Grandi polemiche sta suscitando la relazione di Montezemolo. Qualche ripassino che la gente ha la memoria corta
1 - Tocca al Governo sapere realizzare il programma di riforme sul quale ha raccolto il consenso dei cittadini. Costruire una prospettiva sulla quale possa muoversi tutto il Paese, pur con i naturali contrasti tra gli schieramenti dei partiti, pur con la naturale dialettica tra i portatori dei diversi interessi in gioco.
Tocca all’opposizione svolgere un ruolo costruttivo, rilanciandosi su un progetto di modernizzazione.
2 - Non è dunque solo per un pur legittimo interesse nazionale che l’Italia, proprio durante questo suo semestre di presidenza, deve battersi perché si realizzino i Corridoi 5 e 8, che sono vitali per le imprese italiane. (il corridoio 5 è la TAV...)
[...]
Ancora una volta, in questi mesi, gli oneri del riaggiustamento della finanza pubblica si sono riversati sulle imprese. Ed è stato fatto in un modo brusco, da noi contestato, che ha modificato in corso d’anno la base imponibile delle imprese.
È stata una misura che ha dato molto gettito alle casse dello Stato e che ha risolto gran parte dei problemi di finanza pubblica di breve periodo: ha migliorato i conti del trimestre. Ma è stata una misura che non ha certo migliorato il clima di fiducia delle imprese, né dato certezze agli investitori esteri
[....]
Credo sia giusto parlarne non certo per entrare in ambiti politici che non sono propri della rappresentanza delle imprese, ma perché gli imprenditori, come tutti i cittadini italiani, vivono con grave e crescente disagio questa situazione.
Il continuo discredito di tutta la classe politica nazionale incide in modo determinante sulla nostra immagine all’estero. Ne risente pesantemente la stessa competitività del nostro sistema economico.
In una fase così difficile dell’economia nazionale e mondiale è grave che tante energie del Governo e dell’opposizione siano concentrate su polemiche che riguardano solo il passato.
3 - Oggi soffriamo di un eccessivo segmentazione delle competenze sul territorio. Lo spirito originale del federalismo, nato dall’idea di alcuni movimenti politici, non era sbagliato. Muoveva da un ragionamento semplice, comprensibile ai cittadini e razionale. Per cambiare la nostra pubblica amministrazione c’è bisogno di una profonda riorganizzazione dei poteri, in modo da avvicinare ai cittadini le responsabilità e le decisioni. Era l’occasione per avere una amministrazione pubblica più vicina ai cittadini e alle imprese, più leggera, semplice e meno costosa.
Ma, dopo quattro anni dalla prima riforma costituzionale e dopo molti progetti di ulteriore riforme, dopo decine di ricorsi alla corte costituzionale e una incredibile proliferazione legislativa a tutti i livelli, dobbiamo dire che stiamo andando nella direzione sbagliata. Questo federalismo rischia di far affondare il nostro Paese, altro che liberarlo! Il localismo avrebbe dovuto esaltare le specificità delle diverse aree, responsabilizzando i loro amministratori, aumentando la loro competitività. Invece il localismo ci sta uccidendo. Stanno aumentando i costi per la finanza pubblica, c’è confusione di competenze, c’è una rincorsa ad occupare potere. L’autonomia fiscale avrebbe dovuto ridurre le tasse alleggerendo l’amministrazione, invece viene usata per drenare più risorse per pagare apparati sempre più costosi e privilegiati.
4 - Schiacciati dal presente, divisi sul passato, rischiamo di prestare poca attenzione al nostro futuro. Serve uno sforzo di visione. Serve una capacità di leggere i fenomeni per costruire il domani. Serve una volontà di emergere dal quotidiano: non per sfuggirlo, ma per poterlo affrontare meglio, con una mappa che indichi una strada.
Sta qui il senso di una politica alta, che abbia un progetto per il domani e che sia vicina ai veri problemi della gente.
Dove vogliamo che sia l’Italia tra dieci anni?
Dobbiamo rimettere in funzione i meccanismi di selezione, con due parole chiave: la trasparenza e soprattutto la meritocrazia.
La meritocrazia è un valore di cui abbiamo estremamente bisogno, nelle imprese come nella società, nei servizi come nella pubblica amministrazione, nella scuola come nelle università.
