso accade andando avanti le cose cambiano.
La strada stretta continua ad essere una strada accidentata (non è facile gestire un'azienda) e stretta (concorrenza, riduzione margini ecc).
Quella più larga, che permetteva di tirare i remi in barca e vedere cosa succedeva si è andata restringendo sempre più, fino a diventare un sentiero con pendenza elevatissima.
Ci sono sentieri ancora più accidentati che portano all'altra strada ma sono difficili da trovare e costano enormi sacrifici.
Per uscire dalla metafora chi ha cercato di fare piani strategici, di capire dove andava il mercato, di investire in prodotti, in formazione del personale, in tecnologie informatiche soffre ma tiene.
Chi ha tirato i remi in barca in attesa di vedere cosa succedeva, chi ha usato l'azienda come mucca da flussi, sta sempre più diventando marginale sul mercato. E rischia di essere buttato fuori.
La metafora africana di leone e gazzella: se stai fermo duri niente, se cammini duri poco, cerca di correre più degli altri e spera di correre nella direzione giusta (correndo ci si può anche schiantare).
lunedì 21 novembre 2005
L'annunico è l'obiettivo finale?
E la confusione diventa sovrana.
Ad esempio qualcuno ha capito come funziona la patente a punti attualmente? Io fra i 1000 annunci di emendamenti, leggi ecc non ho più capito nulla.
Questa è l'Italia: la legge non ammette ignoranza e tutti dovremmo abbonarci alla Gazzetta Ufficiale (e laurearci in giurisprudenza per cercare di capire cosa c'è scritto).
L'eterno rinvio
Si vuole cambiare la posizione di una scrivania? Si, però bisogna spostare le prese, i cavi, e per farlo conviene aspettae quando rifaremo gli impianti, che rifaemo quando rifarfemo gli uffici, che rifaremo quando avremo fatto la nuova costruzione per spostarci temporaneamente, che faremo quando avremo la necessità di allargarci, che avverrà forse fra 10 anni.
E su mille cose in azienda si rinvia e non si fa nulla.
domenica 20 novembre 2005
Commercianti e Mulini a vento
Oggi sono passato davanti al centro commerciale integrato (supermercato, galleria, garden center, cinema Multisala, Fast food), era aperto. Una quantità di macchine da paura.
Ormai, come all'estero, la gente quando non sa cosa fare va ai centri commerciali, oggi divenuti l'agorà di un tempo.
Contemporaneamente leggo sui giornali che i commercianti si scatenano contro i permessi di apertura la domenica di questi mega-centri.
Capisco benissimo le ragioni di chi gestisce in proprio l'attività e non può permettersi di tenere aperto 7 giorni su 7, ma è una battaglia persa in partenza.
Chi viaggia sa che a Londra trova i minimarket degli indiani aperti sempre, 24 ore al giorno, tutti i giorni, che entra in un ristorante alle 23.00 e non gli rispondono che la cucina è chiusa, e lì di fianco negozi ci sono anche che fanno orari tipo i nostri.
Il problema è, come sempre, strategico.
Inutile invocare le protezioni della lobby, della legge ecc. Sul medio periodo il mercato si adatta. Occorre capire come difendersi e combattere questa battaglia, ma la guerra contro i centri commerciali giganti per la maggior parte dei commercianti e la loro visione limitata è già persa.
E poi per chi lavora molto i negozi fanno orari veramente assurdi!
Ottimismo & paranoia
L'altro giorno ho fatto un giro presso clienti.
Il prodotto è in crescita, in fase di ingresso nel mercato con ampi spazi di allargamento.
Quel prodotto (sogno di chiunque si occupi di marketing) viene chiamato col nostro marchio.
I clienti quando mi vedono fanno grandi sorrisi naturali (col prodotto portano a casa bei soldini).
In questo momento siamo per loro in bellissimo business.
Qualche problema c'è (in meccanica non si può non averne) ma gli altri sono messi peggio.
Insomma c'è da essere soddisfatti.
Ma mi pare fosse Andrew Groove di Intel che diceva che solo i paranoici sopravvivono.
Ecco allora che nei momenti così io, da ottimista, sono preoccupato e divento paranoico:
- l'economia è fatta di cicli, quando sei su hai davanti il giù
- non può sempre andare bene, cerco di capire da che parte arriverà la mazzata
- quando va bene è il momento di investire e capire dove e come trovare un altro prodotto che posso avviare un altro ciclo di crescita
La cosa peggiore è fermarsi e incensarsi, cominciare a pensare di essere bravi e invincibili, farsi prendere da delirio di onnipotenza. Ecco che allora la mazzata è inevitabile.
