mercoledì 12 luglio 2006

Buchi senza ciambelle

Prendo spunto da un post di Steve di FUORIMERCATO : "Urbano Cairo non andrà più avanti con il progetto 'directories'".

Giustamente Steve elogia la scelta di Urbano Cairo di "tagliare" un prodotto non di successo.
Invece nel panorama delle nostre piccole e medie aziende troppo spesso la gamma prodotti è una stratificazione data dagli anni senza una strategia di fondo, una analisi puntuale del valore aggiunto delle varie linee, dei vari prodotti. Manca l'idea di posizionamento strategico, dei prodotti in perdita ma "necessari".

Troppo spesso la mancanza di questo monitoraggio, di un piano a medio termine (cosa faremo fra 3/5 anni? chi compererà i nostri prodotti attuali?) di una puntuale analisi dei mercati di riferimento porta ad un tranquillo navigare nelle placide acque del tuo stagno senza che l'imprenditore si avveda che a monte arriva la piena (i cinesi? nuove tecnologie? nuovi prodotti sostitutivi?) che travolgerà barchetta e stagno, lasciando alle spalle un ambiente completamente diverso.

Di esempi è pieno il mondo. Mivar era un'azienda di successo, il baluardo della costruzione di TV in Italia (pur con le specificità e stranezze del padre/padrone) ma lo spostamento su LCD l'ha travolta.
Tutto il settore tessile è rimasto 10 anni (da tanto si sapeva dell'apertura dei mercati) tranquillo tranquillo a non pensare ai cambiamenti in arrivo.
La Fiat che ha pensato che l'abitudine degli italiani a comprare per l'80% auto italiane era consolidata, e alla fine si è accorta che per venderle bisogna fare belle auto.
Tante aziende meccaniche che non hanno capito che il futuro era l'inserimento dell'elettronica nei prodotti.

Tante aziende che continuano a fare un certo prodotto perchè tanto "non costa nulla" in quano con impianti e stampi completamente ammortizzati e senza particolari necessità di pubblicizzazione. NON E' VERO!
Un prodotto costa SEMPRE e ormai o si è in grado di competere e di tenersi aggiornati o in pochi mesi si rischia di trovarsi spiazzati, con montagne di prodotti pronti da vendere e invenduti.

Allora vale la pena sempre di analizzare, studiare, aggiornare, valorizzare il portafoglio prodotti.
E se è in perdita, anche se è il prodotto con il quale l'azienda è nata e vissuta tanti anni o si riporta in utile o si taglia.
Le aziende, purtroppo, non sono enti di beneficenza, si governano lasciando da parte i sentimenti. Che non vuol dire senza cuore ma non può essere il cuore a comandare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Concordo con la tua analisi.

Il bravo imprenditore è quello che anticipa le tendenze del mercato, non le subisce.