[....] Non dobbiamo, al contrario, riscoprire vecchi dirigismi. Né riesumare enti pubblici pronti a intervenire su tutto né inventarne di nuovi.
Vedo con preoccupazione la strisciante invadenza dello Stato nell’economia attraverso l’attivismo di nuovi soggetti che richiamano alla mente la vecchia GEPI. Osservo con disagio le resistenze degli enti locali che proteggono le loro aziende di energia, acqua e gas e ostacolano i processi di liberalizzazione.
[...]Ma occorre che tutto il Paese abbia ambizioni e ritrovi il gusto della sfida. Alziamo lo sguardo verso il futuro. Dove vogliamo essere tra dieci anni?
[...]Occorre anche superare la logica del distruggere prima tutto quello che ha fatto il Governo precedente e poi avviare il proprio programma. I tempi della politica e quelli dell’economia corrono rapidamente. Se si perde tempo a distruggere, non ci sarà poi il tempo per costruire.
[...]Mai come oggi abbiamo bisogno di una politica alta, che assuma responsabilità, prenda decisioni e non si smarrisca in defatiganti dispute sul perimetro degli schieramenti, sia nel centrodestra che nel centrosinistra.
[...] Per ricostruire l’Italia ci vuole una guida politica e istituzionale, una classe politica con ambizioni di futuro e competenze elevate, con grande senso dello Stato. Per classe politica non intendo solo i partiti, ma anche le istituzioni, i corpi sociali, il mondo delle associazioni, le imprese e tutti coloro che non limitano il proprio agire al mero conseguimento di una pur legittima soddisfazione personale.
5 - Un capitolo a parte merita il tema dei costi della politica, alimentati anche dalla crescita a dismisura delle cariche rappresentative remunerate: dai consigli di circoscrizione fino al parlamento europeo, passando per consigli comunali, provinciali, regionali, ed enti collegati.
Come persone di impresa sappiamo benissimo che le funzioni di governo meritano di essere adeguatamente remunerate. Non ci sfugge neppure che la partecipazione democratica implica la creazione di organizzazioni permanenti. Ma è difficile da accettare l’idea che la politica - nel senso della gente che vive di politica a tutti i livelli - sia ormai di gran lunga la prima azienda del Paese.
[...] Modernizzazione, concorrenza, meritocrazia per premiare i migliori in tutti i settori della società, a cominciare dalla scuola fino alla pubblica amministrazione. E’ la nuova frontiera su cui dobbiamo impegnarci.
1 - Antonio D'amato - Relazione 2001
2 - Antonio D'amato - Relazione 2003
3 - Montezemolo - Relazione 2004
4 - Montezemolo - Relazione 2005
5 - Montezemolo - Relazione 2006
insomma in fondo la solfa è sempre la solita, e queste sono le cose uscite ad una velocissima lettura delle relazioni alle assemblee degli ultimi anni.
Con vari governi.
Solo che questa settimana è di "moda" il discredito della politica e l'interpretazione basilare è quella!
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3 commenti:
Montezemolo compirà ad agosto 60 anni; Berlusconi entrò in politica nel 1993 fondando Forza Italia ed aveva 57 anni. Non dico che 3 anni fanno la differenza, ma certo non si può dire "ecco il nuovo che avanza"
Uhm, a me sembra il tentativo di costruire un altro candidato mediaticamente (stile Veltroni per intenderci).
Resta di fondo il fatto che molte sue parole/accuse sono vere e lo sanno tutti, ad eccezione degli ultras del governo Prodi.
Mi ha fatto "tenerezza" il commento di Berlusconi, è evidente che se lui avesse realizzato metà del suo programma Prodi avrebbe fatto solo da commentatore per il Giro d'Italia
Ma non ti rendi conto che le parole di Montezemolo sono scollegate dalal realtà?
Lui parla di concorrenza e competitività:_ lui ne è un bell'esempio, per azzerarla ha acquistato a poco prezzo tutte le grosse industrie italiane del suo settore. Nel calcio ha costruito un sistema mafioso che facesse vincere la sua Juventus in barba alla competizione leale e pulita!
Parla di competitività e qualità, quando lui per vendere le sue pessime auto ha bisogno degli aiuti di stato...ma fammi il piacere!
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