E' nel momento in cui si sale che occorre investire per arginare la crisi che arriverà sicuramente, invece un sacco di colleghi sfruttano questi momenti per farsi la barca nuova, poi arriva la crisi e fermano gli investimenti in attesa che vada meglio, quando cominciano ad investire perché vedono la ripresa con i cicli brevi che ci sono adesso sono già in ritardo.
E poi sono pessimisti, ma la colpa è del mercato o la loro?
Giornalisti
Sul Corriere di ieri c'è un bell'articolo di Piero Ostellino su come vengono fatti i giornali oggi.
Imprenditori, giornalisti e la bottega della politica Sfide di un ménage à trois
Purtroppo non trovo links per indirizzarsi direttamente.
sabato 19 novembre 2005
Tipi da aereo
Chi ha preso un Milano-Roma la mattina intorno alle 7 sa cosa dico. L'impressione di routine e di essere su un autobus. Tutti in grisaglia d'ordinanza che leggono il giornale o dormono.
In quelli turistici c'è casino, aria di festa e l'immancabile applauso finale che è liberatorio, non per come ha fatto l'atterraggio, visto che ormai atterra il sistema. Significa "siamo salvi".
Ieri ho fatto un giretto in Italia e ho fatto un pò di osservatorio persone, una delle mie attività preferite.
In particolare mi sono dedicato ad un "team" in viaggio:
- the boss - assolutamente con l'aria "sono qui per caso", giornale e nulla più, che si muove occupando gli spazi. Battutine a volte non proprio gradevoli ai sottoposti.
- il delfino portaborse - ben vestito, carino, si presenta bene. Borsa doppia (porta anche la roba del capo) sempre un passo indietro, ma vicino per ogni esigenza. Modello: mi sto sudando con tutta la lingua questo avanzamento.
- la ragazza, l'operativa, l'unica al telefono appena arriviamo che parla di business, prezzi & co.
- la mente - faccia da nerd in viaggio premio, vestito con taglio pessimo e almeno una taglia in più, cravatta a disegni sgargianti borsa nella quale sta il computer (scommetterei che è l'uomo dei numeri)
Erano sul volo del mattino, poi su quello della sera, tutti con aria sconvolta tranne il Nerd, ancora in gita scolastica.
Sul volo del ritorno c'era un gruppo di ragazzotti, alle prime esperienze di volo: divisi perchè ognuno aveva un posto finestrino, commento sulle ali che "si muovono", sui flap di atterraggio che tira fuori perchè c'è vento, cabaret di paste tenuto sulle ginocchia ecc ecc
Quello di fianco a me sparisce per un pò in bagno. Ritorna e dopo 2 secondi netti arriva la hostess e gli chiede la carta d'imbarco. Gli amici chiedono perchè e lui nervosissimo attacca con i boh?
Mentre la hostess si china per servire le sussurro "si è fatto una sigarettina?" e lei fatica a non scoppiare a ridere.
Alla fine non gli hanno fatto nulla ma in aereo già si narrava del "pollo" che si era fatto beccare a fumare.
Nota per chi non conosce gli aerei: in bagno ci sono i sensori di fumo e scatta l'allarme immediato (per evidenti ragioni di sicurezza).
giovedì 17 novembre 2005
Bruce Springsteen - Born To Run 30th Anniversary Edition
Dopo una settimana finalmente una sera a casa e il tempo per vedersi il DVD del concerto incluso nella versione anniversario di BTR.
Che emozione grandissima!
Quando è stato girato avevo l'età di mia figlia, e Bruce la rabbia e la voglia di correre dei 26 anni.
Nell'ultimo concerto a San Siro ha detto "siamo cresciuti insieme" e quella frase mi è entrata dentro, perché è vero.
Ed eccoli lì, nel pieno della loro gioventù (allora) per la prima volta in Europa. Un DVD finalmente disponibile anche se la ripresa non fu professionale (e si vede).
Questa volta non mi pare una operazione commerciale.
Bellissimo, emozionante.
Una cosa da rilevare è di quanto la sua musica per l'Inghilterra di quel periodo fosse fuori moda, dopo circa un anno esplose il punk! Non c'è da stupirsi se non fece troppo successo e se non ne ha molto neppure ora. Troppo americano per suono e temi.
Demagogia e consumi solidali
Ma i consiglieri comunali (o i gestori dell'università di qualche tempo fa) non hanno nulla di meglio e di più importante da fare che decidere sulle bibite distribuite dalle macchinette?
Ma se uno odia gli ameriKani non fa prima a non prendere la coca cola? (salvo poi portare orgogliosamente in giro il baffo nike su tutto l'abbigliamento).
Demagogia, demagogia. E cosa non si farebbe per due righe su un giornale.
Aziende e scuola
Il comportamento degli studenti che lanciano petardi (si parte dai petardi e poi?) e fumogeni contro le Associazioni Industriali non mi pare un atto di disponibilità alla collaborazione.
Pensare che a mio parere uno dei problemi più grandi della scuola di oggi sono il '68 e il '77 che hanno svilito la categoria dei professori e ne hanno fortemente minato la preparazione e la motivazione.
Tanto chi fa il mio mestiere come parafulmine va sempre bene.
Ma poi questi incapaci e ignoranti, che vogliono fare solo le veline e i calciatori e vanno in giro a tirare pertardi almeno non si arrabbino perchè non trovano lavoro.
mercoledì 16 novembre 2005
Moda o immobiliare?
Ma le aziende di moda sono diventate società immobiliari?
Va bene che guadagnano molto (un jeans in Cina, e quasi tutto è fatto là, costa 2/3 dollari) ma questa continua apertura di negozi diretti e questo continuo (s)cambiarli le fa sempre più assomigliare a società immobiliari!
Una volta c'erano i negozi "storici", adesso se ci vai poco ogni volta che passi in una via trovi negozi diversi.
E che senso ha avere 4/5 negozi fra via Montenapoleone, Via della Spiga ecc se non di investire in immobili?
La Globalizzazione spiegata ai bambini
Portateli in un centro commerciale a Milano, guardate i negozi, poi i prodotti.
Poi (lo so è un pò costoso) portateli a Roma, poi a Parigi e poi a Madrid.
Oppure fate un giro nelle vie della moda nelle stesse città.
Come? Stessi marchi? Stessi prodotti?
Ecco, appunto.
Ormai non si può girare il centro di Milano senza trovare ogni 10 metri un negozio di Gucci, Prada, H&M ecc ecc
Nei centri commerciali i marchi sono sempre gli stessi.
Se ti trasferiscono tipo Star Trek in un grande centro commerciale devi ascoltare in che lingua parlano le commesse (tra di loro, non con i clienti) per capire dove ti hanno catapultato.
A me intristisce, preferisco il servizio personalizzato del negozio dove chi vende conosce e ama "il prodotto". Quel tipo di distribuzione va bene per le cose di largo consumo.
Lasciatemi lavorare!
Brutta sindrome!
Spesso accade che la gente trovi la scusa (anche il Berlusca ha questa tendenza) che è colpa degli altri che, non capendo, non lasciano lavorare il capo e fanno inutili (?) questioni ponendo problemi. Devo dire che questo mi è capitato anche nelle associazioni.
Eh no cari signori, la colpa non è di chi "non vi lascia lavorare in pace" la colpa è vostra che non sapete costruire il consenso sulle vostre idee e fare in modo che diventino condivise.
Il passo successivo (fra i colleghi imprenditori) è quello del popolo bue che non capisce la importanza e bellezza della idea e che, attraverso il mercato, stranamente, non la premia.
Colpa della gente che non capisce nulla, l'idea è splendida (sottotiolo: è mia...).
In queste cose serve l'esperienza di fare trading, inutile pensare che è il mercato che non capisce e andare "contro".
Inutile pensare che sono gli altri stupidi perchè non hanno capito:
- l'idea non è buona,
- non l'ho spiegata/venduta bene,
- il momento è sbagliato.
Blog & democrazia
Per la serie "non si butta via nulla" stasera la questione è nella prima pagina del Corriere on line, almeno stavolta le fonti vengono riportate.
Ma il confine tra informazione (e relative manipolazioni) ufficale e libera è sempre più labile.
Per me più bello l'articolo di Adinolfi di quello del Corriere.
lunedì 14 novembre 2005
Tasse, demagogia e predicatori
L'inchiesta del Tempo che leggo su Dagospia la dice lunga su certe manovre.
E la dice lunga anche del come quando si tratta di fare le prediche o i giullari ci si comporta in un certo modo, poi quando si parla di cose serie (i propri soldi) l'atteggiamento cambia alla grande.
E vi assicuro che chi fa condoni per 400 mila euro di scheletri nell'armadio ne deve avere almeno altrettanti (altrimenti perchè farlo'?) e di solito ne ha molti di più perchè il moltiplicatore deve coprire il rischio di essere preso.
Prodotto idee e marketing
Il business non è enorme ma buono per una piccola azienda.
Grande capacità strategica, dopo aver inventato la macchina hanno ritenuto che la gente non l'avrebbe usata. E hanno venduto il progetto.
