giovedì 1 febbraio 2007

Domandone

Sono un pò indietro nella lettura e solo ieri mi sono accorto delle domande che Pierluca Santoro su Marketingblog mi pone in un suo interessante post sulla pubblicità.
Già solo che chiami in causa me tra certi mostri sacri mi pare inadeguato ma ci proverò.

Quali sono oggi i maggiori vincoli all’innovazione ed al cambiamento dell’impresa?

Molteplici e complessi, come lo è la gestione di una impresa. Credo il vincolo maggiore sia oggi culturale. La presenza, nella società italiana, di moltissimi anziani nei posti di comando fa si che chi decide sia semplicemente inadeguato a capire il mondo attuale.
Come può, chi è stato ragazzo quando la TV non esisteva, capire la velocità con la quale i cambiamenti avvengono oggi?
Spesso si tratta di persone arrivate, conservatrici per formazione e soprattutto per età, con enormi bagagli di esperienza ma spesso poco applicabile su strategie future per innovare nelle direzioni necessarie oggi.
E' culturale la mancanza dal lato finanziario; spesso per non sacrificare il controllo assoluto si perdono occasioni di crescita per mancanza di soldi, spesso non si hanno i soldi perché non si è capito che il mondo è cambiato ma per ottenerli, i soldi, occorre sapere come chiederli.
Spesso si ha l'illusione che siccome sta andando bene continuerà così.
Invece occorre essere paranoici, e chiedersi sempre da dove arriverà la prossima mazzata, il prossimo calo di mercato e innovare e cambiare per contrastarli o evitarli.
Troppi conservatori anche tra i giovani, troppo ricchi, pochi affamati, pochi curiosi, pochi vogliosi di imparare, crescere, di nuove sfide. E molti di quelli che hanno queste qualità se ne vanno là dove esiste una società più meritocratica.

Innovazione e cambiamento nascono dalla fame, di conoscenza, di crescere, di cambiare, di nuove sfide.


I modelli di riferimento nella gestione d’impresa attuali sono una bussola utile ancora oggi?

Quali sono i modelli di riferimento? Spesso ci sono mode, che altrettanto spesso passano e vanno lasciando dietro nulla o poco più.
Non c'è più un vero modello, secondo me, ma tanti modelli diversi.
La bussola è la capacità di capire i diversi modelli e fondere i pezzi adattabili per fare la giusta miscela.
In un mondo multiculturale, globalizzato,dove le informazioni girano in un nulla, dove domani è diverso da oggi, dove tutto cambia e tutto resta uguale (certe basi culturali sono solidissime) la bussola è la curiosità, l'adattabilità.
Non è più possibile lavorare per schemi, per modelli. Solo chi riesce a fondere gli ingredienti e a dargli il sapore adatto al gusto del cliente in quel momento storico ha successo.
E i gusti cambiano.

Quali sono gli assets sui quali dovranno fondarsi le strategie d’impresa del prossimo quinquennio?

Il problema è quello delle diverse velocità.
Ammesso e non concesso che uno sappia innovare, mischiare gli ingredienti spesso capita che la catena non riesca a seguirlo.
Magari non riescono a seguirti i collaboratori che dicono di annoiarsi ma poi adorano le giornate schematiche sempre uguali, senza scossoni, senza i problemi e le incertezze che le nuove sfide ti pongono.
Non ci riescono i fornitori, perché cambiamento continuo vuol dire essere più flessibili e avere impianti diversi, organizzazioni diverse.
Non ci riesce la tua distribuzione a valle, spesso impreparata ancora più delle aziende alla sfida di un consumatore più informato, diverso, sfuggente, volubile, pretenzioso, che si sente unico, che pretende un servizio ad alto livello. Gente che magari pensa di vendere per un motivo diverso da quello reale, che non capisce nulla delle motivazioni dei suoi clienti. Che è lì da decine di anni, è sempre andata bene non vedo perché dovrebbe andare male. E voi delle aziende avete un sacco di balle, tanto la gente compera da me perché ho i prezzi più bassi/mi conosce/passa di qui ecc
Non ci riesce l'azienda innovativa, a volte innovativa in anticipo che apre la strada e poi quando la cosa "parte" arriva il colosso, ti fa ricco e felice ma si pappa la polpa.
A volte non ci riescono i consumatori, conservatori a loro volta (sono pur sempre anche loro lavoratori, imprenditori, negozianti ecc) che hanno difficoltà loro stessi a capire il mondo che cambia e quindi a scegliere nel mare di informazioni che ci bombardano.

E poi quale è il mercato di riferimento?
Deve essere globale ma agire a livello globale e allo stesso tempo locale (perché le persone SONO diverse nei vari posti del mondo) comporta sforzi immani di adattamento.

Allora l'asset sul quale puntare può solo sempre essere il solito, l'unico: le persone. Avere dei cani da tartufo in giro che ti portano i preziosi tuberi sotto forma di idee, che annusano l'aria e ti dicono se arriva il temporale.
E girare, girare, girare. Curiosare, sempre, copiare, quando serve, inventare, quando (raramente) ci si riesce, ammettere gli errori, quando arrivano, affrontarli di petto e risolverli.

Lo so, ho dato delle non risposte, me ne rendo conto, ma per domande come queste ci vuole la bacchetta magica, soprattutto se il discorso è generico e non riguarda un settore specifico.

Non dimentichiamo che a volte certi che fanno arte di gruppi ristretti o di maggiore cultura e conoscenza, vedono problemi che arriveranno e a volte anche dove non ci sono.

2 commenti:

Marco ha detto...

uhm, in larga parte condivido, am non sono proprio del tutto d'accordo.
l'asset sul quale concentrarsi secondo me è il tempo.
è l'unica risorsa non sostituibile e la cui limitatezza è fondamento del valore economico.
il denaro alla fine è un'unità soggettiva di misura del tempo.

Anonimo ha detto...

Gredo che abbia ragione Marco
Esempio pratico...
Il tempo necessario per un atrattativa...

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2007/02/alitalia-cimoli-addio.shtml?uuid=7947e1b6-b28f-11db-b6f2-00000e251029&DocRulesView=Libero

A presto
Fabio