Il progetto andò ad un artigiano, fu copiato da un altro artigiano. Poi siamo arrivati noi e da artigiani un pò più grandi abbiamo migliorato la macchina (comunque basata su quell'idea iniziale) e ci siamo presi una buona quota di mercato.
Il loro errore strategico è stato una nostra grande fortuna.
Business as usual, uno sbaglia un'altro guadagna!
domenica 13 novembre 2005
Fiscalità e demagogia
Demagogia
Se si guadagnano oltre 500.000 euro all'anno si fa ottimizzazione fiscale, su certe cifre più le tasse si alzano più vale la pena di operare per evitarle. E si spostano le holding in Lussemburgo, e si comincia a manovrare, fino ad arrivare a spostare direttamente la residenza o fuggire come capitato ai super-ricchi svedesi.
Un pò come le tasse di successione. Se uno ha un grande patrimonio (salvo morte improvvisa) è un pirla se arriva al momento del triste epilogo senza prepararsi. Quindi fa quello che deve fare.
Poi invece il poveraccio che eredita l'appartamento e qualche bene da papà, senza società di gestione, trust, fondazioni, fiduciare ecc ecc si trova a pagare qualche migliaio di Euro.
Ma la demagogia è un bel prodotto da vendita al banco sui giornali.
Export & piccola industria
Bla bla bla bla, a parole tutti d’accordo, come se i piccoli imprenditori fossero degli incapaci perché non lo fanno.
Esportare è la parola d’ordine da parecchi anni. E ci sono moltissime aziende che esportano anche molto.
Ma se poi andiamo a vedere i mercati di sbocco dei prodotti Italiani vediamo che se togliamo Germania Francia USA resta poco poco.
Deluderò molti ma se ragioniamo in termini di globalizzazione secondo me vendere nella UE non è da considerarsi del tutto export.
Ragionare in termini di mercato mondiale significa darsi come orizzonte il mondo, non la UE.
Ma non è facile. Anzi, è difficilissimo.
Per noi ormai appartiene al DNA aziendale ma spesso, parlando con i colleghi, mi rendo conto che cose che sono per noi facili per molti sembrano montagne insormontabili.
Di base occorre qualcuno che viaggi. Sembrerà strano, ma non ci sono molti altri modi per crearsi in modo stabile dei mercati che andarci. Per entrare in un mercato in modo stabile occorre capire come funziona, e agire di conseguenza. E all’inizio l’investimento è alto e dai ritorni incerti. E poi occorre tornarci spesso.
Occorre un ufficio attrezzato per esportare: qualcuno che sappia le lingue, che sappia organizzare un trasporto internazionale, che conosca i sistemi di pagamento, software multilingua, magari multivaluta. Tutte cose non sempre disponibili.
Occorre avere una cultura aperta e conoscere i differenti modi di comportamento e di business.
Se un arabo cerca di baciarti non è perché ti ama (e non ti sottrarre), se un indiano ciondola la testa che da noi potrebbe sembrare “no” ti ascolta e vuol dire “si”, se un giapponese non ti risponde ti sta dicendo no, se un arabo non lo fai contrattare non si diverte e non crede di avere un buon prezzo, se con uno svizzero ti metti a contrattare più di tanto non funziona e mille altri esempi.
Insomma, non è facile. E sicuramente non si può pensare di esportare affidandosi a ICE o simili, che danno un supporto generale, d’immagine (e troppo spesso neppure quello) ma non possono certo trovarti un importatore.
E ultimo ma primo problema, il prodotto deve essere esportabile, studiato per il mercato mondiale.
Insomma se parliamo di UE nella maggior parte dei casi non è un problema, ma il mercato globale è un altro e l’arena è competitiva, affollata di gladiatori (molti enormi e potenti) e lasciarci del sangue è molto facile.
Memoria corta
Ma questo Prodi Romano è lo stesso classificabile ai tempi della DC di De Mita come boiardo di stato, già presidente dell'IRI e che ha fatto la legge Prodi per evitare il fallimento delle grandi aziende?
Cooperative e ottimizzazione fiscale
Anche tutti gli associati alla Coop fanno quindi ottimizzazione fiscale.
NB notizia da verificare, anche se saputa da un agente del quale mi fido al 100%.
sabato 12 novembre 2005
Il portavoce
Uno probabilmente porta la voce del padrone.
L'altro è il filo diretto con i giornalisti che hanno bisogno di sapere cosa pensa il Ministro di un qualsiasi argomento per cui valga la pena di scrivere due righe.
Chissà che delusione, che senso di smarrimento se per caso il telefono non suona che so, per un'ora.
Nassiriya - Due anni
Nessuno stipendio può pagare certe cose. Ci vogliono persone che hanno lo spirito giusto.
Può anche darsi che tra loro ci siano persone non degne. Ma quelle persone vanno scovate e punite. Non si può discreditare tutta la categoria.
Parlo di carabinieri ma anche di poliziotti, infermieri e tanti altri "operai" della pubblica amministrazione.
venerdì 11 novembre 2005
Esagerazioni TV
Tra la poca il TG1 delle 7 la mattina.
D'accordo gli inviati ma che senso aveva stamattina fare la rassegna stampa da Nassiyria per uno Mattina?
Nulla contro il fatto che la giornalista ci vada, ma che da lì faccia la rassegna stampa senza aver guardato i giornali!
mercoledì 9 novembre 2005
Anche Lei Senatore!
Proprio non riesco a capirlo.
In compenso la Marini a furia di farsi tirare sembra così.
martedì 8 novembre 2005
Basilea 2
Per varie ragioni un pò l'ho seguito e per varie ragioni mi trovo spesso a fare il "bancario" ed analizzare operazioni di finanziamento.
La gente non si rende neppure conto che è già in ritardo, entrando in vigore nel 2007 l'ultimo bilancio approvato è quello del 2005 e quello ormai è quasi fatto!
Il post sarà lungo, spero sia anche interessante.
Alcuni punti fermi me li sono formati nella mente:
- non è vero che ci sarà razionamento del credito, per alcuni cambierà il "prezzo" del prodotto denaro, ma allo stesso tempo il prezzo sarà in parte più trasparente (dipendendo dal rating)
- i miei colleghi imprenditori nella maggior parte dei casi non sono pronti, non hanno capito, non sanno a cosa andranno incontro e come sempre piangono in modo preventivo o contro le banche
- all'interno del sistema bancario ci saranno grosse differenze di applicazione e le imprese dovranno abituarsi a scegliere le banche più adatte all'impresa
- se si vuole sfruttare B2 (ogni cambiamento porta rischi e opportunità) non si potrà più lavorare con 10 banche e non si potrà più delegare al commercialista la gestione finanziaria.
Qualche spiegazione di come la penso.
Le banche useranno diversi sistemi: indici brutali di bilancio (piccole o piccolissime aziende), analisi più approfondite (piccole e medie) di rating interno, utilizzo dei rating esterni (grandi aziende).
A loro volta le banche piccole non potranno costruire metodi di rating interno perchè troppo costosi. Tali metodi infatti devono essere "validati" sia internamente che da Banca D'Italia.
Con rating migliore il patrimonio della banca avrà un moltiplicatore maggiore per la concessione di fidi, oggi la cosa è fissa, ecco perchè molte banche potranno concedere più credito.
Al rating sarà poi legato il "prezzo" (in parte avviene anche oggi per le PMI molto indebitate ed è prassi per le corporation) ovvero gli interessi sui prestiti.
Allora eccoci ai miei colleghi che fanno i bilanci per pagare poche tasse e prelevano la cassa sfruttando pesantemente la leva. Se sono piccoli e quindi ci sarà un puro uso di indici il bilancio con un sacco di interessi passivi e l'utile di 5000 euro (fatto dal commercialista partendo dall'utile e ricostruendo il bilancio a salire) non è proprio il massimo della vita.
Visto che poi quando analizzo le possibilità di fallimento il nodo cruciale sono margine operativo, flussi ed elasticità di cassa.
Non solo, spesso i bilanci sono fatti in modo abbreviato e con una trasparenza discutibile (vecchio metodo, meno si capisce meglio è).
Consiglio: andare dalle piccole banche dove la discrezionalità del direttore ci sarà ancora ma comunque il rating, non si scappa, ve lo danno, cercate di migliorare gli indici. E di fare un minimo di pianificazione finanziaria e di controllo di gestione.
Per le medie aziende veniamo a quello che è il problema topico, a mio parere di B2: la comunicazione finanziaria.
Vale anche per le piccolissime aziende ma soprattutto per le medie occorrerà imparare a fare comunicazione finanziaria. Non è più possibile delegare tutto al commercialista e trasmettere in banca il bilancio inviando il fax del fax che ci ha fatto il commercialista.
Occorre che il bilancio contenga i dati necessari e in modo trasparente, occorre che l'imprenditore o chi per lui a domanda sappia rispondere e non che dica "aspetti che chiedo al commercialista". Altrimenti cosa pensate che faccia il bancario che lo mette a sistema se non gli spiegate cosa c'è nella voce "debiti"? Esatto, li considera tutti al più alto livello di rischio.
L'analisi poi sarà con un buon peso anche qualitativa e quindi anche la qualità dell'informazione finanziaria, la capacità di rispondere alle domande, la capacità di governare i flussi di cassa e le strategie aziendali saranno basilari.
Anche la capacità di reazione e di andamento confronto al settore di appartenenza (uno dei fattori inseriti) verrà misurato.
Allora è inutile cominciare a piangere che le banche sono sempre le stesse e B2 è la solita fregatura. Cerchiamo di capire come le banche ragioneranno e a sfruttare questa opportunità. Basta pochissimo, personalmente da anni considero le banche un fornitore della materia prima denaro, cerco di capire come ragionano e di sfruttare le opportunità. I soldi ci sono, anche senza garanzie, ma la collaborazione e trasparenza che si chiedono devono essere reciproche.
Non posso chiedere di deliberare una operazione con dati di 8 mesi prima o peggio, senza specificare perchè i soldi mi servono e con un bilancio che fa schifo dicendo che io di garanzie non ne metto e che le banche sono sempre le stesse.
Devo coltivare il rapporto con il responsabile della banca, non vecchio metodo del direttore "amico", ma per informarlo, per fargli capire che so cosa sto facendo e che ho una strategia per l'azienda. Allora i soldi a buon mercato non mancano.
Ma se prendi gli imprenditori gli dici di fare dei corsi e di prepararsi ti dicono che non hanno tempo, che la colpa è delle banche e che loro hanno da lavorare, mica possono perdersi dietro queste cose, tanto c'è il commercialista (dove il bilancio magari lo fa uno stagista senza esperienza).
Peccato che l'incapacità di gestire questo processo porta ad un rating basso, e anche se i soldi non mancano, ad esempio in soldoni il mio spread rispetto all'euribor sarà del 3%. Il mio concorrente, più bravo in queste cose ha rating migliore e ottiene spread 1%.
Se ambedue siamo indebitati al 50% del fatturato (e in moltissimi casi la situazione è peggio) vuole dire 1% sul fatturato di maggiori costi.
Se il mio margine è del 5% parliamo del 20% del margine........ ma mica posso perdere tempo a fare formazione io!
lunedì 7 novembre 2005
L'oppio dei popoli
Adesso abbiamo due situazioni. Una parte del mondo ha come oppio la religione, l'altra la TV.
La situazione si sta comunque facendo difficile, alcuni sono indottrinati all'odio verso il diverso, altri sono affascinati da un modo di vita che esiste per pochi o nei film.
Nei film, telenovelas ecc (salvo quelli specifici, che di solito oltretutto del lavoro parlano male) mica ti fanno vedere che il tipo lavora oltre a visitare bei posti, amoreggiare ecc.
Ai divi poi gli scappa la mano, ho intravisto Bonolis ieri sera e mi pare sempre più un predicatore.
Poi ci troviamo come capopopolo Maradona, che con tutta la coca che si è tirato adesso è convinto di essere Che Guevara.
Certo, ognuno ha i leader che si merita. Se io fossi argentino mica mi starebbe bene.
domenica 6 novembre 2005
Innocenzo Cipolletta
Il suo curriculum è sconfinato. Oggi tra le altre cose è Presidente del Sole 24 ore e, se il sito è aggiornato, dell'università di Trento. E' stato direttore di Confindustria.
Al solito vi passo le cose che mi hanno fatto meditare.
C'è una certa ripresa dell'export (ndr mi tocca dar ragione al Berlusca per me è anche per il cross EUR/USD), noi partiamo sempre un pò in ritardo essendo spesso poduttori di beni di investimento durevoli che tirano quando riprende il trend degli investimenti o di beni di fascia medio alta.
Il nostro export è costante in valore ma cala in volumi, c'è selezione e va bene chi ha marchi forti, valore medio più alto.
Manca per la crescita l'apporto del mercato interno dove parte della crescita è stata assorbita dal settore immobiliare ma lì i soldi sono (appunto) immobilizzati.
Sui paesi emergenti ha ricordato che il tessile che ci hanno tolto noi l'avevamo tolto ad altri che a catena l'avevano tolto in origine (medioevo o giù di lì) agli inglesi.
Ha detto che a suo parere occorrono 4 cose per migliorare l'economia.
1° chiarezza sui conti pubblici, incertezza genera insicurezza (e la gente, aziende comprese nell'insicurezza non spende e accumula)
2° Sostegno alla competitività attraverso una svalutazione virtuosa.
La tesi è che passando la tassazione dal lavoro ai consumi (IVA) si rende più competitivo il lavoro mentre parte delle tasse maggiori vengono pagate sui beni importati. Il problema è lo "scalino" inflattivo che si crea, l'impopolarità e la protezione di chi ha basso reddito. (ndr a me l'idea è sempre piaciuta, paga più tasse chi più consuma)
3° Liberalizzazione dei settori protetti
I prodotti, settore libero, sono il 30% del Pil, molto del resto è in regime non liberalizzato.
Tra l'altro sono i servizi che usano poi i prodotti "avanzati" tipo per il settore sanità: medicine e macchinari o nel divertimento: TV elettronica, discoteche.
Le professioni sono il settore più protetto.
Poi si è lanciato (ho visto anche interviste sul tema) contro le piccole IRI degli enti locali che comperano le varie aziende di servizi municipale o altro (tipo Penati con la Serravalle).
Qui ci vorrebbe un nuovo sistema di ammortizzatori sociali per faciltare la liberalizzazione.
4° Politica del territorio, cose come infrastrutture e gestione dei siti industriali dismessi.
Poi ha chiuso (gli chiedevano della Cina) ricordando che più alla svelta questi paesi crescono prima diventeranno mercati per i nostri prodotti avanzati.
Vino novello
Che non mi piace.
Faccio fatica a considerarlo vino.
Dollaro
Per quel poco che capisco di analisi tecnica mi sembra in una zona che potrebbe segnare l'inversione del trend.
La notizia è molto importante, anche per chi investe in borsa visto che colpisce direttamente alcuni settori come il costo energia (costi in aumento) ma favorisce fortemente le esportazioni.
Business turistico
Che business ragazzi!
Era strapieno di gente, moltissimi stranieri . C'era anche una fiera con i prodotti tipici (salumi, formaggi e sua maestà il tartufo) che faceva ingrassare a respirare ma con grandi prodotti.
Credo sia l'unica zona oltre alla Toscana che con la filiera territorio-vino-prodotti tipici è riuscita a risollevarsi alla grande. Mi ha seriamente impressionato, non dimentichiamo che il Piemonte ai tempi del metanolo era in ginocchio.
E stamattina mentre tornavo (presto) fila initerrotta di macchine in direzione Langhe.
Complimenti!
Fossi uno che fa moda un negozio anche non grossissimo ce lo metterei.
sabato 5 novembre 2005
L'importanza delle parole
Nelle notizie si parlava dei dati Istat usciti.
Si parlava dell'aumento del lavoro precario delle donne. D'accordo sull'interinale, ma mi spiegate perchè molti si ostinano a chiamare precario anche il part-time quando uno dei maggiori problemi per il lavoro femminile è proprio la scarsità di disponibilità delle aziende a fare il part-time?
Il peso della fortuna
Una persona che ha cercato di vivere lontano dai riflettori oggi inserita in una di quelle teorie del complotto di gran moda.
Non l'ho mai visto e conosciuto. Me ne parlarono come un ragazzo difficile, smarrito, con parecchi problemi, droga compresa non è un segreto, che arrivò ad uccidersi.
Non ho dubbi che possa aver cercato anche in paesi arabi il conforto della religione (ma si parlava ai tempi anche di altre).
La mia considerazione è un'altra. Certo ci sono miliardi di modi perché ti vada peggio che nascere Agnelli. Ma non è facile. Non è facile trovarsi già da bambino, appena in grado di intendere e di volere con un peso enorme sulle spalle. E con un padre come Giovanni Agnelli.
Ho vissuto in piccolo, molto molto più in piccolo, la cosa. Ci vuole gran determinazione, coraggio e impegno continuo per affrancarsi dalla figura di un padre "ingombrante".
Ripeto, miliardi di bambini sono stati più sfortunati, ma anche la fortuna se non riesci a gestirla può diventare una maledizione.
Il giovane Pirelli, anche lui poco disposto a tali impegni, se non sbaglio alleva pesci e in azienda c'è il marito (divorziato) della sorella.
Ponti e statue
Non potendo il Berlusca innalzare statue equestri di se stesso nelle principali piazze Italiane ha fatto la scoperta del ponte di Messina.
Qualcosa che (lui crede) sarà per sempre legato a lui e sarà il suo monumento.
Secondo me ci sono cose più urgenti da fare anche restando al Sud (la Salerno -RC? Gli acquedotti?).
Sono anche certo che il nostro Presidente del Consiglio continuerebbe a preferire le statue.
Prodotti e tempo
Ma bisogna stare attenti anche a non essere in anticipo.
Quando scoppiò la bolla internet ero sicuro che Vitaminic sarebbe stata un successo. La smaterializzazione della musica era una cosa per me certa.
Purtroppo Vitaminic uscì in anticipo.
Col senno di poi sappiamo che mancavano due cose importanti: banda e hardware.
Banda perchè allora le *dsl erano poco diffuse.
Hardware perchè non c'erano l'Ipod e i suoi fratelli.
Vitaminic si fuse poi con Buongiorno, che era nata per scherzo inviando battute la mattina (fui uno dei prmi iscritti, arrivavano ancora dalla email personale del fondatore).
Apple grazie al nuovo IPod ha venduto 1 milione di video in 20 giorni, e in USA se non sbaglio la vendita digitale di musica sta per superare quella hardware.
Insomma l'idea c'era. Era troppo presto e non c'era ancora un adeguato prodotto per fruirne.
giovedì 3 novembre 2005
Crisi di denaro o cambio dei consumi
Su Panorama leggo che ammonta a 31 miliardi di Euro l'ammontare di spese in TLC (telefonini & co) pur comprendendo una fetta certamente importante dei consumi aziendali.
Sul Sole di Lunedì leggo che ammonta a 27 miliardi di Euro il business delle scommesse e giochi (credo irregolare escluso).
Fanno oltre 50 milioni di Euro.
Oltre 1000 euro a testa mi pare, neonati compresi ecc. Per il gioco qualcuno si prende già la quota della mia famiglia.
E poi cala l'alimentare e si segnala gente che non arriva a fine mese. Non è che scommette e spende troppo di telefonino visto quello che vedo in giro?
martedì 1 novembre 2005
Il prodotto
Credo che il vero industriale, quelli che hanno fatto grande l'Italia dal dopoguerra, sia colui che ama il prodotto, il vedere uscire dalle linee produttive qualcosa di ben fatto, che contiene le sue idee, il suo amore, la sua storia.
Solo chi ama il prodotto mette poi il cliente (al quale il prodotto è destinato) al centro perchè solo con un prodotto adeguato hai un cliente soddisfatto.
I soldi vengono di conseguenza, sono una delle molle.
Coloro che sanno e sapranno mettere al centro dei loro pensieri il prodotto riusciranno probabilmente meglio di altri reggere i cicli economici e la globalizzazione. Solo coloro che amano ciò che esce dalla loro fabbrica sapranno dedicarsi a cercare migliori strategie di crescita senza scorciatoie.
Alla fine la verità è che Fiat ha perso mercato perchè le macchine (il prodotto) erano così e così, quando non brutte e inadatte. E perchè per anni ha avuto dirigenti più interessati alla finanza che a fare belle automobili.
Certo che solo chi ha avuto la fortuna di vedere negli occhi un imprenditore innamorato del suo prodotto vederlo nascere o trovare un miglioramento, una innovazione può capire questa cosa.
Il lato debole dei poteri forti
Pausa di relax con week end lungo, mi sono letto (anche) il libro in oggetto di Paolo Mandron, del quale avevo letto con interesse il precedente "nove zeri". Un giornalista che sa descrivere le cose anche per mezzo di una sottile ironia.
Anche questo è un libro interessante, anche se nella prima parte mi ha dato l'idea di ripetitività e di girare un pò su se stesso.
Un libro che mischia le vicende economiche degli ultimi anni (dalla morte di Cuccia) e i loro intrecci con la politica. Particolare attenzione viene posta nel lato "umano" dei protagonisti. Devo dire che nella maggior parte dei casi non ne escono benissimo. Avvocato compreso, anzi alla fine è quello dove appare maggiore la distanza tra percezione e descrizione che ne viene fatta.
Un libro interessante per chi vuole ripercorrere queste vicende e ha interesse ad approfondire il lato personale dei protagonsti (a volte al bordo del gossip, come ormai di moda).
Alcuni pensieri che ho avuto nel leggerlo: il primo è l'importanza del prodotto, al quale vorrei dedicare un "pensiero" specifico, l'altro è che, purtroppo, l'evidenza del libro è la mancanza di una vera classe dirigente che sappia dare una strategia a questo paese.
Un altro è che, al solto, siamo a dirci delle commistioni e i rapporti incestuosi fra politica, banche e economia nel nostro paese come fossero uniche. Ma questo accade dappertutto. In Germania banche e grandi industrie sono legate più ancora (e la maggioranza di Volkswagen se non erro è di un Lander), in USA il candidato Presidente viene eletto grazie a lobby e sostenitori, in seguito ringraziati anche con nomina ad ambasciatore.
Insomma come dicevo la vera differenza è che spesso (non sempre) loro hanno una classe dirigente capace di strategie e di dare una prospettiva al